LIVE AT MASADA
SPIRITSONGS (Alberto N. A. Turra, Shanir Ezra Blumenkranz, Brian Marsella, Sergio Quagliarella)
SOLD OUT
Alberto N. A. Turra _ chitarra elettrica
Shanir Ezra Blumenkranz _ contrabbasso _ oud
Brian Marsella _ pianoforte _ tastiere
Sergio Quagliarella _ batteria
Spiritsongs è un quartetto, il risultato di un incontro tra due dei talenti più importanti della scena avant-jazz di New York (un ambiente culturale che ha il suo fondatore in John Zorn), Shanir Blumenkranz e Brian Marsella, insieme a due dei maggiori rappresentanti della scena jazz-core italiana: Alberto N. A. Turra e Sergio Quagliarella. Qualunque sia il Grande Spirito (come richiesto da molte tribù indigene delle Americhe), ha voluto che questo sodalizio avesse luogo ed è documentato da questo album dal vivo, molto ben registrato, del concerto tenuto al Masada Club di Milano, il 10 novembre 2015, preceduto da poche ore di prove. I titoli delle canzoni derivano dai nomi di alcune stelle.
Per maggiori informazioni:
https://en.wikipedia.org/wiki/Shanir_Ezra_Blumenkranz
alturbogolfer.blogspot.com
www.brianmarsella.com
www.sergioquagliarella.com
"(...) Disco del mese per Musica Jazz, Agosto 2016.
"(...) Spiritsongs è un quartetto formato dall’incontro di due dei talenti più in vista del jazz-core-avantgarde newyorkese (che vede in John Zorn il demiurgo e fondatore) Shanir Blumenkranz e Brian Marsella, con due dei musicisti più rappresentativi del jazz-core italiano, Alberto N. A. Turra e Sergio Quagliarella. L’unione, avvenuta in circostanze fulminee, ha immediatamente generato un’affinità di intenti che senza intoppi ha portato una musica che ha tra i suoi principali ispiratori il Coltrane di “Interstellar Space” o “A Love Supreme”, il Pharoah Sanders di “Tauhid”, Sonny Sharrock, e che trova la sua massima espressione nello sforzo di creare musiche e rituali di invocazione a spiriti trascendenti delle più disparate provenienze (addirittura interstellari). Quello che (molte delle tribù di indiani d’America chiamano) il Grande Spirito ha ben voluto che accadesse con questo incontro è documentato da questo disco live, testimonianza del concerto tenutosi al Masada Club di Milano il 10 novembre 2015 a seguito di poche ma molto intense ore di prove. Questo album di esordio è pubblicato dalla leggendaria etichetta italiana Setola Di Maiale." Alceste Ayroldi, Musica Jazz, 2016.
"(...) Cronaca di un felice incontro celebrato nel locale milanese, il disco riesce a restituire in modo compiuto tutta l'elettricità e l'energia dell'evento live, sprigionate senza sosta da un formidabile gruppo formato per l'occasione (dopo un primo contatto tra Blumenkranz e Turra) in seguito alla riunione del chitarrista e di Quagliarella al bassista e al tastierista americani, esibitisi con gli Yemen Blues di Ravid Kalahani alla rassegna milanese Aperitivo in Concerto. La protratta frequentazione tra Blumenkranz e John Zorn (e la sua presenza in una miriade di progetti dell'etichetta Tzadik) orientano in direzione precisa la session, ulteriormente definita nell'approccio spirituale dall'intento celebrativo di una sorta di immanenza universale del Grande Spirito, declinato nei titoli dei brani, che ricordano i nomi di una serie di stelle. Maestria strumentale ai massimi livelli per tutti i musicisti, affiatamento telepatico (ai limiti dell'incredibile, se si mettono in conto le poche ore di frequentazione comune) e brani di durata quasi sempre superiori ai dieci minuti spiegano il resto: la musica è al calor bianco e realizza un incrocio tra generi mai scontato o di maniera. Consigliatissimo." Sandro Cerini, Musica Jazz, 2016.
"(...) La leggendaria Setola di Maiale riporta in auge l'improvvisazione. Il disco, registrato live al Masada di Milano nel novembre 2015, riunisce quattro telenti emergenti della scena jazz mondiale: il chitarrista Turra, forte di un virtuosismo trascendentale, e straordinario anche dal punto di vista espressivo; il batterista Quagliarella; quindi due esponenti dell'avant jazz della Grande Mela, il bassista Blumerkanz e il pianista Brian Marsella. La performance cattura non solo capacità strumentali non comuni, ma anche la forte impronta spirituale della musica, ispirata da muse come il John Coltrane maturo, Pharoah Sanders, Sonny Sharrock. Su tutto, forse, svetta il cannibalismo di John Zorn. Avanguardia con un'anima." Francesco Buffoli, Rockerilla, 2016.
"(...) Il Jazz è vivo… e spesso incontra sperimentalismo e improvvisazione per dare luce alla nuova concettualità di jazz core. A dimostrazione dell’ottimo stato di salute della magica forma d’arte nata a cavallo del 1800 ed inizio 1900, vi basterà affacciarvi su Setola di Maiale, interessante (e coraggiosa) label indipendente, pronta a liberarsi dal convenzionale animo sonoro, mediante le note degli Spiritsongs, estemporaneo ensemble incastonato all’interno di uno slim digipack semplice ed elegante. Un disco dall'impronta d'oltreoceano, in grado di ricondurre la ricercata visionarietà al di fuori del Masada club, in cui il live è stato registrato. Sette tracce definibili come suite liberatorie, ricche di ardite idee posate su spiriti classici e irregolarità sonore, che si palesano tra bass line solitarie e apertura vintage, definendo così un incontro tra il mondo immortale e la voglia di esporsi andando oltre (Snake’s Neck), senza dimenticare armonie d'impatto (Testimony of the heaven). Il Jazz proposto dall’abile quartetto sembra riversare idee su accorte ombre osservative, proprio come accade in Lord of creation, lunga suite iniziale in cui il sentiero libero ed espressivo sembra dialogare con ricami prog. Un viaggio on stage che, sin dai primi passaggi, si posa sui movimenti free di Alberto N.A. Turra, pronto a conferire profondità ai tasti bianconeri di Brian Marsella, reale valore aggiunto del combo artistico. Tra i brani più interessanti del live sembra poi emergere, oltre agli stilemi orientali di Tip of the sword, la straordinaria claustrofobia illuminata di The one who roars, struttura sonora angolare ed illusoria, in cui le idee si offrono ad estensioni metaforiche lontane dall’easy listening e per questo portatrici di una rara visionarietà; una perfetta impronta noise che sopravvive con naturalezza all'armonia e all'evoluzione progressiva, mostrando la via di un ipnotico e calamitante sentiero." Loris Gualdi, Music on Tnt, 2016.
"(...) Splendido esempio di improvvisazione quello di Spiritsongs, quartetto tra Jazz e sperimentazione tra i più stimolanti in circolazione che si inventa un asse New York - Italia e da li introduce un travelogue verso altre terre. Libero e creativo, ecco Live at Masada, tra spirito e terra. Se si fanno i nomi di Shanir Blumenkranz e di Brian Marsella non si può non pensare a Banquet of the Spirits, l’album di Cyro Baptista dove il bassista Newyorchese e il tastierista nato a Philadelpia hanno estensivamente collaborato per poi formare stabilmente un combo con lo stesso nome. Spiritsongs è in modo elettivo collegato a quella esperienza ed è un quartetto che oltre ai due talentuosi musicisti aggrega gli ottimi Alberto Na Turra e Sergio Quagliarella, il primo chitarrista milanese che ha collaborato con musicisti come Roy Paci-Corleone, Mamud Band, Giovanni Venosta, Kabikoff, Piepaolo Capovilla e titolare del progetto Turbogolfer, mentre il secondo è un batterista napoletano attivo dalla seconda metà degli anni novanta e con una pletora di collaborazioni nel curriculum, tra cui citiamo quelle con Massimo Cordovani (Black Mitago), Carlo D’Angiò, MrBobcat, Ray Heffernan, oltre ad alcuni incroci artistici con lo stesso Alberto Na Turra. Spiritsongs viene registrato dal vivo al Masada Club di Milano il 10 novembre del 2015 e pubblicato nel 2016 da Setola di Maiale, la gloriosa etichetta italiana specializzata in “musiche non convenzionali” dal lontano 1993. La forma improvvisativa è quindi quella che informa quasi tutti i brani della tracklist con un approccio che tende alla frantumazione ritmica, ma che rispetto all’ambito a cui si riferisce, quello del Jazzcore Zorniano (Naked City, Painkiller e ovviamente tutta la prima esperienza ZU, inclusa la meteora Black Engine) complica l’ordito dilatando maggiormente i brani e amalgamando la furia convulsa ed elettrica con un approccio che guarda di volta in volta al Miles Davis elettrico, ma sopratutto al John Coltrane mistico, quello di album come “Om”, dove l’esperienza free-form si arricchisce di elementi non propriamente legati alla tradizione Jazz, inserendo elementi etnici e forme tribali che fanno pensare ad un vero e proprio rito di passaggio sciamanico. Live at Masada è in questo senso un album che assimila quella lezione senza replicarla in termini sonori, ma solo attitudinali, mantenendo quindi una relazione molto vitale e originale con la materia da plasmare durante il viaggio improvvisativo. Si prenda un brano come Tip of the Sword, dove l’esperienza di Shanir Blumenkranz con l’Oud, lo strumento cordofono della tradizione arabo-persiana con cui il noto bassista si cimenta da anni, apre nuovi orizzonti sonori anche per la chitarra di Na Turra e le pelli leggermente percosse da Quagliarella, delineando il percorso di un travelogue visionario tra deserto e cielo, mentre il piano di Brian Marsella gioca con le scale della tradizione orientale creando delle suggestive derive ascensionali. Viene in mente un esperimento altrettanto libero, come il country mediorientale di Bill Laswell in uno dei suoi album più belli, Hear no evil. Lo stesso approccio, attraverso continui cambi di polarità e prospettiva, è rintracciabile in brani come The One Who Roars, dove Na Turra ingaggia una battaglia elettrica dalla qualità astrale con l’organo di Marsella, recuperando certo hard rock più libero degli anni settanta, senza abdicare a quelle delimitazioni che lo renderebbero riconoscibile, oppure la bellissima Fortune’s Fortune, dove la maggiore concisione ritmica vicino ad alcune suggestioni latin, non frena assolutamente la libertà creativa di questo straordinario quartetto, animato da una relazione mai riconciliata e quindi sempre viva, tra spirito e terra." Michele Faggi, Indie-eye, 2016.
"(...) Spiritsongs è il nome del nuovo progetto jazzcore di due veterani della scena italiana (Alberto N. A. Turra e Sergio Quagliarella) che, uniti ai newyorkesi Shanir Blumenkranz e Brian Marsella (rispettivamente basso e tastiere), hanno registrato live al Masada Club di Milano il disco d`esordio Live at Masada. Uscita sull`etichetta italia Setola di Maiale, sin dalla prima traccia (la dolcissima Lord of Creation) i quattro talentuosi musicisti delineano melodie molto solide che vanno a disintegrarsi in un vortice di emozioni e frenesia, pieno di spunti rock (tipici del jazzcore) e di improvvisazione radicale. In queso disco, nato dall`incontro di paesi e modi di intender il jazz diversi, accade un connubio riuscitissimo tra l`estremismo del free jazz (di cui si sente molto l`ombra di uno dei suoi pionieri, San John Coltrane) e l`instancabile ricerca di una costruzione elegante dei pezzi, che arriva a produrre una musica nervosa e schizofrenica, con pochi punti di riferimento, indubbiamente creativa e fresca. Questo grazie anche alle capacità dei singoli musicisti, strumentisti di prim`ordine tra i quali, dopo varie ed attente riflessioni in questione, nessuno riesce a spiccare sugli altri, sommerso dal virtuosismo o dalla creatività del solo successivo, in un vortice tribale ed evocativo che annichilisce l`ascoltatore davanti alla potenza dell`inventiva del quartetto. Oltre al già citato Coltrane, altri numi tutelari degli Spiritsongs possono essere trovati nel Miles più elettrico; in John Zorn, da sempre animatore della scena più avant-garde e sperimentale di New York City; ma anche spunti tipici di generi più affini al rock che al jazz (post rock come un certo tipo di intendere il progressive) che contaminano le sette composizioni presenti in Live at Masada. Certamente pensato per chi mastica il jazz già da tempo, per la sua forza eversiva e radicale, potrebbe non deludere nemmeno gli amanti del rock più sperimentale, che spesso ha unito le forze col jazz per andare 'oltre'." Matteo Mannocci, Mescalina, 2016.
(...) Il progetto Spiritsongs è il nome dato alla collaborazione tra quattro musicisti jazz e d'avanguardia internazionali: gli italiani Alberto N. A. Turra (Turbogolfer) e Sergio Quagliarella e gli americani Shanir Ezra Blumenkranz e Brian Marsella. I quattro sono spiriti affini: fulminati da John Zorn, discepoli di quel jazz-core caotico, esuberante e schizofrenico, tutti dotati di talento musicale straordinario. Il 10 novembre scorso si sono incontrati al Masada Club di Milano per concretizzare un'idea di collaborazione sviluppatasi su basi extra-musicali, ispirata da album di concetto come Interstellar Space di Coltrane, o Tauhid di Pharoah Sanders. Il concerto, interamente improvvisato, è rappresentato in parte nel documentario che potete vedere oggi in anteprima [https://www.youtube.com/watch?v=PK5pmRmw6TE], puntellato dalla interessante intervista radiofonica ai musicisti condotta da Ira Rubini e Maurizio Principato, e in toto in un album che uscirà il mese prossimo. Da quanto si può vedere e sentire nel documentario, l'intesa tra i quattro è perfetta: spiriti affini, come si diceva, e tra occhiate, sorrisi e abbracci è impossibile non farsi coinvolgere dal flusso di coscienza sonico ritratto nel video, mentre l'intervista fornisce una visione più approfondita di un tipo di musicista che non si vede spesso: professionale, preparato, totalmente immerso nella sua arte, capace di fabbricarsi la propria gioia nota dopo nota. Il disco Live at Masada uscirà il 7 giugno 2016 per Setola di Maiale." Giacomo Stefanini, Noisey - Music by Vice, 2016.
"(...) Un lungo (un po' troppo, a dire il vero) album dal vivo che attesta il talento e la perizia esecutiva di questo quartetto italo-americano." Bizarre, Blow Up, 2016.
"(...) La dimensione live di una band, jazz o rock che sia, si presenta sempre come una sorta di banco di prova su cui possono essere valutati diversi elementi: la bonta del materiale eseguito, la capacità dei musicisti di coinvolgere il pubblico presente, la loro perizia tecnica e, quando richiesto dal genere musicale che il complesso suona, il talento improvvisativo di ciascuno degli elementi del gruppo. L’attitudine di un musicista a inserirsi in un contesto musicale dove l’improvvisazione riveste una importanza capitale (è il caso del jazz, del jazz rock e anche del jazzcore, che è il genere suonato dagli Spiritsongs, gruppo di cui qui si recensisce l’ultima fatica discografica , "Live at Masada", dal nome del locale milanese noto per la propria predilezione a programmare con frequenza eventi musicali di chiara impronta jazzistica) costituisce elemento imprescindibile. In questo disco il Jazz di casa nostra incontra ancora una volta il Jazz di matrice americana. L’estemporaneo quartetto (Shanir Ezra Blumenkranz: upright bass, oud, Alberto N. A. Turra: electric guitar, Brian Marsella: piano, keyboards, Sergio Quagliarella: drums) ha rivelato con questo lavoro una certa affinità di intenti. Lo stile jazzistico irruento cui si aggiungono chiari elementi rock tipici del jazzcore, in effetti, produce qui una musica nervosa, apparentemente disordinata, incontrollabilmente creativa, stimolante e frenetica che a taluni, ma solo a tratti, può ricordare alcune modalità espressive di certi gruppi progressive italiani degli anni Settanta. In realtà le in?uenze sono altre e di altra natura. Possono sul generico essere ascritte certamente, da un lato a Miles Davis, capostipite della contaminazione rock in ambito jazz, e a John Coltrane, uno degli inventori di atmosfere visionarie e musicalmente orgiastiche più geniali che il free jazz abbia mai avuto. Dall'altro, principalmente, a musicisti che in anni più recenti hanno sperimentato e sviluppato in ambito jazzistico nuove direttrici di marcia e nuove originali sonorité. ll disco è di indubbio interesse anche perchè mette in evidenza il grande valore di ciascuno dei singoli musicisti e la compattezza e l'estrema affinità esistenti tra i componenti del gruppo. Merita una citazione a parte il chitarrista e compositore Alberto N. A. Turra, musicista "con i ?occhi" di cui si è detto (e le sette tracce del disco confermano pienamente ciò che di lui si racconta) che fonde la necessità di suonare con i virtuosismi poetici, l’improvvisazione, il jazz visionario, l'anima balcanica e la vitalità del rock, amalgamando il tutto in un originale universo sonoro." Giovanni Graziano Manca, Sound36, 2016.
"(...) Un album live che gli amanti del jazz non potranno non apprezzare, dall’iniziale soffice e suadente Lord of creation, passando per i suoni quasi alienanti di The one who precedes, i mille tocchi delicati e dolci di Testimony of the the heavens, le reiterate fulgenti follie al piano che caratterizzano Snake’s neck. Nomi altisonanti come quelli del quartet in oggetto difficilmente, se non mai, deludono. Felice incontro tra due musicisti di big apple e due italiani, la batteria di Quagliarella sempre ispirata, la chitarra di Turra sempre lucida, il mestiere e la classe a ritmare con il basso e fraseggiare con le tastiere, un incontro unico che ha dato vita ad album altrettanto inimitabile. Il genere è ovviamente orientato agli appassionati del jazz, ma la raffinatezza delle esecuzioni può soddisfare anche la voglia di compagnia musicale di tutti." Maurizio Donnini, TuttoRock, 2016.
"(...) Il disco è di indubbio interesse anche perchè mette in evidenza il grande valore di ciascuno dei singoli musicisti e la compattezza e l'estrema affinità esistenti tra i componenti del gruppo" SOund36 Web Music Magazine, 2016
"(...) Spiritsongs è un promettente incontro musicale, nato per caso, in occasione di un concerto-jam tenutosi lo scorso anno. Da qui nasce questo interessante progetto che vede coinvolti i due artisti americani Shanir Ezra Blumenkranz e Brian Marsella e il duo italiano Alberto Turra e Sergio Quagliarella. Una fusione di generi, un dialogo tra i due esponenti della nuova leva dell’avant-garde newyorkese, cresciuta al fianco e con la guida di John Zorn, e i due talenti italiani da sempre coinvolti in importanti progetti post-rock e nu jazz. Per tutti i sette brani si assiste ad una vera e propria conversazione; la sperimentazione è tanta e produce musica di alto livello, con ritmi frenetici spesso stoppati da performance singole di batteria (The One Who Precedes) e basso (Lord Of Creation). Come in tanti altri album live (ricordiamo infatti che il disco rappresenta il concerto live tenutosi al Masada di Milano a Novembre scorso) si riesce a percepire una forza incredibile, frutto della bravura dei singoli, che, allo stesso tempo però, insieme sono riusciti a creare qualcosa di veramente emotivo, proiettando indietro nel tempo chi ascolta, come se fosse realmente presente (mettiamo che non lo fosse) in quella bellissima serata." Davide Guarini, Lost Highways, 2016.
01 _ Lord of Creation 11:32
02 _ The One Who Precedes 12:36
03 _ Testimony of the Heaven 6:42
04 _ Snake’s Neck 9:46
05 _ Tip of the Sword 9:35
06 _ The One Who Roars 12:11
07 _ Fortune’s Fortune 10:14
(C) + (P) 2016
SOLD OUT
Alberto N. A. Turra _ electric guitar
Shanir Ezra Blumenkranz _ upright bass _ oud
Brian Marsella _ piano _ keyboards
Sergio Quagliarella _ drums
Spiritsongs is a quartet, the result of an encounter between two of the most prominent talents of the New York's Jazz-Core-Avantgarde scene (a cultural environment that has its founder in John Zorn), Shanir Blumenkranz and Brian Marsella, with two of the most representative musicians from the Italian Jazz-Core scene: Alberto N. A. Turra and Sergio Quagliarella. Whatever the Great Spirit (as called by many indigenous tribes of the Americas) wanted to happen through this match, is documented by this live album. A testimony of the concert held at the Masada Club in Milan, on November 10th 2015, following the few yet really intense hours of rehearsal. Song titles derived from the names of some stars.
For more info:
https://en.wikipedia.org/wiki/Shanir_Ezra_Blumenkranz
alturbogolfer.blogspot.com
www.brianmarsella.com
www.sergioquagliarella.com
"(...) Album of the month for Musica Jazz, August 2016.
"(...) Spiritsongs è un quartetto formato dall’incontro di due dei talenti più in vista del jazz-core-avantgarde newyorkese (che vede in John Zorn il demiurgo e fondatore) Shanir Blumenkranz e Brian Marsella, con due dei musicisti più rappresentativi del jazz-core italiano, Alberto N. A. Turra e Sergio Quagliarella. L’unione, avvenuta in circostanze fulminee, ha immediatamente generato un’affinità di intenti che senza intoppi ha portato una musica che ha tra i suoi principali ispiratori il Coltrane di “Interstellar Space” o “A Love Supreme”, il Pharoah Sanders di “Tauhid”, Sonny Sharrock, e che trova la sua massima espressione nello sforzo di creare musiche e rituali di invocazione a spiriti trascendenti delle più disparate provenienze (addirittura interstellari). Quello che (molte delle tribù di indiani d’America chiamano) il Grande Spirito ha ben voluto che accadesse con questo incontro è documentato da questo disco live, testimonianza del concerto tenutosi al Masada Club di Milano il 10 novembre 2015 a seguito di poche ma molto intense ore di prove. Questo album di esordio è pubblicato dalla leggendaria etichetta italiana Setola Di Maiale." Alceste Ayroldi, Musica Jazz, 2016.
"(...) Cronaca di un felice incontro celebrato nel locale milanese, il disco riesce a restituire in modo compiuto tutta l'elettricità e l'energia dell'evento live, sprigionate senza sosta da un formidabile gruppo formato per l'occasione (dopo un primo contatto tra Blumenkranz e Turra) in seguito alla riunione del chitarrista e di Quagliarella al bassista e al tastierista americani, esibitisi con gli Yemen Blues di Ravid Kalahani alla rassegna milanese Aperitivo in Concerto. La protratta frequentazione tra Blumenkranz e John Zorn (e la sua presenza in una miriade di progetti dell'etichetta Tzadik) orientano in direzione precisa la session, ulteriormente definita nell'approccio spirituale dall'intento celebrativo di una sorta di immanenza universale del Grande Spirito, declinato nei titoli dei brani, che ricordano i nomi di una serie di stelle. Maestria strumentale ai massimi livelli per tutti i musicisti, affiatamento telepatico (ai limiti dell'incredibile, se si mettono in conto le poche ore di frequentazione comune) e brani di durata quasi sempre superiori ai dieci minuti spiegano il resto: la musica è al calor bianco e realizza un incrocio tra generi mai scontato o di maniera. Consigliatissimo." Sandro Cerini, Musica Jazz, 2016.
"(...) Il Jazz è vivo… e spesso incontra sperimentalismo e improvvisazione per dare luce alla nuova concettualità di jazz core. A dimostrazione dell’ottimo stato di salute della magica forma d’arte nata a cavallo del 1800 ed inizio 1900, vi basterà affacciarvi su Setola di Maiale, interessante (e coraggiosa) label indipendente, pronta a liberarsi dal convenzionale animo sonoro, mediante le note degli Spiritsongs, estemporaneo ensemble incastonato all’interno di uno slim digipack semplice ed elegante. Un disco dall'impronta d'oltreoceano, in grado di ricondurre la ricercata visionarietà al di fuori del Masada club, in cui il live è stato registrato. Sette tracce definibili come suite liberatorie, ricche di ardite idee posate su spiriti classici e irregolarità sonore, che si palesano tra bass line solitarie e apertura vintage, definendo così un incontro tra il mondo immortale e la voglia di esporsi andando oltre (Snake’s Neck), senza dimenticare armonie d'impatto (Testimony of the heaven). Il Jazz proposto dall’abile quartetto sembra riversare idee su accorte ombre osservative, proprio come accade in Lord of creation, lunga suite iniziale in cui il sentiero libero ed espressivo sembra dialogare con ricami prog. Un viaggio on stage che, sin dai primi passaggi, si posa sui movimenti free di Alberto N.A. Turra, pronto a conferire profondità ai tasti bianconeri di Brian Marsella, reale valore aggiunto del combo artistico. Tra i brani più interessanti del live sembra poi emergere, oltre agli stilemi orientali di Tip of the sword, la straordinaria claustrofobia illuminata di The one who roars, struttura sonora angolare ed illusoria, in cui le idee si offrono ad estensioni metaforiche lontane dall’easy listening e per questo portatrici di una rara visionarietà; una perfetta impronta noise che sopravvive con naturalezza all'armonia e all'evoluzione progressiva, mostrando la via di un ipnotico e calamitante sentiero." Loris Gualdi, Music on Tnt, 2016.
"(...) Splendido esempio di improvvisazione quello di Spiritsongs, quartetto tra Jazz e sperimentazione tra i più stimolanti in circolazione che si inventa un asse New York - Italia e da li introduce un travelogue verso altre terre. Libero e creativo, ecco Live at Masada, tra spirito e terra. Se si fanno i nomi di Shanir Blumenkranz e di Brian Marsella non si può non pensare a Banquet of the Spirits, l’album di Cyro Baptista dove il bassista Newyorchese e il tastierista nato a Philadelpia hanno estensivamente collaborato per poi formare stabilmente un combo con lo stesso nome. Spiritsongs è in modo elettivo collegato a quella esperienza ed è un quartetto che oltre ai due talentuosi musicisti aggrega gli ottimi Alberto Na Turra e Sergio Quagliarella, il primo chitarrista milanese che ha collaborato con musicisti come Roy Paci-Corleone, Mamud Band, Giovanni Venosta, Kabikoff, Piepaolo Capovilla e titolare del progetto Turbogolfer, mentre il secondo è un batterista napoletano attivo dalla seconda metà degli anni novanta e con una pletora di collaborazioni nel curriculum, tra cui citiamo quelle con Massimo Cordovani (Black Mitago), Carlo D’Angiò, MrBobcat, Ray Heffernan, oltre ad alcuni incroci artistici con lo stesso Alberto Na Turra. Spiritsongs viene registrato dal vivo al Masada Club di Milano il 10 novembre del 2015 e pubblicato nel 2016 da Setola di Maiale, la gloriosa etichetta italiana specializzata in “musiche non convenzionali” dal lontano 1993. La forma improvvisativa è quindi quella che informa quasi tutti i brani della tracklist con un approccio che tende alla frantumazione ritmica, ma che rispetto all’ambito a cui si riferisce, quello del Jazzcore Zorniano (Naked City, Painkiller e ovviamente tutta la prima esperienza ZU, inclusa la meteora Black Engine) complica l’ordito dilatando maggiormente i brani e amalgamando la furia convulsa ed elettrica con un approccio che guarda di volta in volta al Miles Davis elettrico, ma sopratutto al John Coltrane mistico, quello di album come “Om”, dove l’esperienza free-form si arricchisce di elementi non propriamente legati alla tradizione Jazz, inserendo elementi etnici e forme tribali che fanno pensare ad un vero e proprio rito di passaggio sciamanico. Live at Masada è in questo senso un album che assimila quella lezione senza replicarla in termini sonori, ma solo attitudinali, mantenendo quindi una relazione molto vitale e originale con la materia da plasmare durante il viaggio improvvisativo. Si prenda un brano come Tip of the Sword, dove l’esperienza di Shanir Blumenkranz con l’Oud, lo strumento cordofono della tradizione arabo-persiana con cui il noto bassista si cimenta da anni, apre nuovi orizzonti sonori anche per la chitarra di Na Turra e le pelli leggermente percosse da Quagliarella, delineando il percorso di un travelogue visionario tra deserto e cielo, mentre il piano di Brian Marsella gioca con le scale della tradizione orientale creando delle suggestive derive ascensionali. Viene in mente un esperimento altrettanto libero, come il country mediorientale di Bill Laswell in uno dei suoi album più belli, Hear no evil. Lo stesso approccio, attraverso continui cambi di polarità e prospettiva, è rintracciabile in brani come The One Who Roars, dove Na Turra ingaggia una battaglia elettrica dalla qualità astrale con l’organo di Marsella, recuperando certo hard rock più libero degli anni settanta, senza abdicare a quelle delimitazioni che lo renderebbero riconoscibile, oppure la bellissima Fortune’s Fortune, dove la maggiore concisione ritmica vicino ad alcune suggestioni latin, non frena assolutamente la libertà creativa di questo straordinario quartetto, animato da una relazione mai riconciliata e quindi sempre viva, tra spirito e terra." Michele Faggi, Indie-eye, 2016.
"(...) Il progetto Spiritsongs è il nome dato alla collaborazione tra quattro musicisti jazz e d'avanguardia internazionali: gli italiani Alberto N. A. Turra (Turbogolfer) e Sergio Quagliarella e gli americani Shanir Ezra Blumenkranz e Brian Marsella. I quattro sono spiriti affini: fulminati da John Zorn, discepoli di quel jazz-core caotico, esuberante e schizofrenico, tutti dotati di talento musicale straordinario. Il 10 novembre scorso si sono incontrati al Masada Club di Milano per concretizzare un'idea di collaborazione sviluppatasi su basi extra-musicali, ispirata da album di concetto come Interstellar Space di Coltrane, o Tauhid di Pharoah Sanders. Il concerto, interamente improvvisato, è rappresentato in parte nel documentario che potete vedere oggi in anteprima [https://www.youtube.com/watch?v=PK5pmRmw6TE], puntellato dalla interessante intervista radiofonica ai musicisti condotta da Ira Rubini e Maurizio Principato, e in toto in un album che uscirà il mese prossimo. Da quanto si può vedere e sentire nel documentario, l'intesa tra i quattro è perfetta: spiriti affini, come si diceva, e tra occhiate, sorrisi e abbracci è impossibile non farsi coinvolgere dal flusso di coscienza sonico ritratto nel video, mentre l'intervista fornisce una visione più approfondita di un tipo di musicista che non si vede spesso: professionale, preparato, totalmente immerso nella sua arte, capace di fabbricarsi la propria gioia nota dopo nota. Il disco Live at Masada uscirà il 7 giugno 2016 per Setola di Maiale." Giacomo Stefanini, Noisey - Music by Vice, 2016.
"(...) Spiritsongs è il nome del nuovo progetto jazzcore di due veterani della scena italiana (Alberto N. A. Turra e Sergio Quagliarella) che, uniti ai newyorkesi Shanir Blumenkranz e Brian Marsella (rispettivamente basso e tastiere), hanno registrato live al Masada Club di Milano il disco d`esordio Live at Masada. Uscita sull`etichetta italia Setola di Maiale, sin dalla prima traccia (la dolcissima Lord of Creation) i quattro talentuosi musicisti delineano melodie molto solide che vanno a disintegrarsi in un vortice di emozioni e frenesia, pieno di spunti rock (tipici del jazzcore) e di improvvisazione radicale. In queso disco, nato dall`incontro di paesi e modi di intender il jazz diversi, accade un connubio riuscitissimo tra l`estremismo del free jazz (di cui si sente molto l`ombra di uno dei suoi pionieri, San John Coltrane) e l`instancabile ricerca di una costruzione elegante dei pezzi, che arriva a produrre una musica nervosa e schizofrenica, con pochi punti di riferimento, indubbiamente creativa e fresca. Questo grazie anche alle capacità dei singoli musicisti, strumentisti di prim`ordine tra i quali, dopo varie ed attente riflessioni in questione, nessuno riesce a spiccare sugli altri, sommerso dal virtuosismo o dalla creatività del solo successivo, in un vortice tribale ed evocativo che annichilisce l`ascoltatore davanti alla potenza dell`inventiva del quartetto. Oltre al già citato Coltrane, altri numi tutelari degli Spiritsongs possono essere trovati nel Miles più elettrico; in John Zorn, da sempre animatore della scena più avant-garde e sperimentale di New York City; ma anche spunti tipici di generi più affini al rock che al jazz (post rock come un certo tipo di intendere il progressive) che contaminano le sette composizioni presenti in Live at Masada. Certamente pensato per chi mastica il jazz già da tempo, per la sua forza eversiva e radicale, potrebbe non deludere nemmeno gli amanti del rock più sperimentale, che spesso ha unito le forze col jazz per andare 'oltre'." Matteo Mannocci, Mescalina, 2016.
"(...) Un album live che gli amanti del jazz non potranno non apprezzare, dall’iniziale soffice e suadente Lord of creation, passando per i suoni quasi alienanti di The one who precedes, i mille tocchi delicati e dolci di Testimony of the the heavens, le reiterate fulgenti follie al piano che caratterizzano Snake’s neck. Nomi altisonanti come quelli del quartet in oggetto difficilmente, se non mai, deludono. Felice incontro tra due musicisti di big apple e due italiani, la batteria di Quagliarella sempre ispirata, la chitarra di Turra sempre lucida, il mestiere e la classe a ritmare con il basso e fraseggiare con le tastiere, un incontro unico che ha dato vita ad album altrettanto inimitabile. Il genere è ovviamente orientato agli appassionati del jazz, ma la raffinatezza delle esecuzioni può soddisfare anche la voglia di compagnia musicale di tutti." Maurizio Donnini, TuttoRock, 2016.
"(...) Il disco è di indubbio interesse anche perchè mette in evidenza il grande valore di ciascuno dei singoli musicisti e la compattezza e l'estrema affinità esistenti tra i componenti del gruppo" Sound36 Web Music Magazine, 2016
"(...) Spiritsongs è un promettente incontro musicale, nato per caso, in occasione di un concerto-jam tenutosi lo scorso anno. Da qui nasce questo interessante progetto che vede coinvolti i due artisti americani Shanir Ezra Blumenkranz e Brian Marsella e il duo italiano Alberto Turra e Sergio Quagliarella. Una fusione di generi, un dialogo tra i due esponenti della nuova leva dell’avant-garde newyorkese, cresciuta al fianco e con la guida di John Zorn, e i due talenti italiani da sempre coinvolti in importanti progetti post-rock e nu jazz. Per tutti i sette brani si assiste ad una vera e propria conversazione; la sperimentazione è tanta e produce musica di alto livello, con ritmi frenetici spesso stoppati da performance singole di batteria (The One Who Precedes) e basso (Lord Of Creation). Come in tanti altri album live (ricordiamo infatti che il disco rappresenta il concerto live tenutosi al Masada di Milano a Novembre scorso) si riesce a percepire una forza incredibile, frutto della bravura dei singoli, che, allo stesso tempo però, insieme sono riusciti a creare qualcosa di veramente emotivo, proiettando indietro nel tempo chi ascolta, come se fosse realmente presente (mettiamo che non lo fosse) in quella bellissima serata." Davide Guarini, Lost Highways, 2016.
"(...) Un lungo (un po' troppo, a dire il vero) album dal vivo che attesta il talento e la perizia esecutiva di questo quartetto italo-americano." Bizarre, Blow Up, 2016.
"(...) La dimensione live di una band, jazz o rock che sia, si presenta sempre come una sorta di banco di prova su cui possono essere valutati diversi elementi: la bonta del materiale eseguito, la capacità dei musicisti di coinvolgere il pubblico presente, la loro perizia tecnica e, quando richiesto dal genere musicale che il complesso suona, il talento improvvisativo di ciascuno degli elementi del gruppo. L’attitudine di un musicista a inserirsi in un contesto musicale dove l’improvvisazione riveste una importanza capitale (è il caso del jazz, del jazz rock e anche del jazzcore, che è il genere suonato dagli Spiritsongs, gruppo di cui qui si recensisce l’ultima fatica discografica , "Live at Masada", dal nome del locale milanese noto per la propria predilezione a programmare con frequenza eventi musicali di chiara impronta jazzistica) costituisce elemento imprescindibile. In questo disco il Jazz di casa nostra incontra ancora una volta il Jazz di matrice americana. L’estemporaneo quartetto (Shanir Ezra Blumenkranz: upright bass, oud, Alberto N. A. Turra: electric guitar, Brian Marsella: piano, keyboards, Sergio Quagliarella: drums) ha rivelato con questo lavoro una certa affinità di intenti. Lo stile jazzistico irruento cui si aggiungono chiari elementi rock tipici del jazzcore, in effetti, produce qui una musica nervosa, apparentemente disordinata, incontrollabilmente creativa, stimolante e frenetica che a taluni, ma solo a tratti, può ricordare alcune modalità espressive di certi gruppi progressive italiani degli anni Settanta. In realtà le in?uenze sono altre e di altra natura. Possono sul generico essere ascritte certamente, da un lato a Miles Davis, capostipite della contaminazione rock in ambito jazz, e a John Coltrane, uno degli inventori di atmosfere visionarie e musicalmente orgiastiche più geniali che il free jazz abbia mai avuto. Dall'altro, principalmente, a musicisti che in anni più recenti hanno sperimentato e sviluppato in ambito jazzistico nuove direttrici di marcia e nuove originali sonorité. ll disco è di indubbio interesse anche perchè mette in evidenza il grande valore di ciascuno dei singoli musicisti e la compattezza e l'estrema affinità esistenti tra i componenti del gruppo. Merita una citazione a parte il chitarrista e compositore Alberto N. A. Turra, musicista "con i ?occhi" di cui si è detto (e le sette tracce del disco confermano pienamente ciò che di lui si racconta) che fonde la necessità di suonare con i virtuosismi poetici, l’improvvisazione, il jazz visionario, l'anima balcanica e la vitalità del rock, amalgamando il tutto in un originale universo sonoro." Giovanni Graziano Manca, Sound36, 2016.
"(...) La leggendaria Setola di Maiale riporta in auge l'improvvisazione. Il disco, registrato live al Masada di Milano nel novembre 2015, riunisce quattro telenti emergenti della scena jazz mondiale: il chitarrista Turra, forte di un virtuosismo trascendentale, e straordinario anche dal punto di vista espressivo; il batterista Quagliarella; quindi due esponenti dell'avant jazz della Grande Mela, il bassista Blumerkanz e il pianista Brian Marsella. La performance cattura non solo capacità strumentali non comuni, ma anche la forte impronta spirituale della musica, ispirata da muse come il John Coltrane maturo, Pharoah Sanders, Sonny Sharrock. Su tutto, forse, svetta il cannibalismo di John Zorn. Avanguardia con un'anima." Francesco Buffoli, Rockerilla, 2016.
01 _ Lord of Creation 11:32
02 _ The One Who Precedes 12:36
03 _ Testimony of the Heaven 6:42
04 _ Snake’s Neck 9:46
05 _ Tip of the Sword 9:35
06 _ The One Who Roars 12:11
07 _ Fortune’s Fortune 10:14
(C) + (P) 2016