EA: ONE-VOICE STUDY ON A WORDLESS DICTIONARY
NINA BAIETTA
Nina Baietta _ voce
Nina Baietta è una ricercatrice vocale. La sua pratica artistica, fondata sulla musica improvvisata e contemporanea, consiste in una personale decostruzione e riassemblaggio di un vocabolario di suoni e di segni emotivi. Il materiale risultante viene utilizzato sia nel suo progetto solista che in un ambiente corale, in cui vengono stratificati ed espansi. Registrato e mixato da Mirko Brigo e Daniel Greco nel novembre 2023; masterizzato da Enrico Lenarduzzi nel dicembre 2023.
"(...) Nella musica facciamo di tutto per ottenere un livello accettabile di comprensione specie se essa è complessa. L’ascoltatore attento cerca di entrare nei codici comunicativi dell’artista, scoprendo quei segnali intenzionali che testo e musica possono offrire. Nel canto che propina un linguaggio non convenzionale, fatto di gestualità, parole senza un apparente significato o di sonorità acustiche dal risvolto morfologico, si cerca di lavorare su una trasmissione emotiva, che non provochi con naturalezza le usuali attribuzioni di significato.
Nina Baietta (1997) è una giovanissima cantante che ha ben compreso le direzioni del canto, proiettata nelle indagini dei linguaggi collegati all’uso della voce: ha studiato al Conservatorio di Venezia, collaborato con i compositori Tisha Mukarji e Giovanni Mancuso per opere presentate alla Biennale di Venezia del 2019 e profuso coordinazioni progettuali con improvvisatori liberi e performers: sotto quest’ultimo punto di vista, sono parecchie le esperienze fatte e le progettualità implementate da quando nel 2020 aprì con una sua composizione (Voix Humaine) il concerto del chitarrista Marc Ducret.
La sua giovanissima età non è assolutamente un problema per affrontare sfide nel suo campo e in men che non si dica arriva il suo primo CD dal titolo Ea: One – voice study on a wordless dictionary, un ‘oggetto alieno’ del canto che merita tutta la nostra decodificazione: 8 titoli che impongono un’interpretazione non fallace, senza uno straccio di musica, con la pretesa di creare un linguaggio armonico. Qual è il dizionario senza parole di Baietta? Interpellata sul punto Nina è caustica nell’affermare che “…i titoli di Ea sono traslitterazioni grafiche dei segni acustici che produco, basati sul linguaggio verbale umano. In quanto segni, sono arbitrari. L’arbitrarietà di questi segni e la coerenza formale interna è quello che permette loro di avere un’attribuzione di senso con risonanze emotive diverse in ogni persona che li legge, che li ascolta, che li esperisce…” (Baietta, testimonianza diretta).
E’ dunque sulla risonanza emotiva che si gioca la partita di Baietta e non c’è dubbio che sia una partita vinta: il canovaccio espressivo della cantante veneziana ha almeno due punti di riferimento nella storia del canto non convenzionale, da una parte sollecita i linguaggi comunicativi del canto di Meredith Monk, dall’altra tiene ben impressa l’originale sfruttamento della voce della primissima Joan La Barbara quando con Les Oiseaux Qui Chantent Dans Ma Tête istituiva similitudini con il verso iconico degli uccelli. Nella ricerca di Baietta c’è però la dimensione di un ancestrale afflato comunicativo, ancora un linguaggio inventato ma probabilmente sedimentato negli anfratti espressivi della fanciullezza. Se (s)U e (b)O impongono senza mezzi termini la bravura della cantante (la prima sui registri di un gabbiano ferito, la seconda lanciata sulle alture di tono da psicosi dell’avvertimento), le fioriture espressive di ua na-ha o na- (la prima costruita su scarne variazioni che fanno intuire lamento e riparo, la seconda una cantilena che si collega all’ambiente antico veneziano), fanno pensare a dei codici patologici della società, con i suoi rischi e contraddizioni attuali.
Ea: one voice – study on wordless dictionary propone dunque un’embrionale e personale forma teatrale di canto minimale, supportata solo dall’amplificazione del microfono che apre ad un leggera espansione spaziale, che ci sta benissimo nel caso di Baietta. Dimostra di poter far parte di quelle poche cantanti sperimentali in Italia che possiedono tanta luminosità progettuale e nessuna retorica." Ettore Garzia, Percorsi Musicali, 2024.
01 _ (s)U 2:03
02 _ ua na-ha 4:30
03 _ na– 1:46
04 _ (b)O 1:37
05 _ n’ba n’ga 3:59
06 _ ua 4:01
07 _ –ne 2:22
08 _ AuAo 1:32
(C) + (P) 2024
Nina Baietta _ voice
Nina Baietta is a vocal researcher. Her artistic practice, grounded in improvised and contemporary music, consists of a personal deconstruction and reassembly of a vocabulary of sound and of emotional signs. The resulting material is used both in her solo project and in a choral setting, in which they are layered and expanded. Recorded and mixed by Mirko Brigo and Daniel Greco on November 2023; mastered by Enrico Lenarduzzi on December 2023.
"(...) Nella musica facciamo di tutto per ottenere un livello accettabile di comprensione specie se essa è complessa. L’ascoltatore attento cerca di entrare nei codici comunicativi dell’artista, scoprendo quei segnali intenzionali che testo e musica possono offrire. Nel canto che propina un linguaggio non convenzionale, fatto di gestualità, parole senza un apparente significato o di sonorità acustiche dal risvolto morfologico, si cerca di lavorare su una trasmissione emotiva, che non provochi con naturalezza le usuali attribuzioni di significato.
Nina Baietta (1997) è una giovanissima cantante che ha ben compreso le direzioni del canto, proiettata nelle indagini dei linguaggi collegati all’uso della voce: ha studiato al Conservatorio di Venezia, collaborato con i compositori Tisha Mukarji e Giovanni Mancuso per opere presentate alla Biennale di Venezia del 2019 e profuso coordinazioni progettuali con improvvisatori liberi e performers: sotto quest’ultimo punto di vista, sono parecchie le esperienze fatte e le progettualità implementate da quando nel 2020 aprì con una sua composizione (Voix Humaine) il concerto del chitarrista Marc Ducret.
La sua giovanissima età non è assolutamente un problema per affrontare sfide nel suo campo e in men che non si dica arriva il suo primo CD dal titolo Ea: One – voice study on a wordless dictionary, un ‘oggetto alieno’ del canto che merita tutta la nostra decodificazione: 8 titoli che impongono un’interpretazione non fallace, senza uno straccio di musica, con la pretesa di creare un linguaggio armonico. Qual è il dizionario senza parole di Baietta? Interpellata sul punto Nina è caustica nell’affermare che “…i titoli di Ea sono traslitterazioni grafiche dei segni acustici che produco, basati sul linguaggio verbale umano. In quanto segni, sono arbitrari. L’arbitrarietà di questi segni e la coerenza formale interna è quello che permette loro di avere un’attribuzione di senso con risonanze emotive diverse in ogni persona che li legge, che li ascolta, che li esperisce…” (Baietta, testimonianza diretta).
E’ dunque sulla risonanza emotiva che si gioca la partita di Baietta e non c’è dubbio che sia una partita vinta: il canovaccio espressivo della cantante veneziana ha almeno due punti di riferimento nella storia del canto non convenzionale, da una parte sollecita i linguaggi comunicativi del canto di Meredith Monk, dall’altra tiene ben impressa l’originale sfruttamento della voce della primissima Joan La Barbara quando con Les Oiseaux Qui Chantent Dans Ma Tête istituiva similitudini con il verso iconico degli uccelli. Nella ricerca di Baietta c’è però la dimensione di un ancestrale afflato comunicativo, ancora un linguaggio inventato ma probabilmente sedimentato negli anfratti espressivi della fanciullezza. Se (s)U e (b)O impongono senza mezzi termini la bravura della cantante (la prima sui registri di un gabbiano ferito, la seconda lanciata sulle alture di tono da psicosi dell’avvertimento), le fioriture espressive di ua na-ha o na- (la prima costruita su scarne variazioni che fanno intuire lamento e riparo, la seconda una cantilena che si collega all’ambiente antico veneziano), fanno pensare a dei codici patologici della società, con i suoi rischi e contraddizioni attuali.
Ea: one voice – study on wordless dictionary propone dunque un’embrionale e personale forma teatrale di canto minimale, supportata solo dall’amplificazione del microfono che apre ad un leggera espansione spaziale, che ci sta benissimo nel caso di Baietta. Dimostra di poter far parte di quelle poche cantanti sperimentali in Italia che possiedono tanta luminosità progettuale e nessuna retorica." Ettore Garzia, Percorsi Musicali, 2024.
01 _ (s)U 2:03
02 _ ua na-ha 4:30
03 _ na– 1:46
04 _ (b)O 1:37
05 _ n’ba n’ga 3:59
06 _ ua 4:01
07 _ –ne 2:22
08 _ AuAo 1:32
(C) + (P) 2024