NOTHING
GIANNI LENOCI / FRANCO DEGRASSI
2xCD digipack 6 pagine
Gianni Lenoci _ pianoforte _ sonorous bodies
Franco Degrassi _ live electronics _ sonorous bodies
Dalla copertina: "Nell'estate del 2019 abbiamo registrato due lunghe sessioni di improvvisazione utilizzando dispositivi acustici (pianoforte e vari corpi sonori) e dispositivi elettroacustici (microfoni classici e a contatto, che a volte captavano anche suoni fuori dallo studio, e un computer per l'elaborazione in tempo reale di alcuni suoni di pianoforte tratti da un vecchio album di Gianni). Nel 2020 ho curato le registrazioni limitandomi a sopprimere alcune ridondanze senza intaccare la natura del documento dei materiali. Questo è tutto. (FD)"
Improvvisazione elettroacustica di altissimo livello di due compositori italiani. Purtroppo Gianni ha lasciato il corpo troppo presto (Monopoli, 6 giugno 1963 – San Giovanni Rotondo, 30 settembre 2019) ma ci lascia una incredibile mole di opere e questo lavoro è uno degli ultimi che lo vede coinvolto. Ciao Gianni!
Per maggiori informazioni:
https://it.wikipedia.org/wiki/Gianni_Lenoci
https://www.franco-degrassi.it/bio
"(...) L’esperienza cosiddetta acusmatica era quella provata dai discepoli di Pitagora, che ascoltavano le lezioni del maestro da dietro una tenda, senza vederlo. Pierre Schaeffer, compositore e ricercatore sonoro, uno dei padri della musica concreta, insisteva sul senso iniziatico di questa esperienza, che mette l’ascoltatore in grado di prendere coscienza della sua attività percettiva e dell’oggetto sonoro. Di norma, quando si assiste a un concerto, si identifica la fonte sonora con l’aiuto della vista: nell’ascolto acusmatico, invece, questo soccorso viene meno. È chiaro che, più l’utente è costretto ad ascoltare oggetti sonori le cui cause sono occultate, più sarà portato a disinteressarsi delle fonti per rivolgere esclusivamente la sua attenzione agli oggetti sonori in quanto tali. Quando poi tutto l’ascolto avviene al buio, la capacità di attenzione diventa ancora maggiore. Ed è questa la sintesi del lavoro svolto da Lenoci e Degrassi, un lavoro che mira all’esplorazione di materiali sonori cosiddetti «poveri» (oggetti di vario genere: bicchieri, coltelli; parti separate di strumenti a fiato; sonorità corporee, ma anche rumori della strada) con un risultato che si distacca dalle sonorità tipiche della musica classica e della musica contemporanea strumentale per inoltrarsi nel regno del «rumore». In questo lavoro, Lenoci e Degrassi si mostrano veri iconoclasti, attualizzando in maniera appassionante esperienze per molti versi già storicizzate. Giusto anche segnalare che «Nothing» è anche il testamento musicale di un grande – e molte volte incompreso – musicista come Lenoci, la cui scomparsa è sempre più dolorosa. «Mi manca» ha detto Degrassi nel consegnarci questo disco. «Gianni mi manca davvero».
Nicola Gaeta, Musica Jazz, 2022.
"(...) Aspetti funzionali e vie predittive. Per Franco Degrassi (1958) andrebbe impostato un serio intento di rivalutazione. Per il compositore barese c’è un’esperienza di compositore e conoscitore di computer music, di improvvisatore elettroacustico fatta con musicisti qualificati, di divulgatore di musica acusmatica compiuta attraverso festivals specifici (il Silence, manifestazione organizzata dal 2004 che omaggia il repertorio acusmatico, è una sua creazione).
Degrassi era molto vicino al pianista Gianni Lenoci, con cui condivideva certe visuali sulla musica e Nothing, pubblicazione Setola che documenta una sessione di lavoro estiva a Monopoli, è l’occasione propizia per intercettare anche un lato piuttosto inedito di Gianni, sebbene i due abbiano già avuto degli incontri discograficamente rappresentati (nello specifico si tratta di un omonimo album dei due musicisti del 1998 e 16, cd registrato nel 2003). Per Nothing De Grassi non usa workstations o nastro, ma stavolta fornisce un supporto di live electronics su due lunghe improvvisazioni al pianoforte, quest’ultimo rivoltato e concepito nelle sue parti fisiche oltre che in quelle destinate normalmente alla tastiera. Dice Degrassi: “…in the summer of 2019 we recorded two long improvisation sessions using acoustic devices (piano and various sonorous bodies) and electroacoustic devices (classical and contact microphones, which sometimes also picked up sounds outside the studio, and a computer for the real-time processing of some piano sounds taken from an old Gianni album)…” (note di copertina di Nothing).
Nothing 1 è un esperimento tattile e spinoso, in cui si compiono attraversamenti a fasi, con dinamiche di accordi risonanti (non importa dove trovati), un sound spettrale e plugged, con qualche trasformazione lieve e tendenzialmente sempre in procinto di azzerarsi e perdere di volume; De Grassi usa anche delle voci in sussurro o bisbiglio per ledere la potente attrazione che solitamente si rivolge al pianoforte e alle sue azioni, ma direi che i due musicisti sono entrambi consapevoli di dover rappresentare una sorta di metafisica sofferenza, uno stato di assimilata pesantezza che da un senso asimmetrico delle sensazioni, qualcosa che si avvicina (con molte e volute lacune) alle identificazioni neurali della composizione newyorchese di Feldman, Cage o Wolff, tanto ben voluta da Lenoci.
L’intervento di Degrassi è il contrario dell’invasività, cerca di stimolare l’attenzione dell’ascoltatore verso l’engulfing sounds, verso piccole macchie sonore ispide che si intrufolano nel quasi silenzioso ambiente, come si verifica nell’ancora più sperimentale e dispersiva Nothing 2, dove Degrassi porta a compimento certe esasperazioni sonore solo nella parte finale: intorno al 35′ minuto l’elettronica si accartoccia su una ribattuta, prima di un nuovo silenzio sottrattivo di suoni.
In Nothing c’è un sospettoso sguardo al futuro, un’adesione probabile ad un relativismo filosofico del “nulla” visto in funzione di una possibilità artistica, la copertura di insiemi dell’immaginazione che possono darci informazioni oltre l’apparente inconsistenza della nullità vista proprio come entità fisica. Nonostante tante belle conversazioni con Gianni non ebbi mai l’occasione di parlare di questi aspetti, sebbene fossi convinto di una sua idea ben precisa al riguardo: il suo “nothing” era anche esperienza di vita e voglia di dare una consistenza a quella parola. Comunque sia, dal punto di vista musicale, qui c’è un duo fantomatico capace di regalarvi una splendida e fresca rugiada, un effetto di evaporazione che si fonda sull’incredibile perizia dei musicisti, in grado di far emergere il corporeo delle fonti sonore." Ettore Garzia, Percorsi Musicali, 2021.
"(...) Niente e tutto. Poetica sonora dell'assenza. "Nothing". Niente. Tutto. Il niente come presenza vibrazionale e testimonianza di un futuro esperibile sotto altre declinazioni dell'esistenza. Quel che ascoltiamo è "stato" ma al contempo "è", ossia continua a manifestarsi come momento eterno e sideralità di suono. Gianni Lenoci e Franco Degrassi tessono l'ordito di un percorso indecifrabile al pensiero razionale e che sfugge (fortunatamente) alla miseria della classificazione di prammatica, alle pruderie del critico bisognoso di conforto e d'una qualche bussola orientativa. Tutto si muove nella direzione dello sberleffo sadico situazionista, anch'esso agitato come diversivo per destabilizzare ogni eventuale ancoraggio (e mi pare di sentire tra silenzi e le note il ghigno sacro di Lenoci, la sua magnifica espressione che tratteggia l'imbarazzo del mestierante e lo spiazzamento della determinazione del volitivo). Avere l'accesso ai codici espressivi di "Nothing" non è atto praticabile senza una necessaria ‘iniziazione’. Non saranno mai gli inesorabili ascolti, la "voglia-di-capire-che-succede, la dedizione volenterosa allo studio musicologico a configurare una mappa necessaria, a legittimare la coscienza per un ascolto veramente "liberato". No. Occorre aver vissuto quella determinata esperienza l'esseci stati/non essendoci più, produrre la musica che sarà suonata quando il mondo si sarà fatto spettralità, altra morfologia di coscienza. "Nothing" è un'eterna sorgente di silenzio screziata dall'imperfezione del suono, dal crepuscolo del "vivente" che perturba la rivelazione di senso e, in definitiva, astrazione che si fa ricordo; forse la più estrema testimonianza che Gianni Lenoci e Franco Degrassi, potevano Iasciare alla celebrazione dell'immane vuoto cui s'addensa la vita 'affinché il suo spirito, che ha la stessa base della natura, possa imparare il suo muto linguaggio nei suoi puri radicali, prima di avvicinarsi nella sua infinita varietà nel comporli' (Coleridge)" Francesco Cusa, Cultura Commestibile, 2021.
"(...) L'eredità sempre viva di Gianni Lenoci. Suonava il pianoforte con uno stile inimitabile, cercava di portare nel jazz tecniche e punti di vista presi dalla musica contemporanea, predicava la disciplina e l’azzardo dell’improvvisazione, stimolava i suoi alunni al conservatorio di Monopoli ad andare sempre oltre, abbandonando «comfort zone», abitudini e pigrizie mentali. Gianni Lenoci ci ha lasciato nel 2019, a 56 anni, ma la sua musica e il suo insegnamento sono sempre con noi, vista la quantità di omaggi, registrazioni inedite, testi e riflessioni che continuano a uscire con regolarità. L'ultimo arrivato è un doppio cd edito dall'etichetta indipendente Setola di Maiale: s'intitola Nothing ed è cofirmato con Franco Degrassi, con il quale Lenoci aveva una consuetudine rinnovata nel tempo (due album, un tour in coppia nelle università americane). Nothing si compone di due lunghe improvvisazioni per pianoforte ed elettronica, una per disco, registrate in studio nell'estate del 2019: niente di preordinato o di strutturato, due flussi sonori senza rete nei quali viene corteggiato il silenzio ed esplorata soprattutto l'aura che circonda il suono. Nothing segue a distanza di pochi mesi un disco prezioso e totalmente diverso come A Few Steps Beyond (etichetta Amirani): un’ora scarsa di concerto per solo pianoforte al Talos Festival di Ruvo il 4 settembre 2019 (Lenoci sarebbe morto neanche un mese dopo, il 30 settembre, questa è a tutti gli effetti la sua ultima esibizione live). In scaletta brani degli autori più amati in ambito jazz, da Paul e Carla Bley a Ornette Coleman (in ambito contemporaneo, invece, avremmo detto Cage e Feldman), affrontate in modo originale, spiazzante quanto emotivamente denso. E non va dimenticato il libro Alchimia dell'istante, edito da Auditorium, che raccoglie un distillato dell'arguta e coraggiosa filosofia dell’improvvisazione di Lenoci." Fabrizio Versienti, Corriere Della Sera Puglia, 2021.
"(...) Due lunghe stringhe di suono impro registrate nell’estate del 2019.
Il tutto piuttosto che il niente, pianoforte, oggetti, microfoni (a contatto e non), live electronics.
Un gioco rigoroso di inventiva sottrazione ed ampie risonanze, di trattenuti pieni che sfumano nel silenzio e di silenzi brulicanti di vita.
Un soffermarsi nei pressi di una contemporanea mutevole e mutante, che s’interroga in libertà sulle possibilità future del suo essere, senza fasi ansiogene di mezzo.
Che accarezza l’aurea di un suono sul limite di un’impalpabilità feldmaniana e nel frattempo tratta/trasforma e ingloba materia.
Preziosa opera documentale. Voto: 8." Marco Carcasi, Kathodik, 2021.
"(...) Chiudiamo il cerchio tornando a un’estetica-Fluxus (verosimilmente non intenzionale) per un nuovo cd postumo (stavolta doppio) del pianista pugliese Gianni Lenoci, nello specifico affiancato (o supportato) da Franco Degrassi, live electronics e suoni sul corpo (anche da parte di Lenoci). Dell’estetica-Fluxus il disco, Nothing (Setola di Maiale), due soli ampi brani, uno per dischetto, per oltre cento minuti totali, condivide la totale estemporaneità (e frammentarietà, per non dire episodicità) sonora, la gestualità (prevedibilmente), il gusto per lo stiramento (e lo sfinimento, in questo caso di chi ascolta?), la sconnessione, il silenzio (frequente). Rivedibile." Alberto Bazzurro, L'Isola Della Musica Italiana, 2021.
"(...) Gli anni vanno dipanandosi, il pianoforte visionario di Gianni Lenoci ci manca sempre di più. Sono dunque ben accolte tutte le testimonianze postume che stanno saltando fuori, segno che in molti sapevano che ogni volta che le dita del pianista e instant composer toccavano gli ottantotto tasti lasciavano il segno. Come qui, in queste session del 2019: piano, suoni catturati fuori dallo studio, il computer di Degrassi che processava in tempo reale porzioni di suono da un vecchio disco di Lenoci, oggetti vari. Quasi due ore di intelligenza musicale." Guido Festinese, Il Manifesto/Alias, 2021.
"(...) Un doppio cd ed un dialogo tra pianoforte e oggetti. Stavolta i protagonisti sono il compianto Gianni Lenoci, straordinario musicista pugliese scomparso nel 2019, e Franco Degrassi, responsabile dei live electronics e dei corpi sonori. Due lunghe sessioni di improvvisazione per pianoforte e oggetti con l’utilizzo di microfoni a contatto e computer per processare in tempo reale il suono di un vecchio disco di Lenoci. Il disco, ostico e definitivo nel suo incedere feldmaniano tra ombre e ansie, tra ruggine ed una perenne, inesorabile tensione che cova sotto la brace del (quasi) silenzio, è semplicemente magistrale. Impossibile raccontare in modo descrittivo quanto si ascolta, bisognerebbe lasciarsi andare alle metafore per restituire il mistero di una conversazione che pare convocare le divinità del cielo e della tempesta, radunando una coltre spessa di nuvole da cui piovono musiche del Novecento e di un tempo che non sappiamo né forse mai sapremo dire. Conoscevo Lenoci (l’ho anche intervistato, qui https://www.alfabeta2.it/2018/12/09/immaginare-la-musica-intervista-a-gianni-lenoci/ ), invece Degrassi è una scoperta per me. Molto interessante e personale nel vocabolario e nel repertorio timbrico messo in atto, dimostra di saper dialogare liberamente con un gigante come Lenoci, dando ulteriore profondità agli abissi scandagliati dai tasti bianchi per questa musica nera come una notte senza ritorno. Vorrei dire altro di un lavoro difficile e bellissimo, ma resto ammutolito di fronte al mistero eleusino della musica nel suo farsi e disfarsi; come scriveva Giorgio Caproni, “Le parole. Già. Dissolvono l’oggetto”. Un disco schivo, come i due musicisti che ne sono protagonisti, un documento prezioso e marginale e prezioso proprio perché cocciutamente marginale, un carillon dai fondali marini dove il tempo si curva e diventa Apocalisse, pubblicato non a caso da Setola Di Maiale: una esplorazione ai confini del vuoto e del nulla, come da titolo, condotta con magistero e passione, nella consapevolezza del nostro destino muto di pietra e polvere." Nazim Comunale, The New Noise, 2021.
"(...) Sinds de helft van vorige eeuw verliezen massa’s groepen en muzikanten het noorden in de Bermudadriehoek van electro, jazz en improvisatie. Af en toe slagen sommigen er (nipt) in uit de aantrekkingskracht van dit verraderlijke gebied te ontkomen.
In de grote leegte waarin Gianni Lenoci (piano, “sonorous bodies”) en Franco Degrassi (live electronics, “sonorous bodies”) manoeuvreren, gebeurt wel degelijk een en ander, ondanks dat hun concept opgebouwd is rond stilte en “slow music”. Aan de hand van gekras en geroffel, het inventief en vooral onorthodox spel met pianosnaren in combinatie met haast onhoorbare bruitages laten ze alles naadloos en geruisloos in elkaar schuiven. Ze toveren als het ware iets uit het niets en doen dat iets even later opnieuw verdwijnen in het niets. Een aanpak die ze op twee verschillende data (8 juli en 12 augustus 2019) uitprobeerden met als eindresultaat deze dubbel-cd met telkens een lange improvisatieflow van om en bij de vijftig minuten. Een luisterspel dat uiterste concentratie vergt van uitvoerders en luisteraars. Best te savoureren met koptelefoon maar eerst overschakelen naar een meditatieve modus." Georges Tonla Briquet, Jazz'halo, 2021.
CD UNO
01 _ Nothing 1 49:30
CD DUE
01 _ Nothing 2 54:33
(C) + (P) 2021
2xCD digipack 6 pages
Gianni Lenoci _ piano _ sonorous bodies
Franco Degrassi _ live electronics _ sonorous bodies
From the cover: "In the summer of 2019 we recorded two long improvisation sessions using acoustic devices (piano and various sonorous bodies) and electroacoustic devices (classical and contact microphones, which sometimes also picked up sounds outside the studio, and a computer for the real-time processing of some piano sounds taken from an old Gianni album). In 2020 I edited the recordings limiting myself to suppressing some of redundancy without affecting the nature of the document of the materials. This is all. (FD)"
Very high level of electroacoustic improvisation from two Italian composers. Sadly, Gianni left us too soon (Monopoli, June 6th 1963 – San Giovanni Rotondo, September 30th 2019) but he leaves to us an incredible body of works and this is one of the last. Ciao Gianni!
For more info:
https://en.wikipedia.org/wiki/Gianni_Lenoci
https://www.franco-degrassi.it/bio
"(...) Sinds de helft van vorige eeuw verliezen massa’s groepen en muzikanten het noorden in de Bermudadriehoek van electro, jazz en improvisatie. Af en toe slagen sommigen er (nipt) in uit de aantrekkingskracht van dit verraderlijke gebied te ontkomen.
In de grote leegte waarin Gianni Lenoci (piano, “sonorous bodies”) en Franco Degrassi (live electronics, “sonorous bodies”) manoeuvreren, gebeurt wel degelijk een en ander, ondanks dat hun concept opgebouwd is rond stilte en “slow music”. Aan de hand van gekras en geroffel, het inventief en vooral onorthodox spel met pianosnaren in combinatie met haast onhoorbare bruitages laten ze alles naadloos en geruisloos in elkaar schuiven. Ze toveren als het ware iets uit het niets en doen dat iets even later opnieuw verdwijnen in het niets. Een aanpak die ze op twee verschillende data (8 juli en 12 augustus 2019) uitprobeerden met als eindresultaat deze dubbel-cd met telkens een lange improvisatieflow van om en bij de vijftig minuten. Een luisterspel dat uiterste concentratie vergt van uitvoerders en luisteraars. Best te savoureren met koptelefoon maar eerst overschakelen naar een meditatieve modus." Georges Tonla Briquet, Jazz'halo, 2021.
"(...) Aspetti funzionali e vie predittive. Per Franco Degrassi (1958) andrebbe impostato un serio intento di rivalutazione. Per il compositore barese c’è un’esperienza di compositore e conoscitore di computer music, di improvvisatore elettroacustico fatta con musicisti qualificati, di divulgatore di musica acusmatica compiuta attraverso festivals specifici (il Silence, manifestazione organizzata dal 2004 che omaggia il repertorio acusmatico, è una sua creazione).
Degrassi era molto vicino al pianista Gianni Lenoci, con cui condivideva certe visuali sulla musica e Nothing, pubblicazione Setola che documenta una sessione di lavoro estiva a Monopoli, è l’occasione propizia per intercettare anche un lato piuttosto inedito di Gianni, sebbene i due abbiano già avuto degli incontri discograficamente rappresentati (nello specifico si tratta di un omonimo album dei due musicisti del 1998 e 16, cd registrato nel 2003). Per Nothing De Grassi non usa workstations o nastro, ma stavolta fornisce un supporto di live electronics su due lunghe improvvisazioni al pianoforte, quest’ultimo rivoltato e concepito nelle sue parti fisiche oltre che in quelle destinate normalmente alla tastiera. Dice Degrassi: “…in the summer of 2019 we recorded two long improvisation sessions using acoustic devices (piano and various sonorous bodies) and electroacoustic devices (classical and contact microphones, which sometimes also picked up sounds outside the studio, and a computer for the real-time processing of some piano sounds taken from an old Gianni album)…” (note di copertina di Nothing).
Nothing 1 è un esperimento tattile e spinoso, in cui si compiono attraversamenti a fasi, con dinamiche di accordi risonanti (non importa dove trovati), un sound spettrale e plugged, con qualche trasformazione lieve e tendenzialmente sempre in procinto di azzerarsi e perdere di volume; De Grassi usa anche delle voci in sussurro o bisbiglio per ledere la potente attrazione che solitamente si rivolge al pianoforte e alle sue azioni, ma direi che i due musicisti sono entrambi consapevoli di dover rappresentare una sorta di metafisica sofferenza, uno stato di assimilata pesantezza che da un senso asimmetrico delle sensazioni, qualcosa che si avvicina (con molte e volute lacune) alle identificazioni neurali della composizione newyorchese di Feldman, Cage o Wolff, tanto ben voluta da Lenoci.
L’intervento di Degrassi è il contrario dell’invasività, cerca di stimolare l’attenzione dell’ascoltatore verso l’engulfing sounds, verso piccole macchie sonore ispide che si intrufolano nel quasi silenzioso ambiente, come si verifica nell’ancora più sperimentale e dispersiva Nothing 2, dove Degrassi porta a compimento certe esasperazioni sonore solo nella parte finale: intorno al 35′ minuto l’elettronica si accartoccia su una ribattuta, prima di un nuovo silenzio sottrattivo di suoni.
In Nothing c’è un sospettoso sguardo al futuro, un’adesione probabile ad un relativismo filosofico del “nulla” visto in funzione di una possibilità artistica, la copertura di insiemi dell’immaginazione che possono darci informazioni oltre l’apparente inconsistenza della nullità vista proprio come entità fisica. Nonostante tante belle conversazioni con Gianni non ebbi mai l’occasione di parlare di questi aspetti, sebbene fossi convinto di una sua idea ben precisa al riguardo: il suo “nothing” era anche esperienza di vita e voglia di dare una consistenza a quella parola. Comunque sia, dal punto di vista musicale, qui c’è un duo fantomatico capace di regalarvi una splendida e fresca rugiada, un effetto di evaporazione che si fonda sull’incredibile perizia dei musicisti, in grado di far emergere il corporeo delle fonti sonore." Ettore Garzia, Percorsi Musicali, 2021.
"(...) Niente e tutto. Poetica sonora dell'assenza. "Nothing". Niente. Tutto. Il niente come presenza vibrazionale e testimonianza di un futuro esperibile sotto altre declinazioni dell'esistenza. Quel che ascoltiamo è "stato" ma al contempo "è", ossia continua a manifestarsi come momento eterno e sideralità di suono. Gianni Lenoci e Franco Degrassi tessono l'ordito di un percorso indecifrabile al pensiero razionale e che sfugge (fortunatamente) alla miseria della classificazione di prammatica, alle pruderie del critico bisognoso di conforto e d'una qualche bussola orientativa. Tutto si muove nella direzione dello sberleffo sadico situazionista, anch'esso agitato come diversivo per destabilizzare ogni eventuale ancoraggio (e mi pare di sentire tra silenzi e le note il ghigno sacro di Lenoci, la sua magnifica espressione che tratteggia l'imbarazzo del mestierante e lo spiazzamento della determinazione del volitivo). Avere l'accesso ai codici espressivi di "Nothing" non è atto praticabile senza una necessaria ‘iniziazione’. Non saranno mai gli inesorabili ascolti, la "voglia-di-capire-che-succede, la dedizione volenterosa allo studio musicologico a configurare una mappa necessaria, a legittimare la coscienza per un ascolto veramente "liberato". No. Occorre aver vissuto quella determinata esperienza l'esseci stati/non essendoci più, produrre la musica che sarà suonata quando il mondo si sarà fatto spettralità, altra morfologia di coscienza. "Nothing" è un'eterna sorgente di silenzio screziata dall'imperfezione del suono, dal crepuscolo del "vivente" che perturba la rivelazione di senso e, in definitiva, astrazione che si fa ricordo; forse la più estrema testimonianza che Gianni Lenoci e Franco Degrassi, potevano Iasciare alla celebrazione dell'immane vuoto cui s'addensa la vita 'affinché il suo spirito, che ha la stessa base della natura, possa imparare il suo muto linguaggio nei suoi puri radicali, prima di avvicinarsi nella sua infinita varietà nel comporli' (Coleridge)" Francesco Cusa, Cultura Commestibile, 2021.
"(...) L'eredità sempre viva di Gianni Lenoci. Suonava il pianoforte con uno stile inimitabile, cercava di portare nel jazz tecniche e punti di vista presi dalla musica contemporanea, predicava la disciplina e l’azzardo dell’improvvisazione, stimolava i suoi alunni al conservatorio di Monopoli ad andare sempre oltre, abbandonando «comfort zone», abitudini e pigrizie mentali. Gianni Lenoci ci ha lasciato nel 2019, a 56 anni, ma la sua musica e il suo insegnamento sono sempre con noi, vista la quantità di omaggi, registrazioni inedite, testi e riflessioni che continuano a uscire con regolarità. L'ultimo arrivato è un doppio cd edito dall'etichetta indipendente Setola di Maiale: s'intitola Nothing ed è cofirmato con Franco Degrassi, con il quale Lenoci aveva una consuetudine rinnovata nel tempo (due album, un tour in coppia nelle università americane). Nothing si compone di due lunghe improvvisazioni per pianoforte ed elettronica, una per disco, registrate in studio nell'estate del 2019: niente di preordinato o di strutturato, due flussi sonori senza rete nei quali viene corteggiato il silenzio ed esplorata soprattutto l'aura che circonda il suono. Nothing segue a distanza di pochi mesi un disco prezioso e totalmente diverso come A Few Steps Beyond (etichetta Amirani): un’ora scarsa di concerto per solo pianoforte al Talos Festival di Ruvo il 4 settembre 2019 (Lenoci sarebbe morto neanche un mese dopo, il 30 settembre, questa è a tutti gli effetti la sua ultima esibizione live). In scaletta brani degli autori più amati in ambito jazz, da Paul e Carla Bley a Ornette Coleman (in ambito contemporaneo, invece, avremmo detto Cage e Feldman), affrontate in modo originale, spiazzante quanto emotivamente denso. E non va dimenticato il libro Alchimia dell'istante, edito da Auditorium, che raccoglie un distillato dell'arguta e coraggiosa filosofia dell’improvvisazione di Lenoci." Fabrizio Versienti, Corriere Della Sera Puglia, 2021.
"(...) Due lunghe stringhe di suono impro registrate nell’estate del 2019.
Il tutto piuttosto che il niente, pianoforte, oggetti, microfoni (a contatto e non), live electronics.
Un gioco rigoroso di inventiva sottrazione ed ampie risonanze, di trattenuti pieni che sfumano nel silenzio e di silenzi brulicanti di vita.
Un soffermarsi nei pressi di una contemporanea mutevole e mutante, che s’interroga in libertà sulle possibilità future del suo essere, senza fasi ansiogene di mezzo.
Che accarezza l’aurea di un suono sul limite di un’impalpabilità feldmaniana e nel frattempo tratta/trasforma e ingloba materia.
Preziosa opera documentale. Voto: 8." Marco Carcasi, Kathodik, 2021.
"(...) Chiudiamo il cerchio tornando a un’estetica-Fluxus (verosimilmente non intenzionale) per un nuovo cd postumo (stavolta doppio) del pianista pugliese Gianni Lenoci, nello specifico affiancato (o supportato) da Franco Degrassi, live electronics e suoni sul corpo (anche da parte di Lenoci). Dell’estetica-Fluxus il disco, Nothing (Setola di Maiale), due soli ampi brani, uno per dischetto, per oltre cento minuti totali, condivide la totale estemporaneità (e frammentarietà, per non dire episodicità) sonora, la gestualità (prevedibilmente), il gusto per lo stiramento (e lo sfinimento, in questo caso di chi ascolta?), la sconnessione, il silenzio (frequente). Rivedibile." Alberto Bazzurro, L'Isola Della Musica Italiana, 2021.
"(...) Gli anni vanno dipanandosi, il pianoforte visionario di Gianni Lenoci ci manca sempre di più. Sono dunque ben accolte tutte le testimonianze postume che stanno saltando fuori, segno che in molti sapevano che ogni volta che le dita del pianista e instant composer toccavano gli ottantotto tasti lasciavano il segno. Come qui, in queste session del 2019: piano, suoni catturati fuori dallo studio, il computer di Degrassi che processava in tempo reale porzioni di suono da un vecchio disco di Lenoci, oggetti vari. Quasi due ore di intelligenza musicale." Guido Festinese, Il Manifesto/Alias, 2021.
"(...) Un doppio cd ed un dialogo tra pianoforte e oggetti. Stavolta i protagonisti sono il compianto Gianni Lenoci, straordinario musicista pugliese scomparso nel 2019, e Franco Degrassi, responsabile dei live electronics e dei corpi sonori. Due lunghe sessioni di improvvisazione per pianoforte e oggetti con l’utilizzo di microfoni a contatto e computer per processare in tempo reale il suono di un vecchio disco di Lenoci. Il disco, ostico e definitivo nel suo incedere feldmaniano tra ombre e ansie, tra ruggine ed una perenne, inesorabile tensione che cova sotto la brace del (quasi) silenzio, è semplicemente magistrale. Impossibile raccontare in modo descrittivo quanto si ascolta, bisognerebbe lasciarsi andare alle metafore per restituire il mistero di una conversazione che pare convocare le divinità del cielo e della tempesta, radunando una coltre spessa di nuvole da cui piovono musiche del Novecento e di un tempo che non sappiamo né forse mai sapremo dire. Conoscevo Lenoci (l’ho anche intervistato, qui https://www.alfabeta2.it/2018/12/09/immaginare-la-musica-intervista-a-gianni-lenoci/ ), invece Degrassi è una scoperta per me. Molto interessante e personale nel vocabolario e nel repertorio timbrico messo in atto, dimostra di saper dialogare liberamente con un gigante come Lenoci, dando ulteriore profondità agli abissi scandagliati dai tasti bianchi per questa musica nera come una notte senza ritorno. Vorrei dire altro di un lavoro difficile e bellissimo, ma resto ammutolito di fronte al mistero eleusino della musica nel suo farsi e disfarsi; come scriveva Giorgio Caproni, “Le parole. Già. Dissolvono l’oggetto”. Un disco schivo, come i due musicisti che ne sono protagonisti, un documento prezioso e marginale e prezioso proprio perché cocciutamente marginale, un carillon dai fondali marini dove il tempo si curva e diventa Apocalisse, pubblicato non a caso da Setola Di Maiale: una esplorazione ai confini del vuoto e del nulla, come da titolo, condotta con magistero e passione, nella consapevolezza del nostro destino muto di pietra e polvere." Nazim Comunale, The New Noise, 2021.
"(...) L’esperienza cosiddetta acusmatica era quella provata dai discepoli di Pitagora, che ascoltavano le lezioni del maestro da dietro una tenda, senza vederlo. Pierre Schaeffer, compositore e ricercatore sonoro, uno dei padri della musica concreta, insisteva sul senso iniziatico di questa esperienza, che mette l’ascoltatore in grado di prendere coscienza della sua attività percettiva e dell’oggetto sonoro. Di norma, quando si assiste a un concerto, si identifica la fonte sonora con l’aiuto della vista: nell’ascolto acusmatico, invece, questo soccorso viene meno. È chiaro che, più l’utente è costretto ad ascoltare oggetti sonori le cui cause sono occultate, più sarà portato a disinteressarsi delle fonti per rivolgere esclusivamente la sua attenzione agli oggetti sonori in quanto tali. Quando poi tutto l’ascolto avviene al buio, la capacità di attenzione diventa ancora maggiore. Ed è questa la sintesi del lavoro svolto da Lenoci e Degrassi, un lavoro che mira all’esplorazione di materiali sonori cosiddetti «poveri» (oggetti di vario genere: bicchieri, coltelli; parti separate di strumenti a fiato; sonorità corporee, ma anche rumori della strada) con un risultato che si distacca dalle sonorità tipiche della musica classica e della musica contemporanea strumentale per inoltrarsi nel regno del «rumore». In questo lavoro, Lenoci e Degrassi si mostrano veri iconoclasti, attualizzando in maniera appassionante esperienze per molti versi già storicizzate. Giusto anche segnalare che «Nothing» è anche il testamento musicale di un grande – e molte volte incompreso – musicista come Lenoci, la cui scomparsa è sempre più dolorosa. «Mi manca» ha detto Degrassi nel consegnarci questo disco. «Gianni mi manca davvero».
Nicola Gaeta, Musica Jazz, 2022.
CD ONE
01 _ Nothing 1 49:30
CD TWO
01 _ Nothing 2 54:33
(C) + (P) 2021