CAMUSI
CAMUSI (Patrizia Oliva, Stefano Giust)
Digisleeve ecopack
Patrizia Oliva _ voci _ elettronica
Stefano Giust _ batteria _ piatti _ oggetti
Camusi è il nome del progetto che vede impegnati la cantante/musicista elettronica Patrizia Oliva (aka Madame P) ed il batterista Stefano Giust. La musica del duo è totalmente improvvisata, un connubio incredibile tra voci e loops generati dalla voce stessa, con le ritmiche e i rumori della batteria. Si tratta di un disco completamente improvvisato: tutti i pezzi che compongono l'album sono estratti da una unica improvvisazione libera di circa un'ora e mezza: non ci sono partiture, nè testi preparati, nè organizzazioni di alcuna sorta rispetto all'improvvisazione. Il duo ha suonato in Italia, Regno Unito, Olanda, Francia, Spagna, Portogallo, Belgio, Austria, Croazia e Vietnam.
Per maggiori info: https://camusi.wordpress.com
"(...) Atto D’Amore. Le Finestre che sbattono, il temporale a notte fonda, i piatti che si rompono, gli uccelli al mattino che cantano, le interferenze radiofoniche, il cigolio di un grande albero, le foglie che danzano, il suono del fuoco, le palpebre che si chiudono, i passi nel sottopasso umido, il suono di una mano, lo spazzolino sui denti, il fastidio del mondo così com’è. Camusi Camusi Camusi camusicamusicamusica Musica Musica Musica. Stefano e Patrizia. Due corpi esposti. Nudità e muscoli. Un atto d’amore, un dono; inaspettato. Quelli più graditi, quelli che ti lasciano senza parole. Camusi è lavoro di una bellezza infinita, semplice, come le parole che usano per descrivere quel che fanno, semplice come sono loro; persone schiette che vivono di passioni intense. Stefano Giust e Madame P, randello e sorriso, sole e luna; strana coppia. Di quelle che non ti aspetteresti; ed invece… Camusi sfianca le parole, le rende inutili; ci voleva. Batteria, voce ed oggetti, un filo di elettronica ad intorbidire lo scenario, una macchina in fase di rodaggio che promette sfracelli futuri. Potrebbero senza volerlo aver creato un divario fra l’ora ed il poi. Emoziona con poco e nulla, cuore ci mette, voglia di giocare ci mette; non si lascia incastrare. Materiale libero che in That Coil per un istante ti apre una voragine sotto i piedi. Quanto tempo era che non mi si rizzavano più i peli sulle braccia? Più o meno dal minuto 3:08 di questo brano. Il traffico notturno attutito dalla stanchezza. È un cuore che pulsa? Il mio? Il loro? Vedo una spiaggia, non credo di riuscire a raggiungerla… Sento le voci e le braccia non ce la fanno più. Giust implacabile, Eternal Sphere; forse ce la faccio. Ancora poco. Manca ancora poco. Un leggero brivido, All Things Become Water; scivolare. C’è del blues, tutto è improvvisato? Presi e gettati di peso lungo i bordi di una statale deserta, i girasoli sono alti; bello perdercisi in mezzo. Popol Vuh? Sento il calore del sole, l’afa e l’odore della terra che respira. Poi Pansong, Stefano fa quel che deve, raddrizza il tiro, frenetico, Madame P graffia; stritolare. Camusi, Camusi possiede un dono prezioso; la visione. Mi piace pensare che questi suoni sbrecciati siano figli di Sandy Denny e John Martyn, Elvin Jones e Rashied Ali, Tuxedomoon e Joy Division. Una questione di cuore dunque. Questo è solo l’inizio. Camusi Camusi Camusi camusicamusicamusica Musica Musica Musica!" M. Carcasi, Sands-zine 2007.
"(...) È il duo Stefano Giust-Patrizia Oliva (aka Madame P) la sorpresa più stimolante del 2007. Camusi, sciarada di significati lontani, ora rinoceronte, ora profilo umano, si presenta sotto le cangianti forme dei due protagonisti. La madama dell’elettronica italiana ci mette rumori, loops, elettronica deviante e soprattutto la voce: cristallina, pura, sussurrata, distorta, deviata. Il deus-ex-machina delle musiche non convenzionali di Setola di Maiale invece percuote, colpisce, sbatte, sbuffa, accelera e decelera su tutto ciò che possa dare un senso ritmico al tutto, tanto da divenire il vero cuore pulsante dell’opera. L’unione incestuosa tra i due, la fusione estatica tra due spiriti affini genera un mostro a mille teste, tentacolare medusa postmoderna al cui ascolto si resta pietrificati. Trip-hop deforme quanto un ElephantMan su pentagramma, schizzi di una Diamanda Galas luciferina ma atipicamente jazz, Portishead in deliquio, brandelli di rumorismo digital-percussivo, mantra orientaleggianti. Madame P che si autofagocita in continui controcanti in cui campiona e rimanda in vortice la sua stessa voce. Il Giust che stende un tappeto ritmico che ha dello straordinario ma soprattutto dell’ordinario (metalli, forchette, penne…tanti, tantissimi oggetti). La voce di Nostra Signora Electro che si rifrange e diventa più voci, più angolazioni, casamatta di se stessa, Mina + Diamanda Galas + Meira Asher + ogni cosa. Le aritmie dell’uomo-ritmo che tentano di frenarla, confinarla, includerla in un perimetro riconoscibile ma che finiscono per deragliare anch’esse sul sottile filo della follia. La musica che avvolge mondi lontani, che moderna sirena incanta gli ignari naviganti, che si fa acqua come ogni cosa per farsi poi di nuovo, eternamente e magicamente sciarada di se stessa. CamusicaMusi. (8)" Stefano Pifferi, SentireAscoltare, 2007.
"(...) Patrizia Oliva e Stefano Giust sono Camusi, di moniker e di fatto. “Madame P” gioca con la propria voce, la effetta, la campiona in tempo reale, la mette in loop e ci canta sopra, come Keiji Haino fa dal vivo con la propria chitarra. Ricorda le grandi che hanno fatto la storia, ma stravolge il "classico" allo stesso modo di Picasso o Bacon quando rifacevano Velazquez. Stefano Giust, l’uomo dietro a Setola Di Maiale, l’etichetta che pubblica questo disco, è ben noto compositore, musicista e performer, che qui suona i suoi strumenti preferiti: percussioni e oggetti. I brani dell’album sono stati estrapolati da un’unica improvvisazione libera della durata di un’ora e mezza (si può dire che i Camusi siano per natura un progetto live), di conseguenza non è possibile una descrizione tradizionale o l’individuazione di un genere (a onor del vero, molti utilizzano il termine “jazz”, affiancandoci suffissi, prefissi, precisazioni). Solo una serie di appunti e impressioni, dunque, nient’altro che tentativi di prendere un po’ di questi frammenti musicali e incartarli con le parole: l’inizio apparentemente normale con “So Dear”, anche se la voce fa già tre cose insieme contemporaneamente, ma questo non è nulla in confronto a come impazzisce e si moltiplica in “That Coil” e a com'è primitiva in “Eternal Sphere”, dove Giust si “struttura” in maniera più tribale del solito per venirle incontro. “Remember Me Like An Ocean” e “Garden Sky My Friend” sono così inquietanti e ambient che sarebbero state benissimo in qualche colonna sonora dei “gialli” italiani anni ’70, dove i nostri compositori (Morricone, Gaslini, Maderna...) si sbizzarrivano con voci e suoni e gettavano un po’ di avanguardia in quelle pellicole oggi di culto. Che altro dire? Questa è/questi sono camusicamusi… camusicamusicamusicamusi…" Fabrizio Garau, Audiodrome, 2008.
"(...) Credo che molti di voi conoscano Stefano Giust e Madame P e se così non fosse li inquadreremo dicendo che lui è uno dei batteristi (limitante visto che suona anche altro) più eterogenei che ci siano in Italia e che ha suonato con chiunque un po’ come Francesco Cusa. Madame P se non rimarrà nella memoria per aver fatto parte della prima line up delle Allun è rimasta impressa ad alcuni che si saranno visti uno dei suoi millemiglia tour stile bombardamento di Coventry. Ma una cantante "a cappella" fornita di loop station e qualche pedale (ed un vecchio synth) ed un batterista della finezza di Giust (che comunque esce dal jazz) che possono fare? Si incontrano a metà strada, quindi direi che vocalizzi solitamente melodici, colorati da folate percussive appena accennate. Se spesso nonostante le ottime qualità, a Patrizia Oliva mancano le cesellature per fare un'ulteriore salto in avanti, il connubio con il boss di Setola Di Maiale mette tutto più a fuoco, tanto che sono tentato di dire che sia il suo progetto migliore. Incredibile dictu se anche fra le maglie dell'improvvisazione i due si lanciano in campi tortuosi, il disco è molto melodico ed a tratti etereo, tanto che per certi momenti tirerei in ballo Bjork in trip da Cocteau Twins minimali e 4AD (All Things Become Water, Garden Sky My Friend...) tutto "ruvido" però. Altrove il disco rimane più appiccicato alla summa esatta dello stile dei due membri (come l'iniziale So Dear). Ultimi grandi spettri che aleggiano sulla città stile "lucifero su Londra" sono psichedelia e minimalismo orientale (i dodici minuti di All Things Become Water), quest'ultima specifica si riferisce al fatto che non si tratta di minimalismo "occidentale" figlio di Young, Reich, Riley o Glass ma di minimalismo "zen" con gli occhi a mandarla (che poi anche questo sia influenzato dalla musica gamelan beh, altro discorso). Quest'ultima osservazione mi permette di introdurre un parallelo che mi sembra dovuto per un disco del genere, infatti seppur ruvido (registrazione live su minidisc) trovo che questo CD non sia troppo lontano da alcune delle cose più o meno recenti di Yoshimi (dovrei aggiungere perciò kraut-prog? E facciamolo) che al secolo era ed è una dei batteristi dei Boredoms. Per quanto non sia un mistero che gli ultimi Boredoms in versione freak, psichedelica siano anche molto fruibili credo che sia intuibile che si tratti di un disco comunque molto melodico e questo va detto perché nel suo acidume etereo e nonostante una vena di grigiore, la musica è quasi accessibile a tutti. "Chi ben incomincia è a metà dell'opera". A. Ferraris, Sodapop, 2007.
"(...) Il progettto di Madame P - al secolo Patrizia Oliva - e Stefano Giust è metodologicamente lineare: la voce lavora su se stessa (loop e delay), stratificandosi e moltiplicando la propria immagine interpretativa; il set di percussioni ed oggetti ora procede per linee di fuga controllate, al fine di spezzare la mera circolarità della musica (So Dear), ora invece sottolinea la cadenza del canto, come nel beat blues di That Coil. Lo scopo sembra quello di arrivare a diverse manifestazioni di cantabilità, passando, se del caso, per qualcosa di simile all'improvvisazione (Eternal Sphere, Remember Me Like An Ocean). Da All The Things Become Water, - che nasce informale e si conclude come una Canterbury abbandonata - l'interplay si fa però meno prevedibile e nell'ultima traccia, Garden Sky, My Friend, il duo allestisce un teatro sonoro di infanzie perdute e cigolanti cancelli della memoria, dando evidenza soprattutto alla versatile intelligenza emotiva di Giust. (7)" Dionisio Capuano, Blow Up n.114, 2007.
"(...) Progetto tra i più stimolanti di quella epifania vivente che è Stefano Giust, Camusi è un duo di improvvisazione atipicamente jazz, nato dall’incontro con l’altra anima gemella Patrizia Oliva, a.k.a. Madame P. La Camusica nasce in quell’interstizio esistente tra le cifre stilistiche peculiari dei due: l’elettronica rumorista e la ricerca sulla e della voce di Madame P e l’enorme mole percussiva larvatamente jazz di Giust. La voce della prima si spezza, si rifrange, si autofagocita rimandando tanto a Mina quanto a Diamanda Galas, con tutto ciò che c’è nel mezzo. La capacità trasformistica e di adattamento a contesti sempre più diversi e vari del secondo mostra una compiutezza ormai pressoché perfetta nel saper disegnare paesaggi sonori personali. A risalire dal profondo dell’animo dei due protagonisti sono memorie di una atavica bellezza manifestate sotto forme musicali cangianti: da ipotesi di trip-hop formless a nenie che guardano ad oriente. Un esordio col botto per due musicisti tanto interessanti quanto sottovalutati." Stefano Pifferi, SentireAscoltare, 2008.
"(...) Serata densissima come sempre, quella del 7 febbraio scorso. In Scatole Sonore la musica resta la parte centrale, quella di confronto totale e di approfondimento su ciò che è l’improvvisazione in Italia, oggi. Il duo che ha il compito di proseguire il cammino sono i Camusi, vale a dire Madame P e Stefano Giust. Anche loro nomi già noti da queste parti, ma il connubio artistico è storia recente. Il live è sfolgorante: i ritmi frammentati di Giust mutano con la naturalezza di un battito d’ali; è free jazz, è impro radicale, è addirittura trip hop, ogni pezzo porta la sua impronta, indelebile. Non è da meno la Madame per eccellenza: la sua voce trasuda passione e veemenza ad ogni passo, è un graffio, una carezza, uno schiaffo ed un urlo al contempo. Tutto questo con l’ausilio di un microfono, un campionatore ed aggeggi vari, poche modifiche accorte che trascinano il suono dei Camusi nel baratro dell’anima, per poi risalire al cielo. Il nome, a proposito, è un anagramma di “musica”, ed è forse scontato affermare che il duo è un gioco enigmistico da risolvere, con tutte le definizioni al posto giusto, una forma di improvvisazione che riesce nel miracolo di non apparire raffazzonata o capitata per caso. Da non perdere, se li avvistate in concerto." Italo Rizzo, Succo Acido 2008. Recensione del concerto di Camusi a Scatole Sonore presso il Rialtosantambrogio, Roma 7 febbraio 2008.
"(...) Una delle più interessanti rassegne underground romane si riapre nel 2008 sotto il segno del genio. Quello del batterista Stefano Giust, percussionista di incredibile talento e dal groove dannatamente negroide. In coppia con Madame P (Allun) da vita a Camusi: il gruppo ha un tiro devastante: un qualcosa che odora di new thing, bagnato però nelle torbide acque dell’improvvisazione europea e nei solchi di un virtuale rumorismo. Ci sono due strumenti solisti: la batteria e la voce. Convivono con tecniche estese ed effettistica di rigore, le composizioni sono elastiche, si flettono in continuazione, sul punto di spezzarsi ti colpiscono in pieno volto. Senza chance. E’ un trionfo di muscoli ed ugola, un ping pong esoterico, una prova di forza, una palestra per la mente. Se Sunny Murray avesse jammato con Patty Waters... ma siamo davvero nel campo delle ipotesi più fascinose. La duttilità del duo è comunque un discorso di telepatia, di prontezza nel trasportare gli stimoli cerebrali agli ’arti’. Una performance di grande magnetismo ed impatto." Luca Collepiccolo, Blow Up n.119. Recensione del concerto di Camusi a Scatole Sonore presso il Rialtosantambrogio, Roma 7 febbraio 2008.
01 _ So dear 05:10
02 _ That coil 03:59
03 _ Eternal sphere 06:49
04 _ Remember me like an ocean 04:41
05 _ All things become water 12:35
06 _ Pansong 05:24
07 _ Garden sky, my friend... 07:35
(C) + (P) 2007
Digisleeve ecopack
Patrizia Oliva _ voices _ electronics
Stefano Giust _ drums _ cymbals _ objects
Camusi is the name of the project by singer/electronic musician Patrizia Oliva (aka Madame P) and drummer Stefano Giust. All music are free improvisations, a beautiful combination between voices/loops and rhythms/radicalisms. Camusi played in Italy, United Kingdom, Netherlands, France, Spain, Portugal, Belgium, Austria, Croatia and Vietnam.
For more info: https://camusi.wordpress.com
"(...) Camusi is a work of infinite beauty." M. Carcasi, Sands-zine.
"(...) Camusi is the surprise most exciting of 2007." Stefano Pifferi, Sentire/Ascoltare.
"(...) Atto D’Amore. Le Finestre che sbattono, il temporale a notte fonda, i piatti che si rompono, gli uccelli al mattino che cantano, le interferenze radiofoniche, il cigolio di un grande albero, le foglie che danzano, il suono del fuoco, le palpebre che si chiudono, i passi nel sottopasso umido, il suono di una mano, lo spazzolino sui denti, il fastidio del mondo così com’è. Camusi Camusi Camusi camusicamusicamusica Musica Musica Musica. Stefano e Patrizia. Due corpi esposti. Nudità e muscoli. Un atto d’amore, un dono; inaspettato. Quelli più graditi, quelli che ti lasciano senza parole. Camusi è lavoro di una bellezza infinita, semplice, come le parole che usano per descrivere quel che fanno, semplice come sono loro; persone schiette che vivono di passioni intense. Stefano Giust e Madame P, randello e sorriso, sole e luna; strana coppia. Di quelle che non ti aspetteresti; ed invece… Camusi sfianca le parole, le rende inutili; ci voleva. Batteria, voce ed oggetti, un filo di elettronica ad intorbidire lo scenario, una macchina in fase di rodaggio che promette sfracelli futuri. Potrebbero senza volerlo aver creato un divario fra l’ora ed il poi. Emoziona con poco e nulla, cuore ci mette, voglia di giocare ci mette; non si lascia incastrare. Materiale libero che in That Coil per un istante ti apre una voragine sotto i piedi. Quanto tempo era che non mi si rizzavano più i peli sulle braccia? Più o meno dal minuto 3:08 di questo brano. Il traffico notturno attutito dalla stanchezza. È un cuore che pulsa? Il mio? Il loro? Vedo una spiaggia, non credo di riuscire a raggiungerla… Sento le voci e le braccia non ce la fanno più. Giust implacabile, Eternal Sphere; forse ce la faccio. Ancora poco. Manca ancora poco. Un leggero brivido, All Things Become Water; scivolare. C’è del blues, tutto è improvvisato? Presi e gettati di peso lungo i bordi di una statale deserta, i girasoli sono alti; bello perdercisi in mezzo. Popol Vuh? Sento il calore del sole, l’afa e l’odore della terra che respira. Poi Pansong, Stefano fa quel che deve, raddrizza il tiro, frenetico, Madame P graffia; stritolare. Camusi, Camusi possiede un dono prezioso; la visione. Mi piace pensare che questi suoni sbrecciati siano figli di Sandy Denny e John Martyn, Elvin Jones e Rashied Ali, Tuxedomoon e Joy Division. Una questione di cuore dunque. Questo è solo l’inizio. Camusi Camusi Camusi camusicamusicamusica Musica Musica Musica!" M. Carcasi, Sands-zine 2007.
"(...) È il duo Stefano Giust-Patrizia Oliva (aka Madame P) la sorpresa più stimolante del 2007. Camusi, sciarada di significati lontani, ora rinoceronte, ora profilo umano, si presenta sotto le cangianti forme dei due protagonisti. La madama dell’elettronica italiana ci mette rumori, loops, elettronica deviante e soprattutto la voce: cristallina, pura, sussurrata, distorta, deviata. Il deus-ex-machina delle musiche non convenzionali di Setola di Maiale invece percuote, colpisce, sbatte, sbuffa, accelera e decelera su tutto ciò che possa dare un senso ritmico al tutto, tanto da divenire il vero cuore pulsante dell’opera. L’unione incestuosa tra i due, la fusione estatica tra due spiriti affini genera un mostro a mille teste, tentacolare medusa postmoderna al cui ascolto si resta pietrificati. Trip-hop deforme quanto un ElephantMan su pentagramma, schizzi di una Diamanda Galas luciferina ma atipicamente jazz, Portishead in deliquio, brandelli di rumorismo digital-percussivo, mantra orientaleggianti. Madame P che si autofagocita in continui controcanti in cui campiona e rimanda in vortice la sua stessa voce. Il Giust che stende un tappeto ritmico che ha dello straordinario ma soprattutto dell’ordinario (metalli, forchette, penne…tanti, tantissimi oggetti). La voce di Nostra Signora Electro che si rifrange e diventa più voci, più angolazioni, casamatta di se stessa, Mina + Diamanda Galas + Meira Asher + ogni cosa. Le aritmie dell’uomo-ritmo che tentano di frenarla, confinarla, includerla in un perimetro riconoscibile ma che finiscono per deragliare anch’esse sul sottile filo della follia. La musica che avvolge mondi lontani, che moderna sirena incanta gli ignari naviganti, che si fa acqua come ogni cosa per farsi poi di nuovo, eternamente e magicamente sciarada di se stessa. CamusicaMusi. (8)" Stefano Pifferi, SentireAscoltare, 2007.
"(...) Patrizia Oliva e Stefano Giust sono Camusi, di moniker e di fatto. “Madame P” gioca con la propria voce, la effetta, la campiona in tempo reale, la mette in loop e ci canta sopra, come Keiji Haino fa dal vivo con la propria chitarra. Ricorda le grandi che hanno fatto la storia, ma stravolge il "classico" allo stesso modo di Picasso o Bacon quando rifacevano Velazquez. Stefano Giust, l’uomo dietro a Setola Di Maiale, l’etichetta che pubblica questo disco, è ben noto compositore, musicista e performer, che qui suona i suoi strumenti preferiti: percussioni e oggetti. I brani dell’album sono stati estrapolati da un’unica improvvisazione libera della durata di un’ora e mezza (si può dire che i Camusi siano per natura un progetto live), di conseguenza non è possibile una descrizione tradizionale o l’individuazione di un genere (a onor del vero, molti utilizzano il termine “jazz”, affiancandoci suffissi, prefissi, precisazioni). Solo una serie di appunti e impressioni, dunque, nient’altro che tentativi di prendere un po’ di questi frammenti musicali e incartarli con le parole: l’inizio apparentemente normale con “So Dear”, anche se la voce fa già tre cose insieme contemporaneamente, ma questo non è nulla in confronto a come impazzisce e si moltiplica in “That Coil” e a com'è primitiva in “Eternal Sphere”, dove Giust si “struttura” in maniera più tribale del solito per venirle incontro. “Remember Me Like An Ocean” e “Garden Sky My Friend” sono così inquietanti e ambient che sarebbero state benissimo in qualche colonna sonora dei “gialli” italiani anni ’70, dove i nostri compositori (Morricone, Gaslini, Maderna...) si sbizzarrivano con voci e suoni e gettavano un po’ di avanguardia in quelle pellicole oggi di culto. Che altro dire? Questa è/questi sono camusicamusi… camusicamusicamusicamusi…" Fabrizio Garau, Audiodrome, 2008.
"(...) Credo che molti di voi conoscano Stefano Giust e Madame P e se così non fosse li inquadreremo dicendo che lui è uno dei batteristi (limitante visto che suona anche altro) più eterogenei che ci siano in Italia e che ha suonato con chiunque un po’ come Francesco Cusa. Madame P se non rimarrà nella memoria per aver fatto parte della prima line up delle Allun è rimasta impressa ad alcuni che si saranno visti uno dei suoi millemiglia tour stile bombardamento di Coventry. Ma una cantante "a cappella" fornita di loop station e qualche pedale (ed un vecchio synth) ed un batterista della finezza di Giust (che comunque esce dal jazz) che possono fare? Si incontrano a metà strada, quindi direi che vocalizzi solitamente melodici, colorati da folate percussive appena accennate. Se spesso nonostante le ottime qualità, a Patrizia Oliva mancano le cesellature per fare un'ulteriore salto in avanti, il connubio con il boss di Setola Di Maiale mette tutto più a fuoco, tanto che sono tentato di dire che sia il suo progetto migliore. Incredibile dictu se anche fra le maglie dell'improvvisazione i due si lanciano in campi tortuosi, il disco è molto melodico ed a tratti etereo, tanto che per certi momenti tirerei in ballo Bjork in trip da Cocteau Twins minimali e 4AD (All Things Become Water, Garden Sky My Friend...) tutto "ruvido" però. Altrove il disco rimane più appiccicato alla summa esatta dello stile dei due membri (come l'iniziale So Dear). Ultimi grandi spettri che aleggiano sulla città stile "lucifero su Londra" sono psichedelia e minimalismo orientale (i dodici minuti di All Things Become Water), quest'ultima specifica si riferisce al fatto che non si tratta di minimalismo "occidentale" figlio di Young, Reich, Riley o Glass ma di minimalismo "zen" con gli occhi a mandarla (che poi anche questo sia influenzato dalla musica gamelan beh, altro discorso). Quest'ultima osservazione mi permette di introdurre un parallelo che mi sembra dovuto per un disco del genere, infatti seppur ruvido (registrazione live su minidisc) trovo che questo CD non sia troppo lontano da alcune delle cose più o meno recenti di Yoshimi (dovrei aggiungere perciò kraut-prog? E facciamolo) che al secolo era ed è una dei batteristi dei Boredoms. Per quanto non sia un mistero che gli ultimi Boredoms in versione freak, psichedelica siano anche molto fruibili credo che sia intuibile che si tratti di un disco comunque molto melodico e questo va detto perché nel suo acidume etereo e nonostante una vena di grigiore, la musica è quasi accessibile a tutti. "Chi ben incomincia è a metà dell'opera". A. Ferraris, Sodapop, 2007.
"(...) Il progettto di Madame P - al secolo Patrizia Oliva - e Stefano Giust è metodologicamente lineare: la voce lavora su se stessa (loop e delay), stratificandosi e moltiplicando la propria immagine interpretativa; il set di percussioni ed oggetti ora procede per linee di fuga controllate, al fine di spezzare la mera circolarità della musica (So Dear), ora invece sottolinea la cadenza del canto, come nel beat blues di That Coil. Lo scopo sembra quello di arrivare a diverse manifestazioni di cantabilità, passando, se del caso, per qualcosa di simile all'improvvisazione (Eternal Sphere, Remember Me Like An Ocean). Da All The Things Become Water, - che nasce informale e si conclude come una Canterbury abbandonata - l'interplay si fa però meno prevedibile e nell'ultima traccia, Garden Sky, My Friend, il duo allestisce un teatro sonoro di infanzie perdute e cigolanti cancelli della memoria, dando evidenza soprattutto alla versatile intelligenza emotiva di Giust. (7)" Dionisio Capuano, Blow Up n.114, 2007.
"(...) Progetto tra i più stimolanti di quella epifania vivente che è Stefano Giust, Camusi è un duo di improvvisazione atipicamente jazz, nato dall’incontro con l’altra anima gemella Patrizia Oliva, a.k.a. Madame P. La Camusica nasce in quell’interstizio esistente tra le cifre stilistiche peculiari dei due: l’elettronica rumorista e la ricerca sulla e della voce di Madame P e l’enorme mole percussiva larvatamente jazz di Giust. La voce della prima si spezza, si rifrange, si autofagocita rimandando tanto a Mina quanto a Diamanda Galas, con tutto ciò che c’è nel mezzo. La capacità trasformistica e di adattamento a contesti sempre più diversi e vari del secondo mostra una compiutezza ormai pressoché perfetta nel saper disegnare paesaggi sonori personali. A risalire dal profondo dell’animo dei due protagonisti sono memorie di una atavica bellezza manifestate sotto forme musicali cangianti: da ipotesi di trip-hop formless a nenie che guardano ad oriente. Un esordio col botto per due musicisti tanto interessanti quanto sottovalutati." Stefano Pifferi, SentireAscoltare, 2008.
"(...) Serata densissima come sempre, quella del 7 febbraio scorso. In Scatole Sonore la musica resta la parte centrale, quella di confronto totale e di approfondimento su ciò che è l’improvvisazione in Italia, oggi. Il duo che ha il compito di proseguire il cammino sono i Camusi, vale a dire Madame P e Stefano Giust. Anche loro nomi già noti da queste parti, ma il connubio artistico è storia recente. Il live è sfolgorante: i ritmi frammentati di Giust mutano con la naturalezza di un battito d’ali; è free jazz, è impro radicale, è addirittura trip hop, ogni pezzo porta la sua impronta, indelebile. Non è da meno la Madame per eccellenza: la sua voce trasuda passione e veemenza ad ogni passo, è un graffio, una carezza, uno schiaffo ed un urlo al contempo. Tutto questo con l’ausilio di un microfono, un campionatore ed aggeggi vari, poche modifiche accorte che trascinano il suono dei Camusi nel baratro dell’anima, per poi risalire al cielo. Il nome, a proposito, è un anagramma di “musica”, ed è forse scontato affermare che il duo è un gioco enigmistico da risolvere, con tutte le definizioni al posto giusto, una forma di improvvisazione che riesce nel miracolo di non apparire raffazzonata o capitata per caso. Da non perdere, se li avvistate in concerto." Italo Rizzo, Succo Acido 2008. Recensione del concerto di Camusi a Scatole Sonore presso il Rialtosantambrogio, Roma 7 febbraio 2008.
"(...) Una delle più interessanti rassegne underground romane si riapre nel 2008 sotto il segno del genio. Quello del batterista Stefano Giust, percussionista di incredibile talento e dal groove dannatamente negroide. In coppia con Madame P (Allun) da vita a Camusi: il gruppo ha un tiro devastante: un qualcosa che odora di new thing, bagnato però nelle torbide acque dell’improvvisazione europea e nei solchi di un virtuale rumorismo. Ci sono due strumenti solisti: la batteria e la voce. Convivono con tecniche estese ed effettistica di rigore, le composizioni sono elastiche, si flettono in continuazione, sul punto di spezzarsi ti colpiscono in pieno volto. Senza chance. E’ un trionfo di muscoli ed ugola, un ping pong esoterico, una prova di forza, una palestra per la mente. Se Sunny Murray avesse jammato con Patty Waters... ma siamo davvero nel campo delle ipotesi più fascinose. La duttilità del duo è comunque un discorso di telepatia, di prontezza nel trasportare gli stimoli cerebrali agli ’arti’. Una performance di grande magnetismo ed impatto." Luca Collepiccolo, Blow Up n.119. Recensione del concerto di Camusi a Scatole Sonore presso il Rialtosantambrogio, Roma 7 febbraio 2008.
01 _ So dear 05:10
02 _ That coil 03:59
03 _ Eternal sphere 06:49
04 _ Remember me like an ocean 04:41
05 _ All things become water 12:35
06 _ Pansong 05:24
07 _ Garden sky, my friend... 07:35
(C) + (P) 2007