POSTCARD FROM A TRAUMA
ROBERTO FEGA
Roberto Fega _ elettronica
Roberto Fega non sbaglia un colpo! Musica elettronica creativa e fresca, ad alti livelli. Ci racconta egli stesso, dalle note di copertina, che tra gennaio e marzo 2021 è stato costretto da una frattura al gomito a una lunga convalescenza nella sua casa di Roma. Da anni pensava di omaggiare la musica ambient, la musica per film immaginari, la musica 'fatta su misura'. Ha quindi composto 39 brevi pezzi ispirati ai colori, più una quarantesima traccia come tributo a Music For Airports di Brian Eno. Tutto questo è rappresentato nella grafica del disco.
Per maggiori informazioni:
http://robertofega.wix.com/robertfega
"(...) In un periodo di convalescenza, momento di stasi fisica per via di una frattura al gomito, Fega approfitta del tempo creativo, riflettendo, come dice lui stesso, anche sull'opera di Brian Eno, alla quale si lega l’ultima delle quaranta micro-storie elettroniche che compongono questo ricchissimo mosaico. Le restanti composizioni sono ognuna legata, ispirata, dedicata ad una gradazione di colore. La copertina ricorda un poco Broadway Boogie-Woogie di Mondrian, ma la musica ha poco a che vedere con il jazz che ispirò spesso il pittore. Le apparenze sono strategie gliteh (biscotto), sinfonie cosmiche miniaturizzate, soundtracks per corti neurali 0 hard boiled (ambra), l'immaginario di futuribile De Chirico. La sostanza è però, semplicemente, quella di una poetica fuori serie, sviluppata da un pensiero libero e “laterale”, che dai tempi dei lavori con Pasquale Innarella, ci pare più di quindici anni fa, passando attraverso le collabarazioni con i vari collettivi (Cervelli a Sonagli, Circ.A, IATO, IXEM) e una preziosissima rada produzione (ricordiamo almeno “Echoes from a Planet”, 2019), si è sempre collocato nelle categorie dell'inclassificabile. E se gli echi del pianeta coglievano, da una frammentata mappa globale, voci ed emozioni politiche, pure questo trauma trascende la vicenda ortopedica e disegna con tono sci-fi il labirinto di incertezze d'una città-metafora (Roma, ad esempio) sotto pandemie virali e sociali (scarlatto). Si respira pure un'atmosiera thriller ed i nostri cortocircuiti mentali hanno associato i momenti più cupi di queste elaborazioni cromatiche al killer modellista di CSI e alle costruzioni in scala di Hereditary (ciano), ma uno spirito acuto e positivo ci fa sempre trovare una via scampo, con un volo che ci attende all'aeroporto. Altre ancora le suggestioni, tutte discutibili, tutte istigate da uno dei migliori dischi di quest'anno. (8)" Dionisio Capuano, Blow Up, 2021.
"(...) Tra Gennaio e Marzo di quest’anno, una frattura al gomito costringe lo sperimentatore romano Roberto Fega ad una lunga e forzata pausa casalinga.
Tempo a disposizione non richiesto ma ben speso, il momento giusto per omaggiar, come voleva da tempo fare, la musica ambient e un’immaginaria musica per film.
“Postcard From A Trauma” si compone di trentanove brevi tracce ispirate dai colori, che svariano dal battito minimale all’espansione, belle saette sghembe, livide sospensioni e qualche sintetico granulo.
Mai e poi mai in gratuita fuoriuscita, senza tralasciar la giocosa e divertita visione dell’atto compositivo che lo caratterizza da sempre.
Cartoline sonore asciutte, scattanti e avvolgenti.
In conclusione un breve tributo alla musica per aeroporti congegnata da Brian Eno.
Tempo espanso da interni, che passa in letizia non musona.
Per l’ennesima volta; daje!" Marco Carcasi, Kathodik, 2021.
"(...) Ritorna Il maestro Fega dopo poco tempo dall’ultimo lavoro recensito sempre su queste pagine. Stavolta non si tratta (apparentemente) di un concept, ma di una quarantina di acuminate incursioni su sonorità forse più ricercate, ma non meno evocative e/o esoteriche. I pezzi non superano quasi mai il minuto, ma è un tempo sufficiente per imbastire, svilluppare e capitolare minuscoli mondi sintetici a metà strada tra le sperimentazioni sul suono modulare, la vecchia tastiera analogica e i gli strumenti fai da te di cui sappiamo bene che il nostro magister è esperto. Il dungeon sinth occhieggia spesso dietro l’angolo, ma sia chiaro che è un valore aggiunto. Musica assolutamente inclassificabile se non come elettronica d’avanguardia o ambient per viaggi su colonie extramondo, Postcard risulta essere il regalo ideale per il vecchio professore che portate sempre nel cuore oppure per smentire qualsiasi profezia Maya o strampalata teoria complottista (leggi rinnovata fiducia nell’intelletto e creatività umana). Grazie di esistere magister, non abbandonarci mai perchè noi ti saremo sempre fedeli. Amen." Marco Giorcelli, Sodapop, 2021.
"(...) Roberto Fega: quaranta cartoline ambientali. Postcard from a Trauma è il nuovo album di Roberto Fega, 39 canzoni ispirate dai colori più una quarantesima traccia tributo a Music For Airports di Brian Eno. L'album, pubblicato il 9 settembre 2021 da Setola di Maiale, nasce in un momento di stasi causato da una frattura al gomito riportata tra Gennaio e Marzo di quest'anno. Durante questo periodo il visionario musicista romano ha deciso di realizzare il suo personale omaggio all'ambient. Postcard from a Trauma si sviluppa a partire da piccoli corti elettronici attraverso i quali Fega ridefinisce i confini della musica ambient, un film suddiviso in 40 capitoli con i quali il polistrumentista classe 1965 inquadra e schematizza tutto ciò che lo circonda, immortalando le suggestioni attraverso un'ampia tavolozza sonora. Postcard from a Trauma è un caleidoscopio di elementi sonori che vanno dalle pulsazioni minimali agli oscillatori, passando per la sintesi granulare. Ogni pezzo è differente per sfumature e suggestioni; messi insieme però formano un mosaico realizzato attravero una sovrapposizione di tecniche suonate sempre con un approccio giocoso che fanno di Postcard from a Trauma un vero e proprio manifesto creativo del Fega pensiero. Le quaranta micro composizioni sono coerentemente legate tra loro, sviluppate seguendo la linea guida dell'ambient music. Il nostro la propone in tutte le sue forme: musica per istallazioni, texture sintetiche, sound meditation e momenti che virano verso il dark ambient.Fega mette in vetrina un vasto campionario di atmosfere per un'esperienza sensoriale che tocca una pluralità di emozioni. Postcard from a Trauma ha la stessa complessità di una progettazione per interni: una volta aperto il progetto si presenta davanti a una vasta gamma di colori, sceglierne uno è riduttivo, prenderli tutti potrebbe presentare dei rischi. Nonostante ciò Roberto Fega è riuscito ad abbinarli così bene, in maniera elegante e raffinata, da sfoggiare un ventaglio sonoro ricco di sfumature nel quale ogni cartolina si abbina con l'altra componendo un enorme poster dalle tinte pastello." Mario Ariano, Radioaktiv, 2021.
"(...) Astratto album per l'eclettico Roberto Fega (electronics) dove tra le intercettazioni siderali di una musica non allineata, crescono all'interno piccoli tasselli di minimalismo ed elettronica sperimentale. Nelle sue (cupe) 40 tracce Fega disegna la possibilità di nuovi suoni e scenari compositivi, sfumature e suggestioni glam; messi insieme formano un mosaico realizzato attraverso una sovrapposizione di tecniche, suonate sempre con un approccio giocoso che fanno di Postcard from a Trauma un vero e proprio manifesto creativo di Impro/jazz e avanguardia collettiva. Sullo sfondo i primi Tangerine Dream, Steve Reich e Philip Glass, ma tutto l'album richiede un'ascolto attento e particolare prendono spunto dalla musica circolare. Deliziosi wash sintetizzati, che rappresentano i viaggi elettronici sbalorditivi di Roberto Fega e del suo trasversale lavoro di armonie ambient diffuse. L'album è una suite 'infinita' che incorpora diversi temi distinti che si susseguono in un insieme coeso tramite ponti musicali, con brani più dinamici a conversazioni che puntellano il silenzio. Interessante." Giuseppe Maggioli, Windout, 2022.
"(...) Sperimentazioni e illusioni su mondi lontanissimi. Mutatis mutandis, il pensiero corre al taxi che investe Brian Eno ad inizio 1975 costringendolo su un letto, dove poi I’ascolto di un disco di musica per arpa del XVIII secolo porta alla nascita della musica ambient. E questo ennesimo, ottimo disco del romano Roberto Fega é proprio un omaggio a quel periodo. Trentanove brevi, delicati lampi a far riafforare le illusioni intatte di quell’epoca ed una cover di Music for Aiport. Se Echoes From The Planet del 2019 era un blob audiopolitico focalizzato sui conflitti dell’attualità, qui invece viriamo verso altri mondi, lontani dalle ruggini e dalle lame del presente, per immergerci in altre prospettive. Ancora una volta guidati dal talento visionario e dall’attitudine coraggiosa e coerente di un musicista eclettico, lontano dal gregge di chi produce didascalie elettroniche. Pochi musicisti in Italia hanno una voce così personale con le macchine." Nazim Comunale, Il Manifesto, 2021.
"(...) Scorreva l’anno 2003 quando Roberto Fega pubblicò “Metafonie” per la piccolissima Aleatory Production nell’esigua tiratura di 50 copie. Poca cosa ma stupefacente, dove futurismo e surreal-dadaismo si sposavano attraverso un’attitudine squisitamente artigianale. L’inclinazione meccanica del futurismo veniva stravolta da una stravaganza tipicamente umana, sorpresa e stupefatta, come potrebbe esserlo quella di un primitivo che si avvicina per la prima volta al mondo dei suoni.
In seguito Fega darà un senso più concretoalla sua musica, andando a indagare sui disastri creati da alcuni a danno di molti (8 August 1956 – 18 April 2015), sulle rivolte spontanee in reazione alla pressione del sistema dominante (Inghilterra, Gracia, New York), su quelle genti che lottano per l’emancipazione dei popoli (Chiapas, Kurdistan); e attraverso dischi come “Un geco nella mia casa”, Daily Vision” e “Echoes From The Planet” è andato via via affermandosi una specie di “Che” musicante.
Nonostante l’ammirazione incondizionata per l’impegno e per i risultati musicali conseguiti sono però sempre rimasto convinto che il Roberto Fega migliore è quello delle micro composizioni di “Metafonie”.
Costretto in cattività dal Covid, con “Postcard From A Trauma” Fega ha realizzato il seguito ideale a quel primo CD. Quaranta brani di brevissima durata, dei quali ben trentanove sono ispirati da altrettanti colori, mentre l’ultimo è un rifacimento succinto della Music For Airports 1/1 di Brian Eno.
C’è di nuovo lo stupore della scoperta che si perpetua, la gioia nel ricercare e nel trovare soluzioni inedite, l’attitudine naïf che ha caratterizzato grandi sperimentatori come Monk, Coleman, Barrett o Moondog, il giocare con i colori e con le forme tipico di un Mirò (giocare e suonare si traduce in francese con lo stesso termine: jouer), gli intenti sovversivi e il calcio in culo alle convenzioni di un Bansky …. Bentornato nel mondo dei sogni e delle meraviglie, che il coniglio bianco sia sempre con te.
Un’ultima cosa: Roberto Fega è nato nel 1965 e in quello stesso anno un altro Robert, in Inghilterra, entrava per la prima volta in uno studio di registrazione, insieme ad un gruppo di amici, per raccogliere i suoi primi fiori di campo. Voglio credere che questi due fatti non siano affatto scollegati fra loro. E la fede, come ben sapete, è una cosa seria se per essa c’è nel mondo gente disposta a dare la vita (ps: il suddetto Robert, se non mi sbaglio, suonava il piano proprio in Music For Airports)." Mario Biserni, Sands-zine, 2022.
01–39 _ pezzi ispirati da altrettanti colori
40 _ pezzo ispirato da Music For Airports
(C) + (P) 2021
Roberto Fega _ electronics
Roberto Fega does not miss a beat! Creative and fresh electronic music, at high levels. Mr Fega tells us, from the liner notes, that between January and March 2021 he was forced by an elbow fracture to a long convalesce at his home in Rome. For years he had been thinking of paying homage to ambient music, music for imaginary films, 'made to measure' music. He therefore composed 39 short songs inspired by colors plus a fortieth track as a tribute to Brian Eno's Music For Airports.
For more info:
http://robertofega.wix.com/robertfega
"(...) In un periodo di convalescenza, momento di stasi fisica per via di una frattura al gomito, Fega approfitta del tempo creativo, riflettendo, come dice lui stesso, anche sull'opera di Brian Eno, alla quale si lega l’ultima delle quaranta micro-storie elettroniche che compongono questo ricchissimo mosaico. Le restanti composizioni sono ognuna legata, ispirata, dedicata ad una gradazione di colore. La copertina ricorda un poco Broadway Boogie-Woogie di Mondrian, ma la musica ha poco a che vedere con il jazz che ispirò spesso il pittore. Le apparenze sono strategie gliteh (biscotto), sinfonie cosmiche miniaturizzate, soundtracks per corti neurali 0 hard boiled (ambra), l'immaginario di futuribile De Chirico. La sostanza è però, semplicemente, quella di una poetica fuori serie, sviluppata da un pensiero libero e “laterale”, che dai tempi dei lavori con Pasquale Innarella, ci pare più di quindici anni fa, passando attraverso le collabarazioni con i vari collettivi (Cervelli a Sonagli, Circ.A, IATO, IXEM) e una preziosissima rada produzione (ricordiamo almeno “Echoes from a Planet”, 2019), si è sempre collocato nelle categorie dell'inclassificabile. E se gli echi del pianeta coglievano, da una frammentata mappa globale, voci ed emozioni politiche, pure questo trauma trascende la vicenda ortopedica e disegna con tono sci-fi il labirinto di incertezze d'una città-metafora (Roma, ad esempio) sotto pandemie virali e sociali (scarlatto). Si respira pure un'atmosiera thriller ed i nostri cortocircuiti mentali hanno associato i momenti più cupi di queste elaborazioni cromatiche al killer modellista di CSI e alle costruzioni in scala di Hereditary (ciano), ma uno spirito acuto e positivo ci fa sempre trovare una via scampo, con un volo che ci attende all'aeroporto. Altre ancora le suggestioni, tutte discutibili, tutte istigate da uno dei migliori dischi di quest'anno. (8)" Dionisio Capuano, Blow Up, 2021.
"(...) Tra Gennaio e Marzo di quest’anno, una frattura al gomito costringe lo sperimentatore romano Roberto Fega ad una lunga e forzata pausa casalinga.
Tempo a disposizione non richiesto ma ben speso, il momento giusto per omaggiar, come voleva da tempo fare, la musica ambient e un’immaginaria musica per film.
“Postcard From A Trauma” si compone di trentanove brevi tracce ispirate dai colori, che svariano dal battito minimale all’espansione, belle saette sghembe, livide sospensioni e qualche sintetico granulo.
Mai e poi mai in gratuita fuoriuscita, senza tralasciar la giocosa e divertita visione dell’atto compositivo che lo caratterizza da sempre.
Cartoline sonore asciutte, scattanti e avvolgenti.
In conclusione un breve tributo alla musica per aeroporti congegnata da Brian Eno.
Tempo espanso da interni, che passa in letizia non musona.
Per l’ennesima volta; daje!" Marco Carcasi, Kathodik, 2021.
"(...) Ritorna Il maestro Fega dopo poco tempo dall’ultimo lavoro recensito sempre su queste pagine. Stavolta non si tratta (apparentemente) di un concept, ma di una quarantina di acuminate incursioni su sonorità forse più ricercate, ma non meno evocative e/o esoteriche. I pezzi non superano quasi mai il minuto, ma è un tempo sufficiente per imbastire, svilluppare e capitolare minuscoli mondi sintetici a metà strada tra le sperimentazioni sul suono modulare, la vecchia tastiera analogica e i gli strumenti fai da te di cui sappiamo bene che il nostro magister è esperto. Il dungeon sinth occhieggia spesso dietro l’angolo, ma sia chiaro che è un valore aggiunto. Musica assolutamente inclassificabile se non come elettronica d’avanguardia o ambient per viaggi su colonie extramondo, Postcard risulta essere il regalo ideale per il vecchio professore che portate sempre nel cuore oppure per smentire qualsiasi profezia Maya o strampalata teoria complottista (leggi rinnovata fiducia nell’intelletto e creatività umana). Grazie di esistere magister, non abbandonarci mai perchè noi ti saremo sempre fedeli. Amen." Marco Giorcelli, Sodapop, 2021.
"(...) Roberto Fega: quaranta cartoline ambientali. Postcard from a Trauma è il nuovo album di Roberto Fega, 39 canzoni ispirate dai colori più una quarantesima traccia tributo a Music For Airports di Brian Eno. L'album, pubblicato il 9 settembre 2021 da Setola di Maiale, nasce in un momento di stasi causato da una frattura al gomito riportata tra Gennaio e Marzo di quest'anno. Durante questo periodo il visionario musicista romano ha deciso di realizzare il suo personale omaggio all'ambient. Postcard from a Trauma si sviluppa a partire da piccoli corti elettronici attraverso i quali Fega ridefinisce i confini della musica ambient, un film suddiviso in 40 capitoli con i quali il polistrumentista classe 1965 inquadra e schematizza tutto ciò che lo circonda, immortalando le suggestioni attraverso un'ampia tavolozza sonora. Postcard from a Trauma è un caleidoscopio di elementi sonori che vanno dalle pulsazioni minimali agli oscillatori, passando per la sintesi granulare. Ogni pezzo è differente per sfumature e suggestioni; messi insieme però formano un mosaico realizzato attravero una sovrapposizione di tecniche suonate sempre con un approccio giocoso che fanno di Postcard from a Trauma un vero e proprio manifesto creativo del Fega pensiero. Le quaranta micro composizioni sono coerentemente legate tra loro, sviluppate seguendo la linea guida dell'ambient music. Il nostro la propone in tutte le sue forme: musica per istallazioni, texture sintetiche, sound meditation e momenti che virano verso il dark ambient.Fega mette in vetrina un vasto campionario di atmosfere per un'esperienza sensoriale che tocca una pluralità di emozioni. Postcard from a Trauma ha la stessa complessità di una progettazione per interni: una volta aperto il progetto si presenta davanti a una vasta gamma di colori, sceglierne uno è riduttivo, prenderli tutti potrebbe presentare dei rischi. Nonostante ciò Roberto Fega è riuscito ad abbinarli così bene, in maniera elegante e raffinata, da sfoggiare un ventaglio sonoro ricco di sfumature nel quale ogni cartolina si abbina con l'altra componendo un enorme poster dalle tinte pastello." Mario Ariano, Radioaktiv, 2021.
"(...) Astratto album per l'eclettico Roberto Fega (electronics) dove tra le intercettazioni siderali di una musica non allineata, crescono all'interno piccoli tasselli di minimalismo ed elettronica sperimentale. Nelle sue (cupe) 40 tracce Fega disegna la possibilità di nuovi suoni e scenari compositivi, sfumature e suggestioni glam; messi insieme formano un mosaico realizzato attraverso una sovrapposizione di tecniche, suonate sempre con un approccio giocoso che fanno di Postcard from a Trauma un vero e proprio manifesto creativo di Impro/jazz e avanguardia collettiva. Sullo sfondo i primi Tangerine Dream, Steve Reich e Philip Glass, ma tutto l'album richiede un'ascolto attento e particolare prendono spunto dalla musica circolare. Deliziosi wash sintetizzati, che rappresentano i viaggi elettronici sbalorditivi di Roberto Fega e del suo trasversale lavoro di armonie ambient diffuse. L'album è una suite 'infinita' che incorpora diversi temi distinti che si susseguono in un insieme coeso tramite ponti musicali, con brani più dinamici a conversazioni che puntellano il silenzio. Interessante." Giuseppe Maggioli, Windout, 2022.
"(...) Sperimentazioni e illusioni su mondi lontanissimi. Mutatis mutandis, il pensiero corre al taxi che investe Brian Eno ad inizio 1975 costringendolo su un letto, dove poi I’ascolto di un disco di musica per arpa del XVIII secolo porta alla nascita della musica ambient. E questo ennesimo, ottimo disco del romano Roberto Fega é proprio un omaggio a quel periodo. Trentanove brevi, delicati lampi a far riafforare le illusioni intatte di quell’epoca ed una cover di Music for Aiport. Se Echoes From The Planet del 2019 era un blob audiopolitico focalizzato sui conflitti dell’attualità, qui invece viriamo verso altri mondi, lontani dalle ruggini e dalle lame del presente, per immergerci in altre prospettive. Ancora una volta guidati dal talento visionario e dall’attitudine coraggiosa e coerente di un musicista eclettico, lontano dal gregge di chi produce didascalie elettroniche. Pochi musicisti in Italia hanno una voce così personale con le macchine." Nazim Comunale, Il Manifesto, 2021.
"(...) Scorreva l’anno 2003 quando Roberto Fega pubblicò “Metafonie” per la piccolissima Aleatory Production nell’esigua tiratura di 50 copie. Poca cosa ma stupefacente, dove futurismo e surreal-dadaismo si sposavano attraverso un’attitudine squisitamente artigianale. L’inclinazione meccanica del futurismo veniva stravolta da una stravaganza tipicamente umana, sorpresa e stupefatta, come potrebbe esserlo quella di un primitivo che si avvicina per la prima volta al mondo dei suoni.
In seguito Fega darà un senso più concretoalla sua musica, andando a indagare sui disastri creati da alcuni a danno di molti (8 August 1956 – 18 April 2015), sulle rivolte spontanee in reazione alla pressione del sistema dominante (Inghilterra, Gracia, New York), su quelle genti che lottano per l’emancipazione dei popoli (Chiapas, Kurdistan); e attraverso dischi come “Un geco nella mia casa”, Daily Vision” e “Echoes From The Planet” è andato via via affermandosi una specie di “Che” musicante.
Nonostante l’ammirazione incondizionata per l’impegno e per i risultati musicali conseguiti sono però sempre rimasto convinto che il Roberto Fega migliore è quello delle micro composizioni di “Metafonie”.
Costretto in cattività dal Covid, con “Postcard From A Trauma” Fega ha realizzato il seguito ideale a quel primo CD. Quaranta brani di brevissima durata, dei quali ben trentanove sono ispirati da altrettanti colori, mentre l’ultimo è un rifacimento succinto della Music For Airports 1/1 di Brian Eno.
C’è di nuovo lo stupore della scoperta che si perpetua, la gioia nel ricercare e nel trovare soluzioni inedite, l’attitudine naïf che ha caratterizzato grandi sperimentatori come Monk, Coleman, Barrett o Moondog, il giocare con i colori e con le forme tipico di un Mirò (giocare e suonare si traduce in francese con lo stesso termine: jouer), gli intenti sovversivi e il calcio in culo alle convenzioni di un Bansky …. Bentornato nel mondo dei sogni e delle meraviglie, che il coniglio bianco sia sempre con te.
Un’ultima cosa: Roberto Fega è nato nel 1965 e in quello stesso anno un altro Robert, in Inghilterra, entrava per la prima volta in uno studio di registrazione, insieme ad un gruppo di amici, per raccogliere i suoi primi fiori di campo. Voglio credere che questi due fatti non siano affatto scollegati fra loro. E la fede, come ben sapete, è una cosa seria se per essa c’è nel mondo gente disposta a dare la vita (ps: il suddetto Robert, se non mi sbaglio, suonava il piano proprio in Music For Airports)." Mario Biserni, Sands-zine, 2022.
01/39 _ pieces inspired by as many colors
40 _ piece inspired by Music For Airports
(C) + (P) 2021