GHOST TRIO
GHOST TRIO (Marco Colonna, Silvia Bolognesi, Ivano Nardi)
SOLD OUT
Marco Colonna _ clarinetto _ clarinetto basso _ sax baritono_ flauti
Silvia Bolognesi _ contrabbasso
Ivano Nardi _ batteria _ oggetti
Da un pamphlet del Centro d'Arte di Padova: "Ghost Trio è una delle formazioni più interessanti del panorama italiano, un gruppo per cui l’improvvisazione è prima di tutto relazione, con tempo e memoria - presente, passato e futuro - con l’essenza stessa del gesto musicale. Nato nel 2013, il gruppo si è fatto notare per la naturalezza con la quale unisce suggestioni sonore che guardano al free storico e spirito d’avanguardia. Compongono la formazione Ivano Nardi (collaboratore tra gli altri di Massimo Urbani, Gaetano Liguori, Mario Schiano, Don Cherry, Eugenio Colombo e Roberto Bellatalla), insieme a Silvia Bolognesi ("Top Jazz 2010", attivissima contrabbassista sia in Italia che in America) e Marco Colonna (multistrumentista davvero dotato, tra i più attivi sulla scena improvvisata e contemporanea europea)". Il disco è stato registrato ottimamente dal vivo al Centro d'Arte di Padova, nell'ambito del festival Paperbacks, il 25 gennaio 2015.
Per maggiori info:
www.marcocolonna.com
www.silviabolognesi.com
"(...) Senza troppi giri di parole: una delle migliori cose capitate di recente al jazz italiano. C'è tutto quello che ci deve essere nella musica del Ghost: profondità, energia, coraggio, unità di vedute e di intenti, bellezza, estasi e tormento; una visione perfettamente centrata che profuma di Africa e di Oriente. Siamo dalle parti dell'Art Ensemble e del primo Archie Shepp, con in più un pizzico di Balcani e di Maghreb garantito dalle inclinazioni di Colonna. Strumentista dalle sconfinate possibilità che nelle dita ha la lezione di John Carter e Fred Ho, imprescindibili riferimenti esplicitati a più riprese, ma anche le spezie e gli aromi delle ance "mediterranee" (Michel Portal e Barbaros Erköse, maestro turco del clarinetto, i primi nomi che vengono in mente). Assaporare per credere l'iniziale "Opening," che avanza sicura tra passaggi sognanti e improvvise impennate del drumming spigoloso di Nardi, la successiva "Spirit Call Ghost," introdotta da un solo di Colonna punteggiato di minareti e attraversato da carovane erranti, l'ipnotica "Walkin' Ghost," ancorata a un sanguigno giro di basso che evoca gli spettri di Johnny Dyani e Malachi Favors. Una messa laica, una celebrazione, nel segno di una "blackness" attuale e onnicomprensiva. Albert Ayler, da lassù, ascolta e sorride." Luca Canini, All About Jazz, 2015.
"(...) L’album, registrato dal vivo nell’ambito della rassegna Paperbacks, fotografa in modo fedele la celebrazione da parte del trio d’una liturgia collettiva, ciò che del resto i titoli (e soprattutto i lunghi episodi di apertura e chiusura, Opening e The End Of The Ritual), dichiarano apertamente. A partire dal roccioso basamento della ritmica, Colonna ha la possibilità di dispiegare la propria eloquenza, talvolta torrenziale (Walking Ghost), talaltra assorta, impegnata a intrecciare un tessuto discorsivo (Whispering) o a sviluppare logiche più tese, di inseguimento o scontro, gravide di lucida furia (Sorrow). La prontezza nel mutuo ascolto garantisce ai tre forme di interlocuzione paritaria, ma al contrabbasso della Bolognesi resta sovente affidato un ruolo di guida. La registrazione, di buona qualità, riesce a mantenere viva la vibrante atmosfera della serata. Disco raccomandato a chi, ignorandone l’esistenza, voglia interessarsi al fecondo sottosuolo jazzistico nazionale, ove germinano pratiche improvvisative radicali, del tutto estranee agli ordinari circuiti festivalieri, soprattutto estivi." Sandro Cerini, Musica Jazz, 2015.
"(...) Nel jazz quando si intercetta la parola "ghost" si fa subito mente locale su alcuni musicisti o gruppi americani che su spiriti, fantasmi e forze naturali attive hanno costruito la propria filosofia, elevandone i significati aldilà di qualsiasi radiosa idea religiosa: è immediatamente logico pensare ad Albert Ayler, alle pantomine degli Art Ensemble of Chicago o in tempi più recenti alla Ghost Trance di Anthony Braxton. Tutte queste esperienze musicali, pur nella loro evidente diversità, sono legate da un unico denominatore, che è quello di sfruttare il senso musicale a favore di una palese direzionalità dei temi verso ambiti gnostici legandoli indissolubilmente al sentiment della loro espressione. Al fantasma musicale jazzistico si ispira anche il Ghost Trio formato da tre valenti improvvisatori italiani: Ivano Nardi, percussionista sensitivo romano, collante in passato di operazioni con Liguori, Urbani e Schiano, Silvia Bolognesi, contrabbassista senese sulle righe sempre alla ricerca di nuove esperienze improvvisative, e Marco Colonna ai fiati (clarinetti, sax baritono e flauto), uno di quei musicisti preparati che dovrebbe ricevere molto più credito sulle riviste specializzate di jazz di quanto ne abbia oggi. "Ghost Trio" è una registrazione live fatta al Centro d'Arte di Padova nel gennaio del 2015 ed è un tuffo rigenerante in quel tipo di improvvisazione che è memoria storica del free jazz statunitense. Come accade spesso nell'improvvisazione e nell'anticonvenzionalità delle forme, la musica prodotta dal trio libra di luce propria e evidenzia che è possibile ricreare una magia autonoma dai modelli profusi dai mostri sacri americani, facendo leva anche sulla propria individualità europea. Il set è strutturato come un vero e proprio rituale in cui Colonna fa veramente scintille, lanciandosi in ripetute jam perdifiato (l'Opening è impressionante) mentre la Bolognesi sembra aver preso le sembianze del William Parker spirituale quando lei stessa non propone un ritmo-tema (vedi Walkin' ghost). Quanto a Nardi, svolge un lavoro prezioso e puntuale, definendo le dimensioni del furore spirituale che contraddistingue l'esibizione, ma anche prestando attenzione alle vibrazioni più contenute e secche degli oggetti percussivi, offerte nelle pause di tamburi e rullanti." Ettore Garzia, Percorsi Musicali, 2015.
"(…) Il Ghost Trio si aggrappa alla musica che più di tutte nel jazz ha rappresentato il cambiamento, ovvero il free degli anni Sessanta, ormai storicizzato, evolutosi nella improvvisazione radicale degli anni Settanta ed arrivato fino a noi in mille piccoli rivoli. Su tutto quel fermento è calato una specie di sipario “normalizzante”. Un fantasma aleggia per L’Europa… e un fantasma aleggia nella pratica di questo gruppo, fin dal nome. La presentazione del cd espone lucidamente gli intenti del trio e non necessita di ulteriori commenti: “l’improvvisazione è prima di tutto relazione, con tempo e memoria – presente, passato e futuro – con l’essenza stessa del gesto musicale”. Il gruppo vuole ricreare la liturgia della creazione collettiva, evocare il famoso fantasma. A lunghi tratti ci riesce. Speriamo che l’auspicio di un passato che torna verso il futuro si realizzi." Franco Bergoglio, Magazzino Jazz, 2015.
01 _ Opening 12:18
02 _ Spirit Call Ghost 4:50
03 _ Walkin’ Ghost 4:51
04 _ Whispering 6:25
05 _ Sorrow 9:05
06 _ The End of the Ritual 14:03
(C) + (P) 2015
SOLD OUT
Marco Colonna _ clarinet _ bass clarinet _ bariton sax _ flutes
Silvia Bolognesi _ doublebass
Ivano Nardi _ drums _ objects
From a pamphlet of Centro d'Arte di Padova: "Ghost Trio is one of the most interesting group of the Italian scene, for them improvisation is above all relationship, with time and memory - present, past and future - with the very essence of musical gesture. Born in 2013, the group works and combines sound suggestions that look at historical free jazz and spirit of the avant-garde. On drums, Ivano Nardi (collaborations among others with Massimo Urbani, Gaetano Liguori, Mario Schiano, Don Cherry, Eugenio Colombo and Roberto Bellatalla), on double bass, Silvia Bolognesi ("Top Jazz 2010", very active bass player, mostly in Italy and America), on winds, Marco Colonna (a really gifted multi-instrumentalist, active on the improvised and contemporary European scene)". The album was recorded live at Centro d'Arte di Padova (Italy) during the Paperbacks festival on January 25th, 2015.
For more info:
www.marcocolonna.com
www.silviabolognesi.com
"(...) Senza troppi giri di parole: una delle migliori cose capitate di recente al jazz italiano. C'è tutto quello che ci deve essere nella musica del Ghost: profondità, energia, coraggio, unità di vedute e di intenti, bellezza, estasi e tormento; una visione perfettamente centrata che profuma di Africa e di Oriente. Siamo dalle parti dell'Art Ensemble e del primo Archie Shepp, con in più un pizzico di Balcani e di Maghreb garantito dalle inclinazioni di Colonna. Strumentista dalle sconfinate possibilità che nelle dita ha la lezione di John Carter e Fred Ho, imprescindibili riferimenti esplicitati a più riprese, ma anche le spezie e gli aromi delle ance "mediterranee" (Michel Portal e Barbaros Erköse, maestro turco del clarinetto, i primi nomi che vengono in mente). Assaporare per credere l'iniziale "Opening," che avanza sicura tra passaggi sognanti e improvvise impennate del drumming spigoloso di Nardi, la successiva "Spirit Call Ghost," introdotta da un solo di Colonna punteggiato di minareti e attraversato da carovane erranti, l'ipnotica "Walkin' Ghost," ancorata a un sanguigno giro di basso che evoca gli spettri di Johnny Dyani e Malachi Favors. Una messa laica, una celebrazione, nel segno di una "blackness" attuale e onnicomprensiva. Albert Ayler, da lassù, ascolta e sorride." Luca Canini, All About Jazz, 2015.
"(...) L’album, registrato dal vivo nell’ambito della rassegna Paperbacks, fotografa in modo fedele la celebrazione da parte del trio d’una liturgia collettiva, ciò che del resto i titoli (e soprattutto i lunghi episodi di apertura e chiusura, Opening e The End Of The Ritual), dichiarano apertamente. A partire dal roccioso basamento della ritmica, Colonna ha la possibilità di dispiegare la propria eloquenza, talvolta torrenziale (Walking Ghost), talaltra assorta, impegnata a intrecciare un tessuto discorsivo (Whispering) o a sviluppare logiche più tese, di inseguimento o scontro, gravide di lucida furia (Sorrow). La prontezza nel mutuo ascolto garantisce ai tre forme di interlocuzione paritaria, ma al contrabbasso della Bolognesi resta sovente affidato un ruolo di guida. La registrazione, di buona qualità, riesce a mantenere viva la vibrante atmosfera della serata. Disco raccomandato a chi, ignorandone l’esistenza, voglia interessarsi al fecondo sottosuolo jazzistico nazionale, ove germinano pratiche improvvisative radicali, del tutto estranee agli ordinari circuiti festivalieri, soprattutto estivi." Sandro Cerini, Musica Jazz, 2015.
"(...) Nel jazz quando si intercetta la parola "ghost" si fa subito mente locale su alcuni musicisti o gruppi americani che su spiriti, fantasmi e forze naturali attive hanno costruito la propria filosofia, elevandone i significati aldilà di qualsiasi radiosa idea religiosa: è immediatamente logico pensare ad Albert Ayler, alle pantomine degli Art Ensemble of Chicago o in tempi più recenti alla Ghost Trance di Anthony Braxton. Tutte queste esperienze musicali, pur nella loro evidente diversità, sono legate da un unico denominatore, che è quello di sfruttare il senso musicale a favore di una palese direzionalità dei temi verso ambiti gnostici legandoli indissolubilmente al sentiment della loro espressione. Al fantasma musicale jazzistico si ispira anche il Ghost Trio formato da tre valenti improvvisatori italiani: Ivano Nardi, percussionista sensitivo romano, collante in passato di operazioni con Liguori, Urbani e Schiano, Silvia Bolognesi, contrabbassista senese sulle righe sempre alla ricerca di nuove esperienze improvvisative, e Marco Colonna ai fiati (clarinetti, sax baritono e flauto), uno di quei musicisti preparati che dovrebbe ricevere molto più credito sulle riviste specializzate di jazz di quanto ne abbia oggi. "Ghost Trio" è una registrazione live fatta al Centro d'Arte di Padova nel gennaio del 2015 ed è un tuffo rigenerante in quel tipo di improvvisazione che è memoria storica del free jazz statunitense. Come accade spesso nell'improvvisazione e nell'anticonvenzionalità delle forme, la musica prodotta dal trio libra di luce propria e evidenzia che è possibile ricreare una magia autonoma dai modelli profusi dai mostri sacri americani, facendo leva anche sulla propria individualità europea. Il set è strutturato come un vero e proprio rituale in cui Colonna fa veramente scintille, lanciandosi in ripetute jam perdifiato (l'Opening è impressionante) mentre la Bolognesi sembra aver preso le sembianze del William Parker spirituale quando lei stessa non propone un ritmo-tema (vedi Walkin' ghost). Quanto a Nardi, svolge un lavoro prezioso e puntuale, definendo le dimensioni del furore spirituale che contraddistingue l'esibizione, ma anche prestando attenzione alle vibrazioni più contenute e secche degli oggetti percussivi, offerte nelle pause di tamburi e rullanti." Ettore Garzia, Percorsi Musicali, 2015.
"(…) Il Ghost Trio si aggrappa alla musica che più di tutte nel jazz ha rappresentato il cambiamento, ovvero il free degli anni Sessanta, ormai storicizzato, evolutosi nella improvvisazione radicale degli anni Settanta ed arrivato fino a noi in mille piccoli rivoli. Su tutto quel fermento è calato una specie di sipario “normalizzante”. Un fantasma aleggia per L’Europa… e un fantasma aleggia nella pratica di questo gruppo, fin dal nome. La presentazione del cd espone lucidamente gli intenti del trio e non necessita di ulteriori commenti: “l’improvvisazione è prima di tutto relazione, con tempo e memoria – presente, passato e futuro – con l’essenza stessa del gesto musicale”. Il gruppo vuole ricreare la liturgia della creazione collettiva, evocare il famoso fantasma. A lunghi tratti ci riesce. Speriamo che l’auspicio di un passato che torna verso il futuro si realizzi." Franco Bergoglio, Magazzino Jazz, 2015.
01 _ Opening 12:18
02 _ Spirit Call Ghost 4:50
03 _ Walkin’ Ghost 4:51
04 _ Whispering 6:25
05 _ Sorrow 9:05
06 _ The End of the Ritual 14:03
(C) + (P) 2015