QUANDO ERO UN BAMBINO FARÒ L'ASTRONAUTA
DAVIDE RINELLA ARMONICA CROMATICA SOLO
CD digipack 6 pagine
Davide Rinella _ armonica cromatica _ armonica preparata
Questo primo, sorprendente disco di Davide Rinella segna un deciso inizio: l'ingresso nella musica di improvvisazione radicale di un nuovo strumento. L'armonica, cromatica o preparata che sia. Certamente ci sono stati e ci sono utilizzi di questo strumento nella musica improvvisata e sperimentale, ma mai ad un livello così completo e autosufficiente come si ascolta nel lavoro di Rinella (o perlomeno, non ne sono a conoscenza). Un disco destinato a diventare imprescindibile. Dalle note di copertina: "Ricerca, creazione e adattamento di un linguaggio esistenziale, intimo. Differenziarsi dal resto per essere il resto. Passato e futuro, come (in)certezze, coincidono; nel mezzo il presente, solo se estemporaneo. L’ambizione senza alcun preconcetto attraverso una visione infantile, priva di condizionamenti. L’impossibile, anche. Un’uscita di sicurezza per rientrare nella zona di comfort. Questa, è la zona di comfort: la curiosità, come vettore del processo creativo; il concetto di scoperta, di vuoto, di prima parola; superare la linea del tempo, la nozione di spazio per andare a ritroso fino al punto d'inizio: il traguardo finale. Istinti, bisogni arretrati, remoti. Quella prima parola, il suono iniziale, pronunciato e ascoltato, il primo strumento, strumento di analisi e ricerca del sé. Un focus sulla circolarità del tempo e dell’animo umano, il desiderio di una reincarnazione del talento, o della ricerca di esso, come entità a sé, per ritrovarselo ovunque, senza continuità di luogo. Libertà, contraddizioni, un paradosso fisico, materico, insieme dorsale e ventrale. Il respiro è parte del suono. Completezza, proveniente dal suono. Dal fiato, prima ancora del suono." Registrato e mixato da Luca Ottoboni, mastering di Tommaso Marletta.
Per maggiori informazioni:
www.daviderinella.com
"(...) Un disco di musica improvvisata per armonica cromatica e preparata in solo. Ohibò, siamo pronti a tutto quando si tratta di Setola di Maiale (e non solo), ma questa giunge davvero nuova. Con un titolo che riporta a sgrammaticate memorie d’infanzia, queste otto tracce hanno il pregio di esplorare la faccia nascosta della luna. Non tutto suona sempre a fuoco, ma l’approccio è quello giusto, senza compromessi né timori di sorta; lo straniamento nel sentire uno strumento che siamo abituati ad associare didascalicamente al blues lanciarsi senza indugi in selve a-melodiche è positivo (è sempre un buon segno quando sentiamo uno strumento tentare nuove vie di espressione rispetto agli alfabeti conosciuti), e forse dipende anche dal nostro disorientamento la difficoltà nell’apprezzare talvolta i frutti di questa impresa. La seconda traccia (laconicamente nominata con un apostrofo, quello del titolo del disco) apre nuovi scenari, però: l’armonica preparata suona come la voce di una strana creatura o l’eco impossibile di una caverna platonica. In questo caso drizziamo le orecchie, catturati da questa magia. Un suono ostico, che ci fa cadere di faccia in un posto stretto e poco ospitale, con poco ossigeno, come nell’inizio del claustrofobico “Maze” di Shinya Tsukamoto. Musica della fine, della salvezza che non ci sarà, probabilmente. E per questo densa di un blues alieno e lontanissimo, speleologico, di cui emergono lampi nei satori dove il volume aumenta, per poi tornare indietro, come un profilo familiare che fa capolino all’angolo della strada e non riesci ad identificare. L’apnea e le grida soffocate nell’oceano del respiro di “Farò” (dove l’armonica suona come un baritono rotto, come una fisarmonica, come un kazoo), il circo straccione e sbronzo di “Un” (come un Nino Rota marcio di vodka in un provino giovanile di Kaurismaki) e così via, in una sarabanda di ipotesi più o meno riuscite su come cercare di strappare un altro suono dall’anima dello strumento. Non fosse che per questo, Davide Rinella va elogiato per il coraggio e la libertà che lo animano." Nazimn Comunale, The New Noise, 2019.
"(...) Quello che spesso non viene sottolineato nell'improvvisazione libera è che essa è attuabile su qualsiasi oggetto, oltre quelli appositamente fabbricati dall'uomo per suonare: la relazione con il mondo dell'inanimato può giocarsi su qualsiasi livello e dare vita ad eventi sonori che andranno poi giudicati per il loro valore. Una conseguenza pratica del mettere in pratica questi principi è stata quella di introdurre le preparazioni sugli strumenti, baricentro del cambiamento che ha portato la valutazione della musica e degli atti ad essa relativi (composizione ed esecuzione tipicamente) verso una revisione contestata della realtà. Ad un certo punto, uno sviluppo possibile della musica passava per un linguaggio apparentemente incomprensibile: questo annoso problema (da vedere come parte dell'universo campionario musicale) non risparmia nessuno, nemmeno il più incallito conoscitore di musica a cui bisogna dargli una spiegazione se gli togli la melodia o l'armonia.
La proposta di Davide Rinella, musicista specialista dell'armonica cromatica, è un unicum reale che sfida le leggi perseveranti della convenzionalità: indispensabile per artisti blues o folksingers, l'armonica a bocca è diventata nel jazz meno marginale di quanto si possa pensare grazie all'azione di Tootsie Thielemans e Howard Levy; Thielemans ha riprodotto nello strumento una cantabilità che in cinquanta anni di storia ha subìto solo delle placide variazioni instaurate sul lato espressivo (per quante soluzioni fossero possibili nell'ambito della tonalità). Conscio che non esiste una letteratura improvvisativa sullo strumento in regime free, Rinella ha intuito che fosse possibile applicare all'armonica alcune regole (più o meno conosciute) derivanti dalla pratica dell'estensione, al pari di quanto succede per gli altri strumenti. Quando ero un bambino farò l'astronauta è un piccolo trattato moderno dell'armonica, con 8 pezzi che vogliono sfatare il ruolo che lo strumento ottiene ancora oggi: no al giocattolo, no alla concezione melodica, no al condizionamento esplorativo a tutti costi. La suddivisione in 8 parti del titolo (le otto parole, compreso l'accento, di Quando ero un bambino farò l'astronauta) diventano i titoli dei singoli brani (con un'inversione di ordine, dall'ultimo al primo).
L'impresa di Rinella (di cui avevo già riconosciuto qualche anno fa le capacità di armonicista jazz nel D Quartet) è di quelle che non hanno precedenti e lavora su tecniche ed estetica.
Per la tecnica Rinella ha creato i presupposti di un'assimilazione di competenze che provengono dallo slap, il cluster, l'emissione d'aria, la respirazione circolare, qualche preparazione di oggetti; riporto quanto Davide mi ha riferito nel nostro costruttivo scambio di corrispondenza "...le tecniche che uso le ho praticamente concepite, "inventate" e perfezionate. Non avendole mai ascoltate eseguite da altri armonicisti, ho preso come base di studio alcune di quelle utilizzate da sassofonisti e trombettisti, come per esempio lo slap tongue, che però, non essendo eseguibile allo stesso modo sul mio strumento (perché l'armonica e gli altri fiati lavorano con ance di matrice diversa), lo eseguo modulando il suono emesso dall'ancia attraverso i muscoli della bocca, attraverso il movimento della lingua e utilizzando la cavità orale con ampiezze diverse (come si fa, più o meno, con il marranzano - altro strumento che suono). Insomma, un utilizzo estremo dell'ancia, certamente di difficile controllo, ma ci ho lavorato tanto. Chiaramente, viene fuori un suono che ricorda lo slap, più esile ma molto diverso ed unico. Ho anche preso in prestito dal pianoforte una tecnica come quella dei cluster, potendo lavorare contemporanemente su più note, in particolare con l'aiuto del registro, tasto laterale che permette di suonare anche i semitoni e che io uso molto, sia con un suono puro, sia per esprimere meglio il valore di ogni nota. Ogni ancia, infatti, ha una risposta fisica differente, quindi una personalità a sé stante, spesso molto diversa dalle altre, persino su armoniche identiche. Sfrutto molto poi, per altre tecniche, la respirazione sia in emissione che in immissione, visto che l'armonica è l'unico strumento, oltre alla voce, a potersi permettere questo "gioco di fiato". Aggiungo inoltre che, raramente, uso anche un'armonica preparata, sistemando una serie di piccolissimi oggetti e materiali a contatto con le ance e non solo...".
Riguardo all'estetica bisogna entrare innanzitutto nelle evidenze del materiale sonoro: una prima situazione da superare nella libera improvvisazione è quella controversa accondiscendenza verso movimenti sonori liberi del musicista senza porsi il problema dell'emotività del suono; causa spesso la povertà degli ambienti acustici in cui si suona, la performance dell'artista si risolve in una serie di suoni indigeribili o aridi. Rinella supera queste impossibilità perché non cerca il cervello ma soprattutto il suono: ne ottiene alcuni particolarissimi, dalla forte capacità simulatoria, come succede in ' , dove emerge una insospettata relazione percussiva dello strumento e le riprese di tonalità sono condite con lo sperimentalismo armonico; la scala melodica di l è qualcosa che non si è mai visto in giro, serialità mista a ricerca di armonici e alle strozzature nei canali d'aria dei sassofoni di un Evan Parker. Rinella è uno sperimentatore dal carattere infantile, che nei suoni cerca persino un riparo, ma la sua lodevole libertà può diventare il frutto di un'accurata integrità: l'inversione della titolazione attribuita a ciascuna improvvisazione non solo contiene lo stimolo per il ribaltamento della prospettiva musicale ma anche una fanciullesca pretesa di ritorno all'innocenza del far musica; quei gemiti dell'armonica che bambino riconduce all'espressione simulatoria dell'infante si incontrano con un'incredibile volontà di scoprire estremi, e può bastare una parola, uno spunto, per camminare su quel sentiero, solo a patto che tutti gli artisti fossero in grado di farlo. Un è straordinaria, passa con disinvoltura tra lampi di luna park, fibre di canapa, registri ultrasottili e lamentazioni spontanee, come in un mosaico in cui mettere assieme pezzi differenti di umanità che si trovano su strati lontani.
Quando ero un bambino farò l'astronauta vi piacerà per quanto sarete in grado di scovare/ricevere in generale dalla libera improvvisazione: per quelli (come me) che non riescono a far meno di guardare in avanti questo lavoro è un must." Ettore Garzia, Percorsi Musicali.
“(…) Degno di un ascolto profondo è “Quando ero un bambino farò l’astronauta” di Davide Rinella, un altro extraterrestre inviato dagli dei nel pianeta terra per suonare jazz e, più in generale, musica improvvisata. Gli strumenti utilizzati sono, nel suo caso, ogni tipo di armonica a bocca. Non sto a farvi il pistolotto sull’importanza di tale strumento nella storia delle musiche popolari (mi limito a citarne l’utilizzo da parte degli one-man-band del folk e del blues oltreché nelle colonne sonore di Morricone per i film western). In questo CD Rinella, che ha una storia di collaborazioni con alcuni dei più importanti improvvisatori italiani ed esteri, si concentra comunque sull’armonica cromatica con e senza preparazione. Rispetto a queste notizie, collaborazioni e preparazioni, non sto a farvi elenchi e altro ma vi invito a visitare il sito del musicista (ricco di notizie e altro, come pure lo è quello di Di Benedetto). Passo invece a una pur breve descrizione del disco, un lavoro singolare e unico nel suo genere. In questo caso ha il sopravvento, rispetto alla strutturazione dei singoli brani, l’urgenza espressiva e la messa in evidenza delle varie tecniche utilizzate. Non ha caso i titoli dei brani sono le parole che compongono il titolo del disco ripercorse a ritroso e il tutto scorre come un’unica lunga improvvisazione (o come un’inesauribile serie di sorprese). Un flusso continuo che sembra partire dal presente per esaurirsi negli anfratti della memoria. Si tratta chiaramente di un disco più viscerale e primitivo dell’altro, lo stesso strumento utilizzato lo è, ma altrettanto coinvolgente e convincente.
Due dischi, pur diversi come concezione, come finalità e nel tipo di strumento utilizzato, che riescono nell’obiettivo (questo analogo) di far giungere alle nostre orecchie la voce di questi due eccelsi talenti musicali. Lasciatevi tentare dacché, ve lo assicuro, la piena soddisfazione è assicurata.” Mario Biserni, Sands-zine, 2019.
"(...) Encore une de ces merveilles musicales qui pullulent dans les recoins créatifs de notre vielle Europe. Sans crier gare et avec grâce et application, Davide Rinella nous offre un magnifique inventorium de son savoir-faire et de son imagination avec son instrument, l’harmonica chromatique. Inventorium est un néologisme latin, crase des mots inventaire et invention. On y entend une série de possibilités sonores et timbrales de l’harmonica chromatique qui servent de clés – tremplins pour de magnifiques inventions – bagatelles, histoires de souffles et d’anches en suspension, contes de l’imaginaire, vecteurs d’émotions nues. Parfois, le jazz libéré ou une manière de blues méditerranéen s’invite avec vocalisations délicates et glissandi millimétré, ou un tango saccadé et tortueux. Une volonté de trouver des formes nouvelles et d’élargir ses registres à l’expérimentation et à la recherche de sons liés à une expressivité où la liberté et la fantaisie de l’improvisation sont le moteur de l’inspiration. Ça s’écoute avec plaisir, intérêt et parfois surprise. En effet, une profonde sincérité (celle de la musique honnête sans faux semblant) anime toute l’entreprise et quand la virtuosité se déploie c’est pour revenir nous saisir avec les traits les plus fins, les agrégats de sons les plus déchirants, exprimer un timing surprenant et jeter des silences imprévus ou ses multiphoniques si caractéristiques. Il peut s’acharner à distordre le flux et le timbre conventionnel pour faire grogner son instrument comme si étant bâillonné et empêché de s’exprimer, il parviendrait à faire passer l’essentiel de son message. Quand au bout d’un long moment , on pense avoir fait le tour de son répertoire de sons imprévus – nouveaux – imprévisibles, on est surpris par ce qu’il parvient encore à extraire de son petit instrument. Un magnifique album parsemé de pièces enchanteresses où se déploie une authentique talent d’improvisateur – chercheur et une maîtrise peu commune." Jean-Michel Van Schouwburg, Orynx-Improv and Sounds / Jazz Around, 2019.
"(...) Κατ’ αρχάς να πούμε πως το “Quando ero un bambino farò l'astronauta” (Setola di Maiale, 2019) δηλ. «Όταν ήμουν παιδί ήθελα να γίνω αστροναύτης») του Davide Rinella είναι ένα πολύ περιποιημένο άλμπουμ – με ωραίο triple folded digipak, ωραία σχεδίαση, ωραίες γραμματοσειρές, τέλεια χαρτιά και ιδανική εκμετάλλευση του άσπρου-μαύρου. Αυτά τα βλέπεις πριν ρίξεις το άλμπουμ στο player και οπωσδήποτε σε προδιαθέτουν θετικώς – βλέπεις, δηλαδή, πως έχεις να κάνεις με μια σοβαρή δουλειά προς πάσα κατεύθυνση. Και όντως, γιατί εκείνο που ακούς με το που αρχίζει να κυλάει το CD, είναι και σοβαρό, και περίεργο, και πρωτάκουστο και ανήκουστο και ό,τι άλλο, παρόμοιο, θέλετε.
Πάντως δεν μπορώ κι εγώ, τώρα, να θυμηθώ αν έχω ακούσει κάτι σχετικό ή παρεμφερές, αυτή τη στιγμή, αν και σίγουρα θα υπάρχει κάτι. Και δεν αναφέρομαι σε πειραματικές προσεγγίσεις της φυσαρμόνικας μέσα σε άλμπουμ της jazz ή του blues, σε επιμέρους κομμάτια, αλλά ένα ολοκληρωμένο project χτισμένο πάνω στη… διαφορετική χρήση της φυσαρμόνικας.
Δεν είναι εύκολο να περιγράψεις τι ακριβώς συμβαίνει εδώ, σ’ αυτό το άλμπουμ τού Davide Rinella, και τούτο επειδή δεν διανοείσαι τι γκάμα ήχων μπορεί να παραχθεί από μια χρωματική φυσαρμόνικα. Μια φυσαρμόνικα, δηλαδή, διαφορετική από την κοινή διατονική, μια φυσαρμόνικα που μπορεί να παίζει κλίμακες και άρα αυτός που την χειρίζεται αξίζει να ξέρει μουσική, ώστε να μπορεί να ασκηθεί στη διαδρομή σε ποικίλους πειραματισμούς και επινοήσεις. Παρότι η χρωματική φυσαρμόνικα έχει συνδεθεί με την «κλασική», το blues και την jazz για πολλές δεκαετίας (και ίσως ακόμη), η διατονική φαίνεται πως έχει καλύψει μεγάλο διάστημα από τη δεκαετία του ’80 και μετά, καθώς είναι πιο απλή στη γενικότερη χρήση της (ακόμη και στο καθάρισμά της) και μπορεί κι αυτή να παίζει κλίμακες (και δεν εννοούμε μόνο ματζόρε ή μινόρε). (Τέτοια φυσαρμόνικα είναι η Hohner XB-40, που είναι ιδανική και για blues).
Αυτό λοιπόν που παράγει, εδώ, ο Rinella δεν φαίνεται να έχει, εύκολα, όμοιό του. Και τούτο, γιατί και η τεχνική του είναι αδιαμφισβήτητη (όπως αποδεικνύεται από τα φυσήματά του, τις ανάσες του, τη χρήση της γλώσσας κ.λπ.), όπως και αυτό που ακούς είναι... ανήκουστο – καθώς, συχνά, τα τίμπρε που βγάζει είναι δύσκολο να τα ταυτίσεις με τον ήχο της φυσαρμόνικας και με ό,τι έχεις συνηθίσει ν’ ακούς απ’ αυτό το μικροσκοπικό όργανο.
Όχι ακριβώς ένα άλμπουμ για απόλαυση, αλλά ένα άλμπουμ που το ακούς, οπωσδήποτε, με… ανοιχτό το στόμα." ΦΩΝΤΑΣ ΤΡΟΥΣΑΣ, ΙΣΚΟΡΥΧΕΙΟΝ, 2019.
"(...) This ambitious release of music for reeds reveal a distinct face of avant-garde music. Rinella’s is freely improvised. Rinella plays chromatic harmonica—which of course is another reed instrument—in spontaneous performances captured on eight tracks. An album of solo free improvisation for harmonica is rare if not unprecedented; happily, Rinella takes up the challenge with musicality as well as ingenuity." Daniel Barbiero, Avant Music News, 2019.
01 _ Astronauta 7:11
02 _ ' 11:44
03 _ L 6:07
04 _ Farò 7:13
05 _ Bambino 4:42
06 _ Un 5:03
07 _ Ero 6:12
08 _ Quando 5:15
(C) + (P) 2019
CD digipack 6 pages
Davide Rinella _ chromatic harmonica _ prepared harmonica
This first, surprising album by Davide Rinella marks a decisive beginning: the entry of a new instrument into the free improvised music. The harmonica, chromatic or prepared that is. Certainly there have been and there are uses of this instrument in improvisation and experimental music, but never at such a complete and self-sufficient level as one hears in Rinella's work (or at least, I'm not aware of it). A record destined to become essential. From the liner notes: "(When I was a child I'll be an astronaut) Research, creation and adaptation of an existential, intimate language. To be different from the rest, to be the rest. Past and future, as (un)certainties, coincide; in between the present, only if extemporaneous. The ambition without any preconception through a childish vision, free from conditioning. Even the impossible. A safety exit to return to the comfort zone. This is the comfort zone: curiosity, as a vector of the creative process; the meaning of discovery, the meaning of emptiness, the meaning of the first word, overcoming the time line and the concept of space to go backwards to the starting point: the final goal. Instincts, backward needs, that first word, the initial sound, pronounced and listened to, the first instrument as an instrument of analysis and research of the self. A focus on the circularity of time and of the human soul, the desire of reincarnation of talent (or the searching of it), as an entity itself, to find it everywhere, without continuity of place. Freedom, contradictions, a physical, material paradox, together dorsal and ventral. The breath is part of the sound. Completeness, coming from the sound. From the breath, even before the sound." Recorded and mixed by Luca Ottoboni, mastering by Tommaso Marletta.
For more info:
www.daviderinella.com
"(...) This ambitious release of music for reeds reveal a distinct face of avant-garde music. Rinella’s is freely improvised. Rinella plays chromatic harmonica—which of course is another reed instrument—in spontaneous performances captured on eight tracks. An album of solo free improvisation for harmonica is rare if not unprecedented; happily, Rinella takes up the challenge with musicality as well as ingenuity." Daniel Barbiero, Avant Music News, 2019.
"(...) Encore une de ces merveilles musicales qui pullulent dans les recoins créatifs de notre vielle Europe. Sans crier gare et avec grâce et application, Davide Rinella nous offre un magnifique inventorium de son savoir-faire et de son imagination avec son instrument, l’harmonica chromatique. Inventorium est un néologisme latin, crase des mots inventaire et invention. On y entend une série de possibilités sonores et timbrales de l’harmonica chromatique qui servent de clés – tremplins pour de magnifiques inventions – bagatelles, histoires de souffles et d’anches en suspension, contes de l’imaginaire, vecteurs d’émotions nues. Parfois, le jazz libéré ou une manière de blues méditerranéen s’invite avec vocalisations délicates et glissandi millimétré, ou un tango saccadé et tortueux. Une volonté de trouver des formes nouvelles et d’élargir ses registres à l’expérimentation et à la recherche de sons liés à une expressivité où la liberté et la fantaisie de l’improvisation sont le moteur de l’inspiration. Ça s’écoute avec plaisir, intérêt et parfois surprise. En effet, une profonde sincérité (celle de la musique honnête sans faux semblant) anime toute l’entreprise et quand la virtuosité se déploie c’est pour revenir nous saisir avec les traits les plus fins, les agrégats de sons les plus déchirants, exprimer un timing surprenant et jeter des silences imprévus ou ses multiphoniques si caractéristiques. Il peut s’acharner à distordre le flux et le timbre conventionnel pour faire grogner son instrument comme si étant bâillonné et empêché de s’exprimer, il parviendrait à faire passer l’essentiel de son message. Quand au bout d’un long moment , on pense avoir fait le tour de son répertoire de sons imprévus – nouveaux – imprévisibles, on est surpris par ce qu’il parvient encore à extraire de son petit instrument. Un magnifique album parsemé de pièces enchanteresses où se déploie une authentique talent d’improvisateur – chercheur et une maîtrise peu commune." Jean-Michel Van Schouwburg, Orynx-Improv and Sounds / Jazz Around, 2019.
"(...) Κατ’ αρχάς να πούμε πως το “Quando ero un bambino farò l'astronauta” (Setola di Maiale, 2019) δηλ. «Όταν ήμουν παιδί ήθελα να γίνω αστροναύτης») του Davide Rinella είναι ένα πολύ περιποιημένο άλμπουμ – με ωραίο triple folded digipak, ωραία σχεδίαση, ωραίες γραμματοσειρές, τέλεια χαρτιά και ιδανική εκμετάλλευση του άσπρου-μαύρου. Αυτά τα βλέπεις πριν ρίξεις το άλμπουμ στο player και οπωσδήποτε σε προδιαθέτουν θετικώς – βλέπεις, δηλαδή, πως έχεις να κάνεις με μια σοβαρή δουλειά προς πάσα κατεύθυνση. Και όντως, γιατί εκείνο που ακούς με το που αρχίζει να κυλάει το CD, είναι και σοβαρό, και περίεργο, και πρωτάκουστο και ανήκουστο και ό,τι άλλο, παρόμοιο, θέλετε.
Πάντως δεν μπορώ κι εγώ, τώρα, να θυμηθώ αν έχω ακούσει κάτι σχετικό ή παρεμφερές, αυτή τη στιγμή, αν και σίγουρα θα υπάρχει κάτι. Και δεν αναφέρομαι σε πειραματικές προσεγγίσεις της φυσαρμόνικας μέσα σε άλμπουμ της jazz ή του blues, σε επιμέρους κομμάτια, αλλά ένα ολοκληρωμένο project χτισμένο πάνω στη… διαφορετική χρήση της φυσαρμόνικας.
Δεν είναι εύκολο να περιγράψεις τι ακριβώς συμβαίνει εδώ, σ’ αυτό το άλμπουμ τού Davide Rinella, και τούτο επειδή δεν διανοείσαι τι γκάμα ήχων μπορεί να παραχθεί από μια χρωματική φυσαρμόνικα. Μια φυσαρμόνικα, δηλαδή, διαφορετική από την κοινή διατονική, μια φυσαρμόνικα που μπορεί να παίζει κλίμακες και άρα αυτός που την χειρίζεται αξίζει να ξέρει μουσική, ώστε να μπορεί να ασκηθεί στη διαδρομή σε ποικίλους πειραματισμούς και επινοήσεις. Παρότι η χρωματική φυσαρμόνικα έχει συνδεθεί με την «κλασική», το blues και την jazz για πολλές δεκαετίας (και ίσως ακόμη), η διατονική φαίνεται πως έχει καλύψει μεγάλο διάστημα από τη δεκαετία του ’80 και μετά, καθώς είναι πιο απλή στη γενικότερη χρήση της (ακόμη και στο καθάρισμά της) και μπορεί κι αυτή να παίζει κλίμακες (και δεν εννοούμε μόνο ματζόρε ή μινόρε). (Τέτοια φυσαρμόνικα είναι η Hohner XB-40, που είναι ιδανική και για blues).
Αυτό λοιπόν που παράγει, εδώ, ο Rinella δεν φαίνεται να έχει, εύκολα, όμοιό του. Και τούτο, γιατί και η τεχνική του είναι αδιαμφισβήτητη (όπως αποδεικνύεται από τα φυσήματά του, τις ανάσες του, τη χρήση της γλώσσας κ.λπ.), όπως και αυτό που ακούς είναι... ανήκουστο – καθώς, συχνά, τα τίμπρε που βγάζει είναι δύσκολο να τα ταυτίσεις με τον ήχο της φυσαρμόνικας και με ό,τι έχεις συνηθίσει ν’ ακούς απ’ αυτό το μικροσκοπικό όργανο.
Όχι ακριβώς ένα άλμπουμ για απόλαυση, αλλά ένα άλμπουμ που το ακούς, οπωσδήποτε, με… ανοιχτό το στόμα." ΦΩΝΤΑΣ ΤΡΟΥΣΑΣ, ΙΣΚΟΡΥΧΕΙΟΝ, 2019.
"(...) Quello che spesso non viene sottolineato nell'improvvisazione libera è che essa è attuabile su qualsiasi oggetto, oltre quelli appositamente fabbricati dall'uomo per suonare: la relazione con il mondo dell'inanimato può giocarsi su qualsiasi livello e dare vita ad eventi sonori che andranno poi giudicati per il loro valore. Una conseguenza pratica del mettere in pratica questi principi è stata quella di introdurre le preparazioni sugli strumenti, baricentro del cambiamento che ha portato la valutazione della musica e degli atti ad essa relativi (composizione ed esecuzione tipicamente) verso una revisione contestata della realtà. Ad un certo punto, uno sviluppo possibile della musica passava per un linguaggio apparentemente incomprensibile: questo annoso problema (da vedere come parte dell'universo campionario musicale) non risparmia nessuno, nemmeno il più incallito conoscitore di musica a cui bisogna dargli una spiegazione se gli togli la melodia o l'armonia.
La proposta di Davide Rinella, musicista specialista dell'armonica cromatica, è un unicum reale che sfida le leggi perseveranti della convenzionalità: indispensabile per artisti blues o folksingers, l'armonica a bocca è diventata nel jazz meno marginale di quanto si possa pensare grazie all'azione di Tootsie Thielemans e Howard Levy; Thielemans ha riprodotto nello strumento una cantabilità che in cinquanta anni di storia ha subìto solo delle placide variazioni instaurate sul lato espressivo (per quante soluzioni fossero possibili nell'ambito della tonalità). Conscio che non esiste una letteratura improvvisativa sullo strumento in regime free, Rinella ha intuito che fosse possibile applicare all'armonica alcune regole (più o meno conosciute) derivanti dalla pratica dell'estensione, al pari di quanto succede per gli altri strumenti. Quando ero un bambino farò l'astronauta è un piccolo trattato moderno dell'armonica, con 8 pezzi che vogliono sfatare il ruolo che lo strumento ottiene ancora oggi: no al giocattolo, no alla concezione melodica, no al condizionamento esplorativo a tutti costi. La suddivisione in 8 parti del titolo (le otto parole, compreso l'accento, di Quando ero un bambino farò l'astronauta) diventano i titoli dei singoli brani (con un'inversione di ordine, dall'ultimo al primo).
L'impresa di Rinella (di cui avevo già riconosciuto qualche anno fa le capacità di armonicista jazz nel D Quartet) è di quelle che non hanno precedenti e lavora su tecniche ed estetica.
Per la tecnica Rinella ha creato i presupposti di un'assimilazione di competenze che provengono dallo slap, il cluster, l'emissione d'aria, la respirazione circolare, qualche preparazione di oggetti; riporto quanto Davide mi ha riferito nel nostro costruttivo scambio di corrispondenza "...le tecniche che uso le ho praticamente concepite, "inventate" e perfezionate. Non avendole mai ascoltate eseguite da altri armonicisti, ho preso come base di studio alcune di quelle utilizzate da sassofonisti e trombettisti, come per esempio lo slap tongue, che però, non essendo eseguibile allo stesso modo sul mio strumento (perché l'armonica e gli altri fiati lavorano con ance di matrice diversa), lo eseguo modulando il suono emesso dall'ancia attraverso i muscoli della bocca, attraverso il movimento della lingua e utilizzando la cavità orale con ampiezze diverse (come si fa, più o meno, con il marranzano - altro strumento che suono). Insomma, un utilizzo estremo dell'ancia, certamente di difficile controllo, ma ci ho lavorato tanto. Chiaramente, viene fuori un suono che ricorda lo slap, più esile ma molto diverso ed unico. Ho anche preso in prestito dal pianoforte una tecnica come quella dei cluster, potendo lavorare contemporanemente su più note, in particolare con l'aiuto del registro, tasto laterale che permette di suonare anche i semitoni e che io uso molto, sia con un suono puro, sia per esprimere meglio il valore di ogni nota. Ogni ancia, infatti, ha una risposta fisica differente, quindi una personalità a sé stante, spesso molto diversa dalle altre, persino su armoniche identiche. Sfrutto molto poi, per altre tecniche, la respirazione sia in emissione che in immissione, visto che l'armonica è l'unico strumento, oltre alla voce, a potersi permettere questo "gioco di fiato". Aggiungo inoltre che, raramente, uso anche un'armonica preparata, sistemando una serie di piccolissimi oggetti e materiali a contatto con le ance e non solo...".
Riguardo all'estetica bisogna entrare innanzitutto nelle evidenze del materiale sonoro: una prima situazione da superare nella libera improvvisazione è quella controversa accondiscendenza verso movimenti sonori liberi del musicista senza porsi il problema dell'emotività del suono; causa spesso la povertà degli ambienti acustici in cui si suona, la performance dell'artista si risolve in una serie di suoni indigeribili o aridi. Rinella supera queste impossibilità perché non cerca il cervello ma soprattutto il suono: ne ottiene alcuni particolarissimi, dalla forte capacità simulatoria, come succede in ' , dove emerge una insospettata relazione percussiva dello strumento e le riprese di tonalità sono condite con lo sperimentalismo armonico; la scala melodica di l è qualcosa che non si è mai visto in giro, serialità mista a ricerca di armonici e alle strozzature nei canali d'aria dei sassofoni di un Evan Parker. Rinella è uno sperimentatore dal carattere infantile, che nei suoni cerca persino un riparo, ma la sua lodevole libertà può diventare il frutto di un'accurata integrità: l'inversione della titolazione attribuita a ciascuna improvvisazione non solo contiene lo stimolo per il ribaltamento della prospettiva musicale ma anche una fanciullesca pretesa di ritorno all'innocenza del far musica; quei gemiti dell'armonica che bambino riconduce all'espressione simulatoria dell'infante si incontrano con un'incredibile volontà di scoprire estremi, e può bastare una parola, uno spunto, per camminare su quel sentiero, solo a patto che tutti gli artisti fossero in grado di farlo. Un è straordinaria, passa con disinvoltura tra lampi di luna park, fibre di canapa, registri ultrasottili e lamentazioni spontanee, come in un mosaico in cui mettere assieme pezzi differenti di umanità che si trovano su strati lontani.
Quando ero un bambino farò l'astronauta vi piacerà per quanto sarete in grado di scovare/ricevere in generale dalla libera improvvisazione: per quelli (come me) che non riescono a far meno di guardare in avanti questo lavoro è un must." Ettore Garzia, Percorsi Musicali.
“(…) Degno di un ascolto profondo è “Quando ero un bambino farò l’astronauta” di Davide Rinella, un altro extraterrestre inviato dagli dei nel pianeta terra per suonare jazz e, più in generale, musica improvvisata. Gli strumenti utilizzati sono, nel suo caso, ogni tipo di armonica a bocca. Non sto a farvi il pistolotto sull’importanza di tale strumento nella storia delle musiche popolari (mi limito a citarne l’utilizzo da parte degli one-man-band del folk e del blues oltreché nelle colonne sonore di Morricone per i film western). In questo CD Rinella, che ha una storia di collaborazioni con alcuni dei più importanti improvvisatori italiani ed esteri, si concentra comunque sull’armonica cromatica con e senza preparazione. Rispetto a queste notizie, collaborazioni e preparazioni, non sto a farvi elenchi e altro ma vi invito a visitare il sito del musicista (ricco di notizie e altro, come pure lo è quello di Di Benedetto). Passo invece a una pur breve descrizione del disco, un lavoro singolare e unico nel suo genere. In questo caso ha il sopravvento, rispetto alla strutturazione dei singoli brani, l’urgenza espressiva e la messa in evidenza delle varie tecniche utilizzate. Non ha caso i titoli dei brani sono le parole che compongono il titolo del disco ripercorse a ritroso e il tutto scorre come un’unica lunga improvvisazione (o come un’inesauribile serie di sorprese). Un flusso continuo che sembra partire dal presente per esaurirsi negli anfratti della memoria. Si tratta chiaramente di un disco più viscerale e primitivo dell’altro, lo stesso strumento utilizzato lo è, ma altrettanto coinvolgente e convincente.
Due dischi, pur diversi come concezione, come finalità e nel tipo di strumento utilizzato, che riescono nell’obiettivo (questo analogo) di far giungere alle nostre orecchie la voce di questi due eccelsi talenti musicali. Lasciatevi tentare dacché, ve lo assicuro, la piena soddisfazione è assicurata.” Mario Biserni, Sands-zine, 2019.
"(...) Un disco di musica improvvisata per armonica cromatica e preparata in solo. Ohibò, siamo pronti a tutto quando si tratta di Setola di Maiale (e non solo), ma questa giunge davvero nuova. Con un titolo che riporta a sgrammaticate memorie d’infanzia, queste otto tracce hanno il pregio di esplorare la faccia nascosta della luna. Non tutto suona sempre a fuoco, ma l’approccio è quello giusto, senza compromessi né timori di sorta; lo straniamento nel sentire uno strumento che siamo abituati ad associare didascalicamente al blues lanciarsi senza indugi in selve a-melodiche è positivo (è sempre un buon segno quando sentiamo uno strumento tentare nuove vie di espressione rispetto agli alfabeti conosciuti), e forse dipende anche dal nostro disorientamento la difficoltà nell’apprezzare talvolta i frutti di questa impresa. La seconda traccia (laconicamente nominata con un apostrofo, quello del titolo del disco) apre nuovi scenari, però: l’armonica preparata suona come la voce di una strana creatura o l’eco impossibile di una caverna platonica. In questo caso drizziamo le orecchie, catturati da questa magia. Un suono ostico, che ci fa cadere di faccia in un posto stretto e poco ospitale, con poco ossigeno, come nell’inizio del claustrofobico “Maze” di Shinya Tsukamoto. Musica della fine, della salvezza che non ci sarà, probabilmente. E per questo densa di un blues alieno e lontanissimo, speleologico, di cui emergono lampi nei satori dove il volume aumenta, per poi tornare indietro, come un profilo familiare che fa capolino all’angolo della strada e non riesci ad identificare. L’apnea e le grida soffocate nell’oceano del respiro di “Farò” (dove l’armonica suona come un baritono rotto, come una fisarmonica, come un kazoo), il circo straccione e sbronzo di “Un” (come un Nino Rota marcio di vodka in un provino giovanile di Kaurismaki) e così via, in una sarabanda di ipotesi più o meno riuscite su come cercare di strappare un altro suono dall’anima dello strumento. Non fosse che per questo, Davide Rinella va elogiato per il coraggio e la libertà che lo animano." Nazimn Comunale, The New Noise, 2019.
01 _ Astronauta 7:11
02 _ ' 11:44
03 _ L 6:07
04 _ Farò 7:13
05 _ Bambino 4:42
06 _ Un 5:03
07 _ Ero 6:12
08 _ Quando 5:15
(C) + (P) 2019