STANDARDS
THOSE LONE VAMPS (Shawn Clocchiatti-Oakey, Vincent O. Trevisan)
SOLD OUT
Vincent O. Trevisan _ onde radio _ drones _ percussioni
Shawn Clocchiatti-Oakey _ voce _ chitarra _ piano _ tastiere _ armonica
Com'è consuetudine di questo duo, anche il loro secondo album è brevissimo. Canzoni trasversali dove la voce e i testi del poeta Shawn Clocchiatti-Oakey sono ancora una volta essenziali.
"(...) Torna la premiata (si fa per dire) ditta Clocchiatti-Trevisan ed è ancora un disco all'insegna della concisione, quello che stando alla durata diremmo un EP ma non in questo caso, perché dei Nostri sappiamo il ricorso poetico alla folgorante brevità, alla fulminea germinazione delle istanze espressive teatral-bues che tornano a sprofondare nel silenzio appena esaurita la "missione". Dieci tracce vere e proprie quindi, lunghezza media un minuto a parte una Philly's Toyshop che da sola ne fa circa quattro (a base di pianoforte, tastierina e percussioni pestati con furia giocosa, con rabbia dada liberatoria, febbrile, aggressiva ma innocua, un cavarsi di dentro la frenesia, il non poterci più stare dentro, sconclusionando i canoni ritmici, armonici, strutturali, senza appigli giù per la scalinata del disincanto) e i pochi secondi di River (una laconica invocazione) e The Well (una stringata preghiera, come uno sguardo gettato al cielo minaccioso). Tuttavia, s'intravede un cambiamento abbastanza significativo rispetto al precedente Sketches, un pizzico di sensibilità melodica più accomodante e - di conseguenza? - il definirsi di una forma-canzone maggiormente compiuta, seppur ancora frammentaria, in embrione. C'imbattiamo quindi in una Hypnos And Grocery che sfilaccia sperse malinconie al modo della più frusta PJ Harvey, in una Cut che incede ombrosa e grottesca come un Tom Waits psicotico, in quella Martina che scomoda il lirismo assorto e sdegnoso del più romantico Nick Cave, e ancora nel serafico folk-blues di April e nella flaccida bruma di Sarah, ovvero il Lanegan più soffice e snervato, un paragone impegnativo ma neanche troppo per la notevole voce di Shawn Clocchiatti. Ne escono quindi confermati anzi rafforzati i sospetti circa la potenzialità del progetto, bomba lirica che attende solo l'incrociarsi delle lancette per regalarci chissà quale deflagrazione. (7.1/10)" Stefano Solventi, Sentire/Ascoltare, 2007.
"(...) Dietro il progetto Those lone Vamps si cela Shawn Clocchiatti-Oakey la cui reale identità mi è ignota. Mi tengo in contatto con lui per e-mail. Gli scrivo, lo ammetto, ma non so davvero chi sia. Conosco il suo maispeis, ma non ho mai digitato il suo nome su google. Non voglio scoprirne l’identità ecco tutto. Non ci tengo proprio a conoscerlo. Non perché abbia nulla contro di lui, anzi. E’ solo che in questa era dell’informazione globale, del tutto e subito. In questa era della comunicazione chiara e distinta, scarso è lo spazio riservato al mistero. Lo so è una banalità, ma per evocare il senso profondamente sovversivo del mistero e per sfuggire a questa imperante società del controllo non abbiamo altra chance se non quella di scegliere deliberatamente di non sapere, istituendo così, quasi per magia, il mistero su di un oggetto, una persona, una malattia, una leggenda. Così ho deciso di fare con Shawn Clocchiatti-Oakey. Ho deciso che egli sarebbe diventato per me una sorta di vate notturno. Una specie di ibridazione fra barman e un poeta. Ho insomma deciso di celare la sua identità dietro un velo di mistero e di entrare in contatto con questo poeta blues-ermetico con la voce di Elvis e il movimento d’anca di Tom Waits in maniera più ingenua e disinteressata, usando la mail come la polizia di Gotham avrebbe usato il potentissimo faro con l’effige dell’uomo pipistrello. In tale maniera mi sono interessato più alle sue imprese che a far luce sul personaggio ed è forse grazie a ciò che egli è riuscito nel miracolo di regalarmi il sogno di un mito. E’ stato così che anche questa volta è giunto puntuale il messaggio da parte di questo poeta oscuro, che mastica blues e inferno come pochi altri nel nostro tempo. In questo caso Clochiatti lo fa con un senso del sacro quasi unico e in cuor suo anche con profondo rispetto per la tradizione. Certamente lo fa con brevità originaria, con sobrietà primordiale, ma nulla di tutto ciò è casuale o frutto della modernità. Non è un caso che questo lavoro si chiami infatti standards. Dietro di esso si cela insomma un profondo legame con l’orginario. Qualcuno la definirebbe d’avanguardia quest’opera, altri la bollerebbero come frutto di sperimentazione. Io questo lavoro lo collocherei dentro l’orizzonte di quell’arte autentica e profondamente vitale che è la canzone. Un’arte irrequieta, ma profondamente consapevole del suo essere incarnata in un hic et nunc, in un percorso che ha una storia, una tradizione e un’identità e di questi tempi, scusate se è poco, ciò conta più d’ogni masturbazione d’avanguardia. Questo è insomma un lavoro di delirio ermetico, ma ordinato, di poesia scatenata, ma pur sempre con una direzione e un legame col passato ben precisi." Ian Della Casa, Music Club, 2007.
"(...) Il song-writing di Shawn Clocchiatti-Oakey e di Vincent O. Trevisan definisce uno spazio tutto proprio. Quello che sembra una giustapposizione umorale di spoken word, low-fi blues, frammenti di free country preso a morsi, assume una forma specifica ed i sub-generi rimangono nel patrimonio genetico d'un ibrido distinguibile da qualsiasi altro mutante sonoro. La voce di Clocchiatti ricorda, qualche tonalità più in basso, quella di Kevin Coyne, come pure Tom Waits. Trevisan riduce con field recordings e rumori parassiti i brandelli (accordi, ritmi, melodie) dei generi di riferimento. In Standards spiccano lo spoken blues di Girl, il primitivismo dark-folk di Hypnos and Grocery, la dolcezza inaspettata di April, l'incubo para-elettronico di Twilight, la desert ballad di Sarah. In verità quello che descriviamo per frammenti è il continuum d'una visione agitata, il mito della frontiera alla luce stroboscopica dell'isteria contemporanea. (7)" Dionisio Capuano, Blow Up n.118, 2008.
"(...) Those Lone Vamps capitolo due. Dunque, se ricordate c’eravamo lasciati qualche tempo fa parlando dell’ottimo "Sketches" e auspicando una retromarcia dopo l’annuncio di scioglimento del progetto. Ora, non so a che punto sia la questione, però questo secondo parto di casa Clocchiatti-Trevisan conferma la bontà dei Those Lone Vamps, e che forse abbiamo davvero bisogno di un gruppo del genere. In ogni caso, “Standards” ripresenta senza particolari variazioni la formula espressiva del precedente lavoro, proseguendo, quindi nella scia di un avant folk-blues miniaturizzato, con inserti elettronici e ampio ricorso a metodi che sanno d’improvvisazione. Ecco, “emozione nella concisione”, potrebbe essere il motto dei Those Lone Vamps, perché anche qui i ragazzi riescono nella non facile operazione di coniugare ricerca e attitudine pop, songwriting cristallino e improvvise deviazioni free folk-blues; insomma un melting-pot esplosivo che è poi il loro marchio di fabbrica. E non è poco, considerato che svariate formazioni di pseudo avanguardia ravanano nel torbido dell’avant-freakketudine, senza cavarne un ragno dal buco. Comunque, dicevamo di una formula espressiva inalterata, però a ben vedere qualche piccola variazione c’è. “Standards” mi pare meno schizzato del precedente, anzi quasi pacificato nell’umore. Rispetto a "Sketches" troviamo, infatti, un maggior numero di canzoni fatte e finite. Dalle tremendamente soulfoul “Sarah” e “Martina” alla catarsi primaverile di “April”, che apre squarci acustici di solare bellezza. Ok, sempre canzoni da un minuto o poco più, però quanta intensità in un lasso di tempo così limitato. In tal senso, mi viene quasi da pensare ai Naked City. Non mancano ovviamente gli sferragliamenti free all’arma bianca (“Twilight”, “Hypsnos And Grocery”, “Philly’s Toyshop (At Night)”) o i consueti scatarramenti waitsiani (“Girl”, “Cut”, ), ma insomma, il tutto è amalgamato in modo coerente. Fossero stranieri, staremmo a parlarne per mesi. (7)" Antonio Ciarletta, Ondarock, 2008.
"(...) Difficile trovare una definizione, una dimensione alla loro musica, un mix eterogeneo formato dalla voce cupa e potente di Shawn Clocchiatti (che ricorda tanto quella di Tom Waits) accompagnata solamente da una chitarra acustica o da alcuni effetti elettronici. Il risultato è un sound minimalista, quasi improvvisato; niente fronzoli insomma, qui c'è solo l'essenziale. Un'essenzialità tutta da gustare: Ascoltateli e non ve ne pentirete." Indie Way Of Life, 2009.
"(...) Altra piccola gemma proveniente da casa Those Lone Vamps. Il loro secondo, brevissimo, album è composto da nove fuggenti affreschi, per una dozzina di minuti di durata totale. Gli sketches si susseguono rapidissimi tra poetici e stralunati paesaggi e squarci più tempestosi. Le musiche si fanno desolate e ossessive per l'accompagnamento della sempre tenebrosa e penetrante voce di Clocchiatti-Oakley. "Philly's Toyshop (at night)" è un giochettino per tastiera alla Quintron. Sempre echi del Tom Waits più selvaggio, ma questa volta troviamo anche ricordi di Mark Lanegan e con lui affiorare tutta la tradizione cantautoriale statunitense. Molto, molto alcolici e particolari." Marcello Consonni, Rockit, 2008.
01 _ Girl 0:58
02 _ Cut 1:13
03 _ Hypnos and grocery 0:56
04 _ Martina 1:20
05 _ Philly's toyshop (at night) 4:05
06 _ River 0:08
07 _ April 1:12
08 _ Twilight 1:05
09 _ Sarah 1:27
10 _ The well 0:15
(C) + (P) 2007
Testi dei brani:
Girl
she's gonna get close to you/ and whisper in your mouth/ right now, right now/ look down/ this sappy singer's breakin' down/ i've heard this one before/ it's time to lose control/ she's gonna get close to you.../ take your aim (look at me and i'll be saved, Lord)
Cut
cut... cut... cut/ i shoveled coals/ you had your say/ you should rub your eyes/ and clench your jaws (speeches' breakdown)/ cut... cut... cut.../ speech... breakdown/ speech... shutdown/ here's to the ones who makes us crawl/ cut the strings, let us go
Hypnos and grocery
i walked an endless mile/ back to your house and movies/ i choke on solitude/ another wrong turn soothing/ drugstores keep the score/ 7 months 'round Burbank/ and when it rains it pours/ mouths open-close, open-close.../ i know that you're not safe/ you soak the backdoor footsteps/ to wash the blues away/ and throw a graceful party/ drugstores keep...
Martina
...and the birds sing Martina (she is a waitress)/ and the wires sing Martina (she is a bambi)/ to all the stray cats comin' home/ pull me out of this cell/ whether you're sleeping or not/ there's no point in discussing this, Martina/ while the birds sing.../ i never slipped school/ to dream of you/ turn the back on your past/ u're a God's gift... so quiet/ i'm waitin' for New Jerusalem/ and the birds...
Philly's toyshop (at night)
crash, sgrrrreng, huuu
River
a commitment to your cause/ you still affect me/ let me sail the muddy river... to you
April
it's april/ i'm longin' to see your light/ it's april/ i'm longin to see you, to see your light/ the hazel's branches/ frozen over/ split in two/ and the fence/ no longer hums/ a hypothetical song/ i'm longin' to see you.../ it's april...
Twilight
(cough) we've come a long way/ it's always the same to you/ fields have grown old/ it's always the same to you/ you've had enough/ we ran short of bread/ i'll get my share/ nobody loves me// it's twilight... it's twilight, ooooh
Sarah
the sunken eyes/ the swollen cheek/ Sarah, Sarah, are you still weavin'/ are you still countin' sheep/ are you still watchin' bad TV/in in tears, bars and diners too/ i wouldn't treat you/ the way you used to do/ are you still wavin'/ from a vessel/ or driftin-shiftin'/ should i listen/ to the sounds/ i've never listened to/ i wouldn't treat you/ the way you used to do/ the sunken eyes...
The well
give us living water Jesus/ shelter me from coming wars/ from tears, from thorns/ give us living water Lord/ take us to the well...
(Tutti i testi sono di Shawn Clocchiatti Oakey)
SOLD OUT
Vincent O. Trevisan _ waves _ drones _ percussions
Shawn Clocchiatti-Oakey _ vocals _ guitars _ piano _ keyboards _ harmonica
Difficult songs, sometime improvised sometime composed.
"(...) Torna la premiata (si fa per dire) ditta Clocchiatti-Trevisan ed è ancora un disco all'insegna della concisione, quello che stando alla durata diremmo un EP ma non in questo caso, perché dei Nostri sappiamo il ricorso poetico alla folgorante brevità, alla fulminea germinazione delle istanze espressive teatral-bues che tornano a sprofondare nel silenzio appena esaurita la "missione". Dieci tracce vere e proprie quindi, lunghezza media un minuto a parte una Philly's Toyshop che da sola ne fa circa quattro (a base di pianoforte, tastierina e percussioni pestati con furia giocosa, con rabbia dada liberatoria, febbrile, aggressiva ma innocua, un cavarsi di dentro la frenesia, il non poterci più stare dentro, sconclusionando i canoni ritmici, armonici, strutturali, senza appigli giù per la scalinata del disincanto) e i pochi secondi di River (una laconica invocazione) e The Well (una stringata preghiera, come uno sguardo gettato al cielo minaccioso). Tuttavia, s'intravede un cambiamento abbastanza significativo rispetto al precedente Sketches, un pizzico di sensibilità melodica più accomodante e - di conseguenza? - il definirsi di una forma-canzone maggiormente compiuta, seppur ancora frammentaria, in embrione. C'imbattiamo quindi in una Hypnos And Grocery che sfilaccia sperse malinconie al modo della più frusta PJ Harvey, in una Cut che incede ombrosa e grottesca come un Tom Waits psicotico, in quella Martina che scomoda il lirismo assorto e sdegnoso del più romantico Nick Cave, e ancora nel serafico folk-blues di April e nella flaccida bruma di Sarah, ovvero il Lanegan più soffice e snervato, un paragone impegnativo ma neanche troppo per la notevole voce di Shawn Clocchiatti. Ne escono quindi confermati anzi rafforzati i sospetti circa la potenzialità del progetto, bomba lirica che attende solo l'incrociarsi delle lancette per regalarci chissà quale deflagrazione. (7.1/10)" Stefano Solventi, Sentire/Ascoltare, 2007.
"(...) Dietro il progetto Those lone Vamps si cela Shawn Clocchiatti-Oakey la cui reale identità mi è ignota. Mi tengo in contatto con lui per e-mail. Gli scrivo, lo ammetto, ma non so davvero chi sia. Conosco il suo maispeis, ma non ho mai digitato il suo nome su google. Non voglio scoprirne l’identità ecco tutto. Non ci tengo proprio a conoscerlo. Non perché abbia nulla contro di lui, anzi. E’ solo che in questa era dell’informazione globale, del tutto e subito. In questa era della comunicazione chiara e distinta, scarso è lo spazio riservato al mistero. Lo so è una banalità, ma per evocare il senso profondamente sovversivo del mistero e per sfuggire a questa imperante società del controllo non abbiamo altra chance se non quella di scegliere deliberatamente di non sapere, istituendo così, quasi per magia, il mistero su di un oggetto, una persona, una malattia, una leggenda. Così ho deciso di fare con Shawn Clocchiatti-Oakey. Ho deciso che egli sarebbe diventato per me una sorta di vate notturno. Una specie di ibridazione fra barman e un poeta. Ho insomma deciso di celare la sua identità dietro un velo di mistero e di entrare in contatto con questo poeta blues-ermetico con la voce di Elvis e il movimento d’anca di Tom Waits in maniera più ingenua e disinteressata, usando la mail come la polizia di Gotham avrebbe usato il potentissimo faro con l’effige dell’uomo pipistrello. In tale maniera mi sono interessato più alle sue imprese che a far luce sul personaggio ed è forse grazie a ciò che egli è riuscito nel miracolo di regalarmi il sogno di un mito. E’ stato così che anche questa volta è giunto puntuale il messaggio da parte di questo poeta oscuro, che mastica blues e inferno come pochi altri nel nostro tempo. In questo caso Clochiatti lo fa con un senso del sacro quasi unico e in cuor suo anche con profondo rispetto per la tradizione. Certamente lo fa con brevità originaria, con sobrietà primordiale, ma nulla di tutto ciò è casuale o frutto della modernità. Non è un caso che questo lavoro si chiami infatti standards. Dietro di esso si cela insomma un profondo legame con l’orginario. Qualcuno la definirebbe d’avanguardia quest’opera, altri la bollerebbero come frutto di sperimentazione. Io questo lavoro lo collocherei dentro l’orizzonte di quell’arte autentica e profondamente vitale che è la canzone. Un’arte irrequieta, ma profondamente consapevole del suo essere incarnata in un hic et nunc, in un percorso che ha una storia, una tradizione e un’identità e di questi tempi, scusate se è poco, ciò conta più d’ogni masturbazione d’avanguardia. Questo è insomma un lavoro di delirio ermetico, ma ordinato, di poesia scatenata, ma pur sempre con una direzione e un legame col passato ben precisi." Ian Della Casa, Music Club, 2007.
"(...) Il song-writing di Shawn Clocchiatti-Oakey e di Vincent O. Trevisan definisce uno spazio tutto proprio. Quello che sembra una giustapposizione umorale di spoken word, low-fi blues, frammenti di free country preso a morsi, assume una forma specifica ed i sub-generi rimangono nel patrimonio genetico d'un ibrido distinguibile da qualsiasi altro mutante sonoro. La voce di Clocchiatti ricorda, qualche tonalità più in basso, quella di Kevin Coyne, come pure Tom Waits. Trevisan riduce con field recordings e rumori parassiti i brandelli (accordi, ritmi, melodie) dei generi di riferimento. In Standards spiccano lo spoken blues di Girl, il primitivismo dark-folk di Hypnos and Grocery, la dolcezza inaspettata di April, l'incubo para-elettronico di Twilight, la desert ballad di Sarah. In verità quello che descriviamo per frammenti è il continuum d'una visione agitata, il mito della frontiera alla luce stroboscopica dell'isteria contemporanea. (7)" Dionisio Capuano, Blow Up n.118, 2008.
"(...) Those Lone Vamps capitolo due. Dunque, se ricordate c’eravamo lasciati qualche tempo fa parlando dell’ottimo "Sketches" e auspicando una retromarcia dopo l’annuncio di scioglimento del progetto. Ora, non so a che punto sia la questione, però questo secondo parto di casa Clocchiatti-Trevisan conferma la bontà dei Those Lone Vamps, e che forse abbiamo davvero bisogno di un gruppo del genere. In ogni caso, “Standards” ripresenta senza particolari variazioni la formula espressiva del precedente lavoro, proseguendo, quindi nella scia di un avant folk-blues miniaturizzato, con inserti elettronici e ampio ricorso a metodi che sanno d’improvvisazione. Ecco, “emozione nella concisione”, potrebbe essere il motto dei Those Lone Vamps, perché anche qui i ragazzi riescono nella non facile operazione di coniugare ricerca e attitudine pop, songwriting cristallino e improvvise deviazioni free folk-blues; insomma un melting-pot esplosivo che è poi il loro marchio di fabbrica. E non è poco, considerato che svariate formazioni di pseudo avanguardia ravanano nel torbido dell’avant-freakketudine, senza cavarne un ragno dal buco. Comunque, dicevamo di una formula espressiva inalterata, però a ben vedere qualche piccola variazione c’è. “Standards” mi pare meno schizzato del precedente, anzi quasi pacificato nell’umore. Rispetto a "Sketches" troviamo, infatti, un maggior numero di canzoni fatte e finite. Dalle tremendamente soulfoul “Sarah” e “Martina” alla catarsi primaverile di “April”, che apre squarci acustici di solare bellezza. Ok, sempre canzoni da un minuto o poco più, però quanta intensità in un lasso di tempo così limitato. In tal senso, mi viene quasi da pensare ai Naked City. Non mancano ovviamente gli sferragliamenti free all’arma bianca (“Twilight”, “Hypsnos And Grocery”, “Philly’s Toyshop (At Night)”) o i consueti scatarramenti waitsiani (“Girl”, “Cut”, ), ma insomma, il tutto è amalgamato in modo coerente. Fossero stranieri, staremmo a parlarne per mesi. (7)" Antonio Ciarletta, Ondarock, 2008.
"(...) Difficile trovare una definizione, una dimensione alla loro musica, un mix eterogeneo formato dalla voce cupa e potente di Shawn Clocchiatti (che ricorda tanto quella di Tom Waits) accompagnata solamente da una chitarra acustica o da alcuni effetti elettronici. Il risultato è un sound minimalista, quasi improvvisato; niente fronzoli insomma, qui c'è solo l'essenziale. Un'essenzialità tutta da gustare: Ascoltateli e non ve ne pentirete." Indie Way Of Life, 2009.
"(...) Altra piccola gemma proveniente da casa Those Lone Vamps. Il loro secondo, brevissimo, album è composto da nove fuggenti affreschi, per una dozzina di minuti di durata totale. Gli sketches si susseguono rapidissimi tra poetici e stralunati paesaggi e squarci più tempestosi. Le musiche si fanno desolate e ossessive per l'accompagnamento della sempre tenebrosa e penetrante voce di Clocchiatti-Oakley. "Philly's Toyshop (at night)" è un giochettino per tastiera alla Quintron. Sempre echi del Tom Waits più selvaggio, ma questa volta troviamo anche ricordi di Mark Lanegan e con lui affiorare tutta la tradizione cantautoriale statunitense. Molto, molto alcolici e particolari." Marcello Consonni, Rockit, 2008.
01 _ Girl 0:58
02 _ Cut 1:13
03 _ Hypnos and grocery 0:56
04 _ Martina 1:20
05 _ Philly's toyshop (at night) 4:05
06 _ River 0:08
07 _ April 1:12
08 _ Twilight 1:05
09 _ Sarah 1:27
10 _ The well 0:15
(C) + (P) 2007
Lyrics:
Girl
she's gonna get close to you/ and whisper in your mouth/ right now, right now/ look down/ this sappy singer's breakin' down/ i've heard this one before/ it's time to lose control/ she's gonna get close to you.../ take your aim (look at me and i'll be saved, Lord)
Cut
cut... cut... cut/ i shoveled coals/ you had your say/ you should rub your eyes/ and clench your jaws (speeches' breakdown)/ cut... cut... cut.../ speech... breakdown/ speech... shutdown/ here's to the ones who makes us crawl/ cut the strings, let us go
Hypnos and grocery
i walked an endless mile/ back to your house and movies/ i choke on solitude/ another wrong turn soothing/ drugstores keep the score/ 7 months 'round Burbank/ and when it rains it pours/ mouths open-close, open-close.../ i know that you're not safe/ you soak the backdoor footsteps/ to wash the blues away/ and throw a graceful party/ drugstores keep...
Martina
...and the birds sing Martina (she is a waitress)/ and the wires sing Martina (she is a bambi)/ to all the stray cats comin' home/ pull me out of this cell/ whether you're sleeping or not/ there's no point in discussing this, Martina/ while the birds sing.../ i never slipped school/ to dream of you/ turn the back on your past/ u're a God's gift... so quiet/ i'm waitin' for New Jerusalem/ and the birds...
Philly's toyshop (at night)
crash, sgrrrreng, huuu
River
a commitment to your cause/ you still affect me/ let me sail the muddy river... to you
April
it's april/ i'm longin' to see your light/ it's april/ i'm longin to see you, to see your light/ the hazel's branches/ frozen over/ split in two/ and the fence/ no longer hums/ a hypothetical song/ i'm longin' to see you.../ it's april...
Twilight
(cough) we've come a long way/ it's always the same to you/ fields have grown old/ it's always the same to you/ you've had enough/ we ran short of bread/ i'll get my share/ nobody loves me// it's twilight... it's twilight, ooooh
Sarah
the sunken eyes/ the swollen cheek/ Sarah, Sarah, are you still weavin'/ are you still countin' sheep/ are you still watchin' bad TV/in in tears, bars and diners too/ i wouldn't treat you/ the way you used to do/ are you still wavin'/ from a vessel/ or driftin-shiftin'/ should i listen/ to the sounds/ i've never listened to/ i wouldn't treat you/ the way you used to do/ the sunken eyes...
The well
give us living water Jesus/ shelter me from coming wars/ from tears, from thorns/ give us living water Lord/ take us to the well...
(All lyrics by Shawn Clocchiatti-Oakey)