BRAASTABRÀ
I PAESANI FEAT. GÜNTER 'BABY' SOMMER (Vittorino Curci, Donato Console, Gianni Console, Loredana Savino, Valerio Fusillo, Pierpaolo Martino, Günter 'Baby' Sommer)
CD digisleeve 6 pagine
Loredana Savino _ voce
Donato Console _ flauto
Vittorino Curci _ sassofoni
Gianni Console _ sassofoni
Valerio Fusillo _ mandolino
Pierpaolo Martino _ contrabbasso
Günter 'Baby' Sommer _ batteria
Registrato a Noci (Bari) il 26 maggio 2022 presso lo studio di registrazione Vinyl Sound di Niki Intini. Mixing di Giuseppe Mariani.
"(...) Tra il 2013 e il 2017 ho avuto la fortuna di conoscere Noci e Ruvo, cittadine della provincia di Bari in cui si celebrava l’improvvisazione libera in Puglia. Quel periodo fu testimonianza di una nuova congiunzione tra vecchie e nuove generazioni di musicisti, forse anche ignare di una saldatura tra visuali differenti perché la old generation dell’improvvisazione pugliese era cresciuta con il jazz e le esperienze radicali europee ed era più resistente alle assimilazioni del rock, del pop o della world music: le sessioni bellissime di Noci furono comunque incontri integerrimi di improvvisazione libera che invitavano ad una convergenza erga omnes di scopi ed intenti musicali e non guardavano certamente ai modelli di riferimento di ciascuno dei musicisti. In quelle serate conobbi molti artisti, tra cui la quasi totalità del gruppo di I Paesani, composti da Vittorino Curci, dai fratelli Gianni e Donato Console, da Pierpaolo Martino, Valerio Fusillo e Loredana Savino, tutti avidi e qualificati ascoltatori di musica con specificità singole, pronti ad aprirsi a qualsiasi tipo di nuova esperienza interattiva (Curci era un poeta, Gianni Console era innamorato del parossismo del sax mentre suo fratello Donato lo era forse del prog flautistico, Martino era invece un bravissimo, eclettico contrabbassista); va detto che recentemente i Console avevano intercettato il compianto Brotzmann suonando insieme a lui, con una documentazione su CD sempre per Setola, mentre lo scorso anno l’ospite di turno fu Gunter “Baby” Sommer.
Non so se ci poteva essere un modo migliore per elaborare una collaborazione con il batterista tedesco, ma sta di fatto che I Paesani hanno scelto di attrare le qualità percussive di Sommer nella rete di un prodotto ideologicamente dadaista negli intenti: Braastabrà è un CD che contiene questa collaborazione inedita, 9 pezzi registrati in uno studio di Noci a maggio scorso che inducono ad una divaricazione dell’idea di un’improvvisazione intinta nelle fauci radicali; è una sorta di dadaismo musicale pugliese, che coniuga elementi ritmici, sensori di festa di piazza (le feste patronali in Puglia sono un unicuum sonoro, anche se nell’improvvisazione libera uno stimolo forte e antecedente che ricordo bene è stato quello delle marcette delle bande inglesi di Lol Coxhill), ilarità sottili a sfondo politico e sociale, sprazzi di astratta ed energica improvvisazione libera.
Ben poco si può rimproverare a pezzi come Karawane, Fratmatosma o Braastabrà, che sorgono in quel pozzetto di conoscenze riferibili a Victor Hugo e alla proclamazione ufficiale della mancanza di senso della parola ma è qualcosa che ha una relazione intensa tipologicamente popolare: l’intento è di formare un groove specifico, anche memorizzabile, un patchwork sonoro che abbia rispetto per i concetti antropologici di Tim Hodgkinson allorché afferma che tutta la musica contemporanea e tutti i modi di suonare sono elementi etnici. Nelle indicazioni di Braastabrà è d’obbligo pensare che la partecipazione sia inserita in un contesto vibrante, non codificato, con flussi musicali trasversali ma riconoscibili (provate a decifrare i riferimenti che trovate negli interludi di Makuma, Un piccolo rinfresco o Fail): questo “abracadabra” che apre ad una nuova etimologia è in grado di portare virtù e benessere!" Ettore Garzia, Percorsi Musicali, 2023.
"(...) Il genius Noci dei Paesani tra vernacolo e dadaismo. Si sono battezzati l Paesani, forse in omaggio a quel «genius Noci» di cui sono portatori. Nella cittadina dell'entroterra barese a ridosso della Valle d'Itria germogliavano «strani frutti» sonori a cavallo tra gli Ottanta e i Novanta, quando all'Europa Festival Jazz si materializzavano le fantasie musicali più azzardate ed estreme. Improvvisazioni radicali, drammaturgie sonore cariche di tragico e di grottesco come quelle che arrivavano dall'Unione Sovietica in disfacimento, la «fiamma» antirazzista di Louis Moholo e dei sudafricani di Londra, le architetture post-moderne dell'americano Roscoe Mitchell, invenzioni estemporanee dal brillante futuro come la Italian Instabile Orchestra. Dietro quella manifestazione c'erano Pino Minafra (andato poi ad accendere analoghi fuochi nella sua Ruvo, con il Talos Festival) e Vittorino Curci, un musicista e un poeta diventato sassofonista per amore dell'arte, nocese purosangue. Da questo ceppo derivano I Paesani, e infatti Curci è sempre lì, a tirare le fila soffiando nel suo sax. Gli altri sono (quasi tutti) più giovani, di una generazione diversa, e però sono stati tutti toccati per vie misteriose da qualche scintilla dell'antico «genius Noci». Così, dopo un primo disco nel 2019, eccoli tornare in pista con un nuovo prodotto, il cd Braastabrà edito dall'etichetta Setola di Maiale, da trent'anni «covo» di estremismi sonori italiani ed europei. Un titolo enigmatico che fa pensare a qualche grammelot arcaico; e in effetti nell'album ci sono molti brani declamati o cantati o grugniti in un miscuglio di dialetto meridionale, onomatopee e parole dadaiste inventate dal poeta tedesco Hugo Ball (1886-1927), caro a tutte le avanguardie del Novecento e oltre. Braastabrà sì apre infatti con la sua Karawane, pura e incalzante poesia sonora recitata dall'ospite di riguardo dell'album, il 79enne batterista Gunter «Baby» Sommer che a Noci arrivò dall'allora Germania Est. Un improvvisatore-guastatore di devastante potenza e di travolgente umorismo, come dimostra già ll ritmo staccato sotto i versi di Karawane, un dinoccolato e deragliante swing. Gli fanno corona gli «enfants du pays»: Valerio Fusillo al mandolino, Curci e Gianni Console ai sassofoni, Donato Console al flauto e Loredana Savino alla voce (splendida la sua prova in Domniàzze), oltre a Pierpaolo Martino che con il suo contrabbasso, come sempre, cuce e tiene insieme, intrepido, lacerti sonori che partono in ogni direzione." Fabrizio Versienti, Corriere della Sera, 2023
"(...) Mentre il suo antico sodale Pino Minafra non ha mai abbandonato lo spirito barricadero che ne ha scandito le imprese musicali, imponendosi una sorta di «prima linea permanente», il poeta e sassofonista nocese Vittorino Curci da tempo ha preferito vivere in modo apparentemente più defilato.
Ma come sanno bene quanti lo conoscono, non si è mai trattato di un ritiro dalle scene musicali creative, che egli stesso contribuì ad animare dalla metà degli Anni ‘80 con l’Europa Festival Jazz di Noci, quanto piuttosto dell’esigenza di slegare dalla quotidianità la ricerca, la sperimentazione sonora e talvolta persino linguistica, rendendola così libera di esprimersi nei momenti più favorevoli.
Non a caso, negli ultimi anni, Curci ha distillato con parsimonia incontri musicali e opere discografiche capaci di lasciare il segno, pur nella loro non sempre facile fruizione.
Musiche «non convenzionali», insomma, come quelle documentate dall’etichetta discografica «Setola di maiale» per i cui tipi è stato pubblicato l’album Braastabrà del gruppo de «I Paesani», un nome che la dice lunga su quella sorta di identità sopravvissuta al Festival di Noci, un po’ come la brace che continua ad ardere sotto la cenere. Ma questa formazione tutta pugliese - nella quale i sax di Curci si incrociano con quelli di Gianni Console, oltre che col flauto di Donato Console, la voce di Loredana Savino, il mandolino di Valerio Fusillo e il contrabbasso di Pierpaolo Martino – si aggiunge anche il batterista Gunter «Baby» Sommer, un vero e proprio pezzo di storia della musica creativa tedesca che giunse in Puglia per la prima volta, appunto a Noci, quando il suo Paese era ancora diviso in due dal Muro di Berlino.
Sarà però il caso di aggiungere qualche dettaglio in più sul disco e sul suo titolo, anche per supplire alle poche informazioni contenute sulla copertina, che si limita a indicare i nomi dei solisti. Braastabrà, come del resto Fratmatosma e Karawanw sono termini coniati dal poeta tedesco Hugo Ball (1886 – 1927), figura di primo piano del movimento dadaista e tra i fondatori del celebre Cabaret Voltaire, oltre che inventore di una lingua immaginaria la cui libertà sembra estendersi creativamente anche nel lessico musicale degli interpreti impegnati.
Ecco allora che i versi fantasiosi di Karawane, affidati alla recitazione di Sommer, si fondono nei brani successivi con lontani echi del dialetto pugliese, le cui parole vengono qua e là sussurrate dalla Savino in una curiosa forma di sperimentazione linguistica.
Il vocabolario sonoro prescelto è ampio e fantasioso, sempre pronto ad aprirsi in ritmi danzanti ed echi di festa di piazza, senza escludere momenti di maggiore radicalismo, gravidi di una lezione europea le cui influenze sono ancora vibranti, oltre che evidenti. Quadri ora di ampio respiro, come nel caso di Framatosma, Fasius o Domniazze, ora invece molto più misurati, come accade ad esempio con Makuma o Fail, la cui breve durata non appare mai un limite, ma piuttosto una risorsa.
Un disco di nicchia, senza dubbio, ma a suo modo anche la testimonianza di una stagione senza la quale la Puglia sarebbe culturalmente molto più povera. E che è doveroso preservare dall’oblio per consegnarla alle nuove generazioni artistiche." Ugo Sbisà, La Gazzetta Del Mezzogiorno, 2024.
"(...) Italy’s Setola di Maiale label consistently releases provocative music from a wide variety of European improvisers. Recent releases continue this trend.
I Paesani is a sextet composed of two saxophones, flute, mandolin, bass, and voice. On Braastabrà the group, based in Bari, is joined by German drummer Günter “Baby” Sommer, who also declaims Hugo Ball’s nonsense poem Karawane on the opening track. I Paesani’s sound on this nine-track album tends toward well-defined rhythms and vamps anchored in repeated bass figures layered over with interwoven reeds and flute, as well as sung, spoken, and whispered contributions from vocalist Loredana Savino. Much of the music seems at least partly composed, or at least arranged, but the title track has the group taking a turn into freer territory and includes a solo for Sommer. A colorful and enjoyable recording with a unique sound." Daniel Barbiero, Avant Music News, 2023.
"(...) While overt zaniness is muted here, German percussionist Günter “Baby” Sommer would seem to be the perfect playmate for the Bari-based vocal and instrumental sextet I Paesani. That’s because the group specializes in a mixture of entertainment and enlightenment, while the drummer often adds comic asides in his solos.
Nine tunes are rooted in the vocalizing of Loredana Savino, whose sound affiliations range from angry screeches and rhythmic whoops to bel canto lyricism, filled out by similar noises from male voices plus supportive instrumental interjections. Included are transverse whizzes from flutist Donato Console, boundless technical pitch and tempo variations from saxophonists Vittorino Curci and Gianni Console, vibrating stops from bassist Pierpaolo Martino and, most uncommonly, jagged mandolin clips from Valerio Fusillo. Sommer adds characteristic ratamacues, ruffs and shuffles to the arrangements.
Those augmentations occur most prominently on the title track where opening up the tune for slashing pumps, constant patterning and nerve beats from the drummer almost reconfigures it. Considering the extended operation is already studded with repeated vocal reflux and syllabification plus tongue-twisting recitations from Savino’s altered tessitura; pointed mandolin picking; and reed vamps divided between basement honks and altissimo smears; it’s a credit to all that the resulting crescendo settles down into growls and trills at the finale.
Sommer’s snare/tom reverberation and thumping ruffs on “Fasius” are also notable. But here too they add to the layered exposition made up of flute peeps, baritone saxophone snorts and string shakes surmounted by squeaks and mumbles from the singer. Long-term Sommer’s skills reinforce a program that’s unique enough to jab mandolin twangs in the middle of lullaby harmonies or mate reed whines with nursery rhyme-like recitations without upsetting the narrative process. The drummer may be the featured performer, but overall musical value comes from an unbreakable group conceptions." Ken Waxman" Jazz Word, 2023.
"(...) Wat rare groepsnaam maar Günter “Baby” Sommer doet natuurlijk meteen een verklikkerlampje branden. De peetvader van de onconventionele drummers is omringd door een Italiaanse posse met in de rangen Donato Console (fluit), saxofonisten Vittorino Curci en Gianni Console, Valerio Fusillo (mandoline), Pierpaolo Martino (contrabas) en vocaliste Loredana Savino. Als openingszet declameert Sommer het klankgedicht ‘Karawane’ van Hugo Ball, oprichter van het dadaïstische Cabaret Voltaire begin vorige eeuw. Een funky drumbeat volgestouwd met de meest bizarre akoestische contouren en het startsein voor een absurd luisterspel.
Doorheen de opname duiken verder nog flarden teksten en gezongen of gefluisterde passages op als kleine pop-ups midden een veld van spraakmakende mutaties maar dan met de stem van Savino.
Vergis u niet, ‘Braastabrà’ is zeker geen aaneenschakeling van knotsgekke actiemomenten. Het gezelschap bouwt ook volgens een meesterlijke en precieze methode meer gedetailleerde en geordende taferelen op, de imagisten waardig (‘Fratmatosma’ !). Andere constante zijn de haast obsessioneel ingelaste antipodes zoals in ‘Fasius’ waarin impressionistische poëzie en semi-prog scènes elkaar aanvullen. ‘Domniàzze’ is dan weer een sterk staaltje van een gemeenschappelijke meditatie als het ware dat volledig haaks staat op de avant-gardistische spielereien van de titeltrack. Allemaal manieren om te ontsnappen aan de voogdij van de jazzpolitie, zelfs aan deze uit de improwereld.
Een heerlijk meesterwerkje van “trompe l’oreille”. Georges Tonla Briquet, Jazz'halo, 2023.
01 _ Karawane 4:37
02 _ Fratmatosma 8:05
03 _ Makuma 1:08
04 _ Fasius 6:00
05 _ Un piccolo rinfresco 1:15
06 _ Domniàzze 6:47
07 _ Fail 1:18
08 _ Iban 4:42
09 _ Braastabrà 10:28
(C) + (P) 2023
CD digisleeve 6 pages
Loredana Savino _ voice
Donato Console _ flute
Vittorino Curci _ saxophones
Gianni Console _ saxophones
Valerio Fusillo _ mandolin
Pierpaolo Martino _ double bass
Günter 'Baby' Sommer _ drums
Recorded in Noci (Bari) on May 26th, 2022 at Vinyl Sound recording studio by Niki Intini. Mixing by Giuseppe Mariani.
"(...) Italy’s Setola di Maiale label consistently releases provocative music from a wide variety of European improvisers. Recent releases continue this trend.
I Paesani is a sextet composed of two saxophones, flute, mandolin, bass, and voice. On Braastabrà the group, based in Bari, is joined by German drummer Günter “Baby” Sommer, who also declaims Hugo Ball’s nonsense poem Karawane on the opening track. I Paesani’s sound on this nine-track album tends toward well-defined rhythms and vamps anchored in repeated bass figures layered over with interwoven reeds and flute, as well as sung, spoken, and whispered contributions from vocalist Loredana Savino. Much of the music seems at least partly composed, or at least arranged, but the title track has the group taking a turn into freer territory and includes a solo for Sommer. A colorful and enjoyable recording with a unique sound." Daniel Barbiero, Avant Music News, 2023.
"(...) While overt zaniness is muted here, German percussionist Günter “Baby” Sommer would seem to be the perfect playmate for the Bari-based vocal and instrumental sextet I Paesani. That’s because the group specializes in a mixture of entertainment and enlightenment, while the drummer often adds comic asides in his solos.
Nine tunes are rooted in the vocalizing of Loredana Savino, whose sound affiliations range from angry screeches and rhythmic whoops to bel canto lyricism, filled out by similar noises from male voices plus supportive instrumental interjections. Included are transverse whizzes from flutist Donato Console, boundless technical pitch and tempo variations from saxophonists Vittorino Curci and Gianni Console, vibrating stops from bassist Pierpaolo Martino and, most uncommonly, jagged mandolin clips from Valerio Fusillo. Sommer adds characteristic ratamacues, ruffs and shuffles to the arrangements.
Those augmentations occur most prominently on the title track where opening up the tune for slashing pumps, constant patterning and nerve beats from the drummer almost reconfigures it. Considering the extended operation is already studded with repeated vocal reflux and syllabification plus tongue-twisting recitations from Savino’s altered tessitura; pointed mandolin picking; and reed vamps divided between basement honks and altissimo smears; it’s a credit to all that the resulting crescendo settles down into growls and trills at the finale.
Sommer’s snare/tom reverberation and thumping ruffs on “Fasius” are also notable. But here too they add to the layered exposition made up of flute peeps, baritone saxophone snorts and string shakes surmounted by squeaks and mumbles from the singer. Long-term Sommer’s skills reinforce a program that’s unique enough to jab mandolin twangs in the middle of lullaby harmonies or mate reed whines with nursery rhyme-like recitations without upsetting the narrative process. The drummer may be the featured performer, but overall musical value comes from an unbreakable group conceptions." Ken Waxman" Jazz Word, 2023.
"(...) Wat rare groepsnaam maar Günter “Baby” Sommer doet natuurlijk meteen een verklikkerlampje branden. De peetvader van de onconventionele drummers is omringd door een Italiaanse posse met in de rangen Donato Console (fluit), saxofonisten Vittorino Curci en Gianni Console, Valerio Fusillo (mandoline), Pierpaolo Martino (contrabas) en vocaliste Loredana Savino. Als openingszet declameert Sommer het klankgedicht ‘Karawane’ van Hugo Ball, oprichter van het dadaïstische Cabaret Voltaire begin vorige eeuw. Een funky drumbeat volgestouwd met de meest bizarre akoestische contouren en het startsein voor een absurd luisterspel.
Doorheen de opname duiken verder nog flarden teksten en gezongen of gefluisterde passages op als kleine pop-ups midden een veld van spraakmakende mutaties maar dan met de stem van Savino.
Vergis u niet, ‘Braastabrà’ is zeker geen aaneenschakeling van knotsgekke actiemomenten. Het gezelschap bouwt ook volgens een meesterlijke en precieze methode meer gedetailleerde en geordende taferelen op, de imagisten waardig (‘Fratmatosma’ !). Andere constante zijn de haast obsessioneel ingelaste antipodes zoals in ‘Fasius’ waarin impressionistische poëzie en semi-prog scènes elkaar aanvullen. ‘Domniàzze’ is dan weer een sterk staaltje van een gemeenschappelijke meditatie als het ware dat volledig haaks staat op de avant-gardistische spielereien van de titeltrack. Allemaal manieren om te ontsnappen aan de voogdij van de jazzpolitie, zelfs aan deze uit de improwereld.
Een heerlijk meesterwerkje van “trompe l’oreille”. Georges Tonla Briquet, Jazz'halo, 2023.
"(...) Il genius Noci dei Paesani tra vernacolo e dadaismo. Si sono battezzati l Paesani, forse in omaggio a quel «genius Noci» di cui sono portatori. Nella cittadina dell'entroterra barese a ridosso della Valle d'Itria germogliavano «strani frutti» sonori a cavallo tra gli Ottanta e i Novanta, quando all'Europa Festival Jazz si materializzavano le fantasie musicali più azzardate ed estreme. Improvvisazioni radicali, drammaturgie sonore cariche di tragico e di grottesco come quelle che arrivavano dall'Unione Sovietica in disfacimento, la «fiamma» antirazzista di Louis Moholo e dei sudafricani di Londra, le architetture post-moderne dell'americano Roscoe Mitchell, invenzioni estemporanee dal brillante futuro come la Italian Instabile Orchestra. Dietro quella manifestazione c'erano Pino Minafra (andato poi ad accendere analoghi fuochi nella sua Ruvo, con il Talos Festival) e Vittorino Curci, un musicista e un poeta diventato sassofonista per amore dell'arte, nocese purosangue. Da questo ceppo derivano I Paesani, e infatti Curci è sempre lì, a tirare le fila soffiando nel suo sax. Gli altri sono (quasi tutti) più giovani, di una generazione diversa, e però sono stati tutti toccati per vie misteriose da qualche scintilla dell'antico «genius Noci». Così, dopo un primo disco nel 2019, eccoli tornare in pista con un nuovo prodotto, il cd Braastabrà edito dall'etichetta Setola di Maiale, da trent'anni «covo» di estremismi sonori italiani ed europei. Un titolo enigmatico che fa pensare a qualche grammelot arcaico; e in effetti nell'album ci sono molti brani declamati o cantati o grugniti in un miscuglio di dialetto meridionale, onomatopee e parole dadaiste inventate dal poeta tedesco Hugo Ball (1886-1927), caro a tutte le avanguardie del Novecento e oltre. Braastabrà sì apre infatti con la sua Karawane, pura e incalzante poesia sonora recitata dall'ospite di riguardo dell'album, il 79enne batterista Gunter «Baby» Sommer che a Noci arrivò dall'allora Germania Est. Un improvvisatore-guastatore di devastante potenza e di travolgente umorismo, come dimostra già ll ritmo staccato sotto i versi di Karawane, un dinoccolato e deragliante swing. Gli fanno corona gli «enfants du pays»: Valerio Fusillo al mandolino, Curci e Gianni Console ai sassofoni, Donato Console al flauto e Loredana Savino alla voce (splendida la sua prova in Domniàzze), oltre a Pierpaolo Martino che con il suo contrabbasso, come sempre, cuce e tiene insieme, intrepido, lacerti sonori che partono in ogni direzione." Fabrizio Versienti, Corriere della Sera, 2023
"(...) Tra il 2013 e il 2017 ho avuto la fortuna di conoscere Noci e Ruvo, cittadine della provincia di Bari in cui si celebrava l’improvvisazione libera in Puglia. Quel periodo fu testimonianza di una nuova congiunzione tra vecchie e nuove generazioni di musicisti, forse anche ignare di una saldatura tra visuali differenti perché la old generation dell’improvvisazione pugliese era cresciuta con il jazz e le esperienze radicali europee ed era più resistente alle assimilazioni del rock, del pop o della world music: le sessioni bellissime di Noci furono comunque incontri integerrimi di improvvisazione libera che invitavano ad una convergenza erga omnes di scopi ed intenti musicali e non guardavano certamente ai modelli di riferimento di ciascuno dei musicisti. In quelle serate conobbi molti artisti, tra cui la quasi totalità del gruppo di I Paesani, composti da Vittorino Curci, dai fratelli Gianni e Donato Console, da Pierpaolo Martino, Valerio Fusillo e Loredana Savino, tutti avidi e qualificati ascoltatori di musica con specificità singole, pronti ad aprirsi a qualsiasi tipo di nuova esperienza interattiva (Curci era un poeta, Gianni Console era innamorato del parossismo del sax mentre suo fratello Donato lo era forse del prog flautistico, Martino era invece un bravissimo, eclettico contrabbassista); va detto che recentemente i Console avevano intercettato il compianto Brotzmann suonando insieme a lui, con una documentazione su CD sempre per Setola, mentre lo scorso anno l’ospite di turno fu Gunter “Baby” Sommer.
Non so se ci poteva essere un modo migliore per elaborare una collaborazione con il batterista tedesco, ma sta di fatto che I Paesani hanno scelto di attrare le qualità percussive di Sommer nella rete di un prodotto ideologicamente dadaista negli intenti: Braastabrà è un CD che contiene questa collaborazione inedita, 9 pezzi registrati in uno studio di Noci a maggio scorso che inducono ad una divaricazione dell’idea di un’improvvisazione intinta nelle fauci radicali; è una sorta di dadaismo musicale pugliese, che coniuga elementi ritmici, sensori di festa di piazza (le feste patronali in Puglia sono un unicuum sonoro, anche se nell’improvvisazione libera uno stimolo forte e antecedente che ricordo bene è stato quello delle marcette delle bande inglesi di Lol Coxhill), ilarità sottili a sfondo politico e sociale, sprazzi di astratta ed energica improvvisazione libera.
Ben poco si può rimproverare a pezzi come Karawane, Fratmatosma o Braastabrà, che sorgono in quel pozzetto di conoscenze riferibili a Victor Hugo e alla proclamazione ufficiale della mancanza di senso della parola ma è qualcosa che ha una relazione intensa tipologicamente popolare: l’intento è di formare un groove specifico, anche memorizzabile, un patchwork sonoro che abbia rispetto per i concetti antropologici di Tim Hodgkinson allorché afferma che tutta la musica contemporanea e tutti i modi di suonare sono elementi etnici. Nelle indicazioni di Braastabrà è d’obbligo pensare che la partecipazione sia inserita in un contesto vibrante, non codificato, con flussi musicali trasversali ma riconoscibili (provate a decifrare i riferimenti che trovate negli interludi di Makuma, Un piccolo rinfresco o Fail): questo “abracadabra” che apre ad una nuova etimologia è in grado di portare virtù e benessere!" Ettore Garzia, Percorsi Musicali, 2023.
"(...) Mentre il suo antico sodale Pino Minafra non ha mai abbandonato lo spirito barricadero che ne ha scandito le imprese musicali, imponendosi una sorta di «prima linea permanente», il poeta e sassofonista nocese Vittorino Curci da tempo ha preferito vivere in modo apparentemente più defilato.
Ma come sanno bene quanti lo conoscono, non si è mai trattato di un ritiro dalle scene musicali creative, che egli stesso contribuì ad animare dalla metà degli Anni ‘80 con l’Europa Festival Jazz di Noci, quanto piuttosto dell’esigenza di slegare dalla quotidianità la ricerca, la sperimentazione sonora e talvolta persino linguistica, rendendola così libera di esprimersi nei momenti più favorevoli.
Non a caso, negli ultimi anni, Curci ha distillato con parsimonia incontri musicali e opere discografiche capaci di lasciare il segno, pur nella loro non sempre facile fruizione.
Musiche «non convenzionali», insomma, come quelle documentate dall’etichetta discografica «Setola di maiale» per i cui tipi è stato pubblicato l’album Braastabrà del gruppo de «I Paesani», un nome che la dice lunga su quella sorta di identità sopravvissuta al Festival di Noci, un po’ come la brace che continua ad ardere sotto la cenere. Ma questa formazione tutta pugliese - nella quale i sax di Curci si incrociano con quelli di Gianni Console, oltre che col flauto di Donato Console, la voce di Loredana Savino, il mandolino di Valerio Fusillo e il contrabbasso di Pierpaolo Martino – si aggiunge anche il batterista Gunter «Baby» Sommer, un vero e proprio pezzo di storia della musica creativa tedesca che giunse in Puglia per la prima volta, appunto a Noci, quando il suo Paese era ancora diviso in due dal Muro di Berlino.
Sarà però il caso di aggiungere qualche dettaglio in più sul disco e sul suo titolo, anche per supplire alle poche informazioni contenute sulla copertina, che si limita a indicare i nomi dei solisti. Braastabrà, come del resto Fratmatosma e Karawanw sono termini coniati dal poeta tedesco Hugo Ball (1886 – 1927), figura di primo piano del movimento dadaista e tra i fondatori del celebre Cabaret Voltaire, oltre che inventore di una lingua immaginaria la cui libertà sembra estendersi creativamente anche nel lessico musicale degli interpreti impegnati.
Ecco allora che i versi fantasiosi di Karawane, affidati alla recitazione di Sommer, si fondono nei brani successivi con lontani echi del dialetto pugliese, le cui parole vengono qua e là sussurrate dalla Savino in una curiosa forma di sperimentazione linguistica.
Il vocabolario sonoro prescelto è ampio e fantasioso, sempre pronto ad aprirsi in ritmi danzanti ed echi di festa di piazza, senza escludere momenti di maggiore radicalismo, gravidi di una lezione europea le cui influenze sono ancora vibranti, oltre che evidenti. Quadri ora di ampio respiro, come nel caso di Framatosma, Fasius o Domniazze, ora invece molto più misurati, come accade ad esempio con Makuma o Fail, la cui breve durata non appare mai un limite, ma piuttosto una risorsa.
Un disco di nicchia, senza dubbio, ma a suo modo anche la testimonianza di una stagione senza la quale la Puglia sarebbe culturalmente molto più povera. E che è doveroso preservare dall’oblio per consegnarla alle nuove generazioni artistiche." Ugo Sbisà, La Gazzetta Del Mezzogiorno, 2024.
01 _ Karawane 4:37
02 _ Fratmatosma 8:05
03 _ Makuma 1:08
04 _ Fasius 6:00
05 _ Un piccolo rinfresco 1:15
06 _ Domniàzze 6:47
07 _ Fail 1:18
08 _ Iban 4:42
09 _ Braastabrà 10:28
(C) + (P) 2023