ONE HOUR WITH THE THREE UNCLES
ROBERTO DEL PIANO / MATTHIAS BOSS / MARCELLO MAGLIOCCHI
SOLD OUT
Roberto Del Piano _ basso elettrico
Matthias Boss _ violino
Marcello Magliocchi _ batteria
Libera musica improvvisata, registrata al Mu-Rec. Studio di Milano, nel marzo del 2012. "Due svizzeri e due italiani formano un trio (*). Il triangolo quadrilatero. Si conoscono già per aver suonato assieme in altre situazioni, con altri colleghi improvvisatori. Ma in questa con/formazione è la prima volta. Senza prove, senza spartiti, senza rete. Devono trovare la quadratura del cerchio. La magica geometria non euclidea produce la musica che ascolterete. I suoni sono merito di un altro improvvisatore, da tempo passato dietro alla consolle (Paolo Falascone dello studio Mu.Rec di Milano). Della musica prodotta si è deciso di fare come con il maiale (ehm...), non si è buttato via nulla." The Three Uncles, Milano, giugno 2012. (*) Matthias è svizzero; Marcello è italiano; Roberto ha la doppia cittadinanza. Non è giusto, ma è così.
"(...) Sei radicali composizioni istantanee, per basso elettrico, violino e batteria. Un precipitar feroce, che non si concede scorciatoie. Il free, in declinazione avant, con tagli di luce improvvisi, che non puoi, non definir etnici. Aspre sezioni, di stratificazione e rarefazione. Dove il violino dello svizzero Matthias Boss, detta linee melodiche che intersecano jazz e contemporanea, il basso trasmuta in metallica percussione e Magliocchi, gestisce la frantumazione ritmica, alternando pieni, vuoti e stridori. Di brulicanti particolari e livide rifrazioni. Colpi stoppati, figure anomale ed ampi spazi vuoti. Libera espressione, asciutta, inventiva ed efficace." M. Carcasi, Kathodik 2013.
"(...) I tre “zii”, sono musicisti che da anni portano avanti un discorso sulla musica improvvisata, non solo di derivazione jazzistica, con l’aiuto dell’etichetta Setola Di Maiale, che “… è un network ed etichetta radicale che coinvolge musicisti indipendenti — per la maggior parte improvvisatori — lontani dalle regole del mercato musicale, più o meno ufficiale. Lo scopo principale è cercare di colmare un’esigenza molto diffusa nella comunità dei musicisti sperimentali, cioè quella di dare corpo e continuità alle musiche creative prodotte eminentemente nel nostro paese, autoproducendo lavori che per mancanza di opportunità discografiche, o per limitate disponibilità economiche degli stessi artisti, andrebbero perduti”. In altre parole, lo scopo dell’etichetta è quello di mantenere una documentazione della ricerca e dello sviluppo della musica improvvisata italiana. Come facile da intuire, la proposta nel catalogo non è da ampie platee, ma negli anni ha conquistato una buona fetta di estimatori, soprattutto all’estero, dove l’apertura verso le “altre musiche” è sempre stata maggiore. Altra ragione è che tutta la produzione del catalogo è fatta da musicisti “veri”, non da bluff, che suonano e lo fanno bene. E questo è quello che emerge fin dalle prime note di questo disco. Le sei tracce sono costruite in maniera totalmente improvvisata, ma l’affiatamento che esiste tra i tre è sorprendente, tanto da pensare a una sorta di traccia di partenza o almeno un piccolo canovaccio da seguire. Non me ne vogliano gli altri due zii, che conosco meglio (Del Piano con Idea Trio di Liguori e Magliocchi con i lavori con Ottaviano), ma la grande sorpresa è stata Matthias Boss: con il suo violino, quasi sempre protagonista delle tracce, ricama e sottolinea in maniera puntuale l’intervento dei due compagni. Magliocchi con le sue percussioni sviluppa un tappeto sonoro ideale, mi ricorda un po’ Tony Oxley, mentre il basso elettrico di Zio Ciccio, a tratti percussivo, crea un raddoppio con la batteria molto efficace. Musica di avanguardia post free che non ha nulla da invidiare con ben più osannati improvvisatori d’oltre manica, che riprende e sviluppa un discorso iniziato in Italia 30 anni fa. L’ora che passerete ad ascoltare questo CD vi darà la possibilità di ricredervi, e molto, sulla musica improvvisata." Maurizio Zorzi, Free Fall 2012.
"(…) Cette impression est renforcée par l’excellente One Hour With Three Uncles avec à nouveau Boss et Magliocchi et le bassiste électrique Roberto del Piano. Ce trio est l’occasion pour le violoniste de donner sa mesure avec un swing affirmé entraînant un tandem basse/batterie dynamique, plein de justesse et d’invention dans une musique pleinement libre. Magliocchi a l’art d’occuper l’espace sonore sans le remplir en inventant, commentant et relançant ses deux comparses avec un goût sûr : construction et déconstruction, stase et précipitation, légèreté et vitesse. Quant au bassiste, il mérite vraiment d’être écouté et découvert , sons sens mélodique et rythmique n’est jamais pris en défaut dans un tel contexte, précis et chambriste en sollicitant les harmoniques au détour d’une phrase. Ces trois – là savent s’écouter au plus près avec un sens rythmique sûr qui révèle bien une musicalité profonde. Un bel équilibre." J-M Van Schouwburg, Orynx – Improv and Sounds, 2012.
"(...) Matthias Boss è uno dei responsabili, anzi il protagonista principale grazie alle possibilità e qualità notevoli del suo strumento, di One Hour with the Three Uncles, i cui sei brani propongono un'improvvisazione più "classica," con disarticolazioni, addensamenti, rarefazioni, con una grande tensione dinamica e varietà timbrica. Altrettanto "classica" è la strumentazione utilizzata da Magliocchi: metallofoni e membranofoni, forse oggetti di recupero, che vengono percossi, sfregati, accarezzati, violentati per estrarne la loro anima interiore e tutte le sfumature sonore possibili. Roberto Del Piano vaga con circospezione o insistenze su fraseggi contorti, indaga sonorità per lo più chiuse e pacate, evitando le soluzioni e le funzioni più risapute del basso elettrico." Libero Farnè, All About Jazz, 2013.
"(...) The best praise that one could give to the Uncles is that their music – recorded in 2012 – is not comparable to anything else that I can remember at this moment. Improvisations that do not seek enlightenment, mostly based on the edgier aspects of unrestrained instrumental disturbance with nary a moments of relax. Boss’ constant tremolo-cum-erudite harmonic scraping and, in general, the recalcitrant temperament of his playing symbolize the urgency transmitted by the entire three-way interaction. Del Piano’s rotund bass timbre is a reassuring presence of sorts, but the man wouldn’t vamp if you threatened him at gunpoint, preferring diagonal walking and fragmented circles, a veritable vulture waiting for the bodies of someone who might not arrive at destination. Magliocchi is perhaps the figure of a sage in this context, working the drum set without dominating attitude, frequently choosing the dynamic shades from the quieter room of the percussive edifice, ultimately acting more as a contrapuntal color than a driving force. Together, these guys present us with over an hour of amusing havoc totally devoid of ostentatious fanfare. Not a bad feat." Massimo Ricci, Touching Extremes 2014.
"(...) Très bavards et très explicites avaient été ces mêmes Three Uncles lors de leur baptême discographique. Tous se glissaient dans les interstices des vieilles murailles. Violon et basse électrique portaient l’ivresse à bout de bras tandis que la batterie tentait de réguler la bataille. La microtonalité se portait large. La liberté: idem." Luc Bouquet, Le son du grisli, 2014.
01 _ 13.03
02 _ 10.01
03 _ 05.13
04 _ 11.57
05 _ 13.13
06 _ 07.30
(C) + (P) 2012
SOLD OUT
Roberto Del Piano _ electric bass
Matthias Boss _ violin
Marcello Magliocchi _ drums
Free improvised music recorded at Mu-Rec. Studio, Milan (Italy) on March 13th 2012. "Due svizzeri e due italiani formano un trio (*). Il triangolo quadrilatero. Si conoscono già per aver suonato assieme in altre situazioni, con altri colleghi improvvisatori. Ma in questa con/formazione è la prima volta. Senza prove, senza spartiti, senza rete. Devono trovare la quadratura del cerchio. La magica geometria non euclidea produce la musica che ascolterete. I suoni sono merito di un altro improvvisatore, da tempo passato dietro alla consolle (Paolo Falascone dello studio Mu.Rec di Milano). Della musica prodotta si è deciso di fare come con il maiale (ehm...), non si è buttato via nulla." The Three Uncles, Milano, giugno 2012. (*) Matthias is Swiss; Marcello is Italian; Roberto has dual citizenship. It is not fair, but it is.
"(...) The best praise that one could give to the Uncles is that their music – recorded in 2012 – is not comparable to anything else that I can remember at this moment. Improvisations that do not seek enlightenment, mostly based on the edgier aspects of unrestrained instrumental disturbance with nary a moments of relax. Boss’ constant tremolo-cum-erudite harmonic scraping and, in general, the recalcitrant temperament of his playing symbolize the urgency transmitted by the entire three-way interaction. Del Piano’s rotund bass timbre is a reassuring presence of sorts, but the man wouldn’t vamp if you threatened him at gunpoint, preferring diagonal walking and fragmented circles, a veritable vulture waiting for the bodies of someone who might not arrive at destination. Magliocchi is perhaps the figure of a sage in this context, working the drum set without dominating attitude, frequently choosing the dynamic shades from the quieter room of the percussive edifice, ultimately acting more as a contrapuntal color than a driving force. Together, these guys present us with over an hour of amusing havoc totally devoid of ostentatious fanfare. Not a bad feat." Massimo Ricci, Touching Extremes 2014.
"(...) Très bavards et très explicites avaient été ces mêmes Three Uncles lors de leur baptême discographique. Tous se glissaient dans les interstices des vieilles murailles. Violon et basse électrique portaient l’ivresse à bout de bras tandis que la batterie tentait de réguler la bataille. La microtonalité se portait large. La liberté: idem." Luc Bouquet, Le son du grisli, 2014.
"(…) Cette impression est renforcée par l’excellente One Hour With Three Uncles avec à nouveau Boss et Magliocchi et le bassiste électrique Roberto del Piano. Ce trio est l’occasion pour le violoniste de donner sa mesure avec un swing affirmé entraînant un tandem basse/batterie dynamique, plein de justesse et d’invention dans une musique pleinement libre. Magliocchi a l’art d’occuper l’espace sonore sans le remplir en inventant, commentant et relançant ses deux comparses avec un goût sûr : construction et déconstruction, stase et précipitation, légèreté et vitesse. Quant au bassiste, il mérite vraiment d’être écouté et découvert , sons sens mélodique et rythmique n’est jamais pris en défaut dans un tel contexte, précis et chambriste en sollicitant les harmoniques au détour d’une phrase. Ces trois – là savent s’écouter au plus près avec un sens rythmique sûr qui révèle bien une musicalité profonde. Un bel équilibre." J-M Van Schouwburg, Orynx – Improv and Sounds, 2012.
"(...) I tre “zii”, sono musicisti che da anni portano avanti un discorso sulla musica improvvisata, non solo di derivazione jazzistica, con l’aiuto dell’etichetta Setola Di Maiale, che “… è un network ed etichetta radicale che coinvolge musicisti indipendenti — per la maggior parte improvvisatori — lontani dalle regole del mercato musicale, più o meno ufficiale. Lo scopo principale è cercare di colmare un’esigenza molto diffusa nella comunità dei musicisti sperimentali, cioè quella di dare corpo e continuità alle musiche creative prodotte eminentemente nel nostro paese, autoproducendo lavori che per mancanza di opportunità discografiche, o per limitate disponibilità economiche degli stessi artisti, andrebbero perduti”. In altre parole, lo scopo dell’etichetta è quello di mantenere una documentazione della ricerca e dello sviluppo della musica improvvisata italiana. Come facile da intuire, la proposta nel catalogo non è da ampie platee, ma negli anni ha conquistato una buona fetta di estimatori, soprattutto all’estero, dove l’apertura verso le “altre musiche” è sempre stata maggiore. Altra ragione è che tutta la produzione del catalogo è fatta da musicisti “veri”, non da bluff, che suonano e lo fanno bene. E questo è quello che emerge fin dalle prime note di questo disco. Le sei tracce sono costruite in maniera totalmente improvvisata, ma l’affiatamento che esiste tra i tre è sorprendente, tanto da pensare a una sorta di traccia di partenza o almeno un piccolo canovaccio da seguire. Non me ne vogliano gli altri due zii, che conosco meglio (Del Piano con Idea Trio di Liguori e Magliocchi con i lavori con Ottaviano), ma la grande sorpresa è stata Matthias Boss: con il suo violino, quasi sempre protagonista delle tracce, ricama e sottolinea in maniera puntuale l’intervento dei due compagni. Magliocchi con le sue percussioni sviluppa un tappeto sonoro ideale, mi ricorda un po’ Tony Oxley, mentre il basso elettrico di Zio Ciccio, a tratti percussivo, crea un raddoppio con la batteria molto efficace. Musica di avanguardia post free che non ha nulla da invidiare con ben più osannati improvvisatori d’oltre manica, che riprende e sviluppa un discorso iniziato in Italia 30 anni fa. L’ora che passerete ad ascoltare questo CD vi darà la possibilità di ricredervi, e molto, sulla musica improvvisata." Maurizio Zorzi, Free Fall 2012.
"(...) Sei radicali composizioni istantanee, per basso elettrico, violino e batteria. Un precipitar feroce, che non si concede scorciatoie. Il free, in declinazione avant, con tagli di luce improvvisi, che non puoi, non definir etnici. Aspre sezioni, di stratificazione e rarefazione. Dove il violino dello svizzero Matthias Boss, detta linee melodiche che intersecano jazz e contemporanea, il basso trasmuta in metallica percussione e Magliocchi, gestisce la frantumazione ritmica, alternando pieni, vuoti e stridori. Di brulicanti particolari e livide rifrazioni. Colpi stoppati, figure anomale ed ampi spazi vuoti. Libera espressione, asciutta, inventiva ed efficace." M. Carcasi, Kathodik 2013.
"(...) Matthias Boss è uno dei responsabili, anzi il protagonista principale grazie alle possibilità e qualità notevoli del suo strumento, di One Hour with the Three Uncles, i cui sei brani propongono un'improvvisazione più "classica," con disarticolazioni, addensamenti, rarefazioni, con una grande tensione dinamica e varietà timbrica. Altrettanto "classica" è la strumentazione utilizzata da Magliocchi: metallofoni e membranofoni, forse oggetti di recupero, che vengono percossi, sfregati, accarezzati, violentati per estrarne la loro anima interiore e tutte le sfumature sonore possibili. Roberto Del Piano vaga con circospezione o insistenze su fraseggi contorti, indaga sonorità per lo più chiuse e pacate, evitando le soluzioni e le funzioni più risapute del basso elettrico." Libero Farnè, All About Jazz, 2013
01 _ 13.03
02 _ 10.01
03 _ 05.13
04 _ 11.57
05 _ 13.13
06 _ 07.30
(C) + (P) 2012