FRIENDSHIP IN MILANO
JOÃO PEDRO VIEGAS / ROBERTO DEL PIANO
SOLD OUT
João Pedro Viegas _ clarinetto basso _ composizione
Roberto Del Piano _ basso elettrico _ composizione
Musica improvvisata da due musicisti dai lunghi curriculum, João è di Sobral da Abelheira (Portogallo) e Roberto è di Milano. Il disco è stato registrato l'8 settembre 2017 al Salotto in Prova di Milano, da Stefano D'Erasmo.
Dalle note di copertina, di Roberto Masotti (sue anche le fotografie della copertina): "Piccoli passi, in apparenza, sussurri, rapide folate rapinose, gesti di conseguenza, contenuti ma decisi. Familiarità e prossimità inducono ad un ascolto iper-attento ma anche bonario, rilassato. L’improvvisazione si sviluppa e scorre attraverso brevi episodi che l’ambiente salottiero sospende e non lascia sparire, li assorbe e dispone in disordinato ordine. Così è l’improvvisazione. João e Roberto lo sanno perfettamente."
Dalle note di copertina, di Sandra Scurani: "A distanza di qualche mese dal concerto di João Pedro Viegas e Roberto del Piano, sono in molti a Salotto in Prova che ricordano quei momenti. Non solo chi vive e organizza Salotto costantemente, ma ospiti a seguire che conversando rievocano quel pomeriggio con interesse, curiosità, a volte stupore per l’ascolto a loro nuovo ma anche e soprattutto come un’esperienza che ha lasciato tracce, risonanze, domande, desiderio di approfondire e ascoltare ancora. Questo è un ottimo punto di partenza per scrivere della risposta spontanea, immediata, istintiva che può far emergere ascoltare gli altri e se stessi. A mio parere ascoltare musica assume una qualità e una cifra particolari perché l’ascolto è la posizione meno mediata da filtri di qualsiasi genere. Se poi questo stimola in seguito reazioni, non necessariamente tutte positive, si potrebbe affermare che in quei momenti due eccellenti musicisti erano in ascolto di sé stessi e da questa posizione, erano in grado di ascoltare l’altro e generare in duo un nuovo ascolto, un nuovo organismo musicale. Nello stesso tempo, il dialogo sonoro si formava e trasformava per istanti fluidi e legati fra loro, anche nei momenti più accesi, rapidi e incalzanti. A tratti si manifestava una sottile ironia, quasi una giocosa provocazione che lasciava un tocco di “saudade”, intravista dall’angolatura di un suono friabile e incline alla dissoluzione. Il clarinetto basso ha una voce che è somma di gamme gravi, terrene, telluriche, tensioni per gli acuti che somigliano a scatti improvvisi, volute sensuali nel registro medio/grave. La tastiera inoltre è importante, quei tasti sembrano strumenti a sé stanti e la percussione diretta, con l’azione degli effetti dell’ancia prodotti da fiato, respiro e tutta la bocca, rendono lo strumento duttile nella ricerca di nuove sonorità. Nelle mani di Viegas, uno strumento tanto importante e meno comodo di altri, sembra leggero e sorprendentemente agile. La qualità della ricerca sonora infatti dona questa percezione di naturalezza che include e completa. Così anche i suoni più arditi e meno usuali, sembrano inscritti in una mappa sonora che si sviluppa nel momento esatto. Roberto del Piano invece con la voce del suo basso, compenetra, stimola e provoca quella del clarinetto, la punzecchia con leggerezza, sapienza e tocco che diventa ulteriore cifra nel dialogo fra i suoni. Le dinamiche e in generale tutti i parametri si allineano con questo “fare musica” che è anche essere presenti nella musica in maniera amichevole, coesa, naturale e così tanto estroversa e spontanea nei confronti degli ascoltatori. Siamo stati coinvolti con emozione anche per la fedeltà nelle scelte sonore del duo che presuppongono coerenza e lavoro intenso non solo con lo strumento, ma anche con la propria idea riguardo la musica e la sua espressione. Si suona anche per sé stessi, si suona insieme perché si avverte la necessità di completarsi accogliendo il suono dell’altro ma, se non ci fosse l’ascolto collettivo, quei momenti tanto carichi di mistero e così difficili da esprimere a parole, sarebbero sterili e fini a sé stessi. Roberto del Piano e João Pedro Viegas hanno rinnovato questa qualità dell’ascolto che include valori non solo musicali ma profondamente umani."
Per maggiori informazioni:
http://www.orchestratai.com/artists/roberto-del-piano/
https://soundcloud.com/jo-o-pedro-viegas
"(...) Questo disco è stato inserito tra i 'migliori' dischi del 2018, secondo Jazz.pt (Portogallo).
"(...) È noto che funzioni e livello espressivo del basso hanno ricevuto un accrescimento grazie a Jaco Pastorius. Previsto per fare faville in altri generi musicali, il basso acustico ha vissuto di concomitanze e subordinazioni nel campo dell'improvvisazione, con contrabbassisti che all'uopo diventavano anche bassisti (vedi il caso di Swallow ad esempio), ma si può ragionevolmente affermare che la magia dei bassisti post-Pastorius regalava magnifici sviluppi nel campo armonico e melodico della musica, accettando l'idioma jazz e lasciando da parte una vasta area dell'espressione; usare un basso per improvvisare liberamente, senza strutture ed ordini, sembrò qualcosa che potesse essere circoscritta solo alle esperienze libere dei chitarristi. Nonostante tuonassero i tentativi dei musicisti di basso elettrico di impostare un'era della rivoluzione del modo di suonare lo strumento, ciò che mancava era l'accoglimento totale delle teorie improvvisative di Derek Bailey, cioè quelle che riportavano ad un utilizzo fisico e men che meno armonico o ritmico dello strumento. Da questo punto di vista le personalità che hanno seguito quel percorso apparentemente arido, inviso alla tonalità e completamente impostato ideologicamente, sono da contare sulla punta delle dita. In Italia, musicisti come Roberto Del Piano sono dunque alfieri di una invidiabile rarità strumentale, in cui mancano testimoni/successori concreti.
Dopo il bellissimo La main qui cherche la lumiére, Del Piano al basso elettrico si ripresenta con una registrazione pubblicata per Setola di Maiale, un cd in duo con il clarinettista Joao Pedro Viegas che lo ritrae in un'esibizione fatta a Milano al Salotto in Prova nel settembre scorso: Friendship in Milano è una lezione di musica, perchè vi insegna come qualsiasi soluzione musicale estemporanea vada sentita prima dentro di sé, assimilata e concepita in un patchwork che mira a raggiungere la migliore creazione estetica, se per quest'ultima ne ripristinassimo la vera funzione. L'idea è quella di collocarsi probabilmente in una particolare finzione dove ognuno ha la sua parte, una sorta di documentazione sonora del vivere la dimensione musicale, così come è stata vissuta in tanti anni di esperienza. A Viegas gli si attribuisce una parte sgusciante, continue sonorità che sbucano dal suo clarinetto basso (strappi, fluttuazioni, arrampicamenti, frutto di tecniche estese), fuoriuscite che somigliano a sgorghi scomposti di un rubinetto dell'acqua quando la pressione non è regolare, mentre Del Piano si incarica di delineare un percorso che a fronte di alcuni accorgimenti già congegnati (spazi brevissimi dell'instant composition), dà propulsione attraverso passaggi improvvisativi in cui il suo basso disegna linee sbilenche o torbide condensazioni di suoni che sono veri e propri modi di pensare in musica, ossia pongono interrogativi, stimolano urgenze, punteggiature o atteggiamenti di un ipotetico dialogo. Perciò c'è di tutto in Friendship in Milano, dall'orologio ritmico che imperversa nel ricordo degli old times di First conversation ai capitomboli di Short tale about energy, dall'evidenza celatamente teatralizzata che deriva da Lament agli stop and go di Rejoicing, dove ogni nota al basso di Roberto è un macigno, una profonda compenetrazione di ciò che velocemente crea un percorso in musica." Ettore Garzia, Percorsi Musicali, 2018.
"(...) Clarinette contrebasse: João Pedro Viegas, Lisbonne, activiste incontournable avec Carlos Zingaro, Marcello Magliocchi, Paulo Chagas, Silvia Corda etc…
Basse électrique: Roberto Del Piano, Milan, longtemps membre émérite du trio Idea avec le pianiste Gaetano Liguori et compagnon des Guido Mazzon, Massimo Urbani et cie.
Tous deux crédités composition.
Pourquoi la basse électrique? Roberto Del Piano souffre d’un handicap majeur à la main gauche: son index et son majeur sont quasiment soudés l’un à l’autre. Ne pouvant dès lors jouer de la contrebasse, il s’est inventé une technique tout à fait personnelle sur le manche lui permettant de produire les notes de la gamme en glissant la main le long du manche. Il joua un nombre incalculable de concerts avec le pianiste Gaetano Liguori, un solide virtuose dont le répertoire était basé sur des rythmes complexes et des compositions exigeantes.
Rencontre complètement improvisée à Milan entre deux amis (Salotto In Prova). Del Piano sollicite les cordes de sa basse customisée comme s’il s’agissait d’une guitare un peu curieuse. João Pedro Viegas comprime la colonne d’air laissant échapper spasmes, glissandi, bulles qui explosent à la surface d’un étang couvert d’ombres, fragmentations du timbre, galimatias du bec, rengorgements de basse cour, souffle évoquant le chant, murmures etc… Le bassiste fait résonner une corde grave qui se détend quand l’index et le majeur de la main droite gratte les notes hautes dans le désordre, percute la touche avec les cordes, les gratouillent avec les ongles.
Un dialogue intimiste se construit, s’évite, se rejoint en faussant la logique du question-réponse. Les deux comparses préfèrent la poésie, l’envers du clin d’œil, la correspondance inopinée, quelques surprises. Un signal impromptu inspire une tirade, un brin de mélodie surgit du néant, une boucle s’évade dans le silence. Neuf morceaux courts, autour des deux, trois ou quatre minutes à l’approche du silence et les oreilles grandes ouvertes. Une superbe variété sonore s’établit au fil de l’improvisation et de chaque pièce, un sens inné de la dynamique s’instaure. Une plénitude aussi fragile qu’assurée. Magnifique!" Jean-Michel Van Schouwburg, Orynx-Improv and Sounds, 2018.
"(...) A primeira alegria deste disco começa no seu acontecimento: dois “senhores de certa idade”, de dois países diferentes, que se mantêm interessados na música. São estas as coisas que fazem acreditar que a humanidade não tende para o mal ou para o egoísmo e que o mundo não é dos “empresários” angolanos. Dois músicos que acreditam ainda na possibilidade de descobrir novidades na abstracção, com sons pouco convencionais e, mais importante talvez, a acreditarem um no outro. Os músicos são João Pedro Viegas, que nos últimos anos tem sedimentado uma série de relações musicais em Itália, e Roberto Del Piano, de Milão: clarinete baixo e baixo eléctrico. As palavras podiam indiciar que é de sons graves/baixos que se trata, mas na verdade o registo global não é esse. Pus o disco no microscópio e analisei-o ao pormenor…
A gravação é seca, ouve-se a sala, não tem filtros nem tratamentos. Transporta-nos para um local que não conhecemos, mas sentimos que estamos perante o documento de uma ocorrência que os autores acharam importante partilharem. O CD arranca devagar, sussurrado, com a dupla a debitar sons estranhos e à procura daquele tipo de ligação que normalmente aparece por reacção. A música começa por impulsos. Subitamente, encontra um tema. É Viegas que propõe uma frase e o baixista resolve um acompanhamento. Usam-se vários tipos de ideias, desde as repetitivas às confrontacionais, em que o jogo de resposta dos improvisadores é provocado pelo parceiro com intempestividade e de modo afirmativo. Sente-se a vontade de os dois colaborarem, de encontrarem formas de fazer a música funcionar, mesmo quando, como no terceiro tema, os músicos se separam e seguem por caminhos difusos. Evitam-se os tiques típicos da improvisação, os ciclos de aceleração ou de intensidade: quando o clarinete fica mais afirmativo o baixo eléctrico assume-se como mais estuturante. Quando surgem canções espontâneas (exemplo: sexta faixa) com uma escala descendente no clarinete, o baixo dá um acompanhamento lógico e sem problemas em assumi-lo. Este não é um disco com electrónica nem virtuosismos técnicos; é um diálogo honesto em que cada um procura falar com o outro com o que tem, sem malabarismos ou procuras de afirmação pessoal. Houvesse mais assim e o mundo funcionava melhor." Gonçalo Falcão, Jazz.pt, 2018.
01 _ Getting together 7:31
02 _ First conversation (remembering old times) 4:56
03 _ Dance 3:24
04 _ Short tale about energy 2:14
05 _ Lament 3:44
06 _ Humour about to change 1:30
07 _ Rejoicing 3:55
08 _ One more (the last) happy tale 3:49
09 _ Maybe the last celebration 2:19
(C) + (P) 2018
SOLD OUT
João Pedro Viegas _ bass clarinet _ composition
Roberto Del Piano _ electric bass _ composition
Free improvisations by two musicians with long curriculum, João is from Sobral da Abelheira (Portugal) and Roberto is from Milan.
From the liner notes by Roberto Masotti: "Small steps, apparently, whispers, rapid rapids, gestures as a result, content but well decided. Familiarity lead to a hyper-attentive listening but also good-natured, relaxed. It develops and flows through brief episodes that the place suspends and does not let it disappear, it absorbs them and arranges them in disorderly order: this is improvisation. João and Roberto know this perfectly." Recorded live at Salotto in Prova (Milan) by Stefano D'Erasmo on September 8th, 2017. Photos by Roberto Masotti.
For more info:
http://www.orchestratai.com/artists/roberto-del-piano/
https://soundcloud.com/jo-o-pedro-viegas
"(...) One of the best albums of 2018, according to Jazz.pt (Portugal).
"(...) Clarinette contrebasse: João Pedro Viegas, Lisbonne, activiste incontournable avec Carlos Zingaro, Marcello Magliocchi, Paulo Chagas, Silvia Corda etc…
Basse électrique: Roberto Del Piano, Milan, longtemps membre émérite du trio Idea avec le pianiste Gaetano Liguori et compagnon des Guido Mazzon, Massimo Urbani et cie.
Tous deux crédités composition.
Pourquoi la basse électrique? Roberto Del Piano souffre d’un handicap majeur à la main gauche: son index et son majeur sont quasiment soudés l’un à l’autre. Ne pouvant dès lors jouer de la contrebasse, il s’est inventé une technique tout à fait personnelle sur le manche lui permettant de produire les notes de la gamme en glissant la main le long du manche. Il joua un nombre incalculable de concerts avec le pianiste Gaetano Liguori, un solide virtuose dont le répertoire était basé sur des rythmes complexes et des compositions exigeantes.
Rencontre complètement improvisée à Milan entre deux amis (Salotto In Prova). Del Piano sollicite les cordes de sa basse customisée comme s’il s’agissait d’une guitare un peu curieuse. João Pedro Viegas comprime la colonne d’air laissant échapper spasmes, glissandi, bulles qui explosent à la surface d’un étang couvert d’ombres, fragmentations du timbre, galimatias du bec, rengorgements de basse cour, souffle évoquant le chant, murmures etc… Le bassiste fait résonner une corde grave qui se détend quand l’index et le majeur de la main droite gratte les notes hautes dans le désordre, percute la touche avec les cordes, les gratouillent avec les ongles.
Un dialogue intimiste se construit, s’évite, se rejoint en faussant la logique du question-réponse. Les deux comparses préfèrent la poésie, l’envers du clin d’œil, la correspondance inopinée, quelques surprises. Un signal impromptu inspire une tirade, un brin de mélodie surgit du néant, une boucle s’évade dans le silence. Neuf morceaux courts, autour des deux, trois ou quatre minutes à l’approche du silence et les oreilles grandes ouvertes. Une superbe variété sonore s’établit au fil de l’improvisation et de chaque pièce, un sens inné de la dynamique s’instaure. Une plénitude aussi fragile qu’assurée. Magnifique!" Jean-Michel Van Schouwburg, Orynx-Improv and Sounds, 2018.
"(...) A primeira alegria deste disco começa no seu acontecimento: dois “senhores de certa idade”, de dois países diferentes, que se mantêm interessados na música. São estas as coisas que fazem acreditar que a humanidade não tende para o mal ou para o egoísmo e que o mundo não é dos “empresários” angolanos. Dois músicos que acreditam ainda na possibilidade de descobrir novidades na abstracção, com sons pouco convencionais e, mais importante talvez, a acreditarem um no outro. Os músicos são João Pedro Viegas, que nos últimos anos tem sedimentado uma série de relações musicais em Itália, e Roberto Del Piano, de Milão: clarinete baixo e baixo eléctrico. As palavras podiam indiciar que é de sons graves/baixos que se trata, mas na verdade o registo global não é esse. Pus o disco no microscópio e analisei-o ao pormenor…
A gravação é seca, ouve-se a sala, não tem filtros nem tratamentos. Transporta-nos para um local que não conhecemos, mas sentimos que estamos perante o documento de uma ocorrência que os autores acharam importante partilharem. O CD arranca devagar, sussurrado, com a dupla a debitar sons estranhos e à procura daquele tipo de ligação que normalmente aparece por reacção. A música começa por impulsos. Subitamente, encontra um tema. É Viegas que propõe uma frase e o baixista resolve um acompanhamento. Usam-se vários tipos de ideias, desde as repetitivas às confrontacionais, em que o jogo de resposta dos improvisadores é provocado pelo parceiro com intempestividade e de modo afirmativo. Sente-se a vontade de os dois colaborarem, de encontrarem formas de fazer a música funcionar, mesmo quando, como no terceiro tema, os músicos se separam e seguem por caminhos difusos. Evitam-se os tiques típicos da improvisação, os ciclos de aceleração ou de intensidade: quando o clarinete fica mais afirmativo o baixo eléctrico assume-se como mais estuturante. Quando surgem canções espontâneas (exemplo: sexta faixa) com uma escala descendente no clarinete, o baixo dá um acompanhamento lógico e sem problemas em assumi-lo. Este não é um disco com electrónica nem virtuosismos técnicos; é um diálogo honesto em que cada um procura falar com o outro com o que tem, sem malabarismos ou procuras de afirmação pessoal. Houvesse mais assim e o mundo funcionava melhor." Gonçalo Falcão, Jazz.pt, 2018.
"(...) È noto che funzioni e livello espressivo del basso hanno ricevuto un accrescimento grazie a Jaco Pastorius. Previsto per fare faville in altri generi musicali, il basso acustico ha vissuto di concomitanze e subordinazioni nel campo dell'improvvisazione, con contrabbassisti che all'uopo diventavano anche bassisti (vedi il caso di Swallow ad esempio), ma si può ragionevolmente affermare che la magia dei bassisti post-Pastorius regalava magnifici sviluppi nel campo armonico e melodico della musica, accettando l'idioma jazz e lasciando da parte una vasta area dell'espressione; usare un basso per improvvisare liberamente, senza strutture ed ordini, sembrò qualcosa che potesse essere circoscritta solo alle esperienze libere dei chitarristi. Nonostante tuonassero i tentativi dei musicisti di basso elettrico di impostare un'era della rivoluzione del modo di suonare lo strumento, ciò che mancava era l'accoglimento totale delle teorie improvvisative di Derek Bailey, cioè quelle che riportavano ad un utilizzo fisico e men che meno armonico o ritmico dello strumento. Da questo punto di vista le personalità che hanno seguito quel percorso apparentemente arido, inviso alla tonalità e completamente impostato ideologicamente, sono da contare sulla punta delle dita. In Italia, musicisti come Roberto Del Piano sono dunque alfieri di una invidiabile rarità strumentale, in cui mancano testimoni/successori concreti.
Dopo il bellissimo La main qui cherche la lumiére, Del Piano al basso elettrico si ripresenta con una registrazione pubblicata per Setola di Maiale, un cd in duo con il clarinettista Joao Pedro Viegas che lo ritrae in un'esibizione fatta a Milano al Salotto in Prova nel settembre scorso: Friendship in Milano è una lezione di musica, perchè vi insegna come qualsiasi soluzione musicale estemporanea vada sentita prima dentro di sé, assimilata e concepita in un patchwork che mira a raggiungere la migliore creazione estetica, se per quest'ultima ne ripristinassimo la vera funzione. L'idea è quella di collocarsi probabilmente in una particolare finzione dove ognuno ha la sua parte, una sorta di documentazione sonora del vivere la dimensione musicale, così come è stata vissuta in tanti anni di esperienza. A Viegas gli si attribuisce una parte sgusciante, continue sonorità che sbucano dal suo clarinetto basso (strappi, fluttuazioni, arrampicamenti, frutto di tecniche estese), fuoriuscite che somigliano a sgorghi scomposti di un rubinetto dell'acqua quando la pressione non è regolare, mentre Del Piano si incarica di delineare un percorso che a fronte di alcuni accorgimenti già congegnati (spazi brevissimi dell'instant composition), dà propulsione attraverso passaggi improvvisativi in cui il suo basso disegna linee sbilenche o torbide condensazioni di suoni che sono veri e propri modi di pensare in musica, ossia pongono interrogativi, stimolano urgenze, punteggiature o atteggiamenti di un ipotetico dialogo. Perciò c'è di tutto in Friendship in Milano, dall'orologio ritmico che imperversa nel ricordo degli old times di First conversation ai capitomboli di Short tale about energy, dall'evidenza celatamente teatralizzata che deriva da Lament agli stop and go di Rejoicing, dove ogni nota al basso di Roberto è un macigno, una profonda compenetrazione di ciò che velocemente crea un percorso in musica." Ettore Garzia, Percorsi Musicali, 2018.
01 _ Getting together 7:31
02 _ First conversation (remembering old times) 4:56
03 _ Dance 3:24
04 _ Short tale about energy 2:14
05 _ Lament 3:44
06 _ Humour about to change 1:30
07 _ Rejoicing 3:55
08 _ One more (the last) happy tale 3:49
09 _ Maybe the last celebration 2:19
(C) + (P) 2018