THIRD OBSTACLE
GBUR (Dominik Gawara, Stefano Giust, Ivan Pilat, Daniele Pagliero, Davide Lorenzon, Alessandro Fiorin Damiani, Alberto Collodel, Stefano Ferrian)
SOLD OUT
Dominik Gawara _ basso acustico _ kaoss pad
Stefano Giust _ batteria _ piatti _ oggetti
Ivan Pilat _ sax baritono _ tromba _ voce
Daniele Pagliero _ campionamenti _ elettronica _ editing
Ospiti:
Davide Lorenzon _ sax alto
Alessandro Fiorin Damiani _ elettronica, registrazione
Alberto Collodel _ clarineto basso nel pezzo 5
Stefano Ferrian _ sax tenore nel pezzo 6
Sono passati 10 anni dal secondo disco a nome Gbur. Questo terzo album mostra ancora una volta la vitalità e l'originalità di questo progetto che pur basandosi sulla musica di improvvisazione, dirige da sempre le proprie composizioni istantanee in territori down-town acidi e inquietanti, con aperture al free jazz.
"(...) Son trascorsi dieci anni, dall'ultimo incontro con il progetto Gbur. Ci avevano lasciati con il doppio “Integrale”, e sinceramente, sembrava faccenda chiusa a quel punto. Troppo frenetici gli interpreti di sempre (o quasi), Dominik Gawara, Stefano Giust, Ivan Pilat e Daniele Pagliero. Idee, esecuzione e produzione, a ciclo continuo, senza quasi neanche la possibilità di sudare, o farsi una pisciatina. Eppure, invece, quando meno lo aspetti, Gbur torna. Torna con i quattro sopracitati, più, Davide Did Lorenzon, Alessandro Fiorin Damiani, Alberto Collodel e Stefano Ferrian. Tornano in otto, ma si lascian tutti adeguato spazio, esibendo arte mimetica gentile e livido fervore che non lascia ecchimosi evidenti (ma agisce sul lungo termine...). Trastullandosi live, con basso acustico, kaoss pad, batteria ed oggetti, sax baritono, tromba e voce, samples, elettronica , clarinetto basso, sax tenore e sax alto (qualcos'altro che perdo...), Gbur, svomitazza sei tranci di carne viva, che nascono infetti d'impro, ma ben più strutturati d'uno sberleffo paiono. Saltando la fase aggressiva, Gbur, si incaponisce (bene...), nell'indagar, un territorio in forte pendenza, dove è possibile imbattersi in fantasmi Miles, riletti in chiave noir e trascritti su corpo Laswell (sottraendovi quella fastidiosa punta di snobismo world music. L'approccio, questo, è rustico, odoroso, e debitamente di taglio punk dadaista). Cool come pochi; altroché. Leoni con più criniera in questo terzo atto, i due sempre di casa nel progetto, Giust e Gawara, ed il quasi sempre (di casa), Pagliero. Fra pelli, legni e metalli, sbreccolamenti ritmici, gomme sintetiche e corde in simil loop (di gomma, pure queste, quasi, paiono, forse...). E si ha voglia, di non dover attendere altri dieci anni. Nel catalogo Sst di un tempo, avrebbero fatto un figurone, ora, li dovrebbero pagare, per starci su quel catalogo. Eretici in frenetica azione funk (la nostra Arkestra?)." M. Carcasi, Kathodik 2009.
(...) Il giornalista M. Carcasi ha inserito questo disco nella propria playlist annuale (ossia "i migliori dischi del 2009") pubblicata dalla rivista on line Kathodik.
01 _ Stranger yourself 7:49
02 _ The kong 6:57
03 _ What if i do 2:37
04 _ Broken drill 16:26
05 _ Breastbone 13:26
06 _ Fool minds 3:13
(C) + (P) 2009
SOLD OUT
Dominik Gawara _ acoustic bass _ kaoss pad
Stefano Giust _ drums _ cymbals _ objects
Ivan Pilat _ baritone sax _ trumpet _ voice
Daniele Pagliero _ samples _ electronics _ editing
Guests:
Davide Lorenzon _ alto sax
Alessandro Fiorin Damiani _ electronics, recordings
Alberto Collodel _ bass clarinet on track 5
Stefano Ferrian _ tenor sax on track 6
This third album, 10 years after the second "Integrale", confirms the energy and the direction into an acid down-town sound, also free jazz.
"(...) Son trascorsi dieci anni, dall'ultimo incontro con il progetto Gbur. Ci avevano lasciati con il doppio “Integrale”, e sinceramente, sembrava faccenda chiusa a quel punto. Troppo frenetici gli interpreti di sempre (o quasi), Dominik Gawara, Stefano Giust, Ivan Pilat e Daniele Pagliero. Idee, esecuzione e produzione, a ciclo continuo, senza quasi neanche la possibilità di sudare, o farsi una pisciatina. Eppure, invece, quando meno lo aspetti, Gbur torna. Torna con i quattro sopracitati, più, Davide Did Lorenzon, Alessandro Fiorin Damiani, Alberto Collodel e Stefano Ferrian. Tornano in otto, ma si lascian tutti adeguato spazio, esibendo arte mimetica gentile e livido fervore che non lascia ecchimosi evidenti (ma agisce sul lungo termine...). Trastullandosi live, con basso acustico, kaoss pad, batteria ed oggetti, sax baritono, tromba e voce, samples, elettronica , clarinetto basso, sax tenore e sax alto (qualcos'altro che perdo...), Gbur, svomitazza sei tranci di carne viva, che nascono infetti d'impro, ma ben più strutturati d'uno sberleffo paiono. Saltando la fase aggressiva, Gbur, si incaponisce (bene...), nell'indagar, un territorio in forte pendenza, dove è possibile imbattersi in fantasmi Miles, riletti in chiave noir e trascritti su corpo Laswell (sottraendovi quella fastidiosa punta di snobismo world music. L'approccio, questo, è rustico, odoroso, e debitamente di taglio punk dadaista). Cool come pochi; altroché. Leoni con più criniera in questo terzo atto, i due sempre di casa nel progetto, Giust e Gawara, ed il quasi sempre (di casa), Pagliero. Fra pelli, legni e metalli, sbreccolamenti ritmici, gomme sintetiche e corde in simil loop (di gomma, pure queste, quasi, paiono, forse...). E si ha voglia, di non dover attendere altri dieci anni. Nel catalogo Sst di un tempo, avrebbero fatto un figurone, ora, li dovrebbero pagare, per starci su quel catalogo. Eretici in frenetica azione funk (la nostra Arkestra?)." M. Carcasi, Kathodik 2009.
(...) Il giornalista M. Carcasi ha inserito questo disco nella propria playlist annuale (ossia "i migliori dischi del 2009") pubblicata dalla rivista on line Kathodik.
01 _ Stranger yourself 7:49
02 _ The kong 6:57
03 _ What if i do 2:37
04 _ Broken drill 16:26
05 _ Breastbone 13:26
06 _ Fool minds 3:13
(C) + (P) 2009