SOLO IMMOBILE (GUITAR WORKS)
PABLO MONTAGNE
SOLD OUT
Digisleeve ecopack
Pablo Montagne _ chitarra classica _ chitarra baritono elettrica _ chitarra acustica _ percussioni _ humbucker _ kazoo
In “Solo Immobile” vi sono composizioni per chitarra classica, elettrica baritona, chitarra acustica e percussioni. Il lavoro si divide principalmente in due sezioni, una parte di brani dove sono presenti lavori che scavano nel profondo delle sonorità della chitarra ottenendo sonorità con: multi tessiture, poliritmie, policaos, una certa tridimensionalità. Una seconda sezione (i brani che hanno la parola “count” nel titolo), fatta di composizioni che hanno caratteristiche molto più minimali delle precedenti, legate a cicli numerici. Entrambi gli approcci sono legati alle ricerche e agli studi personali di Pablo su cicli di diversa natura e grandezza, applicati alla chitarra tramite l’improvvisazione e alla composizione scritta. Pablo Montagne è chitarrista, improvvisatore, compositore. Ha studiato chitarra elettrica con L. Candelori, I. De Angelis e M. Vallois (CIM, Parigi). Si diploma in chitarra classica con il massimo dei voti presso il conservatorio A. Casella dell'Aquila. Nel 2007 consegue con lode il diploma di II livello ad indirizzo solistico presso il conservatorio N. Rota di Monopoli, studiando con M. Felici e M. Grandinetti. Inoltre ha studiato musica elettronica con M. Lupone, collaborando con il CRM (Centro di Ricerche Musicali). Da anni si dedica alla pratica dell’improvvisazione, composizione(de-composizione, ri-composizione), gestendo e spingendo verso diversi e molteplici aspetti della performance in solo e in gruppo. Si dedica a scrivere e ad accumulare partiture di diversa e opposta natura, con l’intento (o il non intento) di gestire, separare, teatralizzare, amplificare, isolare o in alcuni casi anche ad inibire, alcuni specifici processi mentali-comportamentali e fisico-casuali: musica da carta, musica da contare, musica da leggere e ascoltare, musica da leggere e non ascoltare, musica da circostanza, musica per sbaglio, musica di riflesso, musica di multi-direzioni intenzionali, musica fisica, musica condivisa, musica incontrollabile, musica nascosta, musica ferma. Ha collaborato come improvvisatore, compositore, esecutore con: M. Lupone, W. Cianciusi, F. Massaro, A. La Volpe, A. Tomassetti, G. Lenoci, G. Mongelli, J.Léandre, B. Achiary, M. Grandinetti, K. Saariaho, W. Parker, M. Riessler, S. Potts, E. Melozzi, S. Taglietti, R. Vacca, CRM (centro di ricerche musicali), Barrio de Tango, D. di Bonaventura, Quadrivium Percussione Ricerca, F. Mandolini, V. Grossi, lo scultore B. Buttarelli, Diomira Invisible Ensemble, Lisma Project (E. Melozzi, S. de Angelis), Compagnia di Danza Qualibò.
"(...) Il nuovo disco del chitarrista pugliese senza essere un’enciclopedia tascabile o un bignami delle tecniche impro-compositive (magari provate con il bel doppio setoloso “Guitars - An Anthology Of Experimental Solo Guitar Music”) pure contiene una serie di spunti e di spruzzi di tale varietà da offrirsi come strumento di indicizzazione di ascolti e passioni. Perché ci sono il metal e Jimi Hendrix, il free e Derek Bailey, lo squarcio country, la contemporanea dentro e fuori dell’accademia; segni e tracce di suoni che i vari formalismi (quella della classica come quella del rock) continuano a ritenere antitetici. Ma la dimensione creativa di Montagne trasforma gli stilemi in un linguaggio personale pieno di energia ed espressività e costruisce un mondo sonoro proprio. Utilizza gli stili come espedienti espressivi per mutare il senso, il genere ed il colore di uno stesso spartito (operazione sviluppata in Bit Count, Counting the Roads, Space Count, Density Count) e ri-allenarci al senso di sorpresa che può esserci tanto nella scrittura quanto nel gesto free ed estemporaneo. Le sue dita esplorano la chitarra (che sia acustica, classica, baritona elettrica) regalandoci immagini di un paesaggio sonoro che pare ancora vergine ed è questo il miracolo che chiediamo ai musicisti, quello di farci credere che la prima volta sia sempre la nostra." Dionisio Capuano, Blow Up n.149, 2010.
"(...) Corde, acustiche ed elettriche, percussioni e carne cruda a colazione. Composizioni/improvvisazioni, feroci, scarne e dirette. Dove le indicazioni (in apparenza, sul principio, chiare...), vengon addentate e digerite, con insolita energia. Dico Bailey, dico Hendrix, il blues e il free, le chiome dell'Iriondo e del Cantù, intenti a spintonarsi a gran manate. Ecco, Pablo Montagne, di fondo, ha imparato e dimenticato. Cantando ad alta voce, le lodi al silenzio circostante. La conseguente applicazione, riserva spazio e cura, per il tutto, e per il nulla. Che l'elettricità straripante, di certi numeri quasi metal, diventa, cosi facendo, semplice emanazione acustica, della ruggine immancabile. Ed in fondo, di questi tempi, tutto, ma proprio tutto, par coperto da una patina marroncina. Ma nel paese del cazzo che siamo, grattando grattando, sotto la scorza/sudario, rimarchiamo la necessità assoluta, d'interpreti attuali (come Pablo, o l'altro setolare, M Tabe), di linguaggi apparentemente immobili da troppo tempo (l'accademia, la contemporanea, il far free, per darsi un tono). L'universo di riferimento, ha collassato da tempo, nessuno se lo caga più, e la puzza sotto il naso nient'altro che puzza vera è. Capoccetta mia, ascolta Counting The Roads, e appesa al muro, appare una Mr. Tambourine Man, cionca e disossata, senza voce, e null'altro da fare, che carezzare benevola, le macerie culturali circostanti. D'immobile, ci siam soltanto noi. Pablo Montagne, alla faccia nostra, corre lontano." M. Carcasi, Kathodik 2010.
"(…) Tra le tante realtà indipendenti italiane, la friulana Setola di Maiale è specializzata dal 1993 in coraggiose produzioni di musiche non convenzionali, che altrimenti avrebbero rischiato di non essere mai documentate. È certamente il caso del disco di Pablo Montagne, che troviamo da solo alle prove con tre diversi tipi di chitarre (oltre a buzuki e percussioni) in un disco in cui l'improvvisazione si sovrappone su un disegno ben preciso di indagine sonora. L'ascolto rimanda a vari riferimenti stilistici e qui e là riecheggiano Fred Frith, Elliot Sharp e Derek Bailey. Complessivamente il disco comunica una sensazione di inquietudine notturna e post-industriale." Sabelli, Musica Jazz, 2011.
"(...) Guitar Works di nome e di fatto visto che Montagne utilizza sia chitarre acustiche che elettriche e le variazioni di suono portano direttamente ad alcuni mostri sacri del genere: oltre ai soliti Frith e Bailey anche a Elliott Sharp ed Henry Kaiser. Se però state pensando ai pezzi più melodici di questi signori state sbagliando non solo campo di gioco, ma proprio sport, perché Montagne lavora sulle corde, sulla cassa dello strumento e tuttalpiù completa con minime strutture percussive su cui fa da contrappunto con chitarre dal suono baritonale. Per quello che è il mio gusto personale trovo molto centrate le parti dove il chitarrista imbraccia l'elettrica e la utilizza con lo stesso piglio con cui si suonerebbe a strappo un contrabbasso, ma un po' ovunque si trovano momenti degni di nota. La maggioranza delle tracce si assesta su una durata media di tre minuti ed il radicalismo di Montagne fa sì che, fatta eccezione per Counting The Roads, non si senta un barlume di suono "melodico" o una successione di due note appartenenti ad una scala tradizionale neanche a pagarlo; le tracce si sviluppano su tempi spezzati, in modo spigoloso, come una marcia ostacolata da continui inciampi. Stiamo parlando d'altra parte di uno di quei musicisti che usa la chitarra costantemente al confine col noise, dando vita a un album che, nonostante le variazioni di suono e di strumento, sa essere omogeneo. " A. Ferraris, Sodapop 2010.
"(…) Permettetemi di presentarvi Pablo Montagne. Chitarrista, compositore, improvvisatore. Un curriculum eccellente che va dal diploma di chitarra classica presso il Conservatorio "A. Casella" dell'Aquila, al diploma con Lode di II livello ad indirizzo solistico (Conservatorio "N. Rota" di Monopoli) studiando con M. Felici e M. Grandinetti, al diploma in Jazz con lode presso il Conservatorio "N. Rota" di Monopoli, studiando con G. Lenoci. Suona qualunque tipo di chitarra: classica, acustica, elettrica, baritone, l'elenco è lungo e se in inglese il verbo "to play" viene tradotto in italiano sia con "giocare" che con "suonare" lui suona i suoi strumenti giocando con facilità e virtuosismo estremi. Con questo disco pubblicato per la prestigiosa etichetta italiana Setola Di Maiale che dal 1993 propone suoni non convenzionali e non allineati, Pablo da' pieno sfogo alla sua creatività, improvvisando, componendo, decomponendo, ri-componendo, gestendo i suoi strumenti verso partiture personali di diversa e opposta natura. I titoli (quasi zappiani) come Pesca In Mongolfiera Var. 1, Sharp Edge, Grondt, Straight To Borders, Pesca In Mongolfiera Var. 2, Bit Count, Lemon 33, Ottava Di Cellulosa, Counting The Roads, Space Count, Urzot, Pesca In Mongolfiera Var. 3, Asimmetria Perpetua, Density Count si dividono in due sezioni, una parte di brani dove sono presenti lavori che scavano nel profondo delle sonorità della chitarra ottenendo sonorità con: multitessiture, poliritmie, policaos, una certa tridimensionalità. Una seconda sezione (i brani che hanno la parola "Count" nel titolo) fatta di composizioni che hanno caratteristiche molto più minimali delle precedenti, legate a cicli numerici. L'effetto è spiazzante, teatrale, sicuramente si respirano idee nuove, rischiose e diverse dalla normale accademia e da quanto arriva dall'avantgarde newyorkese, con onesto entusiasmo ipotizzo una terza via mediterranea concettuale, jazzistica, matematica e popolare. Rischiate l'ascolto!" Andrea Aguzzi, 121 Cd per la Chitarra Contemporanea, libro 126 pagine, Dicembre 2010.
"(...) Apparentemente, questo sembrerebbe il primo disco uscito dalla chitarra di Pablo Montagne. Non è così, i lettori del blog ricorderanno altre recensioni a altri suoi lavori usciti per l’etichetta indipendente Chaque Objet e la precedente intervista di oltre un anno fa con cui avevamo fatto conoscenza con questo chitarrista dallo stile obliquo e innovativo. Solo Immobile uscito per la prestigiosa Setola di Maiale, casa indipendente da 18 anni operativa e con una spiccata tendenza per la musica improvvisata, è forse il suo “disco della maturità”, una operazione di revisione / costruzione / destrutturazione di quelle che sono le caratteristiche fondamentali del suo stile chitarristico e compositivo. Pablo non è un musicista “normale”, se vi aspettate un disco che dia delle certezze vi sbagliate, qui di confini certi non ce ne sono, nessun appiglio per presentare il disco all’insegna di un genere musicale, dell’appartenenza di una scuola musicale, di un stile... niente di niente. Montagne è semplicemente personale al 100%. Quelle che sembrano improvvisazioni in realtà sono composizioni disegnate e rifinite al millimetro, quelle che suonano come delle composizioni o degli insiemi più strutturati sono delle improvvisazioni, anche il suono dei suoi strumenti trae in inganno, Pablo suona qualunque tipo di chitarra, neanche fosse Ry Cooder, con una attenzione quasi morbosa verso sonorità insolite e quasi percussive, classica, acustica, baritone, elettrica... non c’è problema, lo strumento è usato in quanto generatore di un suono che va bene per definire una certa idea logica e musicale e non perché esiste una tradizione o una consuetudine consolidata per la quale “il pezzo va suonato così”. L’effetto è un insieme di jazz, rock, Derek Bailey che suona con Luigi Nono, musica popolare, schizofrenia teatrale, matematica applicata, una downtown newyorkese trasportata nel mediterraneo. Se questa è la nostra contemporaneità per me va benissimo." Andrea Aguzzi, Chitarra e Dintorni-nuove musiche, 2011.
"(...) My first exposure to Italian guitarist Pablo Montagne. His approach combines elements of European free improvisation, onkyo, and a certain form of blues. The 14 short tracks (nothing over ive minutes) are made of measured – though occasionally brutal – gestures, angular picking, guitar body sounds, and leaded rests. A strong aesthetics." François Couture, Monsieur Delire 2012.
"(...) Ma première exposition au travail de Pablo Montagne, un guitariste italien qui combine des approches issues de l’improvisation libre à l’européenne, de l’onkyo et d’une certaine forme de blues. Les 14 courtes pièces de ce disque (rien au-delà de cinq minutes) sont faites de gestes mesurés mais parfois brutaux, de jeu de cordes angulaire, de bruits de caisse et de silences lourds de sens. Une approche artistique solide." François Couture, Monsieur Delire 2012.
01 _ Pesca In Mongolfiera Var. 3:56
02 _ Sharp Edge 2:47
03 _ Grondt 4:06
04 _ Straight, To Borders 3:49
05 _ Pesca In Mongolfiera Var. 2 2:36
06 _ Bit Count 3:20
07 _ Lemon 33 2:47
08 _ Ottava Di Cellulosa 3:55
09 _ Counting The Roads 4:44
10 _ Space Count 3:42
11 _ Urzot 3:54
12 _ Pesca In Mongolfiera Var. 3 3:33
13 _ Asimmetria Perpetua 3:21
14 _ Density Count 4:02
(C) + (P) 2010
SOLD OUT
Digisleeve ecopack
Pablo Montagne _ classical guitar _ electric baritone guitar _ acoustic guitar _ percussions _ humbucker _ kazoo
In “Solo Immobile” there are works for classical guitar, electric baritone guitar and acoustic guitar, percussions. The work is divided principally into two sections, one part (only improvisation) where there are present works which go deep into the guitar sound obtaining sonorities with multi textures, multi articulations, polirithmics, polichaos, a certain three dimensionality. A second section (is partly written out, this are the pieces which have the word "count" in the title), made up of my compositions which have much more minimal characteristics than the first ones. This compositions are the result of the written part of my music, where i like to obtain different versions of the same score. Pablo Montagne is a guitarist, composer, improvisor. He studied electric guitar with L. Candelori, I. de Angelis in Abruzzo and with M. Vallois in Paris. He was awarded the highest marks in classical guitar playing at the A. Casella Conservatoire in L'Aquila. Following this, he studied with M. Felici and M. Grandinetti at the N. Rota Conservatoire of Monopoli, receiving the Master in Solo Performance along with the mention con lode. Furthermore, he studied electronic music with M. Lupone, meanwhile working with the CRM (Centre of Musical Research). Over the years, Pablo Montagne has dedicated much time to the practices of improvisation and composition, which he conceives also as de-composition and re-composition, with a leaning towards diverse and multiple aspects of performance in both solo and group playing. He is dedicated to writing and accumulating scores of different and opposed nature, with the intention (or non intention) to organise, separate, act out, amplify, isolate or, in some cases, even inhibit some behavioural processes due to mental attitudes and automatic body movement, such as: paper music, music to be counted, music to be read and listened to, music to be read and not listened to, circumstancial music, music by mistake, music by reflex, music of intentional multiple direction, physical music, music shared, uncontrollable music, hidden music, still music. As improvisor, composer and performer, Pablo Montagne worked in collaboration with M. Lupone, W. Cianciusi, F. Massaro, A. La Volpe, A. Tomassetti, G. Lenoci, G. Mongelli, K. Saariaho, J. Léandre, B. Achiary, M. Riessler, S. Potts, E. Melozzi, S. Taglietti, Quadrivium percussion research group, CRM (Centre of Musical Research), Barrio de Tango, Istituto Gramma, B. Buttarelli, Qualibò contemporary dance company, D. di Bonaventura, F. Mandolini, V. Grossi, R. Vacca, G. Francia, Diomira Invisible Ensemble, Lisma Project (E. Melozzi, S. de Angelis).
"(...) My first exposure to Italian guitarist Pablo Montagne. His approach combines elements of European free improvisation, onkyo, and a certain form of blues. The 14 short tracks (nothing over ive minutes) are made of measured – though occasionally brutal – gestures, angular picking, guitar body sounds, and leaded rests. A strong aesthetics." François Couture, Monsieur Delire 2012.
"(...) Ma première exposition au travail de Pablo Montagne, un guitariste italien qui combine des approches issues de l’improvisation libre à l’européenne, de l’onkyo et d’une certaine forme de blues. Les 14 courtes pièces de ce disque (rien au-delà de cinq minutes) sont faites de gestes mesurés mais parfois brutaux, de jeu de cordes angulaire, de bruits de caisse et de silences lourds de sens. Une approche artistique solide." François Couture, Monsieur Delire 2012.
"(...) Il nuovo disco del chitarrista pugliese senza essere un’enciclopedia tascabile o un bignami delle tecniche impro-compositive (magari provate con il bel doppio setoloso “Guitars - An Anthology Of Experimental Solo Guitar Music”) pure contiene una serie di spunti e di spruzzi di tale varietà da offrirsi come strumento di indicizzazione di ascolti e passioni. Perché ci sono il metal e Jimi Hendrix, il free e Derek Bailey, lo squarcio country, la contemporanea dentro e fuori dell’accademia; segni e tracce di suoni che i vari formalismi (quella della classica come quella del rock) continuano a ritenere antitetici. Ma la dimensione creativa di Montagne trasforma gli stilemi in un linguaggio personale pieno di energia ed espressività e costruisce un mondo sonoro proprio. Utilizza gli stili come espedienti espressivi per mutare il senso, il genere ed il colore di uno stesso spartito (operazione sviluppata in Bit Count, Counting the Roads, Space Count, Density Count) e ri-allenarci al senso di sorpresa che può esserci tanto nella scrittura quanto nel gesto free ed estemporaneo. Le sue dita esplorano la chitarra (che sia acustica, classica, baritona elettrica) regalandoci immagini di un paesaggio sonoro che pare ancora vergine ed è questo il miracolo che chiediamo ai musicisti, quello di farci credere che la prima volta sia sempre la nostra." Dionisio Capuano, Blow Up n.149, 2010.
"(...) Corde, acustiche ed elettriche, percussioni e carne cruda a colazione. Composizioni/improvvisazioni, feroci, scarne e dirette. Dove le indicazioni (in apparenza, sul principio, chiare...), vengon addentate e digerite, con insolita energia. Dico Bailey, dico Hendrix, il blues e il free, le chiome dell'Iriondo e del Cantù, intenti a spintonarsi a gran manate. Ecco, Pablo Montagne, di fondo, ha imparato e dimenticato. Cantando ad alta voce, le lodi al silenzio circostante. La conseguente applicazione, riserva spazio e cura, per il tutto, e per il nulla. Che l'elettricità straripante, di certi numeri quasi metal, diventa, cosi facendo, semplice emanazione acustica, della ruggine immancabile. Ed in fondo, di questi tempi, tutto, ma proprio tutto, par coperto da una patina marroncina. Ma nel paese del cazzo che siamo, grattando grattando, sotto la scorza/sudario, rimarchiamo la necessità assoluta, d'interpreti attuali (come Pablo, o l'altro setolare, M Tabe), di linguaggi apparentemente immobili da troppo tempo (l'accademia, la contemporanea, il far free, per darsi un tono). L'universo di riferimento, ha collassato da tempo, nessuno se lo caga più, e la puzza sotto il naso nient'altro che puzza vera è. Capoccetta mia, ascolta Counting The Roads, e appesa al muro, appare una Mr. Tambourine Man, cionca e disossata, senza voce, e null'altro da fare, che carezzare benevola, le macerie culturali circostanti. D'immobile, ci siam soltanto noi. Pablo Montagne, alla faccia nostra, corre lontano." M. Carcasi, Kathodik 2010.
"(…) Tra le tante realtà indipendenti italiane, la friulana Setola di Maiale è specializzata dal 1993 in coraggiose produzioni di musiche non convenzionali, che altrimenti avrebbero rischiato di non essere mai documentate. È certamente il caso del disco di Pablo Montagne, che troviamo da solo alle prove con tre diversi tipi di chitarre (oltre a buzuki e percussioni) in un disco in cui l'improvvisazione si sovrappone su un disegno ben preciso di indagine sonora. L'ascolto rimanda a vari riferimenti stilistici e qui e là riecheggiano Fred Frith, Elliot Sharp e Derek Bailey. Complessivamente il disco comunica una sensazione di inquietudine notturna e post-industriale." Sabelli, Musica Jazz, 2011.
"(...) Guitar Works di nome e di fatto visto che Montagne utilizza sia chitarre acustiche che elettriche e le variazioni di suono portano direttamente ad alcuni mostri sacri del genere: oltre ai soliti Frith e Bailey anche a Elliott Sharp ed Henry Kaiser. Se però state pensando ai pezzi più melodici di questi signori state sbagliando non solo campo di gioco, ma proprio sport, perché Montagne lavora sulle corde, sulla cassa dello strumento e tuttalpiù completa con minime strutture percussive su cui fa da contrappunto con chitarre dal suono baritonale. Per quello che è il mio gusto personale trovo molto centrate le parti dove il chitarrista imbraccia l'elettrica e la utilizza con lo stesso piglio con cui si suonerebbe a strappo un contrabbasso, ma un po' ovunque si trovano momenti degni di nota. La maggioranza delle tracce si assesta su una durata media di tre minuti ed il radicalismo di Montagne fa sì che, fatta eccezione per Counting The Roads, non si senta un barlume di suono "melodico" o una successione di due note appartenenti ad una scala tradizionale neanche a pagarlo; le tracce si sviluppano su tempi spezzati, in modo spigoloso, come una marcia ostacolata da continui inciampi. Stiamo parlando d'altra parte di uno di quei musicisti che usa la chitarra costantemente al confine col noise, dando vita a un album che, nonostante le variazioni di suono e di strumento, sa essere omogeneo. " A. Ferraris, Sodapop 2010.
"(…) Permettetemi di presentarvi Pablo Montagne. Chitarrista, compositore, improvvisatore. Un curriculum eccellente che va dal diploma di chitarra classica presso il Conservatorio "A. Casella" dell'Aquila, al diploma con Lode di II livello ad indirizzo solistico (Conservatorio "N. Rota" di Monopoli) studiando con M. Felici e M. Grandinetti, al diploma in Jazz con lode presso il Conservatorio "N. Rota" di Monopoli, studiando con G. Lenoci. Suona qualunque tipo di chitarra: classica, acustica, elettrica, baritone, l'elenco è lungo e se in inglese il verbo "to play" viene tradotto in italiano sia con "giocare" che con "suonare" lui suona i suoi strumenti giocando con facilità e virtuosismo estremi. Con questo disco pubblicato per la prestigiosa etichetta italiana Setola Di Maiale che dal 1993 propone suoni non convenzionali e non allineati, Pablo da' pieno sfogo alla sua creatività, improvvisando, componendo, decomponendo, ri-componendo, gestendo i suoi strumenti verso partiture personali di diversa e opposta natura. I titoli (quasi zappiani) come Pesca In Mongolfiera Var. 1, Sharp Edge, Grondt, Straight To Borders, Pesca In Mongolfiera Var. 2, Bit Count, Lemon 33, Ottava Di Cellulosa, Counting The Roads, Space Count, Urzot, Pesca In Mongolfiera Var. 3, Asimmetria Perpetua, Density Count si dividono in due sezioni, una parte di brani dove sono presenti lavori che scavano nel profondo delle sonorità della chitarra ottenendo sonorità con: multitessiture, poliritmie, policaos, una certa tridimensionalità. Una seconda sezione (i brani che hanno la parola "Count" nel titolo) fatta di composizioni che hanno caratteristiche molto più minimali delle precedenti, legate a cicli numerici. L'effetto è spiazzante, teatrale, sicuramente si respirano idee nuove, rischiose e diverse dalla normale accademia e da quanto arriva dall'avantgarde newyorkese, con onesto entusiasmo ipotizzo una terza via mediterranea concettuale, jazzistica, matematica e popolare. Rischiate l'ascolto!" Andrea Aguzzi, 121 Cd per la Chitarra Contemporanea, book 126 pages, December 2010.
"(...) Apparentemente, questo sembrerebbe il primo disco uscito dalla chitarra di Pablo Montagne. Non è così, i lettori del blog ricorderanno altre recensioni a altri suoi lavori usciti per l’etichetta indipendente Chaque Objet e la precedente intervista di oltre un anno fa con cui avevamo fatto conoscenza con questo chitarrista dallo stile obliquo e innovativo. Solo Immobile uscito per la prestigiosa Setola di Maiale, casa indipendente da 18 anni operativa e con una spiccata tendenza per la musica improvvisata, è forse il suo “disco della maturità”, una operazione di revisione / costruzione / destrutturazione di quelle che sono le caratteristiche fondamentali del suo stile chitarristico e compositivo. Pablo non è un musicista “normale”, se vi aspettate un disco che dia delle certezze vi sbagliate, qui di confini certi non ce ne sono, nessun appiglio per presentare il disco all’insegna di un genere musicale, dell’appartenenza di una scuola musicale, di un stile... niente di niente. Montagne è semplicemente personale al 100%. Quelle che sembrano improvvisazioni in realtà sono composizioni disegnate e rifinite al millimetro, quelle che suonano come delle composizioni o degli insiemi più strutturati sono delle improvvisazioni, anche il suono dei suoi strumenti trae in inganno, Pablo suona qualunque tipo di chitarra, neanche fosse Ry Cooder, con una attenzione quasi morbosa verso sonorità insolite e quasi percussive, classica, acustica, baritone, elettrica... non c’è problema, lo strumento è usato in quanto generatore di un suono che va bene per definire una certa idea logica e musicale e non perché esiste una tradizione o una consuetudine consolidata per la quale “il pezzo va suonato così”. L’effetto è un insieme di jazz, rock, Derek Bailey che suona con Luigi Nono, musica popolare, schizofrenia teatrale, matematica applicata, una downtown newyorkese trasportata nel mediterraneo. Se questa è la nostra contemporaneità per me va benissimo." Andrea Aguzzi, Chitarra e Dintorni-nuove musiche, 2011.
01 _ Pesca In Mongolfiera Var. 3:56
02 _ Sharp Edge 2:47
03 _ Grondt 4:06
04 _ Straight, To Borders 3:49
05 _ Pesca In Mongolfiera Var. 2 2:36
06 _ Bit Count 3:20
07 _ Lemon 33 2:47
08 _ Ottava Di Cellulosa 3:55
09 _ Counting The Roads 4:44
10 _ Space Count 3:42
11 _ Urzot 3:54
12 _ Pesca In Mongolfiera Var. 3 3:33
13 _ Asimmetria Perpetua 3:21
14 _ Density Count 4:02
(C) + (P) 2010