DC
DC (Andrea Dicò, Francesco Carbone)
Andrea Dicò _ batteria _ oggetti _ walkie-talkie _ vibratori _ giocattoli a molla _ campionamenti
Francesco Carbone _ lap steel guitar _ chitarra elettrica _ pedali _ loops _ carillon _ radio _ latta d'olio _ accordatore
Musica elettroacustica registrata in presa diretta, senza nessuna sovraincisione nel dicembre 2018 da Simone Pirovano a Missaglia (LC) e successivamente masterizzato da Tommaso Marletta (Roma).
"(...) Tra i migliori album del 2019" secondo Nazim Comunale, Sentireascoltare.
"(...) In bilico fra passato, presente e futuro. Il power duo è comunemente reputato come un’evoluzione del power trio favorita dagli sviluppi della tecnologia, e in riferimento a tale formula strumentale così povera si pensa a formazioni che vanno dai White Stripes, agli Hella e ai MoHa! Così, trovandomi tra le dita il CD del duo formato dal chitarrista Francesco Carbone e dal batterista Andrea Dicò, il mio pensiero è andato a quelle formazioni. Tranne venire poi smentito dall’ascolto di “D C”. La musica dei due è infatti meno povera, e molto più dilatata, rispetto a quella dei gruppi sopra citati, e piuttosto mi pare rimandare a vecchie combriccole tipo i Tyrannosaurus Rex e i NEU!, o a un disco come “Population II” del chitarrista americano Randy Holden, tutta gente che anzitempo scelse la formula del duo come veicolo espressivo. Di conseguenza sono generi quali la psichedelia, la space music e la kosmische musik a essere tirati in ballo, chiaramente rivisti sia attraverso un’ottica tipicamente progressive sia attraverso gli stilemi giocattolosi di molta improvvisazione ascoltata negli ultimi vent’anni. Quindi, accanto a chitarre e batteria, troviamo elementi tecnologici quali loop e campionatori, ma anche materiali di recupero tipo giocattoli a molla, latta d’olio, carillon, radio, walkie-talkie e oggetti vari. Un grazie alla Setola di Maiale che permette a tanti sogni di diventare realtà." Mario Biserni, Sands-zine, 2020.
"(...) Il duo elettroacustico DC, che nel nome allude giocando al noto partito di ispirazione cattolica e moderata che ha governato l'Italia per decenni (ma anche alla DC Comics), in realtà invita ad un salto nel vuoto musicale ed è la felice unione, da qui la genesi dell'acronimo, di Andrea Dicò (batteria, oggetti, walkie-talkie, vibratori, giocattoli a molla, campionamenti) e Francesco Carbone (lap steel guitar, chitarra elettrica, radio, carillon, pedali, loop istantanei). DC in sostanza è un progetto di improvvisazione elettroacustica per duo, nato nella primavera del 2018 sull’asse Cape Town-Milano, residenze (seppur precarie) dei due musicisti, che ora vede la luce su supporto cd grazie alla coraggiosa etichetta discografica Setola di Maiale (www.setoladimaiale.net), label fondata e condotta da Stefano Giust. Si tratta di un esordio che, va detto subito, sorprende in positivo, poiché destabilizza e invita a rimettere tutto in discussione. Così dovrebbe sempre succedere nella musica, soprattutto nella musica improvvisata. L’intenzione di Dicò e Carbone, infatti, è quella di creare e sostenere un estemporaneo dialogo a due, accettando il rischio di non avere reti o protezioni, mischiando strumenti convenzionali elettrici e acustitci, non disdegnando però l’utilizzo di oggetti di uso comune, materiali di scarto e giocattoli. Una pratica, quest’ultima, che evidenzia il carattere ludico – con tutte le implicazioni “serie” e oscure tipiche del gioco – ed essenziale del disco. L'ascoltatore, in ogni caso, non deve spaventarsi o farsi ingannare, poiché qui siamo di fronte ad un linguaggio musicale mai elitario o fine a sé stesso, come nel lento e inesorabile crescendo di "Ossidiana", nel gioco a incastri sonori di "Rainingindesing", nella dolente "Il sogno di Giulio", nel viaggio noise di "Intergalactic mechanical workshop", nell'intermittente "Tralfamadore" e nell'ipnotica "14b". A conti fatti, esplorando i confini di un suono primitivo e a tratti ossessivo, il duo DC risulta inclusivo. E che qui accogliamo, "democristianamente", con tutti i favori." Marco Scolesi, Mellophonium, 2019.
"(...) Una fonte di ispirazione delle nuove generazioni di musicisti è venuta da un certo tipo di narrativa e cinematografia imparentata con la fantascienza, l’immaginario multidimensionale e le attrattive esercitate della meccanica classica e quantistica: Edgar Allan Poe, Kurt Vonnegut, i racconti destinati alle macchine pensanti o agli esseri non convenzionali, i regni non controllabili o i bosoni, sono stati temi coltivati in un’area vasta della musica, con i musicisti di rock che se ne sono spesso serviti come fonte d’ispirazione. Andrea Dicò e Francesco Carbone vengono da questo mondo, ma la loro collaborazione (semplicemente marcata come D C, le iniziali dei cognomi) è un’idea parecchio immersa nelle provvidenze dell’elettroacustica. Si tratta di mettere a confronto vari loop o linee di chitarra (lap steel o elettrica) ed una batteria estensivamente costituita di oggetti e vibratori, con una serie di elementi sonori di contorno (walkie-talkie, giocattoli a molla, carillon, pezzi di campi radio, etc.): la direzione è quella di trovare aree non consolidate dei suoni. I 6 pezzi presentati mostrano un percorso in cui non appena si esce da un certo ammiccamento ad un rock comunque al limite della sperimentazione (Ossidiana o Il sogno di Giulio), ci si trova davanti ad un vero e proprio tragitto elettroacustico, con qualità ben ascrivibili all’ascolto: negli 11 minuti di Rainingindesing, Dicò dà vita un impianto ritmico surreale ed estensivo, che sembra l’elevazione a potenza di un batterista di free improvisation; in Tralfamadore, Carbone moltiplica le dimensioni dei loop chitarristici, strali selezionati che prendono direzioni differenti; originale ma più freddo è l’incontro dei due musicisti nei 22 minuti di Intergalactic Mechanical Workshop, che si pone come una scia sviluppabile di futurismo musicale. Alla fine il pensiero si focalizza sul fatto che D C ha già elementi di maturità da vendere ed è un progetto che merita già la vostra attenzione." Ettore Garzia, Percorsi Musicali, 2019.
"(...) L'intenso lavoro di Francesco Carbone (chitarre e annessi vari) e di Andrea Dicò (percussioni e altri oggetti) porta la musica quel livello di combustione in cui sa fa colore, anzi colori. Processi di fissione del forse-rock, liquefatto mantenendone ancora una fisicità fluida e proteiforme. Incadescenza elettrica riverberata punteggiata dalle particule percussive di legno e metallo (Ossidiana). Aperture (micro)cosmiche dove lo spazio pulsa, orbitano granaglie luminose (Rainingdesing) e arrivano segnali di mondi lontani-vicinissimi. Intergalactic Mechanical Workshop, ventidue minuti, è la loro A Saucerful of Secrets. Si sposta un po su pianeti abitabili e lussureggianti di country psichedelico, brulicanti di vita (Il sogno di Giulio) e di una melodia umida che si respira. 14-b riverbera tanto che ad un certo punto la senti minimal-trance, cosparsa di manciate di bacchette e schegge di piatti e triangoli. Uno sta là aspettando che entri una cassa dritta ed esploda in groove. Non succederà. (7/8)" Dionisio Capuano, Blow Up, 2019.
"(...) One of the top 50 albums of 2019. The duo of Andrea Dicò and Francesco Carbone spans the miles from Cape Town, South Africa to Milan, Italy and spans the chasm between several modes of expression – from studied approaches to guitar and percussion to exploratory discovery in chance contact with “non-musical” items. The two have honed their craft and create beautiful sounds from cacophony." Tome to the Weather Machine, 2019.
"(...) Behind the acronym DC, we find Andrea Dico (drumkit for kids, walkie-talkie, toys, vibrators, blades, objects, samples) and Francesco Carbone (lap steel guitar, electric guitar, tin can, transistor carillon, pedals, loop station). The duo was born in the spring of 2018 "on the way from Cape Town to Milan". Their interest lies in the dialogue between 'poor objects' and conventional electric and acoustic instruments. The music on their self-titled release was recorded in December last year and I found it quite interesting, partly fascinating. This label I know mostly for their releases in the realm of improvised music and, certainly, this too is improvised. I would think more so in the drumming of Dico, who rattles the cages quite a bit, using bell-like sounds and quick interactions. Carbone's playing might also be improvising but his playing is something that I found more along the lines of drone, rock and ambient. He extracts quite a bit of sustaining sounds from his guitars, which adds this fine rock-like element to the music. In such piece as 'Rainingindesign', Dico's drums are very much on top of things and here the verge into something that is way more improvised. But among the six pieces that one is an exception. In 'Tralfamadore' all of the instrument except the drums seem to play a role. It makes all of this quite a heavy release, DC holds no suspects but seems to be leaping out the full force most of the time, even in their quietest moments ('Intergalactic Mechanical Workshop'). 'Il Sogno di Giulio' was the oddest song of the lot, with quite some melodic guitar parts. This is quite a beauty, this release." FdW, Vital Weekly, 2019.
"(...) There’s a definite degree of irony in the underlying concept of DC, but certainly not at the expense of the earnestness of their improvisational methods. The two letters are the initials of the surnames of Andrea Dicò and Francesco Carbone, respectively the duo’s percussive and stringed troublemakers. However, DC is also an acronym for Democrazia Cristiana. For a very long time, this was the main Italian party, its history punctuated by repeated scandals; yet nowadays, rather absurdly, they are regretted by a good segment of the local population, dismayed by the country’s gradual collapse in the following decades. Dicò and Carbone are well aware of these implications, to the point of having created a “crossed shield” logo that closely resembles that of the political entity in question.
The music unfolds over six tracks, different in sonority but with an evident commonality of spirit. Basically, we’re standing halfway through a “domestic” kind of industrial and a commonplace-free mesmerism. Dicò and Carbone alternate loops of various extraction with more concrete textural hues, characterized by fractured rhythms and creative exploitation of items such as toys, vibrators, radios, carillons, random voices and so forth. The volume dynamics have been mastered in style by DC, whose acoustic alchemy reflects an innate ability to understand the feasibility of going pedal to the metal in the right spot, and when instead it’s better opening the window to enjoy the (rigorously nebulous) view, as the road leads to the polluted marshes of the urban suburbs. The only quasi-oneiric episode is “Il Sogno Di Giulio”: barely perceptible background disturbances and additional field recordings escort Carbone’s guitar engaged in a series of fingerstyle-cum-delay variations and Fripp-ish distortions (circa “Swastika Girls”). A perturbed daydreaming, inexorably destined to be erased by further doses of cynicism." Massimo Ricci, Touching Extremes, 2020.
01 _ Ossidiana 9:53
02 _ Rainingindesing 11:12
03 _ Tralfamadore 4:10
04 _ Intergalactic Mechanical Workshop 22:27
05 _ Il Sogno di Giulio 10:22
06 _ 14b 8:39
(C) + (P) 2019
Andrea Dicò _drums _ objects _ toys _ vibrators _ samples
Francesco Carbone _ lap steel guitar _ electric guitar _ loops _ carillon _ radio _ objects
Electroacustic music fìrom a Electro-acoustic music recorded live in studio without overdubbing in December 2018. Recorded by Simone Pirovano (Missaglia, Lecco) and mastered by Tommaso Marletta (Rome).
"(...) One of the best albums of 2019" according to Nazim Comunale, Sentireascoltare.
"(...) There’s a definite degree of irony in the underlying concept of DC, but certainly not at the expense of the earnestness of their improvisational methods. The two letters are the initials of the surnames of Andrea Dicò and Francesco Carbone, respectively the duo’s percussive and stringed troublemakers. However, DC is also an acronym for Democrazia Cristiana. For a very long time, this was the main Italian party, its history punctuated by repeated scandals; yet nowadays, rather absurdly, they are regretted by a good segment of the local population, dismayed by the country’s gradual collapse in the following decades. Dicò and Carbone are well aware of these implications, to the point of having created a “crossed shield” logo that closely resembles that of the political entity in question.
The music unfolds over six tracks, different in sonority but with an evident commonality of spirit. Basically, we’re standing halfway through a “domestic” kind of industrial and a commonplace-free mesmerism. Dicò and Carbone alternate loops of various extraction with more concrete textural hues, characterized by fractured rhythms and creative exploitation of items such as toys, vibrators, radios, carillons, random voices and so forth. The volume dynamics have been mastered in style by DC, whose acoustic alchemy reflects an innate ability to understand the feasibility of going pedal to the metal in the right spot, and when instead it’s better opening the window to enjoy the (rigorously nebulous) view, as the road leads to the polluted marshes of the urban suburbs. The only quasi-oneiric episode is “Il Sogno Di Giulio”: barely perceptible background disturbances and additional field recordings escort Carbone’s guitar engaged in a series of fingerstyle-cum-delay variations and Fripp-ish distortions (circa “Swastika Girls”). A perturbed daydreaming, inexorably destined to be erased by further doses of cynicism." Massimo Ricci, Touching Extremes, 2020.
"(...) Behind the acronym DC, we find Andrea Dico (drumkit for kids, walkie-talkie, toys, vibrators, blades, objects, samples) and Francesco Carbone (lap steel guitar, electric guitar, tin can, transistor carillon, pedals, loop station). The duo was born in the spring of 2018 "on the way from Cape Town to Milan". Their interest lies in the dialogue between 'poor objects' and conventional electric and acoustic instruments. The music on their self-titled release was recorded in December last year and I found it quite interesting, partly fascinating. This label I know mostly for their releases in the realm of improvised music and, certainly, this too is improvised. I would think more so in the drumming of Dico, who rattles the cages quite a bit, using bell-like sounds and quick interactions. Carbone's playing might also be improvising but his playing is something that I found more along the lines of drone, rock and ambient. He extracts quite a bit of sustaining sounds from his guitars, which adds this fine rock-like element to the music. In such piece as 'Rainingindesign', Dico's drums are very much on top of things and here the verge into something that is way more improvised. But among the six pieces that one is an exception. In 'Tralfamadore' all of the instrument except the drums seem to play a role. It makes all of this quite a heavy release, DC holds no suspects but seems to be leaping out the full force most of the time, even in their quietest moments ('Intergalactic Mechanical Workshop'). 'Il Sogno di Giulio' was the oddest song of the lot, with quite some melodic guitar parts. This is quite a beauty, this release." FdW, Vital Weekly, 2019.
"(...) One of the top 50 albums of 2019. The duo of Andrea Dicò and Francesco Carbone spans the miles from Cape Town, South Africa to Milan, Italy and spans the chasm between several modes of expression – from studied approaches to guitar and percussion to exploratory discovery in chance contact with “non-musical” items. The two have honed their craft and create beautiful sounds from cacophony." Tome to the Weather Machine, 2019.
"(...) In bilico fra passato, presente e futuro. Il power duo è comunemente reputato come un’evoluzione del power trio favorita dagli sviluppi della tecnologia, e in riferimento a tale formula strumentale così povera si pensa a formazioni che vanno dai White Stripes, agli Hella e ai MoHa! Così, trovandomi tra le dita il CD del duo formato dal chitarrista Francesco Carbone e dal batterista Andrea Dicò, il mio pensiero è andato a quelle formazioni. Tranne venire poi smentito dall’ascolto di “D C”. La musica dei due è infatti meno povera, e molto più dilatata, rispetto a quella dei gruppi sopra citati, e piuttosto mi pare rimandare a vecchie combriccole tipo i Tyrannosaurus Rex e i NEU!, o a un disco come “Population II” del chitarrista americano Randy Holden, tutta gente che anzitempo scelse la formula del duo come veicolo espressivo. Di conseguenza sono generi quali la psichedelia, la space music e la kosmische musik a essere tirati in ballo, chiaramente rivisti sia attraverso un’ottica tipicamente progressive sia attraverso gli stilemi giocattolosi di molta improvvisazione ascoltata negli ultimi vent’anni. Quindi, accanto a chitarre e batteria, troviamo elementi tecnologici quali loop e campionatori, ma anche materiali di recupero tipo giocattoli a molla, latta d’olio, carillon, radio, walkie-talkie e oggetti vari. Un grazie alla Setola di Maiale che permette a tanti sogni di diventare realtà." Mario Biserni, Sands-zine, 2020.
"(...) L'intenso lavoro di Francesco Carbone (chitarre e annessi vari) e di Andrea Dicò (percussioni e altri oggetti) porta la musica quel livello di combustione in cui sa fa colore, anzi colori. Processi di fissione del forse-rock, liquefatto mantenendone ancora una fisicità fluida e proteiforme. Incadescenza elettrica riverberata punteggiata dalle particule percussive di legno e metallo (Ossidiana). Aperture (micro)cosmiche dove lo spazio pulsa, orbitano granaglie luminose (Rainingdesing) e arrivano segnali di mondi lontani-vicinissimi. Intergalactic Mechanical Workshop, ventidue minuti, è la loro A Saucerful of Secrets. Si sposta un po su pianeti abitabili e lussureggianti di country psichedelico, brulicanti di vita (Il sogno di Giulio) e di una melodia umida che si respira. 14-b riverbera tanto che ad un certo punto la senti minimal-trance, cosparsa di manciate di bacchette e schegge di piatti e triangoli. Uno sta là aspettando che entri una cassa dritta ed esploda in groove. Non succederà. (7/8)" Dionisio Capuano, Blow Up, 2019.
"(...) Una fonte di ispirazione delle nuove generazioni di musicisti è venuta da un certo tipo di narrativa e cinematografia imparentata con la fantascienza, l’immaginario multidimensionale e le attrattive esercitate della meccanica classica e quantistica: Edgar Allan Poe, Kurt Vonnegut, i racconti destinati alle macchine pensanti o agli esseri non convenzionali, i regni non controllabili o i bosoni, sono stati temi coltivati in un’area vasta della musica, con i musicisti di rock che se ne sono spesso serviti come fonte d’ispirazione. Andrea Dicò e Francesco Carbone vengono da questo mondo, ma la loro collaborazione (semplicemente marcata come D C, le iniziali dei cognomi) è un’idea parecchio immersa nelle provvidenze dell’elettroacustica. Si tratta di mettere a confronto vari loop o linee di chitarra (lap steel o elettrica) ed una batteria estensivamente costituita di oggetti e vibratori, con una serie di elementi sonori di contorno (walkie-talkie, giocattoli a molla, carillon, pezzi di campi radio, etc.): la direzione è quella di trovare aree non consolidate dei suoni. I 6 pezzi presentati mostrano un percorso in cui non appena si esce da un certo ammiccamento ad un rock comunque al limite della sperimentazione (Ossidiana o Il sogno di Giulio), ci si trova davanti ad un vero e proprio tragitto elettroacustico, con qualità ben ascrivibili all’ascolto: negli 11 minuti di Rainingindesing, Dicò dà vita un impianto ritmico surreale ed estensivo, che sembra l’elevazione a potenza di un batterista di free improvisation; in Tralfamadore, Carbone moltiplica le dimensioni dei loop chitarristici, strali selezionati che prendono direzioni differenti; originale ma più freddo è l’incontro dei due musicisti nei 22 minuti di Intergalactic Mechanical Workshop, che si pone come una scia sviluppabile di futurismo musicale. Alla fine il pensiero si focalizza sul fatto che D C ha già elementi di maturità da vendere ed è un progetto che merita già la vostra attenzione." Ettore Garzia, Percorsi Musicali, 2019.
"(...) Il duo elettroacustico DC, che nel nome allude giocando al noto partito di ispirazione cattolica e moderata che ha governato l'Italia per decenni (ma anche alla DC Comics), in realtà invita ad un salto nel vuoto musicale ed è la felice unione, da qui la genesi dell'acronimo, di Andrea Dicò (batteria, oggetti, walkie-talkie, vibratori, giocattoli a molla, campionamenti) e Francesco Carbone (lap steel guitar, chitarra elettrica, radio, carillon, pedali, loop istantanei). DC in sostanza è un progetto di improvvisazione elettroacustica per duo, nato nella primavera del 2018 sull’asse Cape Town-Milano, residenze (seppur precarie) dei due musicisti, che ora vede la luce su supporto cd grazie alla coraggiosa etichetta discografica Setola di Maiale (www.setoladimaiale.net), label fondata e condotta da Stefano Giust. Si tratta di un esordio che, va detto subito, sorprende in positivo, poiché destabilizza e invita a rimettere tutto in discussione. Così dovrebbe sempre succedere nella musica, soprattutto nella musica improvvisata. L’intenzione di Dicò e Carbone, infatti, è quella di creare e sostenere un estemporaneo dialogo a due, accettando il rischio di non avere reti o protezioni, mischiando strumenti convenzionali elettrici e acustitci, non disdegnando però l’utilizzo di oggetti di uso comune, materiali di scarto e giocattoli. Una pratica, quest’ultima, che evidenzia il carattere ludico – con tutte le implicazioni “serie” e oscure tipiche del gioco – ed essenziale del disco. L'ascoltatore, in ogni caso, non deve spaventarsi o farsi ingannare, poiché qui siamo di fronte ad un linguaggio musicale mai elitario o fine a sé stesso, come nel lento e inesorabile crescendo di "Ossidiana", nel gioco a incastri sonori di "Rainingindesing", nella dolente "Il sogno di Giulio", nel viaggio noise di "Intergalactic mechanical workshop", nell'intermittente "Tralfamadore" e nell'ipnotica "14b". A conti fatti, esplorando i confini di un suono primitivo e a tratti ossessivo, il duo DC risulta inclusivo. E che qui accogliamo, "democristianamente", con tutti i favori." Marco Scolesi, Mellophonium, 2019.
01 _ Ossidiana 9:53
02 _ Rainingindesing 11:12
03 _ Tralfamadore 4:10
04 _ Intergalactic Mechanical Workshop 22:27
05 _ Il Sogno di Giulio 10:22
06 _ 14b 8:39
(C) + (P) 2019