MEDEA
MEDEA (Marco Colonna, Cristian Lombardi)
SOLD OUT
Marco Colonna _ saxofoni _ elettronica povera
Cristian Lombardi _ batteria
Musica composta e improvvisata da questo intenso duo di base romana. Un viaggio d'ascolto benefico, dove i linguaggi si fanno comunicativi e apparentemente meno radicali. Marco e Cristian suonano insieme anche in un trio rock chiamato Noise of Trouble che, in parte insieme a Medea, rappresenta la faccia rock, seppure contaminata, di Marco Colonna - musicista, compositore e improvvisatore già presente in questo catalogo - capace di sentirsi a proprio agio nella musica classica contemporanea (venia per il termine) così come nel free jazz e, appunto, nelle musiche di confine.
Dalle note di copertina del disco, di Ettore Garzia: "Nella ricostruzione della figura mitologica di Medea emerge un chiarissimo divisorio esistenziale. Le tante rappresentazioni artistiche che si sono concentrate su una presunzione di giudizio di questa eruttiva creatura antica, consentono di interpretare con certezza che le sue vendette crudeli non sono altro che una risposta al dilagante raziocinio delle nuove società che si impongono nel tempo, confiscando opinioni ed atteggiamenti di quelle precedentemente insediate; nel suo film Pasolini ne diede un'incredibile versione, quasi pronto a giustificare i comportamenti della protagonista, divisa tra gli orrendi riti e le poderose sconfitte dell'animo e delle passioni, ponendola nell'incapacità di porre sollievo all'adattamento.
L'idea di donare un volto musicale alle vicende di Medea ha attratto la creatività del sassofonista Marco Colonna e del percussionista Cristian Lombardi, che in un'esibizione live catturata all'S9 di Latina, reagiscono con risposta multipla (musica, politica, drammaturgia), ed un set di nove movimenti (nove scene) bisognose di un'idea elettronica live a supporto. La storia di Medea si insinua nell'immaginario dei due suonatori, che si orientano verso territori calcolati, che racchiudono da una parte spiriti antichi (nel nostro caso un dialogico accostamento allo spiritual jazz statunitense del post-Coltrane) e dall'altra accorgimenti e sovraesposizioni del suono che tengono in gioco elementi moderni ed improvvisati della musica.
Il riconoscimento di Medea avviene a livello caratteriale: i due musicisti si muovono in un'intensa area di aderenza sensitiva che si spande nella ricerca di suoni appropriati: Colonna trova l'occasione di mostrare il suo gigantismo, con una serie di comportamenti, che vanno dall'assolo forbito a vere e proprie polifonie create suonando doppio con sassofoni di diverso registro (baritoni, soprani) e interagendo con un'elettronica che sta l'inquisizione e il disturbo emotivo (un synth analogico, dei loop e un cellulare rimodulato).
Si parte dal movimento 1, dove percussività rituale, un sax strozzato e un loop tormentoso vi fanno compiere il primo balzo in avanti, per poi proseguire in implacabili rappresentazioni che vanno oltre qualsiasi opinabile parodia; sono assaggi del tempo che si condensano in scenografie musicali, in cui tutte le interazioni sono al servizio del momento pensato: il parossismo vorticoso creato dall'improvvisazione di Colonna, il drumming rituale od ossessivo di Lombardi e i fischi e motivi che sembrano rubati ad un oscillatore di Subotnick, impongono di incrociare lo sguardo verso una gamma di sensazioni che va dalla pienezza della solitudine (l'intro di sax del mov. 8) fino al violento furore (mov. 5). C'è epicità, forza, istinti espliciti e, a tratti, ricordi etnicamente sbilanciati nel medioriente (il mov. 4). In questa rappresentazione di Medea tutto è filtrato, è il luogo indispensabile ed attuale della musica (il migliore disponibile) , dove poter incredibilmente raccontare la tragedia interiore degli uomini."
Per maggiori informazioni:
www.marcocolonna.com
"(...) Questo disco è uno dei migliori album del 2017" per Neri Pollastri, All About Jazz, 2017.
"(...) Questo disco è uno dei migliori album del 2017" per Ettore Garzia, Percorsi Musicali, 2017.
"(...) In un inedito duo, Colonna affianca le proprie ance a tamburi evocativi di memorie ancestrali e, complice il tema prescelto, tingendo da una mitologia polisenso, celebra felicemente un rito. Particolarmente azzeccata l'interazione tra Lombardi - e il suo drumming scandito, martellante, che si (ri)propone come fatto musicale inesorabile - e la forza ideativa di Colonna, inarrestabile, destinata naturalmente ad assumere una dimensione di solenne magniloquenza. Ne discende la messa in scena di un mondo sonoro vorticoso e vitale, capace di passare dalla padronanza dell'idioma jazzistico verso suggestioni etniche. Ciò sorattutto grazie alle campiture e ai graffi delle ance, ma anche per la robusta struttura offerta dalla batteria, che si rende perfettamente funzionale ai primi. L'effetto è in una dimensione finale di grande libertà, spesso segnata da una allure selvaggia e misteriosa. Vanno segnalati almeno, per rendere una idea della temperie espressiva, il tono oscuro e inquisitivo (quasi una interrogazione sulla vita e sulle sue pulsioni, del resto ben epitomizzate dalla figura di Medea) di Medea 2 che esita in sonorità drone-based, e la furia ossessiva di Medea 5. Opera matura, senza cadute e gravida di senso, che mostra un ulteriore aspetto creativo dell'artista Colonna, ottimamente sostenuto da Lombardi." Sandro Cerini, Musica Jazz 2018.
"(...) Una febbre sottile di percussioni su cui si staglia il profilo ieratico di un sassofono, ad aprire letteralmente mondi. Successivamente lo strumento a fiato inizia la prima delle sue molteplici e felicissime trasformazioni. Un loop, un canto roco e poetico, dolente (il popolo del blues abita dentro queste note, si intravede l’ombra di Roland Kirk annuire da lontano), poi al minuto 4 un’altra mutazione, suoni distorti e chitarristici mentre l’ansia ritmica resta sospesa e circospetta: questo il primo pezzo di Medea, un live registrato a Latina che vede Marco Colonna a sax sopranino, alto e baritono e cheap electronics (un cellulare, un korg monotron ed un monotron delay) e Cristian Lombardi alle percussioni, pubblicato dalla sempre ammirevole Setola Di Maiale. Il materiale è tutto improvvisato, per cui a ogni ascolto (ho attraversato quest’ora di musica molte volte senza mai annoiarmi nemmeno per un secondo), come nelle migliori session estemporanee, regala nuove prospettive e nuovi spigoli: ora, in questa domenica uggiosa e padanissima, dopo aver assistito a un deludente concerto degli Art Ensemble Of Chicago, mi colpisce il tono sicuro e il discorrere fluido del baritono nella seconda traccia, che avrà anche un finale su cadenze quasi funk, con il sassofono a sdoppiarsi e triplicarsi di nuovo, in un felice gioco di specchi rotti, per poi esplodere in lava noise, ma senza strafare. Misura, equilibrio, poesia, epica e controllo sono termini chiave per queste indagini sempre dense, come pedinamenti e agguati da seguire col cuore in gola, o mitologie rivisitate, tradimenti devoti, con la perenne curiosità di scoprire cosa succederà un passo più in là. Nella terza traccia il clima di apertura ha un che di ambient acustica, drammatica e urgente senza essere retorica, l’ottimo lavoro di Lombardi alle percussioni dialoga alla perfezione col plurilinguismo delle ance, che si fanno tempesta e preghiera nello stesso momento, rumore e voce, in un rincorrersi di echi che ha il fascino del canto delle sirene e trasmette nitidamente la forza e la convinzione di una ricerca fatta con amore, studio e devozione intorno alle possibilità timbriche degli strumenti. Tematico senza essere scontato, profondamente lirico e politico, il suono di Colonna è una scoperta, per chi scrive. La quinta traccia riprende il mood cinematografico della terza, l’inizio suonerebbe benissimo come versione alternativa del tema di “Taxi Driver”, poi si spalanca un precipizio free dove tutto rotola in basso e sale verso l’alto allo stesso tempo, ed è ancora una volta il miracolo del non ripetersi del ripetersi, corpi, viscere e respiri avvinghiati agli strumenti, per un’ispida selva che ricorda le spericolate salite cosmiche di Coltrane con Rashied Alì. La sesta improvvisazione ha un che di classico, di orchestrale: l’uso dei loop e degli effetti è qui davvero magistrale, dà nuova linfa e vita ad idee melodiche comunque molto interessanti, sorrette da una pulsazione sempre vitale. Si vira addirittura verso insospettabili lidi drum’n’bass con la settima traccia, dove il sax si trasforma in un synth analogico ruvido e spaziale al tempo stesso, il groove è potente e libero, il suono vaga senza meta trascinandoci con sé, ancora e sempre space is the place. Fantasmi di Steve Lacy, ombre di Stravinsky ed Albert Ayler, un gusto peculiare nel costruire cattedrali di loop, come nel finale della penultima traccia, dove i vari registri dei sassofoni si intrecciano in una babilonia di voci, col baritono a portare i massi più pesanti in cima alla torre, mentre stridori e canto si e ci avvolgono in una spirale di rara, enigmatica bellezza.
Chiude il disco la nona esplorazione, di nuovo il sassofono, come la divina Medea assume altre fattezze, siamo dalle parti dell’organo di Ratledge dei Soft Machine, un loop scuro e sospeso sopra il quale far fiorire ancora una volta mille invenzioni (sottolineiamo di nuovo la bravura di Lombardi, che si esprime con piglio libero e sicuro, senza essere mai didascalico, e con grande padronanza di timbri e dinamiche). Fate vostro questo manufatto (puntuali e vive le note di copertina di Ettore Garzia, che aggiungono poesia ad un lavoro che ne è già colmo), pubblicato in sole 50 copie dalla sempre coraggiosa e libera Setola di Maiale di Stefano Giust, un’etichetta dedita da anni all’improvvisazione, da conoscere, seguire e supportare. Marco Colonna ha per il mondo infinito del suono la devozione antica di un samurai e una preparazione e uno studio notevoli, nonché qualcosa da dire; siamo al cospetto di un musicista da seguire con estrema attenzione, capace di muoversi in contesti diversi, rispettoso del passato ma aperto al futuro, con un grande cuore e un cervello fino. Restate sintonizzati, ne sentiremo senz’altro delle belle." Nazim Comunale, The New Noise, 2017.
"(...) Fisico, energico, danzante è il duo tra Marco Colonna e il percussionista Cristian Lombardi che firmano Medea. Colonna si sovraincide per creare strati di suono e con Lombardi dà vita a brani da un deciso contenuto ritmico speziato di aromi etnici. Da servire a volume sufficientemente alto." Tra i dischi del 2017 secondo Flavio Massarutto, Il Manifesto, 2017.
(...) Medea è uno dei miti che attraversano senza posa la nostra cultura da oltre due millenni, una delle grandi figure drammatiche della femminilità che ha ispirato scrittori e poeti, drammaturghi e filosofi. Medea è qui l'ispiratrice di un progetto musicale per una formazione numericamente ristretta —accanto ai sassofoni di Marco Colonna, che opera anche all'elettronica, solo la batteria di Cristian Lombardi —ma dall'espressività e dal dinamismo elevatissimi.
La registrazione di questo CD è colta dal vivo —come spesso accade per i lavori di Colonna —all'S9 di Latina, nel corso di una delle prime esecuzioni di un lavoro che, in seguito, ha avuto modo di essere ripetutamente apprezzato, anche fuori del nostro paese. Si tratta in buona sostanza di una suite, idealmente suddivisa in nove parti, ma senza soluzione di continuità, nel corso delle quali viene sviluppata una narrazione sonora che, anche su disco, trasmette realmente la drammaticità degli eventi legati alla vicenda di Medea.
Pur nella loro continuità stilistica, le varie parti hanno peculiarità diverse, che vanno dall'intensità dal sapore introduttivo della prima, fino alla sublimazione espressa al soprano della nona, passando per la potenza drammatica della quinta, nella quale il baritono di Colonna giunge al massimo dell'intensità espressiva sul mutevole tappeto percussivo di Lombardi, o dai sapori etnici della quarta (sorta di introduzione alla drammaticità della successiva) e della sesta (quasi un teso lamento per gli eventi che lo hanno preceduto), o infine dal sospeso intervallo ricco di elettronica della settima, che quasi prepara la conclusione.
Il tutto con grande inventiva e libertà, con Colonna che varia ripetutamente i sassofoni e li usa anche assieme contemporaneamente, mentre Lombardi impiega vari oggetti per completare un lavoro alla batteria, tradizionale nei suoni ma sorprendente nelle forme. Perché Medea è un progetto che conserva un'ispirazione e un clima, ma muta nelle forme di rappresentazione in rappresentazione. Quella documentata su disco è esemplare e bellissima. CD della settimana." Neri Pollastri, All About Jazz, 2018.
01 _ Medea 1 6:19
02 _ Medea 2 6:27
03 _ Medea 3 4:32
04 _ Medea 4 1:44
05 _ Medea 5 4:22
06 _ Medea 6 2:54
07 _ Medea 7 3:58
08 _ Medea 8 8:54
09 _ Medea 9 4:27
(C) + (P) 2017
SOLD OUT
Marco Colonna _ saxophones _ cheap electronics
Cristian Lombardi _ drums
Music composed and improvised by this intense Roman duo. A beneficial listening journey, where languages are communicative and seemingly less radical. Marco and Cristian also play together in a rock trio called Noise of Trouble that, in part along with Medea, represents the rock face, albeit contaminated, of Marco Colonna - a musician, composer and improviser already in this catalog - able to feel at home Comfortable in contemporary classical music (coming to terms) as well as in free jazz and, precisely, in border music.
From the liner notes by Ettore Garzia (in Italian, sorry): "Nella ricostruzione della figura mitologica di Medea emerge un chiarissimo divisorio esistenziale. Le tante rappresentazioni artistiche che si sono concentrate su una presunzione di giudizio di questa eruttiva creatura antica, consentono di interpretare con certezza che le sue vendette crudeli non sono altro che una risposta al dilagante raziocinio delle nuove società che si impongono nel tempo, confiscando opinioni ed atteggiamenti di quelle precedentemente insediate; nel suo film Pasolini ne diede un'incredibile versione, quasi pronto a giustificare i comportamenti della protagonista, divisa tra gli orrendi riti e le poderose sconfitte dell'animo e delle passioni, ponendola nell'incapacità di porre sollievo all'adattamento.
L'idea di donare un volto musicale alle vicende di Medea ha attratto la creatività del sassofonista Marco Colonna e del percussionista Cristian Lombardi, che in un'esibizione live catturata all'S9 di Latina, reagiscono con risposta multipla (musica, politica, drammaturgia), ed un set di nove movimenti (nove scene) bisognose di un'idea elettronica live a supporto. La storia di Medea si insinua nell'immaginario dei due suonatori, che si orientano verso territori calcolati, che racchiudono da una parte spiriti antichi (nel nostro caso un dialogico accostamento allo spiritual jazz statunitense del post-Coltrane) e dall'altra accorgimenti e sovraesposizioni del suono che tengono in gioco elementi moderni ed improvvisati della musica.
Il riconoscimento di Medea avviene a livello caratteriale: i due musicisti si muovono in un'intensa area di aderenza sensitiva che si spande nella ricerca di suoni appropriati: Colonna trova l'occasione di mostrare il suo gigantismo, con una serie di comportamenti, che vanno dall'assolo forbito a vere e proprie polifonie create suonando doppio con sassofoni di diverso registro (baritoni, soprani) e interagendo con un'elettronica che sta l'inquisizione e il disturbo emotivo (un synth analogico, dei loop e un cellulare rimodulato).
Si parte dal movimento 1, dove percussività rituale, un sax strozzato e un loop tormentoso vi fanno compiere il primo balzo in avanti, per poi proseguire in implacabili rappresentazioni che vanno oltre qualsiasi opinabile parodia; sono assaggi del tempo che si condensano in scenografie musicali, in cui tutte le interazioni sono al servizio del momento pensato: il parossismo vorticoso creato dall'improvvisazione di Colonna, il drumming rituale od ossessivo di Lombardi e i fischi e motivi che sembrano rubati ad un oscillatore di Subotnick, impongono di incrociare lo sguardo verso una gamma di sensazioni che va dalla pienezza della solitudine (l'intro di sax del mov. 8) fino al violento furore (mov. 5). C'è epicità, forza, istinti espliciti e, a tratti, ricordi etnicamente sbilanciati nel medioriente (il mov. 4). In questa rappresentazione di Medea tutto è filtrato, è il luogo indispensabile ed attuale della musica (il migliore disponibile) , dove poter incredibilmente raccontare la tragedia interiore degli uomini."
For more info:
www.marcocolonna.com
"(...) This album is one of the best 2017's release" for Neri Pollastri, All About Jazz, 2017.
"(...) This album is one of the best 2017's release" for Ettore Garzia, Percorsi Musicali, 2017.
"(...) In un inedito duo, Colonna affianca le proprie ance a tamburi evocativi di memorie ancestrali e, complice il tema prescelto, tingendo da una mitologia polisenso, celebra felicemente un rito. Particolarmente azzeccata l'interazione tra Lombardi - e il suo drumming scandito, martellante, che si (ri)propone come fatto musicale inesorabile - e la forza ideativa di Colonna, inarrestabile, destinata naturalmente ad assumere una dimensione di solenne magniloquenza. Ne discende la messa in scena di un mondo sonoro vorticoso e vitale, capace di passare dalla padronanza dell'idioma jazzistico verso suggestioni etniche. Ciò sorattutto grazie alle campiture e ai graffi delle ance, ma anche per la robusta struttura offerta dalla batteria, che si rende perfettamente funzionale ai primi. L'effetto è in una dimensione finale di grande libertà, spesso segnata da una allure selvaggia e misteriosa. Vanno segnalati almeno, per rendere una idea della temperie espressiva, il tono oscuro e inquisitivo (quasi una interrogazione sulla vita e sulle sue pulsioni, del resto ben epitomizzate dalla figura di Medea) di Medea 2 che esita in sonorità drone-based, e la furia ossessiva di Medea 5. Opera matura, senza cadute e gravida di senso, che mostra un ulteriore aspetto creativo dell'artista Colonna, ottimamente sostenuto da Lombardi." Sandro Cerini, Musica Jazz 2018.
"(...) Una febbre sottile di percussioni su cui si staglia il profilo ieratico di un sassofono, ad aprire letteralmente mondi. Successivamente lo strumento a fiato inizia la prima delle sue molteplici e felicissime trasformazioni. Un loop, un canto roco e poetico, dolente (il popolo del blues abita dentro queste note, si intravede l’ombra di Roland Kirk annuire da lontano), poi al minuto 4 un’altra mutazione, suoni distorti e chitarristici mentre l’ansia ritmica resta sospesa e circospetta: questo il primo pezzo di Medea, un live registrato a Latina che vede Marco Colonna a sax sopranino, alto e baritono e cheap electronics (un cellulare, un korg monotron ed un monotron delay) e Cristian Lombardi alle percussioni, pubblicato dalla sempre ammirevole Setola Di Maiale. Il materiale è tutto improvvisato, per cui a ogni ascolto (ho attraversato quest’ora di musica molte volte senza mai annoiarmi nemmeno per un secondo), come nelle migliori session estemporanee, regala nuove prospettive e nuovi spigoli: ora, in questa domenica uggiosa e padanissima, dopo aver assistito a un deludente concerto degli Art Ensemble Of Chicago, mi colpisce il tono sicuro e il discorrere fluido del baritono nella seconda traccia, che avrà anche un finale su cadenze quasi funk, con il sassofono a sdoppiarsi e triplicarsi di nuovo, in un felice gioco di specchi rotti, per poi esplodere in lava noise, ma senza strafare. Misura, equilibrio, poesia, epica e controllo sono termini chiave per queste indagini sempre dense, come pedinamenti e agguati da seguire col cuore in gola, o mitologie rivisitate, tradimenti devoti, con la perenne curiosità di scoprire cosa succederà un passo più in là. Nella terza traccia il clima di apertura ha un che di ambient acustica, drammatica e urgente senza essere retorica, l’ottimo lavoro di Lombardi alle percussioni dialoga alla perfezione col plurilinguismo delle ance, che si fanno tempesta e preghiera nello stesso momento, rumore e voce, in un rincorrersi di echi che ha il fascino del canto delle sirene e trasmette nitidamente la forza e la convinzione di una ricerca fatta con amore, studio e devozione intorno alle possibilità timbriche degli strumenti. Tematico senza essere scontato, profondamente lirico e politico, il suono di Colonna è una scoperta, per chi scrive. La quinta traccia riprende il mood cinematografico della terza, l’inizio suonerebbe benissimo come versione alternativa del tema di “Taxi Driver”, poi si spalanca un precipizio free dove tutto rotola in basso e sale verso l’alto allo stesso tempo, ed è ancora una volta il miracolo del non ripetersi del ripetersi, corpi, viscere e respiri avvinghiati agli strumenti, per un’ispida selva che ricorda le spericolate salite cosmiche di Coltrane con Rashied Alì. La sesta improvvisazione ha un che di classico, di orchestrale: l’uso dei loop e degli effetti è qui davvero magistrale, dà nuova linfa e vita ad idee melodiche comunque molto interessanti, sorrette da una pulsazione sempre vitale. Si vira addirittura verso insospettabili lidi drum’n’bass con la settima traccia, dove il sax si trasforma in un synth analogico ruvido e spaziale al tempo stesso, il groove è potente e libero, il suono vaga senza meta trascinandoci con sé, ancora e sempre space is the place. Fantasmi di Steve Lacy, ombre di Stravinsky ed Albert Ayler, un gusto peculiare nel costruire cattedrali di loop, come nel finale della penultima traccia, dove i vari registri dei sassofoni si intrecciano in una babilonia di voci, col baritono a portare i massi più pesanti in cima alla torre, mentre stridori e canto si e ci avvolgono in una spirale di rara, enigmatica bellezza.
Chiude il disco la nona esplorazione, di nuovo il sassofono, come la divina Medea assume altre fattezze, siamo dalle parti dell’organo di Ratledge dei Soft Machine, un loop scuro e sospeso sopra il quale far fiorire ancora una volta mille invenzioni (sottolineiamo di nuovo la bravura di Lombardi, che si esprime con piglio libero e sicuro, senza essere mai didascalico, e con grande padronanza di timbri e dinamiche). Fate vostro questo manufatto (puntuali e vive le note di copertina di Ettore Garzia, che aggiungono poesia ad un lavoro che ne è già colmo), pubblicato in sole 50 copie dalla sempre coraggiosa e libera Setola di Maiale di Stefano Giust, un’etichetta dedita da anni all’improvvisazione, da conoscere, seguire e supportare. Marco Colonna ha per il mondo infinito del suono la devozione antica di un samurai e una preparazione e uno studio notevoli, nonché qualcosa da dire; siamo al cospetto di un musicista da seguire con estrema attenzione, capace di muoversi in contesti diversi, rispettoso del passato ma aperto al futuro, con un grande cuore e un cervello fino. Restate sintonizzati, ne sentiremo senz’altro delle belle." Nazim Comunale, The New Noise, 2017.
"(...) Fisico, energico, danzante è il duo tra Marco Colonna e il percussionista Cristian Lombardi che firmano Medea. Colonna si sovraincide per creare strati di suono e con Lombardi dà vita a brani da un deciso contenuto ritmico speziato di aromi etnici. Da servire a volume sufficientemente alto." Top albums 2017, Flavio Massarutto, Il Manifesto, 2017.
(...) Medea è uno dei miti che attraversano senza posa la nostra cultura da oltre due millenni, una delle grandi figure drammatiche della femminilità che ha ispirato scrittori e poeti, drammaturghi e filosofi. Medea è qui l'ispiratrice di un progetto musicale per una formazione numericamente ristretta —accanto ai sassofoni di Marco Colonna, che opera anche all'elettronica, solo la batteria di Cristian Lombardi —ma dall'espressività e dal dinamismo elevatissimi.
La registrazione di questo CD è colta dal vivo —come spesso accade per i lavori di Colonna —all'S9 di Latina, nel corso di una delle prime esecuzioni di un lavoro che, in seguito, ha avuto modo di essere ripetutamente apprezzato, anche fuori del nostro paese. Si tratta in buona sostanza di una suite, idealmente suddivisa in nove parti, ma senza soluzione di continuità, nel corso delle quali viene sviluppata una narrazione sonora che, anche su disco, trasmette realmente la drammaticità degli eventi legati alla vicenda di Medea.
Pur nella loro continuità stilistica, le varie parti hanno peculiarità diverse, che vanno dall'intensità dal sapore introduttivo della prima, fino alla sublimazione espressa al soprano della nona, passando per la potenza drammatica della quinta, nella quale il baritono di Colonna giunge al massimo dell'intensità espressiva sul mutevole tappeto percussivo di Lombardi, o dai sapori etnici della quarta (sorta di introduzione alla drammaticità della successiva) e della sesta (quasi un teso lamento per gli eventi che lo hanno preceduto), o infine dal sospeso intervallo ricco di elettronica della settima, che quasi prepara la conclusione.
Il tutto con grande inventiva e libertà, con Colonna che varia ripetutamente i sassofoni e li usa anche assieme contemporaneamente, mentre Lombardi impiega vari oggetti per completare un lavoro alla batteria, tradizionale nei suoni ma sorprendente nelle forme. Perché Medea è un progetto che conserva un'ispirazione e un clima, ma muta nelle forme di rappresentazione in rappresentazione. Quella documentata su disco è esemplare e bellissima. CD della settimana." Neri Pollastri, All About Jazz, 2018.
01 _ Medea 1 6:19
02 _ Medea 2 6:27
03 _ Medea 3 4:32
04 _ Medea 4 1:44
05 _ Medea 5 4:22
06 _ Medea 6 2:54
07 _ Medea 7 3:58
08 _ Medea 8 8:54
09 _ Medea 9 4:27
(C) + (P) 2017