ANTOLOGIA DEL MEDIO MONGOHOLI NASI
ST.RIDE (Edo Grandi, Maurizio Gusmerini, Mongoholi Nasi)
SOLD OUT
Mongoholi Nasi _ chitarra _ voce _ fiati
Maurizio Gusmerini _ ritmi _ effetti
Edo Grandi _ ritmi _ effetti
Edo Grandi, Maurizio Gusmerini e Rino Salamone fondano La Confraternita nel '98. Il collettivo comprende: St.Ride (Maurizio Gusmerini, Edo Grandi); Uomi (Uomi); Mongoholi Nasi (Nasi Mong). "La nostra musica è un sottoprodotto del nostro corpo, come il sudore, ugualmente affaticata ma più pensata, una sorta di secrezione ghiandolare mirata." Questo disco è fatto di pezzi brevi ad inciampo, dall'aspetto semi-acustico e dal suono quasi-live.
"(...) la decomposizione della musica in pochi elementi. Minimale quanto il sempre bellissimo artwork di Setola di Maiale, questo brevissimo e frammentato disco dei Genovesi St.ride, di cui ci occupammo ampiamente su queste pagine nel 2007, prosegue un discorso di decomposizione della materia musicale (ma non sonora) già iniziato nello splendido “Piume che cadono”. I tre, che vedono qui al centro il folle saggio Mongoholi Nasi e la sua voce sincopata, lasciano pressoché inalterati i suoni della loro musica, in controtendenza rispetto a tante altre correnti sperimentali odierne, dal glitch al noise più estremo. Quindi ad essere fatta a pezzi è la composizione, in una serie di rimandi tra gli scampoli di trombettii, singhiozzi, percussioni elettroniche in odor di preset, corde di chitarra pizzicate, soffi, oggetti sfiorati. Qualcosa quindi di molto più vicino al jazz improvvisato, ma con un’aura molto celebrale, un discontinuum nervoso che, mescolando a piacere sempre gli stessi elementi, riesce di volta in volta a suscitare calma, nervosismo, passione, rabbia, mai noia. Un disco davvero interessante, lontano dal computer ma al tempo stesso probabilmente apprezzabile dai fan della laptop generation che vedono la macchina come ausilio alla composizione e non al centro del processo creativo. Sfido chiunque a riconoscere un plug-in in questi 17 intensi minuti (forse un paio di riverberi). Il massimo sarebbe sentir andare gli St.ride ancora oltre ed inserire altre fonti sonore nel processo: ad ascolti ripetuti il (volutamente) basso numero di strumenti utilizzati penalizza un po’. Inarrivabili come sempre i titoli geniali dei brani, grazie ai quali ogni disco degli St.ride acquista per me molti punti in più ogni volta." Matteo Uggeri, Sands-zine, 2008.
"(...) 'Genova's best kept secret', ma sarà davvero un segreto? Alla fine io li ho scoperti con quel piccolo capolavoro (e non ho timore di esagerare) di Piume Che Cadono per la misconosciuta Zeith, ma avevano già dato alle stampe un disco per Snowdonia e qualche altra sporadica apparizione qua e là sulla rete. Gli St.ride ritornano nella loro veste Mongoholi Nasi che già a partire dal nome svela un po' la doppia natura del progetto polarizzato dal piacere nel giocare da una parte e dalla musica "seria" (perchè esiste musica che non lo è? Anzi esiste musica che è realmente seria?) dall'altra. Per chi non avesse confidenza con St.ride, potremmo cercare di inquadrarli dicendo che sono il sogno pop degli Starfuckers, oppure l'incubo elettronico di Ayler e Coleman, oppure ancora Stratos e Cage con dei black out cerebrali ed un retrogusto chic. Mongoholi Nasi preme ancora di più sul fattore chic "fracassone" del duo e se detta così potrebbe sembrare una cosa brutta, in realtà per gli affezionati dei genovesi offre un "cut up" in cui la voce prende sempre più piede, la melodia a differenza di "piume che cadono" è quasi asportata dalle basi, ma rimane solo nella voce. Spesso si parla di musica sperimentale a sproposito, negli St.Ride invece questo fattore prende piede in modo molto naturale e con un sapore che direi anni '70, sia per la scelta dei suoni che per il gusto nell'assemblarli. Visto che nessuno viene dal nulla, gli St.Ride attingono da un pozzo di idee tutto sommato poco praticato e lo fanno (a differenza di altri) in modo del tutto naturale. I genovesi sono un gruppo singolare che ha estimatori illustri come De Waard di Vital Weekly visto che uniscono un'estetica quasi da elettronica analogica ad una vocazione free nel senso più jazz del termine, anche l'elite del gruppo Dada li avrebbe amati." Andrea Ferraris, Sodapop, 2008.
"(...) St.Ride è una vecchia conoscenza di Blow Up ora su Setola di Maiale. 'Antologia del Medio Mongoholi Nasi' è una raccolta di diciassette frammenti/sgorbi (quasi tutti sotto i due minuti di durata) che ascriverei alla voce freak electronics, così, tanto per. Non immaginatevi però nè sevizie nè torture di sorta: la freakitudine del duo (o, per l'occasione, trio?) sta semmai in quella beata demenza che fa delle diciassette tracce in questione un'unica, straniante, a volte persino deprimente balbuzie: musica dissociata che procede per inciampi e per fonemi astratti, tutta disarticolata e accartocciata su se stessa, quasi si trattasse di tentativi di canzone abortiti in salsa pseudo glitch. Stefano Tamburini avrebbe apprezzato, e io con lui. (...) E' interessante - e anche bello - ribadire lo stato di salute di un underground italiano che, ormai da anni, non ha niente da invidiare ai concorrenti esteri, e soprattutto fa piacere notare come questo sappia ridefinirsi e auto-generarsi a seconda di input di volta in volta nuovi e diversi (7)" Valerio Mattioli, Blow Up n.118, 2008.
"(...) It seems that St.Ride gets more and more active through releases. Also it seems that there is now a third member: Mongoholi Nasi on guitar, vocals and reeds, next to Maurizio Gusmerini on rhythms and effects and Edo Grandi on rhythms and effects. This expansion has certain repercusions for their music. Tracks are, here at least, very short, just somewhere between one and two minutes, and are clearly improvised - perhaps so far nothing new, but there is a stronger emphasis on using vocals and trying to play some sort of crazy, almost pop tune but all in the strict boundary of improvised music, which makes an odd combination, but actually one that also works. The vocals are without words, producing sounds along the lines of say Jaap Blonk or Phil Minton, but the chopped rhythms and effects make this less strict improvised and more pop-like. At only seventeen minutes this is a most curious little item. Quite a strong leap forward." FdW, Vital Weekly, 2008.
01 _ Regressione e necessità 1:19
02 _ Cospiratore semplice n°1 1:52
03 _ Alegher 1:33
04 _ Fosse giorno 1:23
05 _ Caduta libera da bilanci 2:20
06 _ Sbatte la coda 1:20
07 _ Assalto a vuoto senza rientro 1:34
08 _ Ci sics 1:48
09 _ Non musica per ascolti tronchi 1:12
10 _ Trumò solo - monocromo colo 2:12
11 _ Il taglio delle corde e delle vocali 1:06
(C) + (P) 2007
SOLD OUT
Mongoholi Nasi _ guitar _ vocals _ reeds
Maurizio Gusmerini _ rhythms _ effects
Edo Grandi _ rhythms _ effects
Edo Grandi, Maurizio Gusmerini and Rino Salamone founded La Confraternita on '98 and St.Ride arised from it. Members of the collective are: St.Ride (Maurizio Gusmerini, Edo Grandi); Uomi (Uomi); Mongoholi Nasi (Nasi Mong). Experimental music with little beats and broken lines.
"(...) It seems that St.Ride gets more and more active through releases. Also it seems that there is now a third member: Mongoholi Nasi on guitar, vocals and reeds, next to Maurizio Gusmerini on rhythms and effects and Edo Grandi on rhythms and effects. This expansion has certain repercusions for their music. Tracks are, here at least, very short, just somewhere between one and two minutes, and are clearly improvised - perhaps so far nothing new, but there is a stronger emphasis on using vocals and trying to play some sort of crazy, almost pop tune but all in the strict boundary of improvised music, which makes an odd combination, but actually one that also works. The vocals are without words, producing sounds along the lines of say Jaap Blonk or Phil Minton, but the chopped rhythms and effects make this less strict improvised and more pop-like. At only seventeen minutes this is a most curious little item. Quite a strong leap forward." FdW, Vital Weekly, 2008.
"(...) la decomposizione della musica in pochi elementi. Minimale quanto il sempre bellissimo artwork di Setola di Maiale, questo brevissimo e frammentato disco dei Genovesi St.ride, di cui ci occupammo ampiamente su queste pagine nel 2007, prosegue un discorso di decomposizione della materia musicale (ma non sonora) già iniziato nello splendido “Piume che cadono”. I tre, che vedono qui al centro il folle saggio Mongoholi Nasi e la sua voce sincopata, lasciano pressoché inalterati i suoni della loro musica, in controtendenza rispetto a tante altre correnti sperimentali odierne, dal glitch al noise più estremo. Quindi ad essere fatta a pezzi è la composizione, in una serie di rimandi tra gli scampoli di trombettii, singhiozzi, percussioni elettroniche in odor di preset, corde di chitarra pizzicate, soffi, oggetti sfiorati. Qualcosa quindi di molto più vicino al jazz improvvisato, ma con un’aura molto celebrale, un discontinuum nervoso che, mescolando a piacere sempre gli stessi elementi, riesce di volta in volta a suscitare calma, nervosismo, passione, rabbia, mai noia. Un disco davvero interessante, lontano dal computer ma al tempo stesso probabilmente apprezzabile dai fan della laptop generation che vedono la macchina come ausilio alla composizione e non al centro del processo creativo. Sfido chiunque a riconoscere un plug-in in questi 17 intensi minuti (forse un paio di riverberi). Il massimo sarebbe sentir andare gli St.ride ancora oltre ed inserire altre fonti sonore nel processo: ad ascolti ripetuti il (volutamente) basso numero di strumenti utilizzati penalizza un po’. Inarrivabili come sempre i titoli geniali dei brani, grazie ai quali ogni disco degli St.ride acquista per me molti punti in più ogni volta." Matteo Uggeri, Sands-zine, 2008.
"(...) 'Genova's best kept secret', ma sarà davvero un segreto? Alla fine io li ho scoperti con quel piccolo capolavoro (e non ho timore di esagerare) di Piume Che Cadono per la misconosciuta Zeith, ma avevano già dato alle stampe un disco per Snowdonia e qualche altra sporadica apparizione qua e là sulla rete. Gli St.ride ritornano nella loro veste Mongoholi Nasi che già a partire dal nome svela un po' la doppia natura del progetto polarizzato dal piacere nel giocare da una parte e dalla musica "seria" (perchè esiste musica che non lo è? Anzi esiste musica che è realmente seria?) dall'altra. Per chi non avesse confidenza con St.ride, potremmo cercare di inquadrarli dicendo che sono il sogno pop degli Starfuckers, oppure l'incubo elettronico di Ayler e Coleman, oppure ancora Stratos e Cage con dei black out cerebrali ed un retrogusto chic. Mongoholi Nasi preme ancora di più sul fattore chic "fracassone" del duo e se detta così potrebbe sembrare una cosa brutta, in realtà per gli affezionati dei genovesi offre un "cut up" in cui la voce prende sempre più piede, la melodia a differenza di "piume che cadono" è quasi asportata dalle basi, ma rimane solo nella voce. Spesso si parla di musica sperimentale a sproposito, negli St.Ride invece questo fattore prende piede in modo molto naturale e con un sapore che direi anni '70, sia per la scelta dei suoni che per il gusto nell'assemblarli. Visto che nessuno viene dal nulla, gli St.Ride attingono da un pozzo di idee tutto sommato poco praticato e lo fanno (a differenza di altri) in modo del tutto naturale. I genovesi sono un gruppo singolare che ha estimatori illustri come De Waard di Vital Weekly visto che uniscono un'estetica quasi da elettronica analogica ad una vocazione free nel senso più jazz del termine, anche l'elite del gruppo Dada li avrebbe amati." Andrea Ferraris, Sodapop, 2008.
"(...) St.Ride è una vecchia conoscenza di Blow Up ora su Setola di Maiale. 'Antologia del Medio Mongoholi Nasi' è una raccolta di diciassette frammenti/sgorbi (quasi tutti sotto i due minuti di durata) che ascriverei alla voce freak electronics, così, tanto per. Non immaginatevi però nè sevizie nè torture di sorta: la freakitudine del duo (o, per l'occasione, trio?) sta semmai in quella beata demenza che fa delle diciassette tracce in questione un'unica, straniante, a volte persino deprimente balbuzie: musica dissociata che procede per inciampi e per fonemi astratti, tutta disarticolata e accartocciata su se stessa, quasi si trattasse di tentativi di canzone abortiti in salsa pseudo glitch. Stefano Tamburini avrebbe apprezzato, e io con lui. (...) E' interessante - e anche bello - ribadire lo stato di salute di un underground italiano che, ormai da anni, non ha niente da invidiare ai concorrenti esteri, e soprattutto fa piacere notare come questo sappia ridefinirsi e auto-generarsi a seconda di input di volta in volta nuovi e diversi (7)" Valerio Mattioli, Blow Up n.118, 2008.
01 _ Regressione e necessità 1:19
02 _ Cospiratore semplice n°1 1:52
03 _ Alegher 1:33
04 _ Fosse giorno 1:23
05 _ Caduta libera da bilanci 2:20
06 _ Sbatte la coda 1:20
07 _ Assalto a vuoto senza rientro 1:34
08 _ Ci sics 1:48
09 _ Non musica per ascolti tronchi 1:12
10 _ Trumò solo - monocromo colo 2:12
11 _ Il taglio delle corde e delle vocali 1:06
(C) + (P) 2007