DUETS
GIANNI GEBBIA / STEFANO GIUST
SOLD OUT
Digisleeve ecopack
Gianni Gebbia _ sax alto
Stefano Giust _ batteria
Primo disco setolare con Gianni Gebbia, straordinario musicista siciliano perennemente in tour in Europa, Usa e Giappone. Da qualche anno è considerato dai critici specializzati uno dei più rappresentativi esploratori della respirazione circolare e delle possibilità multifoniche del sassofono, assieme ad illustri colleghi come Evan Parker, John Butcher, Ned Rothenberg e Kang Tae Hwan. Questo album, registrato in studio il 28 gennaio 2006, contiene 15 pezzi di musica improvvisata che hanno come base di partenza/suggestione altrettanti simboli grafici. Pur essendo un disco di musica radicale, i brani si susseguono in maniera molto fruibile, in un continuo gioco nervoso tra originali idiomi jazzistici e contemporanei, per un totale di quarantasei minuti e mezzo di musica.
Per maggiori informazioni:
https://sites.google.com/site/giannigebbia/home/biografia-italiano
www.stefanogiust.it
"(...) Giust e Gebbia non sono sicuramente dei nomi nuovi, facendo parte di quella categoria di musicisti che hanno suonato con chiunque e su questo o su quel disco, nulla di più facile che abbiate almeno sentito qualcosa. Un giorno meriterebbe che qualcuno si prendesse la briga di scrivere un articolo su questa categoria di persone che suona stile soldati di ventura nell’Europa dei mercenari, anche perché sono i corrispettivi di gente come Tom Cora, Fred Frith, Marc Ribot, Gino Robair giusto per citare alcuni dei nomi più famosi. Per Gebbia mi sento anche in dovere di aggiungere che non si è mai troppo parlato di quel disco in trio uscito un po’ di anni fa su Wallace, quello in cui incrociava le ance con le corde di Massimo Pupillo e le bacchette di Lukas Ligeti (figlio di cotanto padre), il disco si intitolava “The Williamsburg Sonatas” ed era veramente bello, parola di lupetto. Ho sentito molti dischi in duo e continuo a farlo, da quello che avrete notato nel circuito jazz (o che da esso si sviluppa) sono un po’ una consuetudine più che in altri ambiti, c’è chi dice che questo dipenda dal fatto che in due sia difficile ‘nascondersi’ soprattutto durante un’improvvisazione, resta che pur avendo la casa piena di ottimi lavori spesso finiscono per piacermi sempre con riserva, tanto più se ‘tradizionali’. Tanto per non confondervi troppo le idee diciamo subito che ‘tradizionale’ va preso con le molle in questo caso, però senza dubbio, a differenza di altri lavori che hanno coinvolto questi due musicisti, si tratta principalmente di musica ben contestualizzata in ambito free jazz e senza vergogna di esserlo. Proprio perché fortemente contestualizzata il rischio è doppio poiché è facile venir schiacciati dai paragoni, nonostante ciò la cosa che mi ha colpito fin da subito dell’accoppiata Giust-Gebbia è proprio l’espressività. Credo che molto del fascino che ho trovato in questo disco dipenda dalla complementarità del modo di suonare dei due: se l’impronta di Gebbia, soprattutto dal punto di vista melodico, è fortissima tanto da divenire pregnante per quanto concerne la fisionomia melodica del disco, è altrettanto vero che Giust si adatta come direbbe un inglese ‘hand in glove’ al modo di suonare del sassofonista. Il risultato è un disco neppure troppo scomposto dal sapore ‘free jazz’ melodico di grande gusto, retrò nel senso buono del termine dove invece di ricadere nel passatismo si adatta ad un background probabilmente condiviso sia da Gebbia che da Giust, la personalità però permette loro di staccare rispetto alla semplice citazione. Un vecchio amico direbbe che qui sta la grande differenza fra l’improvvisazione ispirata e quella puramente onanistica, nel caso di “Duets” c’è passione, anzi direi che lo stile di Gebbia (molto caldo per altro) si impernia di passione dalla prima all’ultima nota tanto da rendere interessante quello che molti duo (soprattutto fiato-batteria) finiscono per far risultare un po’ come un binario morto. Se Braxton e Coleman a piede libero sono troppo ‘astratti’ e siete per una via più morbida, questo disco potrebbe essere la soluzione ideale. Sono pronto a sconfessare la frase che sto per scrivere, però direi che in questo disco, in questa scelta delle melodie si potrebbe persino trovare una specie di retroterra tutto italiano nel modo di suonare jazz, so che è una frase forte e un po’ poco chiara ma parlo di una specie di trasposizione del linguaggio, una specie di percorso inverso all’idea di ‘lost in translation’, qui nella traduzione l’abito si rinnova con tonalità trovate in casa, questo forse è un po’ il fascino di questo lavoro." A. Ferraris, Sands-zine, 2007.
"(...) I due improvvisatori cercano le timbriche più recondite dei loro strumenti e con un’attenzione per l’altro davvero notevole si mettono a nudo per ispirarsi a vicenda. Il disco, registrato in presa diretta, offre una notevole gamma di colori, incroci e situazioni sonore per chi ha voglia di ascoltare davvero, cioè per l’ascoltatore attivo. Una registrazione coraggiosa che è stata realizzata da una "piccola-grande" etichetta. Un cd di improvvisazione pura, che Giust confessa di non aver ancora spedito ai giornalisti. La filosofia setolare del batterista mi ricorda quei pittori che finito il quadro se lo tengono in casa e non vanno alla ricerca di acquirenti. Comunque se scrivete a Stefano state pur certi che riceverete risposta." Paolo Bomben, Musicologi, 2006.
"(...) Veramente bellissimo – di dischi con il duetto 'classico' sax/batteria ne ho sentiti diversi, a partire dall'Interstellare progenitore, quindi il fatto che questo mi abbia smosso e continui a intrigarmi così, significa probabilmente che avete fatto vibrare qualche buona membrana, con un lavoro che MERITA di essere ascoltato da tanti orecchi curiosi... Si sente quel respiro reciproco di chi si sa cercare (e pure trovare), senza chiudersi in un dialogo 'privato'. Gianni, è risaputo, è un Sassofonista con tutto maiuscolo, e si dimostra abilissimo dal punto di vista melodico, del sound, delle tecniche estese/estreme e degli ultra-suoni vari... veramente, un musicista di quelli GROSSI (direi un PRO, se 'pro' non stesse per 'professionista/professionale', concetto che mi sta un po' sul culo...). Ho poi particolarmente apprezzato il tuo drumming 'corpuscolare & ondulatorio' (questa poi!): come anche in altri tuoi progetti recenti, c'è spesso questa modalità percussiva che consiste nel suonare solo un colpo/pezzo alla volta, dando l'illusione auditiva, nei momenti più veloci e 'fitti', di un ritmo suonato su più tamburi e piatti contemporaneamente (secondo l'impostazione standard...); la sensazione della pulsazione è dunque sempre ben presente, anche quando sei più 'spezzato' (e qui mi viene in mente un recensore che ti aveva lodato in quanto 'batterista di gomma': ecco, non sono molto d'accordo perchè anche vedendoti mi sei sembrato, dal punto di vista gestuale, meravigliosamente 'spezzato' – una specie di marionetta!...). Comunque, in breve, mi suonate in forma smagliante in questo disco. Ah, anche se in genere considero l'aspetto fonico in secondo piano, la qualità audio delle registrazioni qui è veramente notevole, e salta all'orecchio in modo evidente, senza affettazione, facendo risaltare la performance nel modo migliore..." M. Tabellini, musicista, 2008.
"(...) There's much to admire in these duets from italian saxophonist Gianni Gebbia and drummer Stefano Giust, but the album never quite knows what it wants to be. With stylised diagrams instead of track titles one expects some allegiance to Braxton, and he is strongly felt in the abstracted textural patois of the second track; but the opening piece is a post Coltrane swinger and the third strays into AMM territory, with a unified front that cloaks instrumental identity. Gebbia and Giust have cultivated ears for rarefied texture and that's when they sound happiest. The rest is attractive enough, but just padding." Philip Clark, The Wire, n. 287, January 2008.
"(...) Setola di Maiale - Musiche Non Convenzionale est un label dédié à l’improvisation. Traduction approximative: Pelure de Porc! Adresse à Porcia (bien sûr) dans la province nord – orientale de Pordenone. Le remarquable travail graphique de Stefano Giust des pochettes est à souligner: ils mettent en valeur avec une authentique simplicité le format Cédé. Giust est un excellent percussionniste et un improvisateur sensible et intelligent. Ses 15 courts dialogues avec le saxophoniste alto Gianni Gebbia aux titres dessinés et stylisés fonctionnent à merveille et sont hautement recommandables. Dynamique et lyrisme font excellent ménage avec une lucidité et un remarquable éventail des possibilités expressives des musiciens. Gianni Gebbia est un des grands lyriques de l’improsphère européenne non formattée Une parfaite réussite et un enregistrement attachant. Bravo sur toute la ligne!" Jean-Michel Van Schouwburg, Improjazz Magazine out soon on January 2009.
01 _ Senza titolo 3:53
02 _ Senza titolo 2:11
03 _ Senza titolo 1:56
04 _ Senza titolo 2:55
05 _ Senza titolo 2:50
06 _ Senza titolo 1:50
07 _ Senza titolo 5:48
08 _ Senza titolo 2:29
09 _ Senza titolo 3:25
10 _ Senza titolo 3:35
11 _ Senza titolo 1:20
12 _ Senza titolo 5:31
13 _ Senza titolo 3:58
14 _ Senza titolo 3:31
15 _ Senza titolo 1:16
(C) + (P) 2006
SOLD OUT
Digisleeve ecopack
Gianni Gebbia _ alto sax
Stefano Giust _ drums
This is the first album with Gianni Gebbia on Setola di Maiale, it contains 15 tracks of improvised duo music, based on graphic symbols suggestion. Recorded in studio on January 28, 2006.
For more info:
https://sites.google.com/site/giannigebbia/home/biography-english
www.stefanogiust.it
"(...) There's much to admire in these duets from italian saxophonist Gianni Gebbia and drummer Stefano Giust, but the album never quite knows what it wants to be. With stylised diagrams instead of track titles one expects some allegiance to Braxton, and he is strongly felt in the abstracted textural patois of the second track; but the opening piece is a post Coltrane swinger and the third strays into AMM territory, with a unified front that cloaks instrumental identity. Gebbia and Giust have cultivated ears for rarefied texture and that's when they sound happiest. The rest is attractive enough, but just padding." Philip Clark, The Wire, n. 287, January 2008.
"(...) Setola di Maiale - Musiche Non Convenzionale est un label dédié à l’improvisation. Traduction approximative: Pelure de Porc! Adresse à Porcia (bien sûr) dans la province nord – orientale de Pordenone. Le remarquable travail graphique de Stefano Giust des pochettes est à souligner: ils mettent en valeur avec une authentique simplicité le format Cédé. Giust est un excellent percussionniste et un improvisateur sensible et intelligent. Ses 15 courts dialogues avec le saxophoniste alto Gianni Gebbia aux titres dessinés et stylisés fonctionnent à merveille et sont hautement recommandables. Dynamique et lyrisme font excellent ménage avec une lucidité et un remarquable éventail des possibilités expressives des musiciens. Gianni Gebbia est un des grands lyriques de l’improsphère européenne non formattée Une parfaite réussite et un enregistrement attachant. Bravo sur toute la ligne!" Jean-Michel Van Schouwburg, Improjazz Magazine out soon on January 2009.
"(...) Giust e Gebbia non sono sicuramente dei nomi nuovi, facendo parte di quella categoria di musicisti che hanno suonato con chiunque e su questo o su quel disco, nulla di più facile che abbiate almeno sentito qualcosa. Un giorno meriterebbe che qualcuno si prendesse la briga di scrivere un articolo su questa categoria di persone che suona stile soldati di ventura nell’Europa dei mercenari, anche perché sono i corrispettivi di gente come Tom Cora, Fred Frith, Marc Ribot, Gino Robair giusto per citare alcuni dei nomi più famosi. Per Gebbia mi sento anche in dovere di aggiungere che non si è mai troppo parlato di quel disco in trio uscito un po’ di anni fa su Wallace, quello in cui incrociava le ance con le corde di Massimo Pupillo e le bacchette di Lukas Ligeti (figlio di cotanto padre), il disco si intitolava “The Williamsburg Sonatas” ed era veramente bello, parola di lupetto. Ho sentito molti dischi in duo e continuo a farlo, da quello che avrete notato nel circuito jazz (o che da esso si sviluppa) sono un po’ una consuetudine più che in altri ambiti, c’è chi dice che questo dipenda dal fatto che in due sia difficile ‘nascondersi’ soprattutto durante un’improvvisazione, resta che pur avendo la casa piena di ottimi lavori spesso finiscono per piacermi sempre con riserva, tanto più se ‘tradizionali’. Tanto per non confondervi troppo le idee diciamo subito che ‘tradizionale’ va preso con le molle in questo caso, però senza dubbio, a differenza di altri lavori che hanno coinvolto questi due musicisti, si tratta principalmente di musica ben contestualizzata in ambito free jazz e senza vergogna di esserlo. Proprio perché fortemente contestualizzata il rischio è doppio poiché è facile venir schiacciati dai paragoni, nonostante ciò la cosa che mi ha colpito fin da subito dell’accoppiata Giust-Gebbia è proprio l’espressività. Credo che molto del fascino che ho trovato in questo disco dipenda dalla complementarità del modo di suonare dei due: se l’impronta di Gebbia, soprattutto dal punto di vista melodico, è fortissima tanto da divenire pregnante per quanto concerne la fisionomia melodica del disco, è altrettanto vero che Giust si adatta come direbbe un inglese ‘hand in glove’ al modo di suonare del sassofonista. Il risultato è un disco neppure troppo scomposto dal sapore ‘free jazz’ melodico di grande gusto, retrò nel senso buono del termine dove invece di ricadere nel passatismo si adatta ad un background probabilmente condiviso sia da Gebbia che da Giust, la personalità però permette loro di staccare rispetto alla semplice citazione. Un vecchio amico direbbe che qui sta la grande differenza fra l’improvvisazione ispirata e quella puramente onanistica, nel caso di “Duets” c’è passione, anzi direi che lo stile di Gebbia (molto caldo per altro) si impernia di passione dalla prima all’ultima nota tanto da rendere interessante quello che molti duo (soprattutto fiato-batteria) finiscono per far risultare un po’ come un binario morto. Se Braxton e Coleman a piede libero sono troppo ‘astratti’ e siete per una via più morbida, questo disco potrebbe essere la soluzione ideale. Sono pronto a sconfessare la frase che sto per scrivere, però direi che in questo disco, in questa scelta delle melodie si potrebbe persino trovare una specie di retroterra tutto italiano nel modo di suonare jazz, so che è una frase forte e un po’ poco chiara ma parlo di una specie di trasposizione del linguaggio, una specie di percorso inverso all’idea di ‘lost in translation’, qui nella traduzione l’abito si rinnova con tonalità trovate in casa, questo forse è un po’ il fascino di questo lavoro." A. Ferraris, Sands-zine, 2007.
"(...) I due improvvisatori cercano le timbriche più recondite dei loro strumenti e con un’attenzione per l’altro davvero notevole si mettono a nudo per ispirarsi a vicenda. Il disco, registrato in presa diretta, offre una notevole gamma di colori, incroci e situazioni sonore per chi ha voglia di ascoltare davvero, cioè per l’ascoltatore attivo. Una registrazione coraggiosa che è stata realizzata da una "piccola-grande" etichetta. Un cd di improvvisazione pura, che Giust confessa di non aver ancora spedito ai giornalisti. La filosofia setolare del batterista mi ricorda quei pittori che finito il quadro se lo tengono in casa e non vanno alla ricerca di acquirenti. Comunque se scrivete a Stefano state pur certi che riceverete risposta." Paolo Bomben, Musicologi, 2006.
"(...) Veramente bellissimo – di dischi con il duetto 'classico' sax/batteria ne ho sentiti diversi, a partire dall'Interstellare progenitore, quindi il fatto che questo mi abbia smosso e continui a intrigarmi così, significa probabilmente che avete fatto vibrare qualche buona membrana, con un lavoro che MERITA di essere ascoltato da tanti orecchi curiosi... Si sente quel respiro reciproco di chi si sa cercare (e pure trovare), senza chiudersi in un dialogo 'privato'. Gianni, è risaputo, è un Sassofonista con tutto maiuscolo, e si dimostra abilissimo dal punto di vista melodico, del sound, delle tecniche estese/estreme e degli ultra-suoni vari... veramente, un musicista di quelli GROSSI (direi un PRO, se 'pro' non stesse per 'professionista/professionale', concetto che mi sta un po' sul culo...). Ho poi particolarmente apprezzato il tuo drumming 'corpuscolare & ondulatorio' (questa poi!): come anche in altri tuoi progetti recenti, c'è spesso questa modalità percussiva che consiste nel suonare solo un colpo/pezzo alla volta, dando l'illusione auditiva, nei momenti più veloci e 'fitti', di un ritmo suonato su più tamburi e piatti contemporaneamente (secondo l'impostazione standard...); la sensazione della pulsazione è dunque sempre ben presente, anche quando sei più 'spezzato' (e qui mi viene in mente un recensore che ti aveva lodato in quanto 'batterista di gomma': ecco, non sono molto d'accordo perchè anche vedendoti mi sei sembrato, dal punto di vista gestuale, meravigliosamente 'spezzato' – una specie di marionetta!...). Comunque, in breve, mi suonate in forma smagliante in questo disco. Ah, anche se in genere considero l'aspetto fonico in secondo piano, la qualità audio delle registrazioni qui è veramente notevole, e salta all'orecchio in modo evidente, senza affettazione, facendo risaltare la performance nel modo migliore..." M. Tabellini, musicista, 2008.
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02 _ Untitled 2:11
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05 _ Untitled 2:50
06 _ Untitled 1:50
07 _ Untitled 5:48
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10 _ Untitled 3:35
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13 _ Untitled 3:58
14 _ Untitled 3:31
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(C) + (P) 2006