OKTOPUS CONNECTION
OKTOPUS CONNECTION (Piero Bittolo Bon, Alberto Collodel, Marcello Giannandrea, Riccardo Marogna, Nicola Negri, Niccolò Romanin, Giambattista Tornielli, Luca Ventimiglia)
SOLD OUT
Piero Bittolo Bon _ sax alto _ sax baritono _ flauto _ elettronica
Alberto Collodel _ clarinetto alto _ clarinetto basso _ korg monotron
Marcello Giannandrea _ fagotto
Riccardo Marogna _ clarinetto _ clarinetto basso _ sax tenore
Nicola Negri _ tromba
Niccolò Romanin _ batteria
Giambattista Tornielli _ violoncello
Luca Ventimiglia _ vibrafono
Oktopus Connection è un ottimo ensemble dedicato all'improvvisazione collettiva. Guidato dal clarinettista Riccardo Marogna che ha sviluppato una particolare scrittura grafica che coniuga la libertà dell'improvvisazione parametrica con il rigore delle strutture generate da un diabolico sistema, basato sulla teoria dei grafi (in matematica, informatica e, più in particolare, nella geometria combinatoria, la teoria dei grafi si occupa di studiare i grafi, ossia oggetti discreti che permettono di schematizzare una grande varietà di situazioni e di processi e spesso di consentirne l'analisi in termini quantitativi e algoritmici). Il risultato, imprevedibile, è una forma sonora ribollente ed inquieta(nte), capace di slanci free e noise per poi ripiegarsi repentinamente in scenari sommessi e rarefatti, attraverso una continua tensione tra ordine e caos, tra religiosa monodia e irriverente ironia, con la mente sempre ispirata dalle lezioni dei grandi maestri (Anthony Braxton, Bill Dixon, Lawrence 'Butch' Morris).
"(...) Come un polipo che ha solo una testa ma con i tentacoli esplora l’ambiente circostante in molte direzioni, come una creatura negli abissi marini si muove questo buon gruppo di improvvisatori formato da Alberto Collodel (alto and bass clarinet, korg monotron), Marcello Giannandrea (bassoon), Nicola Negri (trumpet), Niccolò Romanin (drums), Giambattista Tornielli (cello), Luca Ventimiglia (vibraphone), Piero Bittolo Bon, musicista che è da tempo garanzia di buona musica (alto and baritone sax, flute, electronics), e che vede come leader e compositore Riccardo Marogna (clarinet, bass clarinet, tenor sax). L’album si intitola Oktopus Connection, registrato live ad Aprile del 2013 allo Spazio Clang di Padova (non sapete cos’è? proprio qui su FreeFallJazz troverete un’intervista che vi illuminerà). Il suono è ben curato dallo studiomobile80, l’etichetta è Setola di Maiale. Non è semplice mantenere l’ordine in un gruppo di improvvisatori, infatti più che di ordine si dovrebbe forse parlare di chiarezza d’immaginazione, di concretezza, proprio perché il rischio è quello di perdersi ognuno per la propria strada. Ma il nostro giovane eroe ha messo a punto un tipo di scrittura “diabolica” capace sia di indicare direzioni che di mantenere ampi margini di libertà per tutti. Queste qualità si ottengono solo con tanto lavoro collettivo ed una buona leadership, elementi di certo presenti in questo disco a tratti ironico e divertente, ma anche graffiante, vario, meditato. Sicuramente suonato con partecipazione ed energia, elementi essenziali anche per chi ascolta. Conviene abbandonarsi, fidarsi e stare calmi per godersi una bella esperienza. Premendo PLAY dovete stare calmi. Capito? CALMI." Carlo Cimino, Free Fall Jazz 2014.
"(...) Se l’etichetta discografica Setola di Maiale dichiara senza mezzi termini di occuparsi di musiche non convenzionali allora è sicuramente lecito trovare nel suo catalogo una produzione unica nel panorama jazz italiano. Oktopus Connection è il suo nome ma anche quello dell’ottetto tutto italiano che l'ha incisa. Otto musicisti che rispondono ai nomi di Riccardo Marogna, Piero Bittolo Bon, Alberto Collodel, Marcello Giannandrea e Nicola Negri ai fiati; Niccolò Romanin alla batteria e agli effetti speciali; Giambattista Tornielli al violoncello e Luca Ventimiglia al vibrafono. Tutti interessati alla ricerca nel campo del jazz sperimentale e guidati dal clarinettista e sassofonista padovano Riccardo Marogna. Come precisato da quest’ultimo, in sede di presentazione del progetto, si tratta di “un’improvvisazione collettiva su partiture grafiche” che tradotto in concreto delinea una serie di notazioni grafiche, tracciate dallo stesso Marogna, che danno vita a degli stadi sonori che vanno via via moltiplicandosi e in cui può ritrovarsi ogni musicista coinvolto. Il tutto si realizza naturalmente in relazione con altri musicisti ed ogni esecuzione ha una sua identità sempre diversa dalla precedente o dalla successiva . C’è nei fatti e alla base di questa concezione dello sviluppo dell’improvvisazione jazz, un preciso riferimento alla teoria dei grafi usata sia in matematica che in informatica. Sei le parti, in cui è suddivisa quella che poi può essere definita una suite, ognuna delle quali è identificata con un preciso numero e tutte denominate “Graph”. L’ascolto riserva sorprendenti paesaggi sonori in ambiti variegati, in cui prendono vita strutture multiforma che alternano intensi contrasti sonori a porzioni rarefatte. Si passa da atmosfere cameristiche ad interazioni puramente free e da un brano all'altro è tutto un brulicare di suoni e dialoghi imprevedibili. Tensioni e rilassamenti si alternano fra dinamiche in continua mutazione. E' un'esperienza di ascolto di grande impegno ma sicuramente ricambiata dalla qualità della performance che ci fa apprezzare un ensemble che guarda oltre il mare del prevedibile, percorrendo territori comuni a quelli battuti da musicisti come Anthony Braxton o Bill Dixon. Marogna e soci hanno molte frecce ai loro archi e sopratutto coltivano il gusto dell'azzardo. Avanti così ragazzi!" Giuseppe Mavilla, Scrivere di Jazz, 2014.
"(...) Riccardo Marogna, clarinettista/sassofonista di Padova, è l'organizzatore del progetto Oktopus Connection: composto da 8 elementi compreso Marogna (Piero Bittolo Bon ai sax, Alberto Collodel ai clarinetti e korg monotron, Marcello Giannandrea al fagotto, Nicola Negri alla tromba, Niccolò Romanin alla batteria, Giambattista Tornielli al violoncello e Luca Ventimiglia al vibrafono), sostiene il riferimento ad un connubio tra le tecniche di partitura e quelle di conduzione: in breve costituisce personale ricerca sulle teorie di Anthony Braxton e Butch Morris. Per ciò che concerne la partitura grafica, Marogna sviluppa quella dei grafi (da non confondere con quella dei grafici), ove è possibile schematizzare attraverso collegamenti ciò che l'improvvisazione deve rispettare a caratteri generali; mentre per la conduzione ci si rifà ai metodi moderni di Morris, che fissava e dirigeva i tempi d'ingresso degli strumentisti lasciando poi piene facoltà improvvisative agli stessi. L'esperimento di Marogna (3) è ben costruito e produce momenti di improvvisazione collettiva che non temono confronti, ma l'aspetto che più coinvolge l'ascoltatore attento è quella di veder scorrere implicitamente, in quelle escursioni anche mimiche di gruppo, i temi del Gershwin di Ain't necessarily so, l'obbliquità delle orchestre di Sun Ra o i veloci svolazzi del Leo Smith degli esordi." Ettore Garzia, Percorsi Musicali, 2014.
"(...) Di acute transizioni a tendenza innodica e impatti frontali multistrato (in grumi più o meno densi). L'ampio impro ensemble (mosso da partitura grafica), ideato e guidato dal clarinettista/compositore patavino Riccardo Marogna, considera e accoglie rigore strutturale, sbandamenti laterali e paturnie ornitologico/gorgoglianti. Istantanee di caos controllato, ripiegamenti rarefatti, attorcigliamenti strumentali sospesi in un vuoto partecipe. In un'ostinata esposizione di contemporanea compostezza, che non riesce a nasconder del tutto, la carica non allineata/battibeccante dell'ottetto. Sezioni dialoganti o in collisione repentina. Dalle parti di un Arkestra, lasciata a rimuginare sotto un cielo plumbeo e senza stelle (a carburar con pane, vino e scarsa reperibilità di droghe). Imprevedibile e irriverente, come una big band da camera, strapazzata di slancio free (trattenuto). Clarinetto, giocattoli, sax, flauto, fagotto, tromba, batteria, effetti, violoncello e vibrafono. Di brillante, estroversa complessità." Bravissimi tutti." Marco Carcasi, Kathodik, 2014.
01 _ Graph #51 9:05
02 _ Graph #S3 3:25
03 _ Graph #23 8:02
04 _ Graph #31 8:30
05 _ Graph #35 4:44
06 _ Graph #40 8:18
(C) + (P) 2014
SOLD OUT
Piero Bittolo Bon _ alto sax _ baritone sax _ flute _ electronics
Alberto Collodel _ alto clarinet _ bass clarinet _ korg monotron
Marcello Giannandrea _ bassoon
Riccardo Marogna _ clarinet _ bass clarinet _ tenor sax
Nicola Negri _ trumpet
Niccolò Romanin _ drums
Giambattista Tornielli _ cello
Luca Ventimiglia _ vibraphone
Oktopus Connection is an ensemble focussed on collective improvisation, led by clarinetist Richard Marogna, that has developed a particular graphics writing that combines the freedom of parametric improvisation with the rigor of structures generated by a diabolic system, based on the Graph theory. As a result, unpredictable, here there is a form of sound seething and restless, capable of free bursts and noise and then, fold in suddently rarefied scenarios, through a constant tension between order and chaos, between religious monody and irreverent irony, with the mind always inspired by the lessons of the great masters (Anthony Braxton, Bill Dixon, Lawrence 'Butch' Morris).
"(...) Come un polipo che ha solo una testa ma con i tentacoli esplora l’ambiente circostante in molte direzioni, come una creatura negli abissi marini si muove questo buon gruppo di improvvisatori formato da Alberto Collodel (alto and bass clarinet, korg monotron), Marcello Giannandrea (bassoon), Nicola Negri (trumpet), Niccolò Romanin (drums), Giambattista Tornielli (cello), Luca Ventimiglia (vibraphone), Piero Bittolo Bon, musicista che è da tempo garanzia di buona musica (alto and baritone sax, flute, electronics), e che vede come leader e compositore Riccardo Marogna (clarinet, bass clarinet, tenor sax). L’album si intitola Oktopus Connection, registrato live ad Aprile del 2013 allo Spazio Clang di Padova (non sapete cos’è? proprio qui su FreeFallJazz troverete un’intervista che vi illuminerà). Il suono è ben curato dallo studiomobile80, l’etichetta è Setola di Maiale. Non è semplice mantenere l’ordine in un gruppo di improvvisatori, infatti più che di ordine si dovrebbe forse parlare di chiarezza d’immaginazione, di concretezza, proprio perché il rischio è quello di perdersi ognuno per la propria strada. Ma il nostro giovane eroe ha messo a punto un tipo di scrittura “diabolica” capace sia di indicare direzioni che di mantenere ampi margini di libertà per tutti. Queste qualità si ottengono solo con tanto lavoro collettivo ed una buona leadership, elementi di certo presenti in questo disco a tratti ironico e divertente, ma anche graffiante, vario, meditato. Sicuramente suonato con partecipazione ed energia, elementi essenziali anche per chi ascolta. Conviene abbandonarsi, fidarsi e stare calmi per godersi una bella esperienza. Premendo PLAY dovete stare calmi. Capito? CALMI." Carlo Cimino, Free Fall Jazz 2014.
"(...) Se l’etichetta discografica Setola di Maiale dichiara senza mezzi termini di occuparsi di musiche non convenzionali allora è sicuramente lecito trovare nel suo catalogo una produzione unica nel panorama jazz italiano. Oktopus Connection è il suo nome ma anche quello dell’ottetto tutto italiano che l'ha incisa. Otto musicisti che rispondono ai nomi di Riccardo Marogna, Piero Bittolo Bon, Alberto Collodel, Marcello Giannandrea e Nicola Negri ai fiati; Niccolò Romanin alla batteria e agli effetti speciali; Giambattista Tornielli al violoncello e Luca Ventimiglia al vibrafono. Tutti interessati alla ricerca nel campo del jazz sperimentale e guidati dal clarinettista e sassofonista padovano Riccardo Marogna. Come precisato da quest’ultimo, in sede di presentazione del progetto, si tratta di “un’improvvisazione collettiva su partiture grafiche” che tradotto in concreto delinea una serie di notazioni grafiche, tracciate dallo stesso Marogna, che danno vita a degli stadi sonori che vanno via via moltiplicandosi e in cui può ritrovarsi ogni musicista coinvolto. Il tutto si realizza naturalmente in relazione con altri musicisti ed ogni esecuzione ha una sua identità sempre diversa dalla precedente o dalla successiva . C’è nei fatti e alla base di questa concezione dello sviluppo dell’improvvisazione jazz, un preciso riferimento alla teoria dei grafi usata sia in matematica che in informatica. Sei le parti, in cui è suddivisa quella che poi può essere definita una suite, ognuna delle quali è identificata con un preciso numero e tutte denominate “Graph”. L’ascolto riserva sorprendenti paesaggi sonori in ambiti variegati, in cui prendono vita strutture multiforma che alternano intensi contrasti sonori a porzioni rarefatte. Si passa da atmosfere cameristiche ad interazioni puramente free e da un brano all'altro è tutto un brulicare di suoni e dialoghi imprevedibili. Tensioni e rilassamenti si alternano fra dinamiche in continua mutazione. E' un'esperienza di ascolto di grande impegno ma sicuramente ricambiata dalla qualità della performance che ci fa apprezzare un ensemble che guarda oltre il mare del prevedibile, percorrendo territori comuni a quelli battuti da musicisti come Anthony Braxton o Bill Dixon. Marogna e soci hanno molte frecce ai loro archi e sopratutto coltivano il gusto dell'azzardo. Avanti così ragazzi!" Giuseppe Mavilla, Scrivere di Jazz, 2014.
"(...) Riccardo Marogna, clarinettista/sassofonista di Padova, è l'organizzatore del progetto Oktopus Connection: composto da 8 elementi compreso Marogna (Piero Bittolo Bon ai sax, Alberto Collodel ai clarinetti e korg monotron, Marcello Giannandrea al fagotto, Nicola Negri alla tromba, Niccolò Romanin alla batteria, Giambattista Tornielli al violoncello e Luca Ventimiglia al vibrafono), sostiene il riferimento ad un connubio tra le tecniche di partitura e quelle di conduzione: in breve costituisce personale ricerca sulle teorie di Anthony Braxton e Butch Morris. Per ciò che concerne la partitura grafica, Marogna sviluppa quella dei grafi (da non confondere con quella dei grafici), ove è possibile schematizzare attraverso collegamenti ciò che l'improvvisazione deve rispettare a caratteri generali; mentre per la conduzione ci si rifà ai metodi moderni di Morris, che fissava e dirigeva i tempi d'ingresso degli strumentisti lasciando poi piene facoltà improvvisative agli stessi. L'esperimento di Marogna (3) è ben costruito e produce momenti di improvvisazione collettiva che non temono confronti, ma l'aspetto che più coinvolge l'ascoltatore attento è quella di veder scorrere implicitamente, in quelle escursioni anche mimiche di gruppo, i temi del Gershwin di Ain't necessarily so, l'obbliquità delle orchestre di Sun Ra o i veloci svolazzi del Leo Smith degli esordi." Ettore Garzia, Percorsi Musicali, 2014.
"(...) Di acute transizioni a tendenza innodica e impatti frontali multistrato (in grumi più o meno densi). L'ampio impro ensemble (mosso da partitura grafica), ideato e guidato dal clarinettista/compositore patavino Riccardo Marogna, considera e accoglie rigore strutturale, sbandamenti laterali e paturnie ornitologico/gorgoglianti. Istantanee di caos controllato, ripiegamenti rarefatti, attorcigliamenti strumentali sospesi in un vuoto partecipe. In un'ostinata esposizione di contemporanea compostezza, che non riesce a nasconder del tutto, la carica non allineata/battibeccante dell'ottetto. Sezioni dialoganti o in collisione repentina. Dalle parti di un Arkestra, lasciata a rimuginare sotto un cielo plumbeo e senza stelle (a carburar con pane, vino e scarsa reperibilità di droghe). Imprevedibile e irriverente, come una big band da camera, strapazzata di slancio free (trattenuto). Clarinetto, giocattoli, sax, flauto, fagotto, tromba, batteria, effetti, violoncello e vibrafono. Di brillante, estroversa complessità." Bravissimi tutti." Marco Carcasi, Kathodik, 2014.
01 _ Graph #51 9:05
02 _ Graph #S3 3:25
03 _ Graph #23 8:02
04 _ Graph #31 8:30
05 _ Graph #35 4:44
06 _ Graph #40 8:18
(C) + (P) 2014