TAKE THE LONG WAY HOME
DC (Andrea Dicò, Francesco Carbone)
Andrea Dicò _ batteria _ vibratori _ walkie-talkie _ richiami per uccelli _ tromba giocattolo _ archetto
Francesco Carbone _ chitarra sdraiata _ effetti _ loops _ radio _ oggetti
Questo è il secondo disco prodotto dai due musicisti italiani (vedi SM3890). Musica tagliente e riflessiva.
"(...) Alla seconda prova, sempre per la fondamentale etichetta di Stefano Giust, Andrea Dicò e Francesco Carbone confermano, e più, quanto mostrato nell'esordio. Molte le sostanze in fermentazione e in controsuono risonanze che arrivano da lontano. Già seguendo le ramificazioni di line up si giunge fino a Fuzz Orchestra e Bron Y Aur, solo per segnalare alcuni brodi culturali. Carbone alla chitarra, e altre diavolerie, Dicò alle percussioni, e ad un set di strumenti impropri, registrano nel giugno del 2019, in one take, un percorso di ritorno che sembra, in verità, le ore sette di un allontanamento nello spazio siderale ( perchè, sì, si è intuito che casa sta sprofondata nel cosmo), un "andiam via" da un mondo disturbato, che traspare radiofonicamente nel ribollire di Prospering. Il loro (non)rock ci piace molto. E' libido sonora, uno spumeggiare psichedelico che produce brividi sottocutanei. Il climax di eccitazione sale gradatamente dalle contemplazioni cosmiche di Great Possessing fino alla simbolica The Wanderer . Lo sliding ammaliante ci massaggia d'olio ed un beat montante ci deposita gentilmente là dove abitiamo, ovunque. (8)" Dioniso Capuano, Blow Up, 2020.
"(...) Andrea Dicò e Francesco Carbone ritornano con un nuovo cd dal titolo Take the long way home. Ammetto di aver subito pensato all’omonimo brano dei Supertramp e di aver cercato delle confluenze testuali e non musicali, dato che quest’ultime erano impossibili da impostare in partenza, un’iniziativa comunque di scarso successo che vi sconsiglio fin da ora di fare; piuttosto, fossi in voi, cercherei una logica su una surreale linea di condotta espressa dalla titolazione. Quello dei DC è in definitiva improvvisazione iniettata in un anatema post-rock, roba che si sviluppa dalle parti di gente come Godspeed You! Black Emperor per frequenze emotive, anche se l’area va poi analiticamente esaminata: in tal modo vi accorgete che i due musicisti italiani si servono di strumenti specifici che si aggiungono all’impianto chitarristico e alla sostanza tessurale che solitamente avvolge la musica di un gruppo post-rock: nei 48 minuti della suite di Take the long way home ci sono frammenti musicali appositamente incastrati nello sviluppo e che provengono da effetti evidentemente sperimentati in prova; si tratta di microsonorità da individuare con un ascolto attento, introdotte nell’isolazionismo risonante del brano, che derivano da vibratori percussivi, indurimenti noise, birds call, toys o archetto. Nella consapevolezza che questi espedienti aumentano la qualità del prodotto strumentale, mi sembra che sia doveroso dare una spiegazione anche del perché si sente il bisogno di “prendere una lunga via per tornare a casa”, una sentenza che io reputo non sia solo costitutiva di un viaggio musicale, qualcosa in cui poter fondere la prospettiva immaginativa dell’ascolto, ma anche politica, perché probabilmente in quella frase si vuole sottolineare l’incoerenza e la sofferenza che viene giornalmente vissuta dall’umanità in condizioni variabili. Faccio un’ipotesi e dati gli strumenti tecnologici utilizzati dai due musicisti, il lungo percorso di ritorno potrebbe condurre agli anni ottanta, vero punto di svolta della politica internazionale: l’intro di Prospering può essere un esempio di tale arrivo, perché la vibrazione automatica sulla percussione si incontra con simbiosi chitarristiche che portano direttamente alla memoria la chitarra di The Edge e la costellazione mentale e strumentale di The Unforgettable fire. Alla fine, allora, Take the long way home rivela le sue caratteristiche di musica complessa e convincente." Ettore Garzia, Percorsi Musicali, 2020.
"(...) DC - duo elettroascustico di improvvisazione composto da Andrea Dicò alla batteria e campionamenti e Francesco Carbone alle chitarre e loop - giunge alla seconda prova discografica. E lo fa in modo quasi "fantascientifico" con una lunga suite, poi divisa in 8 parti, di quasi 50 minuti dal titolo "Take the long way home" (uscita per Setola di Maiale), che praticamente ci porta alle "porte del Cosmo", tra riminiscenze di Rob Mazurek e Sun Ra. "Verso la fine del 2019 abbiamo registrato questa lunga improvvisazione - spiegano i due DC, nati nel 2018 -. Mentre suonavamo e ascoltavamo, l'immagine che ci è venuta alla mente è stata quella di un cammino, che, attraverso paesaggi diversi, esperienze, incontri, conduce ad un approdo, indefinito e sfuggente, imperfetto, ma allo stesso tempo chiaro finale di un così tortuoso percorso. Una strada lunga, tragitto che abbiamo voluto intraprendere e che stiamo ancora percorrendo. Nel tempo intercorso fra la registrazione e l’oggi tutto è cambiato. Anche questi suoni sono altro, ora. Abbiamo deciso di suddividere in otto parti la traccia, in modo da aiutare l'ascolto. Otto segni lungo il percorso. Otto titoli, tratti dal Libro dei Mutamenti. DC funziona come una comunità montana isolata, dove ognuno mette un piccolo mattone su quello precedente, e quando la costruzione cede, dalle macerie ne si immagina una nuova. E la comunità ritorna all’opera". Una suite magmatica, matematica, filosofica e fisica, che alla fine appaga l'ascoltatore che però, per poterne godere appieno le caratteristiche e quindi "tornare a casa", deve accettare la tesi dell'indefinitezza." Marco Scolesi, Mellophonium, 2020.
"(...) Lenta e cinematica transumanza emozionale. Quiete ventosa e cieli tersi. Che odora di fumo e un poco scalda ancora le mani, la coda dell’occhio che afferra la tempesta in arrivo a mangiarti il coppino. Voci e filamenti pastorali, spersi svolazzanti su sfumature di bianco cangiante. In take unica e no overdubs, come contemporaneo aggiornamento impro/folk/dronante di antiche pagine Kranky. Minimali, con un raschiante sibilo world, nascosto nel fondo del pozzo a specchiarsi con lune tremolanti. Un sentiero defilato, di persuasivo fascino sbrecciato. Voto: 8." Marco Carcasi, Kathodik, 2021.
"(...) Una Splendida conferma. Andrea Dicò e Francesco Carbone ci raggiungono con il secondo capitolo del loro sodalizio artistico.
Guardando la confezione si intuisce che mentre nel precedente lavoro la sigla DC sembrava essere unicamente il titolo di quel disco oggi va intesa come ragione sociale del progetto a due.
Guardando il volantino che i due hanno allegato al disco tale impressione trova piena conferma. DC come Dicò e Carbone, e non vi sfuggirà che la sorte gioca un bello scherzo riportando alla luce la sigla di un vecchio partito politico. Scherzo per scherzo i due, sempre nel volantino, riesumano pure il simbolo dello scudo crociato, solo che la croce è rovesciata e la barra orizzontale viene a trovarsi in basso, assumendo così una raffigurazione da martello di thor.
Ascoltando il disco l’impressione è quella di un unico lungo brano che scorre senza soluzioni di continuità.
Leggendo le note diffuse dal duo l’impressione è confermata, dacché si asserisce di una lunga improvvisazione divisa in otto parti, con titoli tratti dall’I Ching, unicamente per facilitarne l’ascolto.
Osservando bene nel nero sostanziale del disco precedente si è materializzata una figura umana che sembra impegnata nell’atto di invitare, in modo piuttosto deciso, l’ascoltatore ad alzare i volumi.
Ascoltando il ricorso ad alti volumi è piuttosto naturale, poiché “Take The Long Way Home” sembra essere stato realizzato con lo scopo esatto di frastornare. Si tratta di una musica più dilatata e più densa, rispetto a quella del disco precedente, con un taglio nettamente più sinfonico e progressive. Vengono in mente alcune cose dei Pink Floyd, o di musicisti che a loro si sono inspirati, in quello che si disegna come un autentico monolite roccioso. Un monolite, certo, ma come per l'Uluṟu australiano esistono crepe, dossi e avvallamenti, echi e variazioni di colore. Armatevi di piccozza, orecchie intrepide e cuore saldo, e apprestatevi alla scalata. Una musica e un duo in costante evoluzione." Mario Biserni, Sand-zine, 2021.
"(...) Nelle note di presentazione di questo secondo disco dei DC si leggono le varie competenze di Andrea Dicò e Francesco Carbone e rispettivamente batteria, oggetti, walkie-talkie, vibratori, giocattoli a molla e campionamenti per il primo e chitarra, radio, carillon, pedali e loop istantanei per il secondo. Ciò dimostra come l'estrosa coppia si sia divertita a dare vita ad un ibrido tra elettronica e jazz che apparisse meno identificabile possibile ma allo stesso tempo funzionale. 'Take The Long Way Home' segue di circa due anni un esordio omonimo accolto in maniera ottima dalla critica e di fatto prosegue nella medesima direzione sonora, facendo sì che l'ascoltatore abbia ancora meno punti di riferimento e possa godere del talento dei due musicisti, mettendosi le cuffie e chiudendo gli occhi. Quella che i DC hanno realizzato è una vera e propria esperienza sensoriale e, al di là dell'utilizzo di walkie-talkie e vibratori oppure dell'abuso di Augmentin, la componente psichedelica è cresciuta e le dissonanze in cui capita di imbattersi di frequente creano un tappeto atmosferico niente male. Improvvisazioni elettroacustiche per le vostre notti insonni." Lorenzo Becciani, Core, 2021.
"(...) Italian avant-ambient duo DC captured different landscapes and moods in a lomg-form piece of music, Take the Long Way Home, a seamless improvisation divided into eight parts. Drums, guitars, radio static and bareley audible chatter were assembled and carefully stitched together to create a sprawling sonic experience. It gets quite harsh at times, with distorted noises and an eerie trumpet that floats on top of a musical maze that rubs shoulders with free jazz and post-rock. Intriging, compelling and at times overwhelming it is a challenge for listeners with a short attention span. Persist and changes are that a consecutive listen to all its 48 minutes and 52 seconds is a great way to drift away and enter a secluded garden where ideas are allowed to grow freely." Hans Werksman, Here Comes The Flood, 2020.
"(...) The musical relationship between Andrea Dico and Francesco Carbone has been an incredibly fruitful one. Take the Long Way Home, however, reaches a new watermark that pushes their ability to create beautiful and challenging music into a new level.
The impro electroacoustic duo was born in 2018 on a trip from Cape Town to Milan. Take the Long Way Home is their second album together. The duo blends lap-steel guitar drones, electric guitar with a variety of toys, non-musical objects such as blades, cans and walkie-talkies to create a longform improvised piece that moves from the beautifully elegiac to noise-addles and confrontational. There are plenty of scrapes, drones, clangs and wails, but floating beneath it all is a foundation of flowing drone. Each movement and addition of instrumentation is built piece by piece until the end product is literally miles away from where it started.
The long way home indeed." Ryan Hall, Tome To The Weather Machine, 2021.
"(...) All right, hands up who had the same association as I had when they saw the title of this release by Andrea Dico (drumkit for kids, bow, toy-trumpet, cow, walkie-talkie, toys, blades, objects, samples) and Francesco Carbone (lap steel guitar, electric guitar, tin can, transistor, toy owl, tuner, carillon, pedals, loop station)? I immediately started singing the Supertramp song of the same name. This is their second release, following their untitled debut (reviewed in Vital Weekly 1200). I quite enjoyed that one and this new one seems to be continuing along similar lines. The guitar as an object to produce long-form drones is stage central, and these drones are generated by the loop station and much reverb; all of this to suggest a lot of atmospheres. The whole release, all eight pieces (forty-nine minutes) was recorded late 2019 and is to seem like one piece (the long walk home, they write), divided into eight sections. And indeed it is a walk, but a trip is, perhaps, a better word for it. A new piece starts at a logical spot when something is significantly changing in the music, so if you would skip through it, it would seem that are different pieces on the disc (certainly if one looks at the eight titles on the cover), and not one long one. This means that there is quite some variation in this piece, with, besides the wall of drone guitars, lots of small sounds, with Dico scraping and scratching his tools and toys, and not very often taking up the role of a drummer, but in 'Prospering' and 'The Wanderer' he isn't too shy to exactly that. That last one is the most conventional piece on this disc, or, perhaps I should say, the one that is in close connection with the world of rock music, whereas 'Prospering' is more from the world of improvisation, with some wild rattling. The other pieces are throughout all a bit more abstract, but even then leaning towards their rock-end or the free-improv end of things. Lovely stuff, once again!" FdW, Vital Weekly, 2020.
01 _ Take The Long Way Home (48:53)
The Army
Great Possessing
Gnawing Bite
Great Exceeding
Prospering
Augmenting
Skinning
The Wanderer
(C) + (P) 2020
Andrea Dicò _ drums _ vibrators _ walkie-talkie _ birds call _ toy trumpet _ bow
Francesco Carbone _ lap steel guitar _ effects _ loops _ radio _ objects
This is the second album from these Italian musicians (see SM3890). Sharp and reflective music.
"(...) All right, hands up who had the same association as I had when they saw the title of this release by Andrea Dico (drumkit for kids, bow, toy-trumpet, cow, walkie-talkie, toys, blades, objects, samples) and Francesco Carbone (lap steel guitar, electric guitar, tin can, transistor, toy owl, tuner, carillon, pedals, loop station)? I immediately started singing the Supertramp song of the same name. This is their second release, following their untitled debut (reviewed in Vital Weekly 1200). I quite enjoyed that one and this new one seems to be continuing along similar lines. The guitar as an object to produce long-form drones is stage central, and these drones are generated by the loop station and much reverb; all of this to suggest a lot of atmospheres. The whole release, all eight pieces (forty-nine minutes) was recorded late 2019 and is to seem like one piece (the long walk home, they write), divided into eight sections. And indeed it is a walk, but a trip is, perhaps, a better word for it. A new piece starts at a logical spot when something is significantly changing in the music, so if you would skip through it, it would seem that are different pieces on the disc (certainly if one looks at the eight titles on the cover), and not one long one. This means that there is quite some variation in this piece, with, besides the wall of drone guitars, lots of small sounds, with Dico scraping and scratching his tools and toys, and not very often taking up the role of a drummer, but in 'Prospering' and 'The Wanderer' he isn't too shy to exactly that. That last one is the most conventional piece on this disc, or, perhaps I should say, the one that is in close connection with the world of rock music, whereas 'Prospering' is more from the world of improvisation, with some wild rattling. The other pieces are throughout all a bit more abstract, but even then leaning towards their rock-end or the free-improv end of things. Lovely stuff, once again!" FdW, Vital Weekly, 2020.
"(...) Italian avant-ambient duo DC captured different landscapes and moods in a lomg-form piece of music, Take the Long Way Home, a seamless improvisation divided into eight parts. Drums, guitars, radio static and bareley audible chatter were assembled and carefully stitched together to create a sprawling sonic experience. It gets quite harsh at times, with distorted noises and an eerie trumpet that floats on top of a musical maze that rubs shoulders with free jazz and post-rock. Intriging, compelling and at times overwhelming it is a challenge for listeners with a short attention span. Persist and changes are that a consecutive listen to all its 48 minutes and 52 seconds is a great way to drift away and enter a secluded garden where ideas are allowed to grow freely." Hans Werksman, Here Comes The Flood, 2020.
"(...) The musical relationship between Andrea Dico and Francesco Carbone has been an incredibly fruitful one. Take the Long Way Home, however, reaches a new watermark that pushes their ability to create beautiful and challenging music into a new level.
The impro electroacoustic duo was born in 2018 on a trip from Cape Town to Milan. Take the Long Way Home is their second album together. The duo blends lap-steel guitar drones, electric guitar with a variety of toys, non-musical objects such as blades, cans and walkie-talkies to create a longform improvised piece that moves from the beautifully elegiac to noise-addles and confrontational. There are plenty of scrapes, drones, clangs and wails, but floating beneath it all is a foundation of flowing drone. Each movement and addition of instrumentation is built piece by piece until the end product is literally miles away from where it started.
The long way home indeed." Ryan Hall, Tome To The Weather Machine, 2021.
"(...) Nelle note di presentazione di questo secondo disco dei DC si leggono le varie competenze di Andrea Dicò e Francesco Carbone e rispettivamente batteria, oggetti, walkie-talkie, vibratori, giocattoli a molla e campionamenti per il primo e chitarra, radio, carillon, pedali e loop istantanei per il secondo. Ciò dimostra come l'estrosa coppia si sia divertita a dare vita ad un ibrido tra elettronica e jazz che apparisse meno identificabile possibile ma allo stesso tempo funzionale. 'Take The Long Way Home' segue di circa due anni un esordio omonimo accolto in maniera ottima dalla critica e di fatto prosegue nella medesima direzione sonora, facendo sì che l'ascoltatore abbia ancora meno punti di riferimento e possa godere del talento dei due musicisti, mettendosi le cuffie e chiudendo gli occhi. Quella che i DC hanno realizzato è una vera e propria esperienza sensoriale e, al di là dell'utilizzo di walkie-talkie e vibratori oppure dell'abuso di Augmentin, la componente psichedelica è cresciuta e le dissonanze in cui capita di imbattersi di frequente creano un tappeto atmosferico niente male. Improvvisazioni elettroacustiche per le vostre notti insonni." Lorenzo Becciani, Core, 2021.
"(...) Alla seconda prova, sempre per la fondamentale etichetta di Stefano Giust, Andrea Dicò e Francesco Carbone confermano, e più, quanto mostrato nell'esordio. Molte le sostanze in fermentazione e in controsuono risonanze che arrivano da lontano. Già seguendo le ramificazioni di line up si giunge fino a Fuzz Orchestra e Bron Y Aur, solo per segnalare alcuni brodi culturali. Carbone alla chitarra, e altre diavolerie, Dicò alle percussioni, e ad un set di strumenti impropri, registrano nel giugno del 2019, in one take, un percorso di ritorno che sembra, in verità, le ore sette di un allontanamento nello spazio siderale ( perchè, sì, si è intuito che casa sta sprofondata nel cosmo), un "andiam via" da un mondo disturbato, che traspare radiofonicamente nel ribollire di Prospering. Il loro (non)rock ci piace molto. E' libido sonora, uno spumeggiare psichedelico che produce brividi sottocutanei. Il climax di eccitazione sale gradatamente dalle contemplazioni cosmiche di Great Possessing fino alla simbolica The Wanderer . Lo sliding ammaliante ci massaggia d'olio ed un beat montante ci deposita gentilmente là dove abitiamo, ovunque. (8)" Dioniso Capuano, Blow Up, 2020.
"(...) Andrea Dicò e Francesco Carbone ritornano con un nuovo cd dal titolo Take the long way home. Ammetto di aver subito pensato all’omonimo brano dei Supertramp e di aver cercato delle confluenze testuali e non musicali, dato che quest’ultime erano impossibili da impostare in partenza, un’iniziativa comunque di scarso successo che vi sconsiglio fin da ora di fare; piuttosto, fossi in voi, cercherei una logica su una surreale linea di condotta espressa dalla titolazione. Quello dei DC è in definitiva improvvisazione iniettata in un anatema post-rock, roba che si sviluppa dalle parti di gente come Godspeed You! Black Emperor per frequenze emotive, anche se l’area va poi analiticamente esaminata: in tal modo vi accorgete che i due musicisti italiani si servono di strumenti specifici che si aggiungono all’impianto chitarristico e alla sostanza tessurale che solitamente avvolge la musica di un gruppo post-rock: nei 48 minuti della suite di Take the long way home ci sono frammenti musicali appositamente incastrati nello sviluppo e che provengono da effetti evidentemente sperimentati in prova; si tratta di microsonorità da individuare con un ascolto attento, introdotte nell’isolazionismo risonante del brano, che derivano da vibratori percussivi, indurimenti noise, birds call, toys o archetto. Nella consapevolezza che questi espedienti aumentano la qualità del prodotto strumentale, mi sembra che sia doveroso dare una spiegazione anche del perché si sente il bisogno di “prendere una lunga via per tornare a casa”, una sentenza che io reputo non sia solo costitutiva di un viaggio musicale, qualcosa in cui poter fondere la prospettiva immaginativa dell’ascolto, ma anche politica, perché probabilmente in quella frase si vuole sottolineare l’incoerenza e la sofferenza che viene giornalmente vissuta dall’umanità in condizioni variabili. Faccio un’ipotesi e dati gli strumenti tecnologici utilizzati dai due musicisti, il lungo percorso di ritorno potrebbe condurre agli anni ottanta, vero punto di svolta della politica internazionale: l’intro di Prospering può essere un esempio di tale arrivo, perché la vibrazione automatica sulla percussione si incontra con simbiosi chitarristiche che portano direttamente alla memoria la chitarra di The Edge e la costellazione mentale e strumentale di The Unforgettable fire. Alla fine, allora, Take the long way home rivela le sue caratteristiche di musica complessa e convincente." Ettore Garzia, Percorsi Musicali, 2020.
"(...) DC - duo elettroascustico di improvvisazione composto da Andrea Dicò alla batteria e campionamenti e Francesco Carbone alle chitarre e loop - giunge alla seconda prova discografica. E lo fa in modo quasi "fantascientifico" con una lunga suite, poi divisa in 8 parti, di quasi 50 minuti dal titolo "Take the long way home" (uscita per Setola di Maiale), che praticamente ci porta alle "porte del Cosmo", tra riminiscenze di Rob Mazurek e Sun Ra. "Verso la fine del 2019 abbiamo registrato questa lunga improvvisazione - spiegano i due DC, nati nel 2018 -. Mentre suonavamo e ascoltavamo, l'immagine che ci è venuta alla mente è stata quella di un cammino, che, attraverso paesaggi diversi, esperienze, incontri, conduce ad un approdo, indefinito e sfuggente, imperfetto, ma allo stesso tempo chiaro finale di un così tortuoso percorso. Una strada lunga, tragitto che abbiamo voluto intraprendere e che stiamo ancora percorrendo. Nel tempo intercorso fra la registrazione e l’oggi tutto è cambiato. Anche questi suoni sono altro, ora. Abbiamo deciso di suddividere in otto parti la traccia, in modo da aiutare l'ascolto. Otto segni lungo il percorso. Otto titoli, tratti dal Libro dei Mutamenti. DC funziona come una comunità montana isolata, dove ognuno mette un piccolo mattone su quello precedente, e quando la costruzione cede, dalle macerie ne si immagina una nuova. E la comunità ritorna all’opera". Una suite magmatica, matematica, filosofica e fisica, che alla fine appaga l'ascoltatore che però, per poterne godere appieno le caratteristiche e quindi "tornare a casa", deve accettare la tesi dell'indefinitezza." Marco Scolesi, Mellophonium, 2020.
"(...) Lenta e cinematica transumanza emozionale. Quiete ventosa e cieli tersi. Che odora di fumo e un poco scalda ancora le mani, la coda dell’occhio che afferra la tempesta in arrivo a mangiarti il coppino. Voci e filamenti pastorali, spersi svolazzanti su sfumature di bianco cangiante. In take unica e no overdubs, come contemporaneo aggiornamento impro/folk/dronante di antiche pagine Kranky. Minimali, con un raschiante sibilo world, nascosto nel fondo del pozzo a specchiarsi con lune tremolanti. Un sentiero defilato, di persuasivo fascino sbrecciato. Voto: 8." Marco Carcasi, Kathodik, 2021.
"(...) Una Splendida conferma. Andrea Dicò e Francesco Carbone ci raggiungono con il secondo capitolo del loro sodalizio artistico.
Guardando la confezione si intuisce che mentre nel precedente lavoro la sigla DC sembrava essere unicamente il titolo di quel disco oggi va intesa come ragione sociale del progetto a due.
Guardando il volantino che i due hanno allegato al disco tale impressione trova piena conferma. DC come Dicò e Carbone, e non vi sfuggirà che la sorte gioca un bello scherzo riportando alla luce la sigla di un vecchio partito politico. Scherzo per scherzo i due, sempre nel volantino, riesumano pure il simbolo dello scudo crociato, solo che la croce è rovesciata e la barra orizzontale viene a trovarsi in basso, assumendo così una raffigurazione da martello di thor.
Ascoltando il disco l’impressione è quella di un unico lungo brano che scorre senza soluzioni di continuità.
Leggendo le note diffuse dal duo l’impressione è confermata, dacché si asserisce di una lunga improvvisazione divisa in otto parti, con titoli tratti dall’I Ching, unicamente per facilitarne l’ascolto.
Osservando bene nel nero sostanziale del disco precedente si è materializzata una figura umana che sembra impegnata nell’atto di invitare, in modo piuttosto deciso, l’ascoltatore ad alzare i volumi.
Ascoltando il ricorso ad alti volumi è piuttosto naturale, poiché “Take The Long Way Home” sembra essere stato realizzato con lo scopo esatto di frastornare. Si tratta di una musica più dilatata e più densa, rispetto a quella del disco precedente, con un taglio nettamente più sinfonico e progressive. Vengono in mente alcune cose dei Pink Floyd, o di musicisti che a loro si sono inspirati, in quello che si disegna come un autentico monolite roccioso. Un monolite, certo, ma come per l'Uluṟu australiano esistono crepe, dossi e avvallamenti, echi e variazioni di colore. Armatevi di piccozza, orecchie intrepide e cuore saldo, e apprestatevi alla scalata. Una musica e un duo in costante evoluzione." Mario Biserni, Sand-zine, 2021.
01 _ Take The Long Way Home (48:53)
The Army
Great Possessing
Gnawing Bite
Great Exceeding
Prospering
Augmenting
Skinning
The Wanderer
(C) + (P) 2020