RAZOJ
RAZOJ (Mario Gabola, Stefano Ferrian)
SOLD OUT
Mario Gabola _ feedback _ sax
Stefano Ferrian _ chitarra elettrica
Otto brani di acuta improvvisazione visionaria, prodotta da due ottimi musicisti entrambi molto attivi: Mario fa parte, tra le altre cose, dei napoletani A Spirale mentre Stefano suona tra gli altri con Ffatso e Psychofagist. Un album radicale ed estremamente vitale.
"(...) Se seguendo l'idea del nome parliamo di un rasoio a doppia lama, constatiamo che si tratta di due ferri molto affilati, infatti si tratta da una parte di Stefano Ferrian (Psychofagist, Ffatso), dall'altro di Mario Gabola (A Spirale, Asp_Sec, Strongly Imploded). Il disco esce per Setola Di Maiale e quindi com'è giusto aspettarsi si avvicina più ai territori di Gabola piuttosto che a quelli per cui alcuni di voi conoscono Ferrian, infatti parliamo di "impro-jazz" (si fa per dire) elettro-acustica e di materiali impro in senso "classico" (anche questo si fa per dire). Nelle otto tracce contenute su questo disco avrete modo di sentire Ferrian e Gabola dialogare jazzy, come nelle prime tracce dove o tenui o scimmiottando dei fraseggi free dimostrano che c'è parecchia intesa e che pur suonando sbilenchi o dissonanti riescono a creare persino atmosfera." A. Ferraris, Sodapop 2009.
"(...) Come classificare il progetto Razoj? Difficile dare una risposta, perché la creatura formata da Mario Gabola (A Spirale, Aspec(t), ASp/SEC_, Strongly Imploded) e Stefano Ferrian (Psychofagist, Udus, FFATSO, De-noize) è tutt’altro che accostabile ad un project in particolare. Gli otto brani presenti nel full-lenght in questione sono improvvisazioni Jazz che spaziano ad un qualcosa di estremo e decisamente sperimentale. Ciò che stupisce è la capacità di vagare da un’atmosfera all’ altra, intercalandosi tra ambienti il cui denominatore comune è essere taglienti. Non a caso il simbolo messo in copertina è un rasoio, proprio perché il sound, diventa lama che prima fa rabbrividire la nostra pelle e poi affonda nella carne d’improvviso. Dolore acuto, la cui inaspettata presenza rende ancor più dilaniante la sua presenza tra la carne. Il sax sibilante si conficcherà nelle nostra testa non lasciandoci tregua, per poi destarsi ancora e facendoci sentire un glaciale taglio sulle membra. Amerete “Razoj” incondizionatamente, oppure lo odierete e non lo sopporterete nemmeno per un istante. Non avrete una mezza misura, starà a voi comprenderlo ed assimilarlo. Non abbiamo termini di paragone, non abbiamo idea di come recepirete tale estemporaneità, quello che è certo è che non rimarrete indifferenti - in qualsiasi direzione - a una quantità tale di suoni e pindarici richiami a diversissimi generi. Giudizio personale: geniale." Stefano Thiess, Stereoinvaders 2009.
"(...) Quale potrebbe essere il baricentro di un’Italia che al nord vedesse governare gli imperatori del grind ed al sud imperare l’anarchia dell’impro radicale? Forse la risposta sta in questo rasoio temprato in lega veramente dura dal chitarrista dei novaresi Psychofagist e dal sassofonista dei partenopei A Spirale. Un rasoio tagliente e forgiato nel fuoco. E la stessa copertina sembra voler tagliare nettamente un orizzonte terrestre affilato e notturno (tipo valle del fiume Po) da un cielo rosso e rovente (come bruciato dal fuoco del Vesuvio). Taglia e cuoci, questa è essenzialmente la dicotomia chitarra-sax di “Razoj”. L’incontro fra i due non è avvenuto in una zona rigorosamente equidistante dal nocciolo dei loro regni, bensì più a sud, ed è stato il chitarrista a doversi sobbarcare il chilometraggio maggiore. Nei suoi impasti sembrano trovare rifugio le dissonanze di Bailey come le corde strozzate di Fripp, e un po’ tutta la tradizione dei maestri del feedback. Gabola, da parte sua, non s’inceppa mai nelle freddure dei suoni geometrici, e mette in mostra un fraseggio astratto ma caldo e lapilloso, che mi ha fatto pensare molto a Julius Hemphill (d’altronde Napoli, seppur non sia Saint Louis, non è certo una provincia delle alpi svizzere). Cercate di immaginare il duo Sanna – Ricci che rinuncia agli sketch più dada e ridanciani e sarete prossimi a comprendere il suono di “Razoj”, un disco che ridisegna vantaggiosamente le posizioni nella scacchiera e che fornisce, seppur la partita non sia ancor vinta, validi presupposti per lo scacco matto. In culo a Bixio, Garibaldi e a tutti i savoiardi di questo mondo! O meglio, non in culo ma girocollo... e attenti a non tagliarvi i mani e/o a scottarvi le piedi!" Etero Genio, Sands-zine 2010.
01 _ Impro #1 5:54
02 _ Impro #2 2:28
03 _ Impro #3 4:19
04 _ Impro #4 4:37
05 _ Impro #5 7:08
06 _ Impro #6 6:09
07 _ Impro #7 4:42
08 _ Impro #8 4:41
(C) + (P) 2009
SOLD OUT
Mario Gabola _ feedback _ sax
Stefano Ferrian _ electric guitar
Eight tracks of visionary free improvisation, produced by two excellent musicians, both very active: Mario is part, among others, the Neapolitan A Spiral while Stefano played among others with Ffatso and Psychofagist.
"(...) Se seguendo l'idea del nome parliamo di un rasoio a doppia lama, constatiamo che si tratta di due ferri molto affilati, infatti si tratta da una parte di Stefano Ferrian (Psychofagist, Ffatso), dall'altro di Mario Gabola (A Spirale, Asp_Sec, Strongly Imploded). Il disco esce per Setola Di Maiale e quindi com'è giusto aspettarsi si avvicina più ai territori di Gabola piuttosto che a quelli per cui alcuni di voi conoscono Ferrian, infatti parliamo di "impro-jazz" (si fa per dire) elettro-acustica e di materiali impro in senso "classico" (anche questo si fa per dire). Nelle otto tracce contenute su questo disco avrete modo di sentire Ferrian e Gabola dialogare jazzy, come nelle prime tracce dove o tenui o scimmiottando dei fraseggi free dimostrano che c'è parecchia intesa e che pur suonando sbilenchi o dissonanti riescono a creare persino atmosfera." A. Ferraris, Sodapop 2009.
"(...) Come classificare il progetto Razoj? Difficile dare una risposta, perché la creatura formata da Mario Gabola (A Spirale, Aspec(t), ASp/SEC_, Strongly Imploded) e Stefano Ferrian (Psychofagist, Udus, FFATSO, De-noize) è tutt’altro che accostabile ad un project in particolare. Gli otto brani presenti nel full-lenght in questione sono improvvisazioni Jazz che spaziano ad un qualcosa di estremo e decisamente sperimentale. Ciò che stupisce è la capacità di vagare da un’atmosfera all’ altra, intercalandosi tra ambienti il cui denominatore comune è essere taglienti. Non a caso il simbolo messo in copertina è un rasoio, proprio perché il sound, diventa lama che prima fa rabbrividire la nostra pelle e poi affonda nella carne d’improvviso. Dolore acuto, la cui inaspettata presenza rende ancor più dilaniante la sua presenza tra la carne. Il sax sibilante si conficcherà nelle nostra testa non lasciandoci tregua, per poi destarsi ancora e facendoci sentire un glaciale taglio sulle membra. Amerete “Razoj” incondizionatamente, oppure lo odierete e non lo sopporterete nemmeno per un istante. Non avrete una mezza misura, starà a voi comprenderlo ed assimilarlo. Non abbiamo termini di paragone, non abbiamo idea di come recepirete tale estemporaneità, quello che è certo è che non rimarrete indifferenti - in qualsiasi direzione - a una quantità tale di suoni e pindarici richiami a diversissimi generi. Giudizio personale: geniale." Stefano Thiess, Stereoinvaders 2009.
"(...) Quale potrebbe essere il baricentro di un’Italia che al nord vedesse governare gli imperatori del grind ed al sud imperare l’anarchia dell’impro radicale? Forse la risposta sta in questo rasoio temprato in lega veramente dura dal chitarrista dei novaresi Psychofagist e dal sassofonista dei partenopei A Spirale. Un rasoio tagliente e forgiato nel fuoco. E la stessa copertina sembra voler tagliare nettamente un orizzonte terrestre affilato e notturno (tipo valle del fiume Po) da un cielo rosso e rovente (come bruciato dal fuoco del Vesuvio). Taglia e cuoci, questa è essenzialmente la dicotomia chitarra-sax di “Razoj”. L’incontro fra i due non è avvenuto in una zona rigorosamente equidistante dal nocciolo dei loro regni, bensì più a sud, ed è stato il chitarrista a doversi sobbarcare il chilometraggio maggiore. Nei suoi impasti sembrano trovare rifugio le dissonanze di Bailey come le corde strozzate di Fripp, e un po’ tutta la tradizione dei maestri del feedback. Gabola, da parte sua, non s’inceppa mai nelle freddure dei suoni geometrici, e mette in mostra un fraseggio astratto ma caldo e lapilloso, che mi ha fatto pensare molto a Julius Hemphill (d’altronde Napoli, seppur non sia Saint Louis, non è certo una provincia delle alpi svizzere). Cercate di immaginare il duo Sanna – Ricci che rinuncia agli sketch più dada e ridanciani e sarete prossimi a comprendere il suono di “Razoj”, un disco che ridisegna vantaggiosamente le posizioni nella scacchiera e che fornisce, seppur la partita non sia ancor vinta, validi presupposti per lo scacco matto. In culo a Bixio, Garibaldi e a tutti i savoiardi di questo mondo! O meglio, non in culo ma girocollo... e attenti a non tagliarvi i mani e/o a scottarvi le piedi!" Etero Genio, Sands-zine 2010.
01 _ Impro #1 5:54
02 _ Impro #2 2:28
03 _ Impro #3 4:19
04 _ Impro #4 4:37
05 _ Impro #5 7:08
06 _ Impro #6 6:09
07 _ Impro #7 4:42
08 _ Impro #8 4:41
(C) + (P) 2009