LEARN TO LOVE SOLITUDE
THE VERGE OF RUIN (Stefano De Ponti, Shari DeLorian)
Shari DeLorian _ elettronica _ field recordings
Stefano De Ponti _ chitarra preparata _ violoncello _ field recordings
Ospiti _
Elia Moretti _ percussioni
Eleonora Pellegrini _ voci
Giorgio Sancristoforo _ elettronica
Dalle note progettuali dello stesso duo: "The Verge of Ruin è una visione, una ricerca nel suono e nella poesia iniziata nel dicembre 2015 da Stefano De Ponti e Shari DeLorian a Milano. Scrutando il presente, ma mantenendosi fortemente connesso con i maestri e le esperienze del passato, il duo è costantemente alla ricerca di nuovi punti di fuga, per rispondere all'apparente impossibilità creativa e comunicativa quale effetto del collasso mediatico contemporaneo. Il quadro citato è quello tracciato dalla musica concreta e dall'arte acustica del XIX secolo, in particolare con riferimenti a Cage, Nono, Schaeffer, Xenakis e Scelsi, per raggiungere le coste delle avanguardie e dell'elettroacustica contemporanea. L'approccio alla composizione è libero e privo di dogmatismi: dalla sperimentazione radicale alla ricerca nella produzione dei suoni, sempre intesa come materia ruvida da modellare e dotare di un senso. Uno sviluppo concettuale pre-definito attraverso partiture grafiche, scrittura e materiali organizzati provenienti da altri linguaggi artistici, come le arti visive e la letteratura. Tutti questi elementi danno vita ad uno 'stile' che si dissocia dalle classificazioni standard e dalle facili etichettature.
L'apertura al confronto e alla collaborazione con altri artisti e musicisti è parte fondante del progetto"
Per maggiori informazioni:
www.thevergeofruin.tumblr.com
www.stefanodeponti.it
"(...) A favore del creare e dello sperimentare linguaggi (para-)musicali al di fuori del circuito promozionale classico: potremmo sintetizzare così la mission dell’etichetta italiana Setola di Maiale – una vera istituzione, e non soltanto per i suoi 25 anni di storia. A essa si rivolgono artisti che conservano ancora un’idea pura di espressione creativa, sicuri di raggiungere il pubblico della musica di ricerca mantenendo in secondo piano le questioni economiche.
Con questi auspici viene inaugurata la produzione del duo The Verge Of Ruin, formato nel tardo 2015 da Stefano De Ponti e Shari DeLorian, colti sound artist emergenti della scena milanese. La gestazione di “Learn To Love Solitude” ha avuto inizio più di un anno fa, e giunge qui alla sua forma finale di soli 20 minuti: ma non occorre chiamarlo Ep, trattandosi di una composizione perfettamente conchiusa, ispirata alle pratiche e alle pionieristiche opere elettroniche dei maggiori compositori d’avanguardia del Novecento, dalla scuola francese di Schaeffer, Xenakis e Parmégiani ai nostri Nono, Berio e Maderna.
Con lo stesso spirito d’avventura, The Verge Of Ruin stabilisce un punto di arrivo concettuale ma sfrutta tanti percorsi possibili per raggiungerlo, rielaborando e assommando suggestioni originate da altre forme artistiche per inseguire un’idea di suono assoluto e in se stesso significante." Michele Palozzo, Onda Rock, 2018.
"(...) Si presenta con un titolo bellissimo l’esordio di The Verge Of Ruin – duo che mette insieme le esperienze di Stefano De Ponti e Shari DeLorian coi contributi di Elia Moretti (percussioni), Eleonora Pellegrini (voce) e Giorgio Sancristoforo (elettronica) – e ci appare tanto migliore in quanto ritroviamo perfettamente questa suggestione nel disco. La cartella stampa fa nomi impegnativi (Cage, Nono, Schaeffer, Xenakis, Scelsi) ma sono più che altro riferimenti teorici e metodologici che danno forma a una musica perfettamente fruibile anche senza conoscere a fondo gli ispiratori grazie al suo legare strettamente suono e visione. Forse è solo suggestione data dall’immagine di copertina – il Grande Cretto di Alberto Burri fotografato come avrebbe potuto farlo Franco Fontana (o dipingerlo Giovanni Fattori) – ma la sensazione che dà l’ascolto di Learn To Love Solitude è quello di vagare in un luogo rale e della mente insieme, dove la linea di terra si confonde con l’orizzonte e si è lì e altrove contemporaneamente. Siamo lì grazie al valore materico dei suoni, al riconoscere i materiali che li producono (il metallo delle corde, il legno e le pelli delle percussioni, i field recordings che ci portano l’ambiente circostante nelle orecchie); siamo altrove per la costruzione di una musica dalle strutture aperte, spettrale e fluttuante, che solo a tratti (e quasi tutti verso la fine) si fissa in strutture più definite. Un inizio rumoroso e dal sapore industriale ci introduce a un’atmosfera brulicante di stridori leggeri, suoni lontani e piccoli concretismi prima che una pulsazione contribuisca a far salire la tensione portandoci faccia a faccia con orizzonti lividi da cui soffiano droni vibranti e ambientali. Una breve cesura silenziosa ci introduce alla seconda parte del lavoro, quella maggiormente strutturata. I toni gravi di corde vibranti lasciano spazio a una voce che sussurra lontana, prima disturbata da sfrigolii analogici, poi supportata da battiti regolari che crescono fino a diventare pura esaltazione tribale. Siamo all’apice del percorso, al pieno raggiungimento di una consapevolezza che solo la solitudine può dare: il premio, fra scampanellii e suoni naturali, è il ritorno della voce che canta per noi una melodia antica, prima che rare percussioni ci conducano alla fine. Sono passati solo venti minuti dall’inizio, ma qui il tempo è un elemento secondario; contano invece l’intensità e il trasporto e di quelli, in Lean To Love Solitude, ce ne sono in abbondanza." Emiliano Zanotti, Sodapop, 2018.
"(...) Esce l'8 Gennaio 2018 il debutto discografico di The Verge of Ruin, progetto collaborativo dei Milanesi Shari DeLorian e Stefano De Ponti, edito da Setola di Maiale. Registrato in collaborazione con i musicisti Elia Moretti (percussioni), Eleonora Pellegrini (voci) e Giorgio Sancristoforo (elettroniche), Learn To Love Solitude raccoglie e confeziona un ampio periodo di lavoro in studio operato manipolando field recordings, una chitarra preparata, un violoncello, un granularizzator, un bottiglione di plastica da 10 litri e molto altro ancora. Il titolo dell’opera prima di TVOR viene direttamente da un frammento di un’intervista ad Andrej Tarkovskij estratta da ‘Un poeta nel Cinema‘ di Donatella Baglivo, nel quale al regista russo veniva chiesto un consiglio da poter elargire ai giovani d’oggi (era il 1984). Come riportato dagli stessi musicisti, il percorso di The Verge of Ruin inizia formalmente nel Dicembre 2015: identificato da un moniker che evoca immediatamente una posizione di instabilità e pericolosità imminente, TVOR è il riflesso diretto delle intenzioni artistiche del duo, il quale resta e vive calato nel presente ma è, allo stesso tempo, strettamente connesso con l’esperienza passata di maestri come Cage, Nono, Schaeffer, Xenakis e Scelsi. L’ambito di riferimento per Learn To Love Solitude è quello rappresentato dalle teorie e le pratiche proprie della musica concreta e acusmatica, esplorando inoltre territori prossimi all’elettronica d’avanguardia. In tal senso, Setola di Maiale, quel “laboratorio/archivio di libera coagulazione artistica che opera nella più totale libertà creativa e gestionale, il cui unico intento è documentare e diffondere musiche del nostro tempo“, rappresenta una delle migliori piattaforme a disposizione in Italia (ma non solo), sia in termini di professionalità che estetica musicale pubblicata, diffusa e supportata, a partire dal 1993. L’approccio compositivo che ha supportato Learn to Love Solitude, scevro di qualsiasi dogmatismo, ha portato il duo a muoversi tra sperimentazione radicale volta alla produzione di suono inteso come materia grezza da modellare, per arrivare allo sviluppo di concept pre-definiti mediante scrittura di partiture grafiche (talvolta accompagnate da materiali derivati da altri linguaggi artistici, principalmente visivi e letterari) poi elaborati in fase di registrazione ed elaborazione. Questa avviene per mezzo di cut-up, campionamenti, ricorrendo a field recordings, ed anche a strumenti classici (archi, cordofoni, fiati e percussioni), strumenti autocostruiti, voce, periferiche elettroniche e software di sintesi additiva, granulare e modale. Ne deriva uno stile difficilmente catalogabile che prende le distanze da classificazioni ed omologazioni di sorta, nel quale inoltre viene attribuito un ruolo centrale è la collaborazione con altri musicisti e artisti in genere." Andrea Migliorati, Paynomindtous, 2018.
"(...) Disco particolarmente misterioso questo del duo Stefano De Ponti – Shari Delorian, musicisti di area milanese che conosciamo abbastanza bene, specie il primo. Learn To Love Solitude ha avuto una gestazione piuttosto complessa, ma alla fine è riuscito a trovare casa presso Setola Di Maiale (quest’anno ne fa 25 di attività, auguri…). Il contenuto è una sorta di lungo cerimoniale dove processioni di sample si palesano improvvisamente e ti fanno quasi perdere il senno, e il sonno ai più sensibili. Tra fumose atmosfere da dopo-bomba e sezioni in forma di lunghe preghiere dall’afflato zen, quest’album assomiglia a quegli strani oggetti che si possono trovare nelle bancarelle dell’usato, quelli che un venditore poco attento ti cede per un pugno di spiccioli, e invece poi ti ritrovi in casa un prezioso pezzetto di musica. Questo non sarà un ascolto a cuor leggero, ma l’esperienza sonora è totalizzante e l’esperienza sensoriale porta i suoi benefici frutti." Maurizio Inchingoli, The New Noise, 2018.
"(...) This project is presented by their members, Stefano de Ponti and Shari DeLorian, as "a research in sound and poetry" and, while it's not clear the meaning of this claim after the listening of this first release, sounds as completely focused on a idea of "writing as editing". This release sounds as developed by pasting fragments until the result is more than the sum of the parts.
The track starts in a relatively free form dominated by sparse sound mostly of concrète origin and percussion; after all this movement, there's a part based on drones of long tones searching resonances and juxtaposition. Then, the track begin to oscillates between static and dynamic moments so e.g., after a detailed drone there's an abrupt explosion of noise. Above all, there's the impression that, more than a sound research, there's an idea of musical movement based on short musical moments in direct contrast between them as a sort of dialetic without synthesis.
All those materials compressed in a so short span (the release lasts just over twenty minutes) means a demanding listening asking for a particular concentration. Not exactly a easy listening but it's full of subtle ideas that could have been perhaps more developed. However, it's recommended for fans of experimental music." Andrea Piran, Chain D.L.K., 2018.
01 _ Learn to Love Solitude 20:16
(C) + (P) 2017
Shari DeLorian _ electronics _ field recordings
Stefano De Ponti _ prepared guitar _ cello _ field recordings
Guest musicians _
Elia Moretti _ percussions
Eleonora Pellegrini _ voices
Giorgio Sancristoforo _ electronics
From the statement of the duo: "The Verge of Ruin is a research in sound and poetry that started in December 2015 by Stefano de Ponti and Shari DeLorian, in Milan. A view that lives in the present and at the same time is strongly connected with several guides and experiences out of the past. Constantly looking for new vanishing points and responding to creative impossibility which are caused by contemporary collapses of media. The framework referred to, is the one drawn by concrete music and acousmatic art of the XIX Century, in particular with references to Cage, Nono, Schaeffer, Xenakis and Scelsi, to reach electroacoustic and avant-garde shores. The approach in composition is highly free and deprived from dogmatisms: from radical experimentation to sound research and sound production, meant as rough matter to be modelled and equipped with a sense. A pre-defined conceptual development through graphic scores, writing and organized materials coming from other artistic languages, like visual arts and literature. All these elements give life to a 'style' that dissociates itself from standard classifications and labeling. Collaboration with other artists and musicians is crucial."
For more info:
www.thevergeofruin.tumblr.com
www.stefanodeponti.it
"(...) This project is presented by their members, Stefano de Ponti and Shari DeLorian, as "a research in sound and poetry" and, while it's not clear the meaning of this claim after the listening of this first release, sounds as completely focused on a idea of "writing as editing". This release sounds as developed by pasting fragments until the result is more than the sum of the parts.
The track starts in a relatively free form dominated by sparse sound mostly of concrète origin and percussion; after all this movement, there's a part based on drones of long tones searching resonances and juxtaposition. Then, the track begin to oscillates between static and dynamic moments so e.g., after a detailed drone there's an abrupt explosion of noise. Above all, there's the impression that, more than a sound research, there's an idea of musical movement based on short musical moments in direct contrast between them as a sort of dialetic without synthesis.
All those materials compressed in a so short span (the release lasts just over twenty minutes) means a demanding listening asking for a particular concentration. Not exactly a easy listening but it's full of subtle ideas that could have been perhaps more developed. However, it's recommended for fans of experimental music." Andrea Piran, Chain D.L.K., 2018.
"(...) A favore del creare e dello sperimentare linguaggi (para-)musicali al di fuori del circuito promozionale classico: potremmo sintetizzare così la mission dell’etichetta italiana Setola di Maiale – una vera istituzione, e non soltanto per i suoi 25 anni di storia. A essa si rivolgono artisti che conservano ancora un’idea pura di espressione creativa, sicuri di raggiungere il pubblico della musica di ricerca mantenendo in secondo piano le questioni economiche.
Con questi auspici viene inaugurata la produzione del duo The Verge Of Ruin, formato nel tardo 2015 da Stefano De Ponti e Shari DeLorian, colti sound artist emergenti della scena milanese. La gestazione di “Learn To Love Solitude” ha avuto inizio più di un anno fa, e giunge qui alla sua forma finale di soli 20 minuti: ma non occorre chiamarlo Ep, trattandosi di una composizione perfettamente conchiusa, ispirata alle pratiche e alle pionieristiche opere elettroniche dei maggiori compositori d’avanguardia del Novecento, dalla scuola francese di Schaeffer, Xenakis e Parmégiani ai nostri Nono, Berio e Maderna.
Con lo stesso spirito d’avventura, The Verge Of Ruin stabilisce un punto di arrivo concettuale ma sfrutta tanti percorsi possibili per raggiungerlo, rielaborando e assommando suggestioni originate da altre forme artistiche per inseguire un’idea di suono assoluto e in se stesso significante." Michele Palozzo, Onda Rock, 2018.
"(...) Esce l'8 Gennaio 2018 il debutto discografico di The Verge of Ruin, progetto collaborativo dei Milanesi Shari DeLorian e Stefano De Ponti, edito da Setola di Maiale. Registrato in collaborazione con i musicisti Elia Moretti (percussioni), Eleonora Pellegrini (voci) e Giorgio Sancristoforo (elettroniche), Learn To Love Solitude raccoglie e confeziona un ampio periodo di lavoro in studio operato manipolando field recordings, una chitarra preparata, un violoncello, un granularizzator, un bottiglione di plastica da 10 litri e molto altro ancora. Il titolo dell’opera prima di TVOR viene direttamente da un frammento di un’intervista ad Andrej Tarkovskij estratta da ‘Un poeta nel Cinema‘ di Donatella Baglivo, nel quale al regista russo veniva chiesto un consiglio da poter elargire ai giovani d’oggi (era il 1984). Come riportato dagli stessi musicisti, il percorso di The Verge of Ruin inizia formalmente nel Dicembre 2015: identificato da un moniker che evoca immediatamente una posizione di instabilità e pericolosità imminente, TVOR è il riflesso diretto delle intenzioni artistiche del duo, il quale resta e vive calato nel presente ma è, allo stesso tempo, strettamente connesso con l’esperienza passata di maestri come Cage, Nono, Schaeffer, Xenakis e Scelsi. L’ambito di riferimento per Learn To Love Solitude è quello rappresentato dalle teorie e le pratiche proprie della musica concreta e acusmatica, esplorando inoltre territori prossimi all’elettronica d’avanguardia. In tal senso, Setola di Maiale, quel “laboratorio/archivio di libera coagulazione artistica che opera nella più totale libertà creativa e gestionale, il cui unico intento è documentare e diffondere musiche del nostro tempo“, rappresenta una delle migliori piattaforme a disposizione in Italia (ma non solo), sia in termini di professionalità che estetica musicale pubblicata, diffusa e supportata, a partire dal 1993. L’approccio compositivo che ha supportato Learn to Love Solitude, scevro di qualsiasi dogmatismo, ha portato il duo a muoversi tra sperimentazione radicale volta alla produzione di suono inteso come materia grezza da modellare, per arrivare allo sviluppo di concept pre-definiti mediante scrittura di partiture grafiche (talvolta accompagnate da materiali derivati da altri linguaggi artistici, principalmente visivi e letterari) poi elaborati in fase di registrazione ed elaborazione. Questa avviene per mezzo di cut-up, campionamenti, ricorrendo a field recordings, ed anche a strumenti classici (archi, cordofoni, fiati e percussioni), strumenti autocostruiti, voce, periferiche elettroniche e software di sintesi additiva, granulare e modale. Ne deriva uno stile difficilmente catalogabile che prende le distanze da classificazioni ed omologazioni di sorta, nel quale inoltre viene attribuito un ruolo centrale è la collaborazione con altri musicisti e artisti in genere." Andrea Migliorati, Paynomindtous, 2018.
"(...) Disco particolarmente misterioso questo del duo Stefano De Ponti – Shari Delorian, musicisti di area milanese che conosciamo abbastanza bene, specie il primo. Learn To Love Solitude ha avuto una gestazione piuttosto complessa, ma alla fine è riuscito a trovare casa presso Setola Di Maiale (quest’anno ne fa 25 di attività, auguri…). Il contenuto è una sorta di lungo cerimoniale dove processioni di sample si palesano improvvisamente e ti fanno quasi perdere il senno, e il sonno ai più sensibili. Tra fumose atmosfere da dopo-bomba e sezioni in forma di lunghe preghiere dall’afflato zen, quest’album assomiglia a quegli strani oggetti che si possono trovare nelle bancarelle dell’usato, quelli che un venditore poco attento ti cede per un pugno di spiccioli, e invece poi ti ritrovi in casa un prezioso pezzetto di musica. Questo non sarà un ascolto a cuor leggero, ma l’esperienza sonora è totalizzante e l’esperienza sensoriale porta i suoi benefici frutti." Maurizio Inchingoli, The New Noise, 2018.
"(...) Si presenta con un titolo bellissimo l’esordio di The Verge Of Ruin – duo che mette insieme le esperienze di Stefano De Ponti e Shari DeLorian coi contributi di Elia Moretti (percussioni), Eleonora Pellegrini (voce) e Giorgio Sancristoforo (elettronica) – e ci appare tanto migliore in quanto ritroviamo perfettamente questa suggestione nel disco. La cartella stampa fa nomi impegnativi (Cage, Nono, Schaeffer, Xenakis, Scelsi) ma sono più che altro riferimenti teorici e metodologici che danno forma a una musica perfettamente fruibile anche senza conoscere a fondo gli ispiratori grazie al suo legare strettamente suono e visione. Forse è solo suggestione data dall’immagine di copertina – il Grande Cretto di Alberto Burri fotografato come avrebbe potuto farlo Franco Fontana (o dipingerlo Giovanni Fattori) – ma la sensazione che dà l’ascolto di Learn To Love Solitude è quello di vagare in un luogo rale e della mente insieme, dove la linea di terra si confonde con l’orizzonte e si è lì e altrove contemporaneamente. Siamo lì grazie al valore materico dei suoni, al riconoscere i materiali che li producono (il metallo delle corde, il legno e le pelli delle percussioni, i field recordings che ci portano l’ambiente circostante nelle orecchie); siamo altrove per la costruzione di una musica dalle strutture aperte, spettrale e fluttuante, che solo a tratti (e quasi tutti verso la fine) si fissa in strutture più definite. Un inizio rumoroso e dal sapore industriale ci introduce a un’atmosfera brulicante di stridori leggeri, suoni lontani e piccoli concretismi prima che una pulsazione contribuisca a far salire la tensione portandoci faccia a faccia con orizzonti lividi da cui soffiano droni vibranti e ambientali. Una breve cesura silenziosa ci introduce alla seconda parte del lavoro, quella maggiormente strutturata. I toni gravi di corde vibranti lasciano spazio a una voce che sussurra lontana, prima disturbata da sfrigolii analogici, poi supportata da battiti regolari che crescono fino a diventare pura esaltazione tribale. Siamo all’apice del percorso, al pieno raggiungimento di una consapevolezza che solo la solitudine può dare: il premio, fra scampanellii e suoni naturali, è il ritorno della voce che canta per noi una melodia antica, prima che rare percussioni ci conducano alla fine. Sono passati solo venti minuti dall’inizio, ma qui il tempo è un elemento secondario; contano invece l’intensità e il trasporto e di quelli, in Lean To Love Solitude, ce ne sono in abbondanza." Emiliano Zanotti, Sodapop, 2018.
01 _ Learn to Love Solitude 20:16
(C) + (P) 2017