NEI PAESI NOVEMBRE È UN BEL MESE DELL'ANNO (18 IMPROVVISAZIONI SOLITARIE DEDICATE A CESARE PAVESE)
VITTORINO CURCI
SOLD OUT
Vittorino Curci _ sax alto
18 improvvisazioni interamente dedicate a Cesare Pavese, eseguite in solo dal musicista, poeta e agitatore culturale pugliese Vittorino Curci. Il titolo dell'album e di tutti i brani sono tratti da testi dello scrittore. Registrato tra agosto e novembre 2005 a Noci (Bari). Il disco è prodotto dall'Associazione Culturale Bosco Delle Noci e Setola di Maiale (2006). All'album corrisponde anche il libro di Vittorino Curci intitolato "Era Notte a Sud" - pubblicato da Besa Editrice - ed è dato in allegato solo dall'autore: non è disponibile attraverso il catalogo setolare.
"(...) Gli attenti conoscitori del panorama jazz nazionale conosceranno già Vittorino Curci, sassofonista di Noci (Ba) dalle svariate collaborazioni nonché protagonista di alcuni lavori solisti (alcuni di queste immortalate nei dischi della AFK records). Pochi però sapranno (o almeno io non lo sapevo finché non l’ho scoperto in un caldo giorno d’agosto passeggiando per le strade di Mola di Bari) che Vittorino Curci è anche un poeta e uno scrittore. C’è corrispondenza tra la musica suonata e la parola scritta nell’opera di Curci, capace, al di là del mezzo usato, di emozionare alla stessa maniera sia l’ascoltatore che il lettore. L’ultimo cd pubblicato da Vittorino, un lavoro solista pubblicato sul finire del 2006 da Setola di Maiale, è composto da diciotto improvvisazioni solitarie dedicate a Casare Pavese (così recita il sottotitolo) di musica suggestiva al pari dei titoli che la rappresentano. Improvvisazioni libere ed ispirate che, in un andamento circolare, individuano, imprigionano e sviluppano un theme come raramente si sente in giro. Il libro, edito dalla pugliese Besa Editrice, è una raccolta di racconti o per meglio dire di ricordi, di immagini che ritornano da passato con una freschezza che non si è persa nel tempo, ma che acquista una potenza tale da trasformare, quei ricordi e quelle immagini, in mito. Protagonisti del libro sono coloro capaci di esagerare, guidati da un’eccessiva passione, col rischio di sembrare ridicoli; in una parola pàbitelé, secondo la definizione data dallo scrittore ceco Bohumil Hrabal, da cui lo stesso Curci prende spunto, come ci racconta nell’ultimo racconto che, più che un epilogo, è una vera e propria introduzione. Di questi personaggi l’immaginario o, per meglio dire, l’esistenza di Vittorino Curci ne è piena: non solo ispirano il nostro ma hanno ricoperto, nel corso degli anni, un ruolo determinante nella sua crescita. Veri pezzi di vita. Succede così che la musica e la parola scritta di Curci, si incontrano, si interscambiano fino a confondersi; il realismo di Pavese che si immerge nello spiritualismo di Coltrane e nella poetica dell’Ayler più evocativo e suggestivo. Bellissimi." Alfredo Rastelli, Sands-zine, 2007.
"(...) Una dedica a Cesare Pavese. Un uomo ed il suo sassofono. Violentato, torturato, amatodiato, tormentato. Messe in secondo piano le velleità letterarie del grande scrittore che Vittorino Curci è, dismessi gli abiti del frequentatore dell’opera pavesiana - la dedica rimane tutto sommato un’intenzione poco esplorata -, a rimanere è l’uomo con il sassofono. Il jazzista, ma di jazz qui - per i puristi - solo poche tracce. L’improvvisatore, ed è l’improvvisazione a sostenere il tutto. Il rumorista, e di rumore con un sax - ce l’hanno insegnato - se ne può fare a quintali. Lo strumento divaga, recalcitra, risucchia, gira a vuoto, ritorna sui propri passi. La meta non esiste, esiste solo l’imperativo di prestare attenzione ai crocicchi e i colpi di vento. Qui caos e suono organizzato variano di pochi segni. Qui si ascolta musica per orecchie che sanno." Vincenzo Santarcangelo, SentireAscoltare, 2008.
"(...) Curci è impegnato da anni in un discorso dove s'incrociano parole e suono, poesia e musica. Perciò questo disco, ispirato e dedicato a Pavese, non è né una curiosità estemporanea né un gioco intellettuale, ma la tessera di un mosaico esistenziale. Le diciotto improvvisazioni su testi dell'autore piemontese vanno ben oltre il commento sonoro o la musica a tema in cui occorre riprodurre per onomatopea le emozioni/immagini suscitate dalle parole. C'è, di certo, una fedeltà alla ratio dei titoli, a tutti gli effetti haiku narrativi. Schiocchi di ancia, respiro circolar-minimalista, note strusciate, canto sghembo avvinazzato, si susseguono in un clima ora sepolcrale ora ironico dove si rumoreggia sulle donne e ci si annichilisce di fronte alla vacuità del mondo. La frammentazione lirica del disco pone la musica al di là del gioco delle ascendenze stilistiche. Non si fa il tempo a intuire una possibile somiglianza (qui forse Braxton, là Ayler, forse Rothenberg, banalmente Parker...) che tutto è già altrove. (7)" Dionisio Capuano, Blow Up, Ottobre 2008.
01 _ Si stupisce qualcuno che l’alba sia tanta fatica 2:11
02 _ Questo è un uomo che fuma la pipa 2:12
03 _ Donne corrono con impazienza le stanze deserte 2:23
04 _ Il mare è una gran vaccata 2:18
05 _ La stranezza di un cielo che non è il tuo 2:53
06 _ Prova a dire ai mortali queste cose che sai 3:23
07 _ Il coraggio di starsene soli 3:51
08 _ La finestra d’un botto contiene una donna 3:50
09 _ I ragazzi pensavano al buio dei prati 3:28
10 _ Ho trovato compagni trovando me stesso 2:37
11 _ Nella notte la terra non ha più padroni 4:33
12 _ E cos’altro è il ricordo se non passione ripetuta? 2:23
13 _ Ogni storia che ascolto mi pare la mia 3:46
14 _ Immortale è chi accetta l’istante 2:32
15 _ Tornava anche lei con il suo fascio dell’erba 1:56
16 _ In prigione sognava lepri che fuggono 2:53
17 _ La campagna è un paese di verdi misteri 5:54
18 _ E questo peggio vien per ultimo 1:26
(C) + (P) 2006
SOLD OUT
Vittorino Curci _ alto sax
Improvised solo music by the musician, poet and promoter Vittorino Curci. The title of this disc and all the tracks contained are drawn from texts of Cesare Pavese. Recorded between August and November 2005 in Noci (Bari, Italy). Produced by Associazione Culturale Bosco delle Noci and Setola di Maiale.
"(...) Gli attenti conoscitori del panorama jazz nazionale conosceranno già Vittorino Curci, sassofonista di Noci (Ba) dalle svariate collaborazioni nonché protagonista di alcuni lavori solisti (alcuni di queste immortalate nei dischi della AFK records). Pochi però sapranno (o almeno io non lo sapevo finché non l’ho scoperto in un caldo giorno d’agosto passeggiando per le strade di Mola di Bari) che Vittorino Curci è anche un poeta e uno scrittore. C’è corrispondenza tra la musica suonata e la parola scritta nell’opera di Curci, capace, al di là del mezzo usato, di emozionare alla stessa maniera sia l’ascoltatore che il lettore. L’ultimo cd pubblicato da Vittorino, un lavoro solista pubblicato sul finire del 2006 da Setola di Maiale, è composto da diciotto improvvisazioni solitarie dedicate a Casare Pavese (così recita il sottotitolo) di musica suggestiva al pari dei titoli che la rappresentano. Improvvisazioni libere ed ispirate che, in un andamento circolare, individuano, imprigionano e sviluppano un theme come raramente si sente in giro. Il libro, edito dalla pugliese Besa Editrice, è una raccolta di racconti o per meglio dire di ricordi, di immagini che ritornano da passato con una freschezza che non si è persa nel tempo, ma che acquista una potenza tale da trasformare, quei ricordi e quelle immagini, in mito. Protagonisti del libro sono coloro capaci di esagerare, guidati da un’eccessiva passione, col rischio di sembrare ridicoli; in una parola pàbitelé, secondo la definizione data dallo scrittore ceco Bohumil Hrabal, da cui lo stesso Curci prende spunto, come ci racconta nell’ultimo racconto che, più che un epilogo, è una vera e propria introduzione. Di questi personaggi l’immaginario o, per meglio dire, l’esistenza di Vittorino Curci ne è piena: non solo ispirano il nostro ma hanno ricoperto, nel corso degli anni, un ruolo determinante nella sua crescita. Veri pezzi di vita. Succede così che la musica e la parola scritta di Curci, si incontrano, si interscambiano fino a confondersi; il realismo di Pavese che si immerge nello spiritualismo di Coltrane e nella poetica dell’Ayler più evocativo e suggestivo. Bellissimi." Alfredo Rastelli, Sands-zine, 2007.
"(...) Una dedica a Cesare Pavese. Un uomo ed il suo sassofono. Violentato, torturato, amatodiato, tormentato. Messe in secondo piano le velleità letterarie del grande scrittore che Vittorino Curci è, dismessi gli abiti del frequentatore dell’opera pavesiana - la dedica rimane tutto sommato un’intenzione poco esplorata -, a rimanere è l’uomo con il sassofono. Il jazzista, ma di jazz qui - per i puristi - solo poche tracce. L’improvvisatore, ed è l’improvvisazione a sostenere il tutto. Il rumorista, e di rumore con un sax - ce l’hanno insegnato - se ne può fare a quintali. Lo strumento divaga, recalcitra, risucchia, gira a vuoto, ritorna sui propri passi. La meta non esiste, esiste solo l’imperativo di prestare attenzione ai crocicchi e i colpi di vento. Qui caos e suono organizzato variano di pochi segni. Qui si ascolta musica per orecchie che sanno." Vincenzo Santarcangelo, SentireAscoltare, 2008.
"(...) Curci è impegnato da anni in un discorso dove s'incrociano parole e suono, poesia e musica. Perciò questo disco, ispirato e dedicato a Pavese, non è né una curiosità estemporanea né un gioco intellettuale, ma la tessera di un mosaico esistenziale. Le diciotto improvvisazioni su testi dell'autore piemontese vanno ben oltre il commento sonoro o la musica a tema in cui occorre riprodurre per onomatopea le emozioni/immagini suscitate dalle parole. C'è, di certo, una fedeltà alla ratio dei titoli, a tutti gli effetti haiku narrativi. Schiocchi di ancia, respiro circolar-minimalista, note strusciate, canto sghembo avvinazzato, si susseguono in un clima ora sepolcrale ora ironico dove si rumoreggia sulle donne e ci si annichilisce di fronte alla vacuità del mondo. La frammentazione lirica del disco pone la musica al di là del gioco delle ascendenze stilistiche. Non si fa il tempo a intuire una possibile somiglianza (qui forse Braxton, là Ayler, forse Rothenberg, banalmente Parker...) che tutto è già altrove. (7)" Dionisio Capuano, Blow Up, Ottobre 2008.
01 _ Si stupisce qualcuno che l’alba sia tanta fatica 2:11
02 _ Questo è un uomo che fuma la pipa 2:12
03 _ Donne corrono con impazienza le stanze deserte 2:23
04 _ Il mare è una gran vaccata 2:18
05 _ La stranezza di un cielo che non è il tuo 2:53
06 _ Prova a dire ai mortali queste cose che sai 3:23
07 _ Il coraggio di starsene soli 3:51
08 _ La finestra d’un botto contiene una donna 3:50
09 _ I ragazzi pensavano al buio dei prati 3:28
10 _ Ho trovato compagni trovando me stesso 2:37
11 _ Nella notte la terra non ha più padroni 4:33
12 _ E cos’altro è il ricordo se non passione ripetuta? 2:23
13 _ Ogni storia che ascolto mi pare la mia 3:46
14 _ Immortale è chi accetta l’istante 2:32
15 _ Tornava anche lei con il suo fascio dell’erba 1:56
16 _ In prigione sognava lepri che fuggono 2:53
17 _ La campagna è un paese di verdi misteri 5:54
18 _ E questo peggio vien per ultimo 1:26
(C) + (P) 2006