ATTO DI DOLORE
MASSIMO DE MATTIA QUARTET (Massimo De Mattia, Denis Biason, Bruno Cesselli, Zlatko Kaucic)
SOLD OUT
Massimo De Mattia _ flauto
Denis Biason _ chitarra
Bruno Cesselli _ pianoforte
Zlatko Kaucic _ percussioni
Dalla copertina interna:
"questa musica è pensiero libero
mai succube del caso, richiede ascolti meditanti
questa musica è erotica
mette in scena genet, il puro enigma del fiore torturato
l’erotismo che conduce bataille a un disperato desiderio di vita fin dentro e oltre la morte
questa musica è eroica, è forza del passato
canta terre di nessuno, la destra tagliamento, non più veneto, non ancora friuli
sacro sepolcro di pier paolo e susanna...
casarsa
l’umile tumulo ombreggiato d’alloro
e il doloroso calpestio di ghiaia
questa musica
invoca il ritorno a una nuova sensibilità, a una rinnovata spiritualità
figlia delle arti, del progresso intellettuale
di coscienze affrancate dalla morale
atto di dolore per una religiosità corrotta, becera
che affligge con preghiere declamate, rituali pagani e liturgie obsolete, campane reboanti,
madonnine lacrimose, crocefissi in plastica, ostensione di reliquie
e la muffa di templi desolati e vuoti d’anime
questa musica evoca paesaggi anteriori a dio
ma non è atea
non è iconoclasta
è assolutamente pia e trascendentale"
È la prima volta che Massimo De Mattia scrive un testo per un suo lavoro. Sì, la musica lo riflette totalmente. Basterà soltanto aggiungere che è musica istantanea, meravigliosamente intesa e sostenuta dai musicisti coinvolti, tutti molto attivi da anni con dischi e concerti, come ad esempio Zlatko Kaucic, interessantissimo batterista e percussionista sloveno attivo dai primi anni settanta (con E. Parker, I. Schweitzer, R. Malfatti, M. Osborne, J. Lewis, S. Lacy, M. Mandelberg, P. Bley, P. Fresu, A. Balanescu, P. Brötzmann, L. Sclavis e molti altri). Per maggiori informazioni potete consultare il suo sito internet: http://www.kaucic-zk.si/. Il pianista e compositore Bruno Cesselli suona in molti contesti, sentendosi a proprio agio sia in progetti "difficili" che non. Ha suonato con A. Farmer, L. Konitz, M. Egan, M. Urbani, K. Wheeler e molti altri. Maggiori informazioni potete trovarle a questo indirizzo: www.homoletriko.com/arte/musica/artisti/cesselli_bruno/bruces00.html. E naturalmente Massimo De Mattia: una furia, un musicista impegnato e serio, d'un pezzo, volutamente un po' lontano dai riflettori, un flautista virtuoso, un pensiero musicale forte: www.myspace.com/httpwwwmyspacecommassimodemattia.
"(...) La rivista Jazzit ha inserito questo disco tra i 100 dischi più interessanti del mondo prodotti nel 2010 (100 greatest jazz albums 2010)."
"(...) Sull'album di Massimo De Mattia i musicisti hanno preso il film letteralmente per uno spartito, come musica scritta con altri mezzi, quindi con immagini, inquadrature e con il ritmo del prodotto stesso. Da questo è nata un'opera eccezionale. È possibile tradurre un'espressione artistica da un medium all'altro? È dunque possibile fotografare la poesia, dipingere un romanzo e musicare un film? E ovviamente anche viceversa. Il buon senso ci dice che non si potrebbe, dato che ogni espressione artistica ha le proprie regole, peculiarità e limiti; comunque accade spesso di incappare in questo genere di tentativi. E solitamente sono degli insuccessi. Esistono però delle eccezioni, seppure rare. Sembra che questo genere di "traduzione" sia per gli artisti di ogni genere una sfida alla quele è difficile resistere. Un progetto solo un po' meno ambizioso è, diciamo, la musicalizzazione di un film muto. Con ciò intendo il dare ad una pellicola un accompagnamento musicale, che gli attribuisce una dimensione altrimenti originariamente mancante. Questo genere di esperimenti data qualche anno e anche da noi abbiamo potuto vedere proiezioni di classici del cinema muto con accompagnamento dal vivo, alla Cineteca Slovena. in base a quello che ho visto e sentito, l'esperimento ha avuto buoni esiti e quindi possiamo rallegrarci della sua continuazione. Una particolare variazione di questo tema sono i dischi con musica per film muti, senza che noi si possa vederli. L'anno scorso sono usciti due di questi dischi, il primo porta la firma di Marc Ribot con il titolo Silent Movies e anche se la musica è fuori contesto, è molto interessante, eseguita ottimamente, così da funzionare come un insieme convincente. Il secondo disco è a firma del flautista italiano Massimo De Mattia, ovvero del suo quartetto nel quale figurano il chitarrista Denis Biason, il pianista Bruno Cesselli e il percussionista Zlatko Kau?i?. Un gruppo che abbiamo già potuto sentire in concerto, sull'ottimo album Mikiri, che è uscito nel 2008. questa volta invece si tratta di una registrazione in studio, dopo che De Mattia ha ricevuto l'incarico da parte del regista Alberto Fasulo di scrivere la colonna sonora per il suo cortometraggio muto, Atto Di Dolore. Del film un casuale ascoltatore del disco non può sapere nulla, ma ciò non rende l'ascolto meno ricco, tantomeno ne inficia la comprensione e il piacere della musicalizzazione. Fuori dal suo contesto il disco suona come cinque improvvisazioni per quartetto, brani di media durata, molto diversi tra di loro. Posso comunque darvi qualche breve informazione sul film: l'azione inizia in chiesa, poi la telecamera si trasferisce fuori, in strada, dove c'è la festa. I musicisti hanno letteralmente creato immagini in movimento. In studio hanno proiettato la pellicola e loro ci hanno suonato sopra; se da un canto può suonare semplice da farsi, dall'altro potrebbe essere la ricetta per il caos completo, la cacofonia. Perché la cosa diventi semplice, ci vogliono determinate condizioni; è un bene che i musicisti si conoscano e ciò è particolarmente utile se il film ha bisogno di una forma musicale breve. Se si trattasse di un concerto avrebbero più tempo per sincronizzarsi, nel caso specifico però ci vuole maggiore precisione e chiarezza. È anche un bene che uno dei musicisti abbia un'idea generale, accettabile per tutti i partecipanti. Per il disco Atto Di Dolore, i musicisti hanno preso il film letteralmente per uno spartito, come musica scritta con altri mezzi, quindi con immagini, inquadrature e con il ritmo del prodotto stesso. Sulla base di questo spartito visivo si sono espressi, ognuno con la propria visione, circoscritta solo dalla loro abitudine a collaborare e dalla loro reciproca comprensione. Entusiasmante. Cinque interpretazioni di uno spartito cinematografico offrono tutta la ricchezza di ciò che conosciamo sotto il nome di improvvisazione musicale europea. Il disco spazia dal rock fino alla musica classica contemporanea, esaltandoci con l'eccellente performance di tutti i musicisti che vi prendono parte. Esalta anche l'eccezionale, tridimensionale suono degli strumenti acustici. Non stupisce che i critici italiani abbiano annoverato questo disco tra i centro migliori dischi usciti l'anno scorso, non solo in Italia, ma nel mondo intero." Jure Potokar, Polet Magazine 2011 (trad. Romeo Toffanetti).
"(...) Musica inquieta, come sempre, quella di Massimo De Mattia, flautista friulano qui accompagnato dal fido Denis Biason alla chitarra, dal pianista Bruno Cesselli e dal percussionista sloveno Zlatko Kaucic. Siamo su territori di confine tra l'improvvisazione radicale, l'avanguardia jazzistica (a sprazzi e con le debite proporzioni di organico vengono in mente scenari della Note Factory di Roscoe Mitchell) e quella classica. Territori accidentati e mutevoli, nei quali l'assenza di temi melodici e ritmi consueti si coniuga con la matericità dei suoni, l'espressività dei singoli e la complessità dell'interazione tra le voci. Così, quella che a una prima impressione potrebbe apparire come musica incomprensibilmente astratta diviene a un ascolto attento quasi descrittiva, certo evocativa. Non è perciò un caso che al centro di un lavoro dai titoli che richiamano simbolismi religiosi si trovi una traccia - "Paesaggi anteriori a Dio" - nella quale la paritetica creatività libera di tutti e quattro i musicisti concorre alla realizzazione di un quadro di distesa, ancorché drammatica, suggestione, attorno alla quale prende corpo - appunto narrativamente - l'intera opera. La citata pariteticità rende difficile distinguere il contributo di ciascun membro, sebbene De Mattia sia quasi fatalmente in primo piano con l'espressività del suo flauto nervoso e inafferrabile, attorno al quale gli altri tre pennellano, ognuno a proprio modo, screziature di colore, oppure aprono spazi entro i quali far distendere l'ascolto. Un'inquietudine della creatività, quindi, che si apprezza nella sua compostezza in questa registrazione ma che ancor più nelle performance dal vivo, come quella cui si è personalmente assistito nel corso di Udin&Jazz 2010. Peccato solo che una musica di questo genere sia merce rarissima in gran parte dei fin troppo "moderati" fastival nostrani." Nero Pollastri, All About Jazz, 2011.
"(...) Com’è il suono di eros? Di difficile descrizione. In pochi ci sono riusciti, senza cadere nei simulacri, nelle oloeografie, nei dogmi. Un po’ come parlare di Dio, devi essere un grande mistico. Non è un caso che Atto Di Dolore, ultima fatica di Massimo De Mattia, parta proprio da chi ha unito la visione e il desiderio: Georges Bataille, Jean Genet, Pier Paolo Pasolini. Quando sensualità non fa rima con languore, ma con frammentazione, desiderio di unità e coscienza. Pietas. Tensione alla trascendenza. Una prima indicazione la fornisce la foto di copertina, la seconda le note scritte al suo interno. Non è un caso che il disco si apra con P P P, composta come colonna sonora per La Ricotta, e che la musica contenuta nell’album sia indicata come ‘una forza del passato’ (la poesia pasoliniana che Orson Welles recitava nel cortometraggio). E’ chiaro che sono il flauto ancestrale di De Mattia e la chitarra elettrica sottilmente spettrale di Denis Biason (protagonisti anche di due album in dialogo, usciti sempre per i tipi di Setola di Maiale) i protagonisti, affiatati nello scardinare e riordinare coordinate espressive, flussi pulviscolari sempre al di là della codificazione, per quanto sia il piano di Bruno Cesselli che le percussioni di Zlatko Kaucic siano molto più che semplici appendici; lo dimostra Hot God, chitarra e flauto a disegnare i rivoli di un fiume nervoso nel cui vortice gli altri strumenti vengono cooptati e costretti a lavorare di cesello, per captazione; o Paesaggi anteriori a Dio tesa a evocare una presenza la cui attesa si rimargina a ogni pausa tra le note, dl valore di un silenzio, di un diniego, ciascuna. Ogni nota è amplificata da un’eco, la cui evidenza è quasi più vivida del colpo che le dà forma, così anche in Mater, dedicata a Susanna Pasolini, dove timpani e chitarra aprono a uno spazio meditativo entro il quale il flauto incarna inquieti passaggi di grumi sonori, col pianoforte giocato su picchi leggeri e risonanze tanto lievi quanto insistite, fino alla chiusura con Atto di dolore, un cupo timbro di fiato che risplende di un sentimento antico, fatto di lievi ma costanti insistenze di spazzole e timpani, e di risonanze cupe che si sollevano dal profondo, appena levigate da leggeri grappoli di note, mentre la chitarra emette timide dissonanze appena accennate che delineano una circolarità accerchiante. Disco che forse si potrebbe definire, affrettatamente, notturno, è invece oltre la notte, in quella terra di mezzo tra due albe, musica di passaggio, di sospensione, di attesa e di difficili equilibri: vorremmo ascoltarla dal vivo per pesarne la capacità di resa al di fuori del supporto discografico, per verificare se si tratti esattamente, seppur non di innovazione, di una minuta epifania." Gianpaolo Galasi, Mescalina.it, 2011.
"(…) Il flautista e il chitarrista friulano compaiono in entrambi gli album [ci si riferisce ad "Atto di Dolore" e "Duel2"] e la loro dialettica strumentale - serrata e vertiginosa - ne è ingrediente comune. Da anni De Mattia elabora linguaggi sperimentali e di incrocio con altre forme artistiche, indirizzando la sua eccellenza stumentale verso terreni non virtuosistici né convenzionali. Radicalissimo il primo album che ricerca una nuova spiritualità prendendo le distanze dalla "religiosità corrotta, becera", cercando attraverso la musica una sorta di assoluto pio e trascendentale. Arricchiscono di altre inquietudini sonore i cinque brani, il piano di Bruno Cesselli e le percussioni di Zlatko Kaucic. In Duel2 chitarra e flauto sono uno di fronte all'altra, quasi in una sfida inventiva e propongono una serie di undici, brevi, quadri sonori, esplorando aree e dimensioni espressive con abbandono creativo e lucida progettualità". L.O., Alias/Il Manifesto, 16 ottobre 2010.
"(...) De Mattia in quartetto, con Bruno Cesselli al piano, Denis Biason alla chitarra e il notevole percussionista sloveno Zlatko Kaucic: Atto di Dolore, cinque brani divisi fra momenti più cameristici, ora scuri ora quasi elegiaci, e aperture più nervose e vitali, a tratti persino turbinose." Alberto Bazzurro, L'Isola della Musica 2010.
"(...) Quale musica può rappresentare il mondo contemporaneo? Bella domanda. Di quelle che aprono scenari imprevedibili. Questo si chiedono, con coraggio da vendere, i musicisti coinvolti nel manifesto programmatico di Setola di Maiale, una etichetta che riassume un notevole discorso cooperativistico tra varie realtà della musica d'avanguardia italiana ed europea. Dietro il nome curioso si cela una organizzazione (possiamo definirla così?) nata per pubblicare in maniera autonoma lavori di artisti poco commerciali e sicuramente non ortodossi che, per mancanza di opportunità discografiche, difficilmente potrebbero concretizzare su disco le loro esperienze. In questo modo negli anni si è costituito un discreto corpus di registrazioni che documentano una musica creativa contemporanea, vitale, non compromessa. La vendita è diretta, il catalogo variegato. Proseguiamo a leggere dalla loro presentazione: Setola di Maiale - musiche non convenzionali è un network ed etichetta radicale che coinvolge musicisti indipendenti — per la maggior parte improvvisatori — lontani dalle regole del mercato musicale, più o meno ufficiale. Nasce nel gennaio 1993 per esigenza dei musicisti Stefano Giust e Paolo De Piaggi, che abbandonerà qualche anno più tardi. Lo scopo principale è cercare di colmare un'esigenza molto diffusa nella comunità dei musicisti sperimentali, cioè quella di dare corpo e continuità alle musiche creative prodotte eminentemente nel nostro paese, autoproducendo lavori che per mancanza di opportunità discografiche, o per limitate disponibilità economiche degli stessi artisti, andrebbero perduti. Tra i lavori più recenti ne segnaliamo due, che coinvolgono il flautista friulano De Mattia e il chitarrista Biason. Il primo, Duel è - come da titolo - un incontro tra flauto e chitarra giocato completamente sull'interazione della coppia. Musica improvvisata radicale? Forse. Sicuramente sono comunque presenti frammenti melodici, lontani da un virtuosismo fine a se stesso. Sarà la presenza del flauto, strumento antichissimo, la cui voce evoca un suono primordiale, ma la radicalità e la sperimentalità dei linguaggi sembrano alleggerirsi in una musica senza tempo. Anche quando viene stravolto uno standard come Night And Day di Cole Porter quella che emerge è la cifra stilistica del duo più che l'operazione di rilettura originale di un brano celebre. La temperie espressiva rimane nell'ambito di una avanguardia meditativa anche in Atto di dolore. Qualche eco di Cecil Taylor per il pianoforte e per il resto un approccio alla spiritualità riflessivo, profondo. Qualche volta non facile, ma comunque lontano dalla incomunicabilità di certi esperimenti dell'avanguardia estrema. Due opere che complessivamente meritano un ascolto rilassato ed esclusivo, lontano dai cliché della musica di consumo; atteggiamento che deve valere anche per l'ascoltatore." Franco Bergoglio, Jazzitalia 2010.
"(...) Cinque sonorizzazioni di un cortometraggio muto. Il quartetto (il flautista Massimo De Mattia, il chitarrista Denis Biason, il pianista Bruno Cesselli e il percussionista Zlatko Kaucic) usa le immagini come una partitura visiva. I flussi sonori che ne nascono sono come acque scure e profonde, oppure ribollenti e schiumanti o ancora quiete con riflessi di blues. Il leader conferma il suo essere uno dei musicisti più coerenti nella ricerca." 100 greatest jazz albums 2010 di Jazz-It.
"(...) Great!" Mario Baselic, www.radiostudent.si 2010.
"(...) The sound of Eros, a vision belongin to French philosopher Georges Bataille, but also to writer and Black Panther activist Jean Genet, and to Italian poet and director Pier Paolo Pasolini, is the point of departure for a record full of concrete, subtle, almost metaphysic energy. P P P, an accompaniment to Pasolini's La Ricotta, is texturized by De Mattia's flute, full of vibratile and ancestral tension, and Denis Biason's subtly spectral guitar. Both are conjuring to take off and tidy expressive coordinates and shapes beyond linear codification, while Bruno Cesselli on piano and Zlatko Kaucic on drums, as in Hot God, are finally chasing the matter while capturing the fine river built by the two fellows - there is also a duo release by De Mattia and Biasson on the same label. Every note is amplified by another instrument, while most of the times pauses have the value of a heal up. The zenith of those dynamics are in Mater, to Susanna Pasolini, where eardrums and strings are responsible for the opening of a meditative space where the flute draw a disquieting flux." Gian Paolo Galasi, Complete Communion, 2012.
1 _ P P P 10:43
2 _ Hot God 10:51
3 _ Paesaggi Anteriori A Dio 11:12
4 _ Mater 10:41
5 _ Atto Di Dolore 10:38
(C) + (P) 2010
SOLD OUT
Massimo De Mattia _ flute
Denis Biason _ guitar
Bruno Cesselli _ piano
Zlatko Kaucic _ percussions
This is a wonderful work by Massimo De Mattia quartet. Great music with great musicians.
"(...) The sound of Eros, a vision belongin to French philosopher Georges Bataille, but also to writer and Black Panther activist Jean Genet, and to Italian poet and director Pier Paolo Pasolini, is the point of departure for a record full of concrete, subtle, almost metaphysic energy. P P P, an accompaniment to Pasolini's La Ricotta, is texturized by De Mattia's flute, full of vibratile and ancestral tension, and Denis Biason's subtly spectral guitar. Both are conjuring to take off and tidy expressive coordinates and shapes beyond linear codification, while Bruno Cesselli on piano and Zlatko Kaucic on drums, as in Hot God, are finally chasing the matter while capturing the fine river built by the two fellows - there is also a duo release by De Mattia and Biasson on the same label. Every note is amplified by another instrument, while most of the times pauses have the value of a heal up. The zenith of those dynamics are in Mater, to Susanna Pasolini, where eardrums and strings are responsible for the opening of a meditative space where the flute draw a disquieting flux." Gian Paolo Galasi, Complete Communion, 2012.
"(...) The Italian Jazzit magazine puts this album among the 100 records world's most interesting products in 2010 (100 greatest jazz albums, 2010)."
"(...) Great!" Mario Batelic, www.radiostudent.si 2010.
"(...) Sull'album di Massimo De Mattia i musicisti hanno preso il film letteralmente per uno spartito, come musica scritta con altri mezzi, quindi con immagini, inquadrature e con il ritmo del prodotto stesso. Da questo è nata un'opera eccezionale. È possibile tradurre un'espressione artistica da un medium all'altro? È dunque possibile fotografare la poesia, dipingere un romanzo e musicare un film? E ovviamente anche viceversa. Il buon senso ci dice che non si potrebbe, dato che ogni espressione artistica ha le proprie regole, peculiarità e limiti; comunque accade spesso di incappare in questo genere di tentativi. E solitamente sono degli insuccessi. Esistono però delle eccezioni, seppure rare. Sembra che questo genere di "traduzione" sia per gli artisti di ogni genere una sfida alla quele è difficile resistere. Un progetto solo un po' meno ambizioso è, diciamo, la musicalizzazione di un film muto. Con ciò intendo il dare ad una pellicola un accompagnamento musicale, che gli attribuisce una dimensione altrimenti originariamente mancante. Questo genere di esperimenti data qualche anno e anche da noi abbiamo potuto vedere proiezioni di classici del cinema muto con accompagnamento dal vivo, alla Cineteca Slovena. in base a quello che ho visto e sentito, l'esperimento ha avuto buoni esiti e quindi possiamo rallegrarci della sua continuazione. Una particolare variazione di questo tema sono i dischi con musica per film muti, senza che noi si possa vederli. L'anno scorso sono usciti due di questi dischi, il primo porta la firma di Marc Ribot con il titolo Silent Movies e anche se la musica è fuori contesto, è molto interessante, eseguita ottimamente, così da funzionare come un insieme convincente. Il secondo disco è a firma del flautista italiano Massimo De Mattia, ovvero del suo quartetto nel quale figurano il chitarrista Denis Biason, il pianista Bruno Cesselli e il percussionista Zlatko Kau?i?. Un gruppo che abbiamo già potuto sentire in concerto, sull'ottimo album Mikiri, che è uscito nel 2008. questa volta invece si tratta di una registrazione in studio, dopo che De Mattia ha ricevuto l'incarico da parte del regista Alberto Fasulo di scrivere la colonna sonora per il suo cortometraggio muto, Atto Di Dolore. Del film un casuale ascoltatore del disco non può sapere nulla, ma ciò non rende l'ascolto meno ricco, tantomeno ne inficia la comprensione e il piacere della musicalizzazione. Fuori dal suo contesto il disco suona come cinque improvvisazioni per quartetto, brani di media durata, molto diversi tra di loro. Posso comunque darvi qualche breve informazione sul film: l'azione inizia in chiesa, poi la telecamera si trasferisce fuori, in strada, dove c'è la festa. I musicisti hanno letteralmente creato immagini in movimento. In studio hanno proiettato la pellicola e loro ci hanno suonato sopra; se da un canto può suonare semplice da farsi, dall'altro potrebbe essere la ricetta per il caos completo, la cacofonia. Perché la cosa diventi semplice, ci vogliono determinate condizioni; è un bene che i musicisti si conoscano e ciò è particolarmente utile se il film ha bisogno di una forma musicale breve. Se si trattasse di un concerto avrebbero più tempo per sincronizzarsi, nel caso specifico però ci vuole maggiore precisione e chiarezza. È anche un bene che uno dei musicisti abbia un'idea generale, accettabile per tutti i partecipanti. Per il disco Atto Di Dolore, i musicisti hanno preso il film letteralmente per uno spartito, come musica scritta con altri mezzi, quindi con immagini, inquadrature e con il ritmo del prodotto stesso. Sulla base di questo spartito visivo si sono espressi, ognuno con la propria visione, circoscritta solo dalla loro abitudine a collaborare e dalla loro reciproca comprensione. Entusiasmante. Cinque interpretazioni di uno spartito cinematografico offrono tutta la ricchezza di ciò che conosciamo sotto il nome di improvvisazione musicale europea. Il disco spazia dal rock fino alla musica classica contemporanea, esaltandoci con l'eccellente performance di tutti i musicisti che vi prendono parte. Esalta anche l'eccezionale, tridimensionale suono degli strumenti acustici. Non stupisce che i critici italiani abbiano annoverato questo disco tra i centro migliori dischi usciti l'anno scorso, non solo in Italia, ma nel mondo intero." Jure Potokar, Polet Magazine 2011 (trad. Romeo Toffanetti).
"(...) Musica inquieta, come sempre, quella di Massimo De Mattia, flautista friulano qui accompagnato dal fido Denis Biason alla chitarra, dal pianista Bruno Cesselli e dal percussionista sloveno Zlatko Kaucic. Siamo su territori di confine tra l'improvvisazione radicale, l'avanguardia jazzistica (a sprazzi e con le debite proporzioni di organico vengono in mente scenari della Note Factory di Roscoe Mitchell) e quella classica. Territori accidentati e mutevoli, nei quali l'assenza di temi melodici e ritmi consueti si coniuga con la matericità dei suoni, l'espressività dei singoli e la complessità dell'interazione tra le voci. Così, quella che a una prima impressione potrebbe apparire come musica incomprensibilmente astratta diviene a un ascolto attento quasi descrittiva, certo evocativa. Non è perciò un caso che al centro di un lavoro dai titoli che richiamano simbolismi religiosi si trovi una traccia - "Paesaggi anteriori a Dio" - nella quale la paritetica creatività libera di tutti e quattro i musicisti concorre alla realizzazione di un quadro di distesa, ancorché drammatica, suggestione, attorno alla quale prende corpo - appunto narrativamente - l'intera opera. La citata pariteticità rende difficile distinguere il contributo di ciascun membro, sebbene De Mattia sia quasi fatalmente in primo piano con l'espressività del suo flauto nervoso e inafferrabile, attorno al quale gli altri tre pennellano, ognuno a proprio modo, screziature di colore, oppure aprono spazi entro i quali far distendere l'ascolto. Un'inquietudine della creatività, quindi, che si apprezza nella sua compostezza in questa registrazione ma che ancor più nelle performance dal vivo, come quella cui si è personalmente assistito nel corso di Udin&Jazz 2010. Peccato solo che una musica di questo genere sia merce rarissima in gran parte dei fin troppo "moderati" fastival nostrani." Nero Pollastri, All About Jazz, 2011.
"(…) Il flautista e il chitarrista friulano compaiono in entrambi gli album [ci si riferisce ad "Atto di Dolore" e "Duel2"] e la loro dialettica strumentale - serrata e vertiginosa - ne è ingrediente comune. Da anni De Mattia elabora linguaggi sperimentali e di incrocio con altre forme artistiche, indirizzando la sua eccellenza stumentale verso terreni non virtuosistici né convenzionali. Radicalissimo il primo album che ricerca una nuova spiritualità prendendo le distanze dalla "religiosità corrotta, becera", cercando attraverso la musica una sorta di assoluto pio e trascendentale. Arricchiscono di altre inquietudini sonore i cinque brani, il piano di Bruno Cesselli e le percussioni di Zlatko Kaucic. In Duel2 chitarra e flauto sono uno di fronte all'altra, quasi in una sfida inventiva e propongono una serie di undici, brevi, quadri sonori, esplorando aree e dimensioni espressive con abbandono creativo e lucida progettualità". L.O., Alias/Il Manifesto, 16 ottobre 2010.
"(...) De Mattia in quartetto, con Bruno Cesselli al piano, Denis Biason alla chitarra e il notevole percussionista sloveno Zlatko Kaucic: Atto di Dolore, cinque brani divisi fra momenti più cameristici, ora scuri ora quasi elegiaci, e aperture più nervose e vitali, a tratti persino turbinose." Alberto Bazzurro, L'Isola della Musica 2010.
"(...) Com’è il suono di eros? Di difficile descrizione. In pochi ci sono riusciti, senza cadere nei simulacri, nelle oloeografie, nei dogmi. Un po’ come parlare di Dio, devi essere un grande mistico. Non è un caso che Atto Di Dolore, ultima fatica di Massimo De Mattia, parta proprio da chi ha unito la visione e il desiderio: Georges Bataille, Jean Genet, Pier Paolo Pasolini. Quando sensualità non fa rima con languore, ma con frammentazione, desiderio di unità e coscienza. Pietas. Tensione alla trascendenza. Una prima indicazione la fornisce la foto di copertina, la seconda le note scritte al suo interno. Non è un caso che il disco si apra con P P P, composta come colonna sonora per La Ricotta, e che la musica contenuta nell’album sia indicata come ‘una forza del passato’ (la poesia pasoliniana che Orson Welles recitava nel cortometraggio). E’ chiaro che sono il flauto ancestrale di De Mattia e la chitarra elettrica sottilmente spettrale di Denis Biason (protagonisti anche di due album in dialogo, usciti sempre per i tipi di Setola di Maiale) i protagonisti, affiatati nello scardinare e riordinare coordinate espressive, flussi pulviscolari sempre al di là della codificazione, per quanto sia il piano di Bruno Cesselli che le percussioni di Zlatko Kaucic siano molto più che semplici appendici; lo dimostra Hot God, chitarra e flauto a disegnare i rivoli di un fiume nervoso nel cui vortice gli altri strumenti vengono cooptati e costretti a lavorare di cesello, per captazione; o Paesaggi anteriori a Dio tesa a evocare una presenza la cui attesa si rimargina a ogni pausa tra le note, dl valore di un silenzio, di un diniego, ciascuna. Ogni nota è amplificata da un’eco, la cui evidenza è quasi più vivida del colpo che le dà forma, così anche in Mater, dedicata a Susanna Pasolini, dove timpani e chitarra aprono a uno spazio meditativo entro il quale il flauto incarna inquieti passaggi di grumi sonori, col pianoforte giocato su picchi leggeri e risonanze tanto lievi quanto insistite, fino alla chiusura con Atto di dolore, un cupo timbro di fiato che risplende di un sentimento antico, fatto di lievi ma costanti insistenze di spazzole e timpani, e di risonanze cupe che si sollevano dal profondo, appena levigate da leggeri grappoli di note, mentre la chitarra emette timide dissonanze appena accennate che delineano una circolarità accerchiante. Disco che forse si potrebbe definire, affrettatamente, notturno, è invece oltre la notte, in quella terra di mezzo tra due albe, musica di passaggio, di sospensione, di attesa e di difficili equilibri: vorremmo ascoltarla dal vivo per pesarne la capacità di resa al di fuori del supporto discografico, per verificare se si tratti esattamente, seppur non di innovazione, di una minuta epifania." Gianpaolo Galasi, Mescalina.it, 2011.
"(...) Quale musica può rappresentare il mondo contemporaneo? Bella domanda. Di quelle che aprono scenari imprevedibili. Questo si chiedono, con coraggio da vendere, i musicisti coinvolti nel manifesto programmatico di Setola di Maiale, una etichetta che riassume un notevole discorso cooperativistico tra varie realtà della musica d'avanguardia italiana ed europea. Dietro il nome curioso si cela una organizzazione (possiamo definirla così?) nata per pubblicare in maniera autonoma lavori di artisti poco commerciali e sicuramente non ortodossi che, per mancanza di opportunità discografiche, difficilmente potrebbero concretizzare su disco le loro esperienze. In questo modo negli anni si è costituito un discreto corpus di registrazioni che documentano una musica creativa contemporanea, vitale, non compromessa. La vendita è diretta, il catalogo variegato. Proseguiamo a leggere dalla loro presentazione: Setola di Maiale - musiche non convenzionali è un network ed etichetta radicale che coinvolge musicisti indipendenti — per la maggior parte improvvisatori — lontani dalle regole del mercato musicale, più o meno ufficiale. Nasce nel gennaio 1993 per esigenza dei musicisti Stefano Giust e Paolo De Piaggi, che abbandonerà qualche anno più tardi. Lo scopo principale è cercare di colmare un'esigenza molto diffusa nella comunità dei musicisti sperimentali, cioè quella di dare corpo e continuità alle musiche creative prodotte eminentemente nel nostro paese, autoproducendo lavori che per mancanza di opportunità discografiche, o per limitate disponibilità economiche degli stessi artisti, andrebbero perduti. Tra i lavori più recenti ne segnaliamo due, che coinvolgono il flautista friulano De Mattia e il chitarrista Biason. Il primo, Duel è - come da titolo - un incontro tra flauto e chitarra giocato completamente sull'interazione della coppia. Musica improvvisata radicale? Forse. Sicuramente sono comunque presenti frammenti melodici, lontani da un virtuosismo fine a se stesso. Sarà la presenza del flauto, strumento antichissimo, la cui voce evoca un suono primordiale, ma la radicalità e la sperimentalità dei linguaggi sembrano alleggerirsi in una musica senza tempo. Anche quando viene stravolto uno standard come Night And Day di Cole Porter quella che emerge è la cifra stilistica del duo più che l'operazione di rilettura originale di un brano celebre. La temperie espressiva rimane nell'ambito di una avanguardia meditativa anche in Atto di dolore. Qualche eco di Cecil Taylor per il pianoforte e per il resto un approccio alla spiritualità riflessivo, profondo. Qualche volta non facile, ma comunque lontano dalla incomunicabilità di certi esperimenti dell'avanguardia estrema. Due opere che complessivamente meritano un ascolto rilassato ed esclusivo, lontano dai cliché della musica di consumo; atteggiamento che deve valere anche per l'ascoltatore." Franco Bergoglio, Jazzitalia 2010.
"(...) Cinque sonorizzazioni di un cortometraggio muto. Il quartetto (il flautista Massimo De Mattia, il chitarrista Denis Biason, il pianista Bruno Cesselli e il percussionista Zlatko Kaucic) usa le immagini come una partitura visiva. I flussi sonori che ne nascono sono come acque scure e profonde, oppure ribollenti e schiumanti o ancora quiete con riflessi di blues. Il leader conferma il suo essere uno dei musicisti più coerenti nella ricerca." 100 greatest jazz albums 2010 by Jazz-It.
1 _ P P P 10:43
2 _ Hot God 10:51
3 _ Paesaggi Anteriori A Dio 11:12
4 _ Mater 10:41
5 _ Atto Di Dolore 10:38
(C) + (P) 2010