IL GRANDE DRAGO
CLAUDIO COJANIZ / MASSIMO DE MATTIA / FRANCO FERUGLIO / ALESSANDRO MANSUTTI
SOLD OUT
Claudio Cojaniz _ pianoforte
Massimo De Mattia _ flauti
Franco Feruglio _ contrabbasso
Alessandro Mansutti _ batteria
Questo quartetto rappresenta, in relazione ad altre opere del flautista De Mattia presenti in questo catalogo, il più "tradizionale", in termini di linguaggio, in termini di musica jazz, anche se non mancano momenti di astrazione. Il quartetto vede la presenza del pianista Claudio Cojaniz, musicista prolifico e ormai storico del jazz friulano; Franco Feruglio, titolare della cattedra di contrabbasso presso il Conservatorio di Udine, che riesce a dividersi artisticamente tra jazz e musica colta del '900; infine Alessandro Mansutti, emerso in questi ultimi anni come nuovo talento batteristico della regione (e non solo). Dalle note di copertina, di Flavio Massarutti: "C’è questo disegno di un bambino che raffigura un Drago coloratissimo. Non sembra un Drago cattivo; d’altronde, si sa, i bambini amano i mostri mentre gli adulti non si sceglierebbero mai un amico immaginario con scaglie e coda. Salvo poi nella vita essere a volte dei veri e propri mostri. Poi c’è quest’altro Drago a due teste. L’ho trovato in un agriturismo sul Collio sloveno riprodotto in una cartolina nella quale non è citato l’autore. Anche questo non fa paura, anzi è amichevole. Gli animali fantastici, specie se mostruosi, hanno il potere di spalancare dimensioni oltre il quotidiano. Dimensioni dove tutto è possibile. Se possono esistere Draghi volanti e fiammeggianti allora significa che ci può essere la speranza di un altro mondo dove fantasia e libertà si dispieghino nelle nostre vite. Il quartetto di Claudio Cojaniz, Massimo De Mattia, Franco Feruglio e Alessandro Mansutti fanno una musica che ha questa natura. Una strana musica sospesa, fluttuante. Ha una sua sostanza materica importante, data da un suono scuro e denso, e strutture ben riconoscibili per quanto aperte. Ci si può sentire tutto lo swing del mondo e insieme l’ambiguità dell’astrattezza. È musica che si muove continuamente come in un sogno. Mi ricorda il volo insensato di Arzach, il misterioso guerriero creato dal fumettista Moebius, vero free jazz a fumetti. Anche lì c’erano mostri e paesaggi fantastici. E c’era il profumo eccitante della libertà."
"(...) Tra le novità discografiche in Setola di Maiale qui vi propongo tre quartetti italiani [oltre a questo, Gamra e Aghe Clope], fisiologicamente differenti, ma che conducono verso un auspicabile concetto di rinnovamento vero del jazz. Sulle ali della fantasia liberata da un'immagine animale ben sfruttata anche nel mondo musicale, il quartetto Cojaniz-De Mattia-Feruglio-Mansutti del Il grande drago sfida i soliti abbinamenti classici della tradizione jazzistica e, grazie alla presenza di De Mattia, offre un'intesa flauto contro pianoforte, appoggiata da una sezione ritmica, su piani eclettici: ognuno porta le proprie esperienze, la propria sensibilità artistica e per tale via ne guadagna l'originalità della proposta. La piacevolezza che inebria l'ascolto del Il grande drago sta nell'organico rimuginare dei quattro musicisti: De Mattia (a cui è riferibile il progetto) sembra arrivare da un pianeta alieno, Cojaniz ha una raffinata tendenza blues, Feruglio e Mansutti si dividono tra repliche del sistema ritmico jazz ed assoluta libertà di espressione. C'è uno strano connubio che fa rivivere sprazzi di vecchia improvvisazione rivestita totalmente a nuovo dalla volontà di creare una sorta di cameralità solo formale dell'espressione, scavando nei suoi tempi e nelle sue consuetudini, arrivando ad un solido studio di variazioni, 9 in tutto, più un brano che dà nel finale il titolo alla raccolta. Il fascino della concorrente partecipazione si trova nell'eccellente apporto dato alle improvvisazioni che offrono un'ancora di salvataggio plurima, poiché sono potenzialmente in grado di coinvolgere un ascoltatore di jazz tradizionale, un idiomatico amante della free improv, un progressista o anche un navigante nelle acque prospicienti della classica. Un lavoro che scivola con giudizio, una boccata di ossigeno nel marasma odierno di un certo tipo di improvvisazione che sembra aver rinunciato quasi completamente al veicolo melodico ed un esempio della totalità degli elementi da utilizzare nella tavolozza del jazz del ventunesimo secolo." Ettore Garzia, Percorsi Musicali, 2016.
"(...) Il Grande Drago, Album di grande fascino questo realizzato da un quartetto sotto certi aspetti anomalo, in quanto, pur essendo costituito da artisti che operano prevalentemente nel Nord-Est, accomuna sensibilità diverse. Così accanto al pianista Claudio Cojaniz, che vanta un robusto bagaglio accademico, troviamo il flautista Massimo De Mattia a ben ragione considerato uno dei massimi esponenti europei della nuova musica improvvisata tanto che questo album si allontana non poco da quelle che sono le strade da lui tradizionalmente battute; assieme a loro Franco Feruglio titolare della cattedra di Contrabbasso presso il Conservatorio “J. Tomadini” di Udine, che si divide tra jazz e musica classica in special modo del XX secolo e il batterista Alessandro Mansutti che si è fatto le ossa collaborando spesso con lo stesso Cojaniz, nonché con Juri Dal Dan e Marco Cisilino. I quattro formano un combo compatto, equilibrato in grado di proporre una musica in cui il richiamo alla tradizione si coniuga con direzioni astratte in cui le facoltà improvvisative sono messe a dura prova. Così le linee disegnate da pianoforte e flauto si intersecano con naturalezza ben sostenute da una sezione ritmica il cui ruolo va ben al di là del semplice supporto ritmico-armonico (si ascolti, ad esempio, la ‘Variazione IV’), con gustose figurazioni ritmiche che alle volte richiamano addirittura il funky. In definitiva, cosa più unica che rara, un disco che riesce a coniugare l’interesse per la sperimentazione, per la modernità, per la ricerca di qualcosa di nuovo, con una certa gradevolezza d’ascolto." Gerlando Gatto, Online-Jazz, 2016.
01 _ Variazione I 4:22
02 _ Variazione II 4:42
03 _ Variazione III 4:19
04 _ Variazione IV 4:02
05 _ Variazione V 6:58
06 _ Variazione VI 4:20
07 _ Variazione VII 3:29
08 _ Variazione VIII 6:46
09 _ Variazione IX 6:34
10 _ Il Grande Drago 6:05
(C) + (P) 2015
SOLD OUT
Claudio Cojaniz _ piano
Massimo De Mattia _ flutes
Franco Feruglio _ double bass
Alessandro Mansutti _ drums
This quartet represent, in relation to other works of flutist De Mattia on this catalogue, the most "traditional" in terms of idiom, in term of jazz music but anyway, there are also abstract directions. The quartet sees the presence of pianist Claudio Cojaniz, prolific and historical musician of the region Friuli-Venezia Giulia and beyond; Franco Feruglio, master of double bass at the Conservatory Tomadini of Udine, who is artistically divided between jazz and classical music (especially of the XX century); finally Alessandro Mansutti, talented drummer who works in a wide range of combos.
"(...) Tra le novità discografiche in Setola di Maiale qui vi propongo tre quartetti italiani [oltre a questo, Gamra e Aghe Clope], fisiologicamente differenti, ma che conducono verso un auspicabile concetto di rinnovamento vero del jazz. Sulle ali della fantasia liberata da un'immagine animale ben sfruttata anche nel mondo musicale, il quartetto Cojaniz-De Mattia-Feruglio-Mansutti del Il grande drago sfida i soliti abbinamenti classici della tradizione jazzistica e, grazie alla presenza di De Mattia, offre un'intesa flauto contro pianoforte, appoggiata da una sezione ritmica, su piani eclettici: ognuno porta le proprie esperienze, la propria sensibilità artistica e per tale via ne guadagna l'originalità della proposta. La piacevolezza che inebria l'ascolto del Il grande drago sta nell'organico rimuginare dei quattro musicisti: De Mattia (a cui è riferibile il progetto) sembra arrivare da un pianeta alieno, Cojaniz ha una raffinata tendenza blues, Feruglio e Mansutti si dividono tra repliche del sistema ritmico jazz ed assoluta libertà di espressione. C'è uno strano connubio che fa rivivere sprazzi di vecchia improvvisazione rivestita totalmente a nuovo dalla volontà di creare una sorta di cameralità solo formale dell'espressione, scavando nei suoi tempi e nelle sue consuetudini, arrivando ad un solido studio di variazioni, 9 in tutto, più un brano che dà nel finale il titolo alla raccolta. Il fascino della concorrente partecipazione si trova nell'eccellente apporto dato alle improvvisazioni che offrono un'ancora di salvataggio plurima, poiché sono potenzialmente in grado di coinvolgere un ascoltatore di jazz tradizionale, un idiomatico amante della free improv, un progressista o anche un navigante nelle acque prospicienti della classica. Un lavoro che scivola con giudizio, una boccata di ossigeno nel marasma odierno di un certo tipo di improvvisazione che sembra aver rinunciato quasi completamente al veicolo melodico ed un esempio della totalità degli elementi da utilizzare nella tavolozza del jazz del ventunesimo secolo." Ettore Garzia, Percorsi Musicali, 2016.
"(...) Il Grande Drago, Album di grande fascino questo realizzato da un quartetto sotto certi aspetti anomalo, in quanto, pur essendo costituito da artisti che operano prevalentemente nel Nord-Est, accomuna sensibilità diverse. Così accanto al pianista Claudio Cojaniz, che vanta un robusto bagaglio accademico, troviamo il flautista Massimo De Mattia a ben ragione considerato uno dei massimi esponenti europei della nuova musica improvvisata tanto che questo album si allontana non poco da quelle che sono le strade da lui tradizionalmente battute; assieme a loro Franco Feruglio titolare della cattedra di Contrabbasso presso il Conservatorio “J. Tomadini” di Udine, che si divide tra jazz e musica classica in special modo del XX secolo e il batterista Alessandro Mansutti che si è fatto le ossa collaborando spesso con lo stesso Cojaniz, nonché con Juri Dal Dan e Marco Cisilino. I quattro formano un combo compatto, equilibrato in grado di proporre una musica in cui il richiamo alla tradizione si coniuga con direzioni astratte in cui le facoltà improvvisative sono messe a dura prova. Così le linee disegnate da pianoforte e flauto si intersecano con naturalezza ben sostenute da una sezione ritmica il cui ruolo va ben al di là del semplice supporto ritmico-armonico (si ascolti, ad esempio, la ‘Variazione IV’), con gustose figurazioni ritmiche che alle volte richiamano addirittura il funky. In definitiva, cosa più unica che rara, un disco che riesce a coniugare l’interesse per la sperimentazione, per la modernità, per la ricerca di qualcosa di nuovo, con una certa gradevolezza d’ascolto." Gerlando Gatto, Online-Jazz, 2016.
01 _ Variazione I 4:22
02 _ Variazione II 4:42
03 _ Variazione III 4:19
04 _ Variazione IV 4:02
05 _ Variazione V 6:58
06 _ Variazione VI 4:20
07 _ Variazione VII 3:29
08 _ Variazione VIII 6:46
09 _ Variazione IX 6:34
10 _ Il Grande Drago 6:05
(C) + (P) 2015