IMPROVISATIONS 1-4
AGHE CLOPE ENSEMBLE (Giorgio Pacorig, Nicola Guazzaloca, Paolo Pascolo, Gianluca Varone, Andrea Gulli, Chris Iemulo, Stefano Giust)
SOLD OUT
Giorgio Pacorig _ pianoforte _ synth nel brano 3
Nicola Guazzaloca _ synth _ pianoforte nel brano 3
Andrea Gulli _ laptop _ elettronica
Paolo Pascolo _ flauto traverso _ sax alto
Gianluca Varone _ tenor sax tenore _ giochi
Chris Iemulo _ chitarra semiacustica
Stefano Giust _ batteria _ piatti _ oggetti
Aghe Clope è un quartetto formato da Pacorig, Pascolo, Gulli e Giust, che non preclude collaborazioni con altri musicisti ospiti. É questo il caso di quest'album di musica contemporanea, registrato dal vivo presso la Scuola Popolare di Musica Ivan Illich di Bologna.
Per maggiori informazioni: https://agheclope.wordpress.com
"(...) Aghe Clope nasce come quartetto aperto a collaborazioni con altri musicisti e capace di trasformarsi in Aghe Clope Ensemble come nel caso di questo Improvisations 1-4, registrato dal vivo alla Scuola Popolare di Musica Ivan Illich di Bologna. Musiche non convenzionali è il proclama dell'etichetta indipendente Setola di Maiale e questo disco risponde pienamente a tale identificazione. La musica scorre seguendo il libero flusso dei pensieri, abbracciando un ampio spettro di riferimenti che va dall'improvvisazione radicale alla musica elettronica, dal minimal noise al rock progressivo, dalla musica contemporanea a richiami tribali. Elemento caratterizzante è il riuscito accostamento di acustico e di elettrico, di pieni e di vuoti, di furiose improvvisazioni e di momenti di stasi che corrono su un sottile filo di tensione. I contrasti tra la voce quasi efebica del flauto e le manipolazioni del laptop, tra la chitarra semi-acustica e i suoni del sintetizzatore, si rivelano ideali nel creare ambientazioni sospese e futuristiche alla maniera di Sun Ra, soprattutto per quanto riguarda gli scenari timbrici. A volte tele-trasportato nel futuro altre volte coinvolto in un sabba frastornante l'ascoltatore affronterà un viaggio che non lo potrà lasciare indifferente." Vincenzo Roggero, All About Jazz 2012.
"(...) Immagino che leggendo i nomi riportati nella line-up vi siate resi conto che non si tratta certo di una cover band dei Guns and Roses (per altro il pezzo citato ed il primo disco erano e restano notevoli), infatti si tratta di improvvisatori più o meno conosciuti che stanno continuando a girare parecchio sia in sede live che in parecchie uscite del giro Setola di Maiale e del “jazz off” in genere. Come sempre da un po’ di tempo a questa parte si tratta di roba catturata live all’Ivan Illich di Bologna che a questo punto si candida come uno dei pochi posti “where the wild things are” qui in Italia, non me ne vogliano altre organizzazioni e locali che ce la mettono tutta per proporre cose del genere, il fatto è che la continuità paga e qui per lo più, spesso si tratta di musicisti (di livello) che organizzano per altri musicisti, tutto in modo molto semplice ma allo stesso tempo molto tradizionale, anzi vale più che mai quel vecchio motto Mcklardiano che recitava “hardcore for the hardcore”. Il riferimento iniziale alla giungla sta un po’ nel tipo di atmosfere che vengono a comporsi nel corso delle quattro lunghe tracce in cui si divide questo disco, i fiati di Varone e Pascolo in particolar modo danno un certo tono anni Settanta ad un Giust in veste molto percussionistica e tutto con quest’atmosfera notturna da jungle-fever della downtown. Tranquilli, niente jazz da “Detective Shaft”, ma qualche richiamo a quello e ad un linguaggio la cui matrice è mooolto nera, nonostante ciò ci sono momenti molto storti e per nulla jazz come l’apertura della terza traccia o come certe scomposizioni/ricomposizioni di tempo più fredde e che sembrano a metà fra Coleman ed alcune impro del giro crucco di Can e Faust. Si tratta di quattro tracce in cui esce molta melodia e molta maniera senza per questo risultare banali o scontate. Anni Settanta, jazz e groove nero smontati e accostati in modo fluido, notturno ma senza per questo annoiare, infatti si tratta di quatto pezzi in cui un senso per le melodie e per le atmosfere fumose sgorga a fiotti anche nelle parti tenui. Si tratta di una super line up e nonostante ciò non spicca nessuna individualità dato che si gioca molto in modo collettivo, anzi la cosa sorprendente è il fatto che nonostante l’aggiunta di uno o due elementi lo stile della famiglia allargata non cambia di troppo. Denso, mai magmatico, molto di classe e ricco di atmosfere affascinanti." Andrea Ferraris, Kathodik 2009.
"(...) With the proliferation of mass communication devices – specifically but not exclusively the Internet and its ancillary cousins – improvisers who in the past would be experimenting in isolation now find their advances affected by far-away players with similar ideas. Partially because of this information flow, a network of non-mainstream collaborative groups has developed and thrived. While it’s the nature of modernity that major centres such as Berlin, New York, London, Toronto or Paris still attract the majority of committed improvisers, healthy scenes are visible just about everywhere. Most deserve more exposure. One notable, but relatively unknown, scene is centred in the northern Italian city of Bologna and nearby population centres. Clustered around the performance space provided by the Ivan Illich School of Music, improvisers of all backgrounds – from jazz, notated music, noise and rock – can exchange ideas, play together and sometimes even tour their music elsewhere. These discs on the DIY Setola Di Maiale label showcase two notable instances. Anchored by Swiss-born drummer Stefano Giust, who lives in Pordenone – and has played with everyone from British bassoonist Mick Beck to Italian reedist Carlo Actis Dato – Improvisation 1-4 features a septet of players doing exactly what the title implies. They range from advanced jazz improvisers such as pianist Giorgio Pacorig, tenor saxophonist Gianluca Varone and guitarist Chris Iemulo, who have worked separately with established players such as Italian drummer Zeno De Rossi, German guitarist Olaf Rupp and American cellist Tristan Honsinger; to others such as saxophonist/flautist Paolo Pascolo and laptoppist Andrea Gulli, both part of Res_et, an experimental electronica ensemble. A variant of the layered interaction is inflated still further by the Aghe Clope Ensemble with seven individual voices making their presences felt. That means the polyphonic disconnect between lyrical flute puffs, piano comping and strummed guitar sequences are made more obvious with discursive fluttering and biting from Varone’s tenor saxophone, clanking and hocketing synthesizer runs, plus the friction generated from Giust’s low-pitched flams, rebounds and bass drum whumping. The creation is only resolved when the collective suddenly stops playing, rather than with tonal concordance. Planning oversight is especially apparent during the final improvisation which zigzags among tremolo vibrations, blurry oscillations and abrasive, contact-mike amplified scrapes and rubs. Transverse, reedy breaths from the horns, ruffs and drags pressed against unyielding material and guitar twangs are audible all through the wind-tunnel-like blur, and abetted by pulsating signal-processed vamps from the synthesizer plus Varone’s unexpected introduction of video-game sounds. Eventually the miasma dissipates as dissonant guitar pulses, split-tone over-blowing from the saxophones plus drum rolls and pops come to the forefront. The piece concludes with a sharp, clean reed bite from Pascolo’s alto saxophone. Highly accomplished, unabashed free music, the Italians players on this disc can hold their own in any situations. What’s needed now is more non-local exposure for most of them." Ken Waxman, Jazz Word 2009.
01 _ Improvisations 1 14:12
02 _ Improvisations 2 5:18
03 _ Improvisations 3 4:20
04 _ Improvisations 4 18:28
(C) + (P) 2009
SOLD OUT
Giorgio Pacorig _ piano _ synth on track 3
Nicola Guazzaloca _ synth _ piano on track 3
Andrea Gulli _ laptop _ electronics
Paolo Pascolo _ flute _ alto sax
Gianluca Varone _ tenor sax _ games
Chris Iemulo _ semiacoustic guitar
Stefano Giust _ drums _ cymbals _ objects
Aghe Clope is basically a quartet with Pacorig, Pascolo, Gulli and Giust, but also open to collaborations with other musicians. This album contains a live improvised performance of contemporary music, recorded at the SPM Ivan Illich - Popular School of Music, Bologna, March 21th 2009.
For more info: https://agheclope.wordpress.com
"(...) With the proliferation of mass communication devices – specifically but not exclusively the Internet and its ancillary cousins – improvisers who in the past would be experimenting in isolation now find their advances affected by far-away players with similar ideas. Partially because of this information flow, a network of non-mainstream collaborative groups has developed and thrived. While it’s the nature of modernity that major centres such as Berlin, New York, London, Toronto or Paris still attract the majority of committed improvisers, healthy scenes are visible just about everywhere. Most deserve more exposure. One notable, but relatively unknown, scene is centred in the northern Italian city of Bologna and nearby population centres. Clustered around the performance space provided by the Ivan Illich School of Music, improvisers of all backgrounds – from jazz, notated music, noise and rock – can exchange ideas, play together and sometimes even tour their music elsewhere. These discs on the DIY Setola Di Maiale label showcase two notable instances. Anchored by Swiss-born drummer Stefano Giust, who lives in Pordenone – and has played with everyone from British bassoonist Mick Beck to Italian reedist Carlo Actis Dato – Improvisation 1-4 features a septet of players doing exactly what the title implies. They range from advanced jazz improvisers such as pianist Giorgio Pacorig, tenor saxophonist Gianluca Varone and guitarist Chris Iemulo, who have worked separately with established players such as Italian drummer Zeno De Rossi, German guitarist Olaf Rupp and American cellist Tristan Honsinger; to others such as saxophonist/flautist Paolo Pascolo and laptoppist Andrea Gulli, both part of Res_et, an experimental electronica ensemble. A variant of the layered interaction is inflated still further by the Aghe Clope Ensemble with seven individual voices making their presences felt. That means the polyphonic disconnect between lyrical flute puffs, piano comping and strummed guitar sequences are made more obvious with discursive fluttering and biting from Varone’s tenor saxophone, clanking and hocketing synthesizer runs, plus the friction generated from Giust’s low-pitched flams, rebounds and bass drum whumping. The creation is only resolved when the collective suddenly stops playing, rather than with tonal concordance. Planning oversight is especially apparent during the final improvisation which zigzags among tremolo vibrations, blurry oscillations and abrasive, contact-mike amplified scrapes and rubs. Transverse, reedy breaths from the horns, ruffs and drags pressed against unyielding material and guitar twangs are audible all through the wind-tunnel-like blur, and abetted by pulsating signal-processed vamps from the synthesizer plus Varone’s unexpected introduction of video-game sounds. Eventually the miasma dissipates as dissonant guitar pulses, split-tone over-blowing from the saxophones plus drum rolls and pops come to the forefront. The piece concludes with a sharp, clean reed bite from Pascolo’s alto saxophone. Highly accomplished, unabashed free music, the Italians players on this disc can hold their own in any situations. What’s needed now is more non-local exposure for most of them." Ken Waxman, Jazz Word 2009.
"(...) Immagino che leggendo i nomi riportati nella line-up vi siate resi conto che non si tratta certo di una cover band dei Guns and Roses (per altro il pezzo citato ed il primo disco erano e restano notevoli), infatti si tratta di improvvisatori più o meno conosciuti che stanno continuando a girare parecchio sia in sede live che in parecchie uscite del giro Setola di Maiale e del “jazz off” in genere. Come sempre da un po’ di tempo a questa parte si tratta di roba catturata live all’Ivan Illich di Bologna che a questo punto si candida come uno dei pochi posti “where the wild things are” qui in Italia, non me ne vogliano altre organizzazioni e locali che ce la mettono tutta per proporre cose del genere, il fatto è che la continuità paga e qui per lo più, spesso si tratta di musicisti (di livello) che organizzano per altri musicisti, tutto in modo molto semplice ma allo stesso tempo molto tradizionale, anzi vale più che mai quel vecchio motto Mcklardiano che recitava “hardcore for the hardcore”. Il riferimento iniziale alla giungla sta un po’ nel tipo di atmosfere che vengono a comporsi nel corso delle quattro lunghe tracce in cui si divide questo disco, i fiati di Varone e Pascolo in particolar modo danno un certo tono anni Settanta ad un Giust in veste molto percussionistica e tutto con quest’atmosfera notturna da jungle-fever della downtown. Tranquilli, niente jazz da “Detective Shaft”, ma qualche richiamo a quello e ad un linguaggio la cui matrice è mooolto nera, nonostante ciò ci sono momenti molto storti e per nulla jazz come l’apertura della terza traccia o come certe scomposizioni/ricomposizioni di tempo più fredde e che sembrano a metà fra Coleman ed alcune impro del giro crucco di Can e Faust. Si tratta di quattro tracce in cui esce molta melodia e molta maniera senza per questo risultare banali o scontate. Anni Settanta, jazz e groove nero smontati e accostati in modo fluido, notturno ma senza per questo annoiare, infatti si tratta di quatto pezzi in cui un senso per le melodie e per le atmosfere fumose sgorga a fiotti anche nelle parti tenui. Si tratta di una super line up e nonostante ciò non spicca nessuna individualità dato che si gioca molto in modo collettivo, anzi la cosa sorprendente è il fatto che nonostante l’aggiunta di uno o due elementi lo stile della famiglia allargata non cambia di troppo. Denso, mai magmatico, molto di classe e ricco di atmosfere affascinanti." Andrea Ferraris, Kathodik 2009.
"(...) Aghe Clope nasce come quartetto aperto a collaborazioni con altri musicisti e capace di trasformarsi in Aghe Clope Ensemble come nel caso di questo Improvisations 1-4, registrato dal vivo alla Scuola Popolare di Musica Ivan Illich di Bologna. Musiche non convenzionali è il proclama dell'etichetta indipendente Setola di Maiale e questo disco risponde pienamente a tale identificazione. La musica scorre seguendo il libero flusso dei pensieri, abbracciando un ampio spettro di riferimenti che va dall'improvvisazione radicale alla musica elettronica, dal minimal noise al rock progressivo, dalla musica contemporanea a richiami tribali. Elemento caratterizzante è il riuscito accostamento di acustico e di elettrico, di pieni e di vuoti, di furiose improvvisazioni e di momenti di stasi che corrono su un sottile filo di tensione. I contrasti tra la voce quasi efebica del flauto e le manipolazioni del laptop, tra la chitarra semi-acustica e i suoni del sintetizzatore, si rivelano ideali nel creare ambientazioni sospese e futuristiche alla maniera di Sun Ra, soprattutto per quanto riguarda gli scenari timbrici. A volte tele-trasportato nel futuro altre volte coinvolto in un sabba frastornante l'ascoltatore affronterà un viaggio che non lo potrà lasciare indifferente." Vincenzo Roggero, All About Jazz 2012.
01 _ Improvisations 1 14:12
02 _ Improvisations 2 5:18
03 _ Improvisations 3 4:20
04 _ Improvisations 4 18:28
(C) + (P) 2009