15 IMPROVISATIONS FOR SOLO ELECTRIC GUITAR
M TABE (Marco Tabellini)
SOLD OUT
Marco Tabellini _ chitarra elettrica
Nato nel '85, questo giovane e brillante chitarrista espone qui 15 improvvisazioni nelle quali i linguaggi si stratificano continuamente, tenendo bene in conto tutto il patrimonio sonoro che in questi difficili ambiti s'è prodotto fino ad oggi. E' dal 2007 che Marco lavora, oltre che in gruppi di improvvisazione, al solo, in cui emergono tecniche estese ispirate e mutuate dal jazz d'avanguardia e dalla musica classica contemporanea. Questi 15 pezzi sono brevi, nervose improvvisazioni, con scarti e nessi interni estemporanei; queste soluzioni frammentarie dipendono dall'interesse nel rapporto fra gesto tecnico/tattico/tattile e qualità timbrica. Ad oggi ha suonato con M. Mota, S. Pilia, R. Ciunfrini, A. d'Intino, D. Fariello, F. Giuffrè, S. Giust, A. Grillini, N. Guazzaloca, T. Honsinger, E. Malatesta, E. Marraffa, P. Oliva, V. Vasi e molti altri. Collabora a molti progetti, sia stabili sia estemporanei.
"(...) Quello che colpisce immediatamente nella musica di Marco Tabellini è questo suono grezzo, ruvido e spoglio, l'economia dei mezzi, questo senso di attacco (che rifiuta qualsiasi evanescenza), ma anche la fulmineità e la chiarezza di esposizione delle idee, senza ridondanza o ascetismo. Lo testimoniano i due dischi in solo (usciti sotto l’etichetta “Setola di Maiale”) di questo giovane improvvisatore italiano. Il suo discorso alla chitarra elettrica fa appello a diverse tecniche estese e gioca spesso su rotture brusche, pur conservando uno sconcertante senso della costruzione. La relativa concisione delle sue improvvisazioni denota una preoccupazione permanente per la composizione istantanea, simile a un formato “pop”. Vi sono riferimenti discreti ma numerosi, dal jazz d’avanguardia al noise-rock passando per le musiche contemporanee. Vendicativo, scomodo, sul filo del rasoio, stimolante in ogni punto." Yannis Frier, Revue & Corrigée #83, 2010.
"(...) 15 improvvisazioni per sola chitarra elettrica. Crudezze assortite, eseguite senza rete di protezione. Marco Tabellini, possiede talento. Fluido, con leggerezza, dove altri inciampano, evocando sbadigli. Giovane (classe 1985), ma consapevole, della croce che porta sulle spalle. Questione di un istante di troppo, di un passaggio eccessivamente cervellotico, e tutto si va a fottere. Invece, nonostante la giovane età, Tabellini, azzecca i tempi giusti. Alternanza equilibrata, fra l'assalto crudo, delle corde e null'altro, ed attimi evocativi di stasi ronzante. Si intuisce (eccome), il jazz, il blues, quello che di scorticato vi è fra l'uno e l'altro (che poi, son la stessa cosa a livello umorale...). E questo piace, perché il gesto tecnico, si traduce in tattica attrattiva, invogliando l'ascolto di questi bozzetti scrostati. Fra (l'ovvio), Derek Bailey, l'osservazione naturale di Manuel Mota, il passato di Screamin Jay Hawkins o Lightnin Hopkins. Acrobazie trattenute e voglia di andar oltre. Applausi meritati. Ci siamo mi pare." M. Carcasi, Kathodik 2010.
"(...) Nuove forze in arrivo nel crudo mondo dell’improvvisazione radicale. Marco Tabellini, classe 1985, viene da Cattolica e va presentato come un talentuoso sbarazzino del chitarrismo spontaneo. Una cosa è certa, sentiremo sempre più spesso tintinnare il suo nome tra il jet-set improv dopo il lancio di questa coppia di soli all’elettrica, letteralmente al fulmicotone, licenziati sotto l’egida di Setola di Maiale. Non sembra ci sia bisogno di un orecchio particolarmente allenato per comprendere le intelligenti differenze che separano, concettualmente, i due cdr: nel primo s’inala un’aria più ‘maleducata’ e provvisoria, fatta di piccoli ritagli veloci e impulsivi, laddove nel secondo si evince un’estensione dei tempi quanto una maggiore ponderazione nell’assalire con le corde; ovviamente, in questo caso, fa gioco forza una ricerca precedente alla registrazione di «strutture più solide, e un suono più robusto», non frammentate. Lo stampo M Tabe sembra ottenuto dalla liquefazione di vecchie e nuove glorie, e il resoconto di ciò porterebbe chiunque a ipotizzare uno stuzzicante melange fra Derek Bailey e Manuel Mota sotto l’influsso di una soffusa lucina bluesy… questa sì, astratta e difficile da decifrare se si possiede uno spirito restio alle magiche incertezze dell’estemporane." Sergio Eletto, Sands-zine 2010.
"(…) [recensione accomunata a SM1550]. Due i dischi pubblicati da Marco Tabellini con lo pseudonimo di M Tabe per Setola di Maiale. Due dischi di pura improvvisazione per chitarra elettrica, registrati a poca distanza l’uno dall’altro nel corso del 2009, ciascuno l’ideale prosecuzione dell’altro. I dischi di improvvisazione per strumento solista tradiscono sempre un’indole e un animo molto intimo e con dovuta ragione: cosa c’è di più difficile e allo stesso appagante per un musicista di doversi esibire senza una partitura, senza uno spartito di fronte al suo pubblico o in uno studio di registrazione? In un certo senso questi dischi rimangono come pure espressioni di un’idea, di uno stile, di una forma musicale cristallizzata e legata al suo tempo di esecuzione. Ora si è così, si suona così, domani, tra un mese, tra un anno cambia tutto: una specie di istantanea, di attimo congelato, di ”Pasto Nudo” con il quale saziare se stessi e il proprio pubblico. Marco di idee ne ha e le sa mettere a fuoco, lo fa con la nervosa tranquillità di chi sa che questo può fare e nel farlo sa di dover pagare il giusto tributo alle sue influenze musicali che mi sembra emergano in modo chiaro e lineare. Il suo suono saturo, distorto quanto basta ma allo stesso tempo diretto nella sua proiezione rimanda a Jimi Hendrix, il suo partire quasi senza l’attacco a Fred Frith e Derek Bailey a cui Marco sembra collegarsi anche per l’ideale struttura libera delle improvvisazioni e per l’uso nervoso degli stoppati, utilizzati per creare una struttura ritmica sottostante ai feedback chitarristici. Forse c’è più blues che jazz, più senso della narrazione che strutturalismo musicale, più il desiderio di osare correndo qualche rischio in più che non il piacere di suonare in maniera impeccabile ma senza passione. Credo di non sbagliare dicendo e pensando che Marco non è uno che gioca a dadi, ma che poggia i piedi su un terreno solido, su una struttura musicale personale, costruita magari con fatica e con le ingenuità di chi non “nasce imparato” ma con la passione di chi ama il suo strumento e assieme a questo è alla ricerca di una strada e di un suono personale. Lunga vita!" Andrea Aguzzi, Chitarra e Dintorni-nuove musiche, 2011.
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(C) + (P) 2009
SOLD OUT
Marco Tabellini _ electric guitar
These 15 pieces are short, edgy improvisations, with extemporaneous gaps and inner joints; these fragmentary solutions hinge on the interest in the relation between technical/tactical/tactile gesture and quality of timber. Marco hasn't followed any academic course, developing his unorthodox sound and techniques by himself. In Winter 2005-2006 he started his first serious group, Auto da Fè (now with R. Verni and M. Farina). During the year 2007 he started recording solo electric guitar improvisations, inspired by avant-garde jazz and contemporary classical composers. In winter 2007-2008 he met the Bologna improvisers scene, first attending the open jam sessions coordinated by the collective Gnù, then playing many concerts of free improvisation with different groups. During the last year he played with M. Mota, S. Pilia, R. Ciunfrini, A. d'Intino, D. Fariello, F. Giuffrè, S. Giust, A. Grillini, N. Guazzaloca, T. Honsinger, E. Malatesta, E. Marraffa, P. Oliva, V. Vasi and many others.
“(…) 15 improvisations for solo electric guitar. Assorted raw pieces, performed with no safety net. Marco Tabellini’s got talent. Fluent and light, where others stumble and provoke yawns. Young (born in 1985), but aware of the cross he’s bearing on his shoulders. It’s a matter of an instant – a little too much, an overwrought phrase, and everything is fucked. Instead, despite his young age, Tabellini matches the right timings. Switching with the right balance between the raw assault (of nothing but the strings) and haunting moments of buzzing calm. One can easily sense the jazz, the blues, and what’s scraping between the two (basically the same thing, on a humoral level). And this is enjoyable, because the technical gesture translates into a tactic of abstraction, prompting to listen to these scraped sketches. Between Derek Bailey (of course), the natural observation of Manuel Mota, the past of Screaming Jay Hawkins or Lightning Hopkins. Restrained acrobatics and the will to go beyond. The applause is well deserved. I think we’re at it.” M. Carcasi, Kathodik 2010.
“(…) [reviewed along with SM1550] New forces coming in the raw world of radical improvisation. Marco Tabellini, born in 1985, comes from Cattolica and must be introduced as one talented rascal of spontaneous guitar playing. One thing is sure: we’ll hear his name ringing more and more in the jet-set of free improvisation after the launch of these explosive solo albums on electric guitar (released by Setola di Maiale). Apparently, one doesn’t need a particularly trained ear to understand the intelligent differences that separates the concept of the two cdrs: in the first one the atmosphere is rude and unstable, made of short, fast and impulsive scraps; in the second the tempi are extended and the assault on the strings is more pondered over; naturally, the latter case involves a previous research of «more solid structures, and a thicker sound», with less fragmentation of the material. M Tabe’s mould sounds like the melting of old and new glories, and this idea could take anyone to think of an intriguing mélange between Derek Bailey and Manuel Mota under the influence of a soft, bluesy light… yeah, abstract and difficult to decipher if one’s spirit is reluctant when facing the magical uncertainities of improvisation.” Sergio Eletto, Sands-zine 2010.
“(…) [reviewed along with SM1550] Two albums published by Marco Tabellini (under the name M Tabe) for Setola di Maiale. Two discs of pure improvisation for electric guitar, recorded at a short distance in 2009, each one sounding like the ideal extension of the other. Records of improvisation for solo instrument always reveal a very intimate disposition, and with good reason: what’s more difficult and at the same time gratifying for a musician than performing without a score, in front of his audience or in a recording studio? In a way, these records remain a pure expression of an idea, a style, a musical form crystallized and bound to the time of its execution. Now you’re like this, you play like this – tomorrow, in a month, a year, everything changes: a kind of snap shot, a frozen moment, a “Naked Lunch” to satisfy oneself and one’s audience. Marco has ideas, knows how to focus them and does it with nervous tranquility; he knows he has to pay tribute to his musical influences, which come out clearly and easily. His saturated sound, distorted enough (but at the same time straightforward in its projection) reminds of Jimi Hendrix, the way it starts almost without a cue recalls Fred Frith and Derek Bailey, to whom Marco seems to connect also because of the ideal free structure of the improvisations and for the nervous use of finger muting, used to create a rhythmic structure underneath the guitar feedback. Maybe there’s more blues than jazz, more sense of narration than musical structure, more desire to dare and risk than the simple pleasure to play with no flaw but also no passion. I think I’m not mistaken when I say and think that Marco isn’t playing dice, but rather standing on a solid ground, on a personal musical structure, maybe built with the effort and the naivety of someone who isn’t born knowing everything, but is passionate and loves his instrument, and is researching a personal way and sound. Long life!” Andrea Aguzzi, Chitarra e Dintorni-nuove musiche, 2011.
"(...) Ce qui frappe d'emblée dans la musique de Marco Tabellini c'est ce son brut, rêche et dépouillé, l'économie de moyens, ce sens de l'attaque refusant toute évanescence, mais aussi la fulgurance et la clarté d'exposition des idées, sans esbroufe ou ascétisme. Les deux disques en solo (parus sous le label "Setola di Maiale") de ce jeune improvisateur italien proche de la scène bolognaise en témoignent. Son discours à la guitare électrique fait appel à diverses techniques étendues et joue souvent sur des ruptures abruptes tout en conservant un sens de la construction confondant. La relative concision de ses improvisations relève d'un soucis permanent de la composition instantanée, proche d'un format "pop". Les références y sont discrètes mais nombreuses, du jazz d'avant-garde au noise-rock en passant par les musiques nouvelles. Vindicatif, inconfortable, sur le fil, excitant en tous points." Yannis Frier, Revue & Corrigée #83, 2010.
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