HYPOCENTER
MASSIMO DE MATTIA (Massimo De Mattia, Alberto Milani, Luigi Vitale, Alessandro Mansutti)
Massimo De Mattia _ flauti
Alberto Milani _ chitarra elettrica _ basso elettrico
Luigi Vitale _ vibrafono _ balafon
Alessandro Mansutti _ batteria _ percussione
Un quartetto che firma collettivamente la musica suonata, estremamente ritmica e pulsante. Massimo De Mattia continua a mostrarsi aperto e indagatore e trova in questo quartetto un perfetto e fertile gruppo con cui allearsi. Registrato, mixato e masterizzato da Claudio Zambenedetti presso Imputlevel Studios, San Biagio di Callalta di Treviso. Foto di copertina dell'artista Massimo Poldelmengo.
Per maggiori info:
https://it.wikipedia.org/wiki/Massimo_De_Mattia
www.albertomilani.com
http://www.luigivitale.it
"(...) In questa nuova tornata di novità discografiche della Setola di Maiale si conferma il principio dell'unicità e diversità della proposta musicale; è noto come molti musicisti tendano oggi a disapplicare la specializzazione della loro musica, per rientrare in un concetto più ampio, multi-disciplinare, che anche quando non può o non vuole riferirsi ad altre arti (letteratura, pittura, arti visuali, etc.), stabilisce sulla musica delle differenti coordinate: in casa Setola tutti i musicisti hanno una sorta di deroga a ciò che viene richiesto dal mercato, e questa opportunità è il grande tesoro che Giust e la sua etichetta mette a disposizione di tutti: in questa occasione molti di loro dimenticano il jazz più ortodosso, delle regole o dei ricatti delle tendenze, per spingersi oltre, in quell'orizzonte poco riconosciuto dell'improvvisazione dove c'è sempre un adeguato spessore progettuale, una musica libera da preconcetti e a caccia di diversità, che proietta la parte più sperimentale dell'esecutore.
Quando si parla di ipocentro, il riferimento è alla fase non udibile dei movimenti terrestri che individuano un disallineamento nelle specifiche profondità della terra; si tratta di un'attività che segna un passaggio di stato e, se ci pensate bene, in termini di suoni emessi può essere uno spaventoso equivalente tra silenzio e sonorità ufficiali. E' sulla percezione dell'origine che il flautista Massimo De Mattia ha imbastito il quartetto di Hypocenter, un viaggio a quattro con il comando del suo flauto, che si interroga musicalmente sulle reazioni di questa attività generatrice, che può essere analizzata in modalità sub-cellulare o come specchio del centro delle nostre intimità, la partenza delle nostre emozioni e delle nostre catene relazionali, qualcosa di esattamente opposta al sondaggio delle superfici che interessava l'iper analizzato in passato (Hypermodern); il carattere del suono è dunque nettamente in contrasto con la normale esigenza di rendere fluidificanti e squillanti le invenzioni al flauto, per dirigersi invece verso una sorta di stile improvvisativo vivo ma al tempo stesso compresso, introverso e smozzicato. La condivisione avviene assieme a tre musicisti che rispondono a questo messaggio secondo le loro appartenenze musicali: la title track è emblematica poiché pone di fronte al dialogo musicisti pesantemente condizionati dalle fusioni jazz come Alberto Milano alla chitarra elettrica/basso o molto pronti per assecondare le atonalità come Luigi Vitale al vibrafono/balafon, mentre un ruolo da implacabile della batteria viene richiesto ad Alessandro Mansutti alla batteria, che ha il compito di scavare i tempi del percorso. Non è un caso che il quartetto espliciti questa referenza in Suonomadre o Blues derivation, dove sotto mentite spoglie ci sembra di risentire ritmiche di basso e batteria che ci riportano al periodo degli attacchi dei Deep Purple o delle saturazioni alla Jethro Tull, sebbene l'improvvisazione sia in grado di cancellare la retorica e proporne un nuovo uso; oppure Nonspecific, che cerca di sviluppare soluzioni sonore partendo da Pastorius e i vibrafonisti post-Burton. In piena strategia atonale, l'utilizzo del balafon, negli episodi finali di Atomisation e Boxing Webern, consente di prefigurare già un'ipotesi di sviluppo futuro molto interessante. Ma è il carattere dei suoni che conta e Hypocenter questa circostanza l'ha già bene in mente." Ettore Garzia, Percorsi Musicali, 2017.
"(...) Hypocenter (Setola di Maiale) di Massimo De Mattia, di canonico non ha neppure l’organico (flauto, vibrafono, basso e batteria, più annessi e connessi) e batte la bandiera dell’improvvisazione senza rete. Ora pieno e ora astratto, a tratti nervoso, regala momenti di alta scuola improvvisativa, sempre con un marcato senso della forma." Alberto Bazzurro, L'Isola della Musica Italiana, 2017.
01 _ Hypocenter 7:03
02 _ My Dark Places 6:01
03 _ Suonomadre 5:03
04 _ Nonspecific 3:12
05 _ Escapology 3:33
06 _ Lower 4:56
07 _ Blues Derivation 2:40
08 _ Would You Still Make Music If Anyone Doesn't Listen To? 2:21
09 _ Atomisation 5:01
10 _ Boxing Webern 3:47
(C) + (P) 2017
Massimo De Mattia _ flutes
Alberto Milani _ guitars _ bass
Luigi Vitale _ vibraphone _ balafon
Alessandro Mansutti _ drums _ percussion
Quartet that signs collectively the music, very rhythmic and pulsating. Massimo De Mattia continues to show his open mind, exploratory; with this quartet he finds a perfect and fertile group as 'partner in crime'. Recorded, mixed and mastered by Claudio Zambenedetti at Imputlevel Studios, San Biagio di Callalta (Treviso) Italy. Original cover photo by artist Massimo Poldelmengo.
For more information:
https://it.wikipedia.org/wiki/Massimo_De_Mattia
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http://www.luigivitale.it
"(...) In questa nuova tornata di novità discografiche della Setola di Maiale si conferma il principio dell'unicità e diversità della proposta musicale; è noto come molti musicisti tendano oggi a disapplicare la specializzazione della loro musica, per rientrare in un concetto più ampio, multi-disciplinare, che anche quando non può o non vuole riferirsi ad altre arti (letteratura, pittura, arti visuali, etc.), stabilisce sulla musica delle differenti coordinate: in casa Setola tutti i musicisti hanno una sorta di deroga a ciò che viene richiesto dal mercato, e questa opportunità è il grande tesoro che Giust e la sua etichetta mette a disposizione di tutti: in questa occasione molti di loro dimenticano il jazz più ortodosso, delle regole o dei ricatti delle tendenze, per spingersi oltre, in quell'orizzonte poco riconosciuto dell'improvvisazione dove c'è sempre un adeguato spessore progettuale, una musica libera da preconcetti e a caccia di diversità, che proietta la parte più sperimentale dell'esecutore.
Quando si parla di ipocentro, il riferimento è alla fase non udibile dei movimenti terrestri che individuano un disallineamento nelle specifiche profondità della terra; si tratta di un'attività che segna un passaggio di stato e, se ci pensate bene, in termini di suoni emessi può essere uno spaventoso equivalente tra silenzio e sonorità ufficiali. E' sulla percezione dell'origine che il flautista Massimo De Mattia ha imbastito il quartetto di Hypocenter, un viaggio a quattro con il comando del suo flauto, che si interroga musicalmente sulle reazioni di questa attività generatrice, che può essere analizzata in modalità sub-cellulare o come specchio del centro delle nostre intimità, la partenza delle nostre emozioni e delle nostre catene relazionali, qualcosa di esattamente opposta al sondaggio delle superfici che interessava l'iper analizzato in passato (Hypermodern); il carattere del suono è dunque nettamente in contrasto con la normale esigenza di rendere fluidificanti e squillanti le invenzioni al flauto, per dirigersi invece verso una sorta di stile improvvisativo vivo ma al tempo stesso compresso, introverso e smozzicato. La condivisione avviene assieme a tre musicisti che rispondono a questo messaggio secondo le loro appartenenze musicali: la title track è emblematica poiché pone di fronte al dialogo musicisti pesantemente condizionati dalle fusioni jazz come Alberto Milano alla chitarra elettrica/basso o molto pronti per assecondare le atonalità come Luigi Vitale al vibrafono/balafon, mentre un ruolo da implacabile della batteria viene richiesto ad Alessandro Mansutti alla batteria, che ha il compito di scavare i tempi del percorso. Non è un caso che il quartetto espliciti questa referenza in Suonomadre o Blues derivation, dove sotto mentite spoglie ci sembra di risentire ritmiche di basso e batteria che ci riportano al periodo degli attacchi dei Deep Purple o delle saturazioni alla Jethro Tull, sebbene l'improvvisazione sia in grado di cancellare la retorica e proporne un nuovo uso; oppure Nonspecific, che cerca di sviluppare soluzioni sonore partendo da Pastorius e i vibrafonisti post-Burton. In piena strategia atonale, l'utilizzo del balafon, negli episodi finali di Atomisation e Boxing Webern, consente di prefigurare già un'ipotesi di sviluppo futuro molto interessante. Ma è il carattere dei suoni che conta e Hypocenter questa circostanza l'ha già bene in mente." Ettore Garzia, Percorsi Musicali, 2017.
"(...) Hypocenter (Setola di Maiale) di Massimo De Mattia, di canonico non ha neppure l’organico (flauto, vibrafono, basso e batteria, più annessi e connessi) e batte la bandiera dell’improvvisazione senza rete. Ora pieno e ora astratto, a tratti nervoso, regala momenti di alta scuola improvvisativa, sempre con un marcato senso della forma." Alberto Bazzurro, L'Isola della Musica Italiana, 2017.
01 _ Hypocenter 7:03
02 _ My Dark Places 6:01
03 _ Suonomadre 5:03
04 _ Nonspecific 3:12
05 _ Escapology 3:33
06 _ Lower 4:56
07 _ Blues Derivation 2:40
08 _ Would You Still Make Music If Anyone Doesn't Listen To? 2:21
09 _ Atomisation 5:01
10 _ Boxing Webern 3:47
(C) + (P) 2017