AN EMBASSY TO KOKUS AND KORUS
THOSE LONE VAMPS (Shawn Clocchiatti-Oakey, Vincent O. Trevisan)
SOLD OUT
Shawn Clocchiatti-Oakey _ voci _ chitarra _ pianoforte _ tastiere _ harmonica
Vincent O. Trevisan _ waves _ drones _ percussioni nei brani 1 e 12
Terzo album per Those Lone Vamps. La loro musica è come sempre unica, un marchio di fabbrica tra brandelli di vecchio blues, avanguardia, folk acido e frico friulano.
"(...) Cuore di tenebra. È curioso constatare come il terzo disco dei Those Lone Vamps, pur durando poco più di venti minuti, è comunque maggiore della somma dei due precedenti dischi del duo. Detto che le due (magnifiche) prime pubblicazioni, uscite sempre per Setola di Maiale, erano un concentrato di musica cantautoriale, improvvisazione, avanguardia e lucida follia, questo “An embassy to kokus and korus” ripropone il lato più intimista e folk/blues dell’accoppiata composta da Shawn Clocchiatti-Oakey (anche nel trio impro dei BTT) alla voce, chitarra, piano, tastiere e armonica, e da Vincent O. Trevisan ai drones, percussioni ed elettronica. La loro è una forma di cantautorato deviato e folle, sprofondato nel più oscuro dei blues, rappresentato in una forma di canzone ridotta all’essenziale, dove la voce da crooner di Shawn Clocchiatti-Oakey (tra Mark Lanegan e il Nick Cave più intimista), profonda ed emotiva, si proietta sulle scarne linee musicali (nonché sulle invenzioni soniche di Vincent O. Trevisan), che siano una chitarra acustica sporcata da minimali onde radio (prairie), un tappeto di tastiera isolazionista (tip), una linea di pianoforte sui generis (l’infernale turn, con un raddoppio di voce da paura; le più illuminate chevy e farm), una nervosa armonica (mud) o una percussione quasi irriconoscibile (a.m.). È un viaggio spirituale, quasi catartico, nel cuore di tenebra dell’animo umano." Alfredo Rastelli, Sands-zine 2009.
"(...) Giungono ad una forma-canzone più definita i Those Lone Vamps ossia Shawn Clocchiatti-Oakey e Vincent O. Trevisan, il cui blend di folk urbano, improvvisazione, sound poetry, blues, low-fi, è tra le ibridazioni più interessanti regalateci dalla nostra penisola. Come al solito il disco è un breve compendio di tracce icastiche e fulminanti. Il tono è più unitario del solito però, il timbro vocale tra Leonard Cohen (Prairie, Subway, Chevy, Crest) e Lanegan (Turn), forse Scott Walker. Ma lo schema ballad crepuscolare è incrinato da onde disturbate, drones, field recordings e arrangiamenti anomali. Alla fine, nello spirito, siamo più vicini a Daniel Given che a Steve Von Till o Scott Kelly. Provate a smazzarli con i Bachi da Pietra. Sembra delta noir blues ad onde corte ma viene su dal Friuli. Per quanto quasi in conflitto d'interesse, con il cuore in mano mi viene da dare meno di 7/8" Dionisio Capuano, Blow Up n.127, 2008.
"(...) La parabola dei Those Lone Vamps si compie per il loro terzo disco. Trovata la formula, la si plasma, la si struttura giorno per giorno, e poi raggiunta la maturità la si affina il più possibile per avvicinarsi alla perfezione. La musica del duo si fa sempre più scura, austera, distinta, quasi professionale. Non solo una quantità disarmante d'idee e di spunti ma anche una sostanza spettrale, una quadratura sfasata. Shaw declama rauco e profondo le sue poesie, Vincent l'accompagna con i suoi sottofondi inudibili. Una chitarra soffusa, un piano squillante e stonato. Musica d'oltreoceano, quella della miglior tradizione country/blues, Waits, Captain Beefheart, la voce del Nick Cave più indemoniato e poi lo stile di Johnny Cash, quasi un tributo a tutto quanto prodotto dall'inarrivabile uomo in nero. Laterali, nascosti, epici, a tratti geniali. Uno dei segreti meglio nascosti." Marcello Consonni, RockIt 2008.
"(...) Qual è l’America dei Those Lone Vamps? Quella della provincia derelitta? Quella dei paesaggi suburbani pregni di alienazione metropolitana? O un mix di entrambe, com’era nelle corde dei Wall Of Voodoo? Non saprei dire, anche perché la distanza rispetto all’argomento trattato restituisce una stilizzazione di forme e contenuti, ma anche una più ampia gamma di codici espressivi che rendono questa musica popolare e avant, rigorosa e sensuale allo stesso tempo. Ed è questa la carta vincente della formazione friulana, ovvero l’utilizzare le sintassi del miglior cantautorato americano senza incorrere nell’ampollosità di chi abbraccia in toto una ragione d’essere senza il necessario distacco critico. La preparazione musicale a 360 gradi di Clocchiatti ha facilitato l’operazione, l’inventiva e le capacità compositive del duo hanno fatto il resto, così da consegnarci una musica “americana” nelle atmosfere e nei suoni, ma con ampi richiami a certa avanguardia europea. Una musica mai anacronistica, soprattutto. Così questo disco si presenta come naturale evoluzione dei precedenti, senza che la maggior attenzione verso la composizione pura ridimensioni l’aspetto della ricerca e dell’intensità espressiva. Perché di stramberie ve ne sono anche qui e, come al solito, ben integrate nella struttura dei pezzi, tanto da sembrare vitali al loro dipanarsi. Ma è ancora l’intensità del racconto a fare la differenza, a portare il blues - un blues dell’anima - in una stordente dimensione terrena, come nel caso dei Bachi Da Pietra. Laddove la scrittura di Dorella procede scarna, scarnificante e splendidamente claustrofobica, quella dei Those Lone Vamps si apre occasionalmente verso la luce (“Crest”), almeno nei suoni, pur rimanendo ancorata in una dimensione che attiene sostanzialmente alla tenebra dell’animo, alle stanze oscure che tutti noi abbiamo e che spesso non riusciamo a illuminare. E Clocchiatti/Trevisan illuminano le loro stanze solo parzialmente, mostrandoci frammenti di sentimenti, piccole e grandi idiosincrasie, e tensioni che non trovano sfogo. Tensioni che esplodono dentro, stracciando l’animo e riducendolo a una pletora di brandelli sanguinanti. Sono rabbie, tristezze, orgogli feriti, rancori, delusioni, fallimenti, resi con la maestria di un bardo d’altri tempi. Sono i fantasmi che ognuno di noi si trascina dietro sino al termine dell’esistenza. Spero che i Those Lone Vamps non riescano a sconfiggerli. I loro fantasmi. 7,5/10" Antonio Ciarletta, Ondarock 2009.
"(...) Prima periferia udinese, tacciono i rumori degli stabilimenti, tornano i vecchi dall’osteria, il frico e il merlot sono nelle tavole. E dopo? Ci si vede in sala prove, che può essere la casa stessa, e si guarda alla finestra. Solo con la desolazione e gli effluvi delle rogge si può spiegare “An embassy to Kokus and Korus” (l’introduzione della parola embassy non è per niente legata alla sua trattazione in dato contesto!), disco del ritorno per i misconosciuti Those Lone Vamps. Shawn Clocchiatti-Oakey e Vincent O. Trevisan, nomi di ventura meno improbabili di quanto pensiate, sono alla terza esperienza discografica con Setola di Maiale, etichetta avant della zona con importanti connotati italiani ed esteri nella scena sperimentale. Tra BTT e altre minuzie si ritagliano il tempo per attività parallele, che non nascondono però la luce a un album registrato, mixato, masterizzato in tre ore con la trinità nei crediti. Those Lone Vamps è una raccolta di brani anche molto corti in stile Waits bronchiale su strumenti inconsistenti, interferenze di centralini telefonici (Prairie), armonica e singulti (Mud), rumori a circonfondersi con testi di apparente grammelot impercettibile, respiri affannati, Subway blues biascicato: Shawn apre la bocca quando canta? :) Il minimalismo di tasti percossi piano e quasi random strania Chevy e Farm, due episodi in cui i legami con Mark Lanegan e Stuart Staples dei Tindersticks si fanno evidenti; chiude il dialogo evangelico di 5 a.m. Interessante un’indagine sui titoli, tutti di una sola parola ad evocare la prateria, la fattoria, il fango, finalmente penetrati nella forma canzone, compatta per quanto lo-fi. Insomma, una sorpresa per coloro che sono ancora in grado di ascoltare senza distrazioni." Enrico Veronese, Italian Embassy, 2009.
01 _ Prairie 2:30
02 _ Turn 1:59
03 _ Mud 0:34
04 _ Steam 2:04
05 _ Subway 2:37
06 _ Tip 0:43
07 _ Nyasa 2:43
08 _ Built 0:10
09 _ Chevy 2:51
10 _ Crest 2:35
11 _ Farm 2:19
12 _ 5 a.m. 0:50
(C) + (P) 2008
Testi dei brani:
PRAIRIE
I’m ripe for the picking/ sold and disengaged/ my love’s the cardboard box/ you sleep in/ my love’s a famine/ coming to town/ freight train runnin’/ what’s up buddy// I’ve left the city/ for a prairie of candles…// (repeat verse one & chorus)// have mercy on me Lord… (repeat chorus to fade)
TURN
Ironing/ ten times ironing/ blowing shirts off, no!/ ten times hunting me down/ teeth/ a perfect pearly lane/ teeth gnashing/ teeth gnashing (mind crushing)/ you’re gonna be her prey/ each and every day// (repeat to fade) – mouth rushing, mouth roaring, mouth… everything –
MUD
Fffffff…yeah/ fffffff….yeah
STEAM
Hey broken bones (Steam!)/ hey filthy hands (Steam!)/ hey gatekeepers (Steam!)/ hey cleansing (Steeeam!)// cater light to the eyeballs/ go find a clue to solve/ day old mysteries/ punting on a river/ tic toc boom clock/ toys of big production/ how can you subscribe to/ (prrr) destruction/ (repeat verse & chorus)// grey matter/ spattered over feelings/ she’s no longer healing// (chorus to fade)
SUBWAY
Hours later/ windshield pounding in/ your voice/ it takes a dime/ it tickles the mind/ until the mind explodes/ subway home/ so we spoke in broken Japanese/ for days and days (oh!)/ it turned out to be/ our greatest adventure ever (oh!)/ got my picture of you/ subway home/ subway gone/ subway home…
TIP
(…)
NYASA
Now you’re home/ get some sleep (movin’, movin’)/ will you be thinking/ of me tonight (movin’, movin’)/ Shauna's leaving Farmtown (movin’, movin’)/ which way to cold Nebraska (movin’, movin’)// your friends all look like trouble/ which way to Black Soweto (to Black Soweto)/ your friends they look like trouble/ which way to Black Soweto// No more hesitation/ kinda tryouts for your love/ Shauna’s leaving Farmtown/ a broader sense of landscape// (repeat chorus)/ I’m not that kind of loser/ bruisin’/ oh Lord, please give her time/ oh Jesus, still the storm/ (repeat chorus to fade)//
BUILT
(Larks everywhere)
CHEVY
Hey rise up/ shake the dust/ aboriginal malls/ and parks too deep for thought/ I was banned in plateau 5/ tin corn/ copper ivy/ brazen stubble/ everybody sing// where do you park your Chevy? Where do you park your…// Hey new town/ same career/ cheerful speakers/ dogs are getting nervous/ I was banned in your house/ silver shelves/ stolen gravy/ it’s a life/ everybody sing…// (repeat chorus to fade)
CREST
A time-worn beggars’ show/ the ribs it shows/ the ribs it shows// auction off my passing stories/ patch up the broken days/ I can’t stop pretending/ I’m over you/ your past survived/ the swollen tide/ land, they say// a time-worn beggars’ show/ the ribs it shows…// I went back/ to the shack on the hill/ to find my past alive/ my past survived (is this a token?)/ speak canary/ put me in touch with fear/ I’ll choose the narrow path Lord (I’ll choose that path)/ Land, they say// (repeat chorus to fade)// End Up
FARM
Is this a snatch or what?/ the face is pale, almost absorbed/ in a fragile shack/ fishing for Christmas/ a few things never grow old// oh, things leave you this way// is this a snatch or what/ the face is pale/ I’ll be good at forgiving/ in a fragile estate/ leaving scars in farms and farms// oh, things leave you this way (forgive us, Jesus)/ leaving scars in farms and farms//
5 A.M.
She got sick o’ my singin’/ a broader sense of times passing/ call me up for a real job (she’s got 47 bucks)/ call me ‘round 5/ it’s late/ I’m on my way (bills everywhere)/ eyes look brighter, every time (concept, retina)/ ok/ I’m begging you please/ Jesus still the storm/ eyes look brighter//…ya, call me ‘round 5
(Tutti i testi sono di Shawn Clocchiatti Oakey)
SOLD OUT
Shawn Clocchiatti-Oakey _ voice _ acoustic guitar _ piano _ keyboards _ harmonica
Vincent O. Trevisan _ waves _ drones _ percussions on tracks 1 e 12
This is the third album by Those Lone Vamps. A strange and original combination of old blues, avant-garde and acid-folk music.
"(...) Cuore di tenebra. È curioso constatare come il terzo disco dei Those Lone Vamps, pur durando poco più di venti minuti, è comunque maggiore della somma dei due precedenti dischi del duo. Detto che le due (magnifiche) prime pubblicazioni, uscite sempre per Setola di Maiale, erano un concentrato di musica cantautoriale, improvvisazione, avanguardia e lucida follia, questo “An embassy to kokus and korus” ripropone il lato più intimista e folk/blues dell’accoppiata composta da Shawn Clocchiatti-Oakey (anche nel trio impro dei BTT) alla voce, chitarra, piano, tastiere e armonica, e da Vincent O. Trevisan ai drones, percussioni ed elettronica. La loro è una forma di cantautorato deviato e folle, sprofondato nel più oscuro dei blues, rappresentato in una forma di canzone ridotta all’essenziale, dove la voce da crooner di Shawn Clocchiatti-Oakey (tra Mark Lanegan e il Nick Cave più intimista), profonda ed emotiva, si proietta sulle scarne linee musicali (nonché sulle invenzioni soniche di Vincent O. Trevisan), che siano una chitarra acustica sporcata da minimali onde radio (prairie), un tappeto di tastiera isolazionista (tip), una linea di pianoforte sui generis (l’infernale turn, con un raddoppio di voce da paura; le più illuminate chevy e farm), una nervosa armonica (mud) o una percussione quasi irriconoscibile (a.m.). È un viaggio spirituale, quasi catartico, nel cuore di tenebra dell’animo umano." Alfredo Rastelli, Sands-zine 2009.
"(...) Giungono ad una forma-canzone più definita i Those Lone Vamps ossia Shawn Clocchiatti-Oakey e Vincent O. Trevisan, il cui blend di folk urbano, improvvisazione, sound poetry, blues, low-fi, è tra le ibridazioni più interessanti regalateci dalla nostra penisola. Come al solito il disco è un breve compendio di tracce icastiche e fulminanti. Il tono è più unitario del solito però, il timbro vocale tra Leonard Cohen (Prairie, Subway, Chevy, Crest) e Lanegan (Turn), forse Scott Walker. Ma lo schema ballad crepuscolare è incrinato da onde disturbate, drones, field recordings e arrangiamenti anomali. Alla fine, nello spirito, siamo più vicini a Daniel Given che a Steve Von Till o Scott Kelly. Provate a smazzarli con i Bachi da Pietra. Sembra delta noir blues ad onde corte ma viene su dal Friuli. Per quanto quasi in conflitto d'interesse, con il cuore in mano mi viene da dare meno di 7/8" Dionisio Capuano, Blow Up n.127, 2008.
"(...) La parabola dei Those Lone Vamps si compie per il loro terzo disco. Trovata la formula, la si plasma, la si struttura giorno per giorno, e poi raggiunta la maturità la si affina il più possibile per avvicinarsi alla perfezione. La musica del duo si fa sempre più scura, austera, distinta, quasi professionale. Non solo una quantità disarmante d'idee e di spunti ma anche una sostanza spettrale, una quadratura sfasata. Shaw declama rauco e profondo le sue poesie, Vincent l'accompagna con i suoi sottofondi inudibili. Una chitarra soffusa, un piano squillante e stonato. Musica d'oltreoceano, quella della miglior tradizione country/blues, Waits, Captain Beefheart, la voce del Nick Cave più indemoniato e poi lo stile di Johnny Cash, quasi un tributo a tutto quanto prodotto dall'inarrivabile uomo in nero. Laterali, nascosti, epici, a tratti geniali. Uno dei segreti meglio nascosti." Marcello Consonni, RockIt 2008.
"(...) Qual è l’America dei Those Lone Vamps? Quella della provincia derelitta? Quella dei paesaggi suburbani pregni di alienazione metropolitana? O un mix di entrambe, com’era nelle corde dei Wall Of Voodoo? Non saprei dire, anche perché la distanza rispetto all’argomento trattato restituisce una stilizzazione di forme e contenuti, ma anche una più ampia gamma di codici espressivi che rendono questa musica popolare e avant, rigorosa e sensuale allo stesso tempo. Ed è questa la carta vincente della formazione friulana, ovvero l’utilizzare le sintassi del miglior cantautorato americano senza incorrere nell’ampollosità di chi abbraccia in toto una ragione d’essere senza il necessario distacco critico. La preparazione musicale a 360 gradi di Clocchiatti ha facilitato l’operazione, l’inventiva e le capacità compositive del duo hanno fatto il resto, così da consegnarci una musica “americana” nelle atmosfere e nei suoni, ma con ampi richiami a certa avanguardia europea. Una musica mai anacronistica, soprattutto. Così questo disco si presenta come naturale evoluzione dei precedenti, senza che la maggior attenzione verso la composizione pura ridimensioni l’aspetto della ricerca e dell’intensità espressiva. Perché di stramberie ve ne sono anche qui e, come al solito, ben integrate nella struttura dei pezzi, tanto da sembrare vitali al loro dipanarsi. Ma è ancora l’intensità del racconto a fare la differenza, a portare il blues - un blues dell’anima - in una stordente dimensione terrena, come nel caso dei Bachi Da Pietra. Laddove la scrittura di Dorella procede scarna, scarnificante e splendidamente claustrofobica, quella dei Those Lone Vamps si apre occasionalmente verso la luce (“Crest”), almeno nei suoni, pur rimanendo ancorata in una dimensione che attiene sostanzialmente alla tenebra dell’animo, alle stanze oscure che tutti noi abbiamo e che spesso non riusciamo a illuminare. E Clocchiatti/Trevisan illuminano le loro stanze solo parzialmente, mostrandoci frammenti di sentimenti, piccole e grandi idiosincrasie, e tensioni che non trovano sfogo. Tensioni che esplodono dentro, stracciando l’animo e riducendolo a una pletora di brandelli sanguinanti. Sono rabbie, tristezze, orgogli feriti, rancori, delusioni, fallimenti, resi con la maestria di un bardo d’altri tempi. Sono i fantasmi che ognuno di noi si trascina dietro sino al termine dell’esistenza. Spero che i Those Lone Vamps non riescano a sconfiggerli. I loro fantasmi. 7,5/10" Antonio Ciarletta, Ondarock 2009.
"(...) Prima periferia udinese, tacciono i rumori degli stabilimenti, tornano i vecchi dall’osteria, il frico e il merlot sono nelle tavole. E dopo? Ci si vede in sala prove, che può essere la casa stessa, e si guarda alla finestra. Solo con la desolazione e gli effluvi delle rogge si può spiegare “An embassy to Kokus and Korus” (l’introduzione della parola embassy non è per niente legata alla sua trattazione in dato contesto!), disco del ritorno per i misconosciuti Those Lone Vamps. Shawn Clocchiatti-Oakey e Vincent O. Trevisan, nomi di ventura meno improbabili di quanto pensiate, sono alla terza esperienza discografica con Setola di Maiale, etichetta avant della zona con importanti connotati italiani ed esteri nella scena sperimentale. Tra BTT e altre minuzie si ritagliano il tempo per attività parallele, che non nascondono però la luce a un album registrato, mixato, masterizzato in tre ore con la trinità nei crediti. Those Lone Vamps è una raccolta di brani anche molto corti in stile Waits bronchiale su strumenti inconsistenti, interferenze di centralini telefonici (Prairie), armonica e singulti (Mud), rumori a circonfondersi con testi di apparente grammelot impercettibile, respiri affannati, Subway blues biascicato: Shawn apre la bocca quando canta? :) Il minimalismo di tasti percossi piano e quasi random strania Chevy e Farm, due episodi in cui i legami con Mark Lanegan e Stuart Staples dei Tindersticks si fanno evidenti; chiude il dialogo evangelico di 5 a.m. Interessante un’indagine sui titoli, tutti di una sola parola ad evocare la prateria, la fattoria, il fango, finalmente penetrati nella forma canzone, compatta per quanto lo-fi. Insomma, una sorpresa per coloro che sono ancora in grado di ascoltare senza distrazioni." Enrico Veronese, Italian Embassy, 2009.
01 _ Prairie 2:30
02 _ Turn 1:59
03 _ Mud 0:34
04 _ Steam 2:04
05 _ Subway 2:37
06 _ Tip 0:43
07 _ Nyasa 2:43
08 _ Built 0:10
09 _ Chevy 2:51
10 _ Crest 2:35
11 _ Farm 2:19
12 _ 5 a.m. 0:50
(C) + (P) 2008
Lyrics:
PRAIRIE
I’m ripe for the picking/ sold and disengaged/ my love’s the cardboard box/ you sleep in/ my love’s a famine/ coming to town/ freight train runnin’/ what’s up buddy// I’ve left the city/ for a prairie of candles…// (repeat verse one & chorus)// have mercy on me Lord… (repeat chorus to fade)
TURN
Ironing/ ten times ironing/ blowing shirts off, no!/ ten times hunting me down/ teeth/ a perfect pearly lane/ teeth gnashing/ teeth gnashing (mind crushing)/ you’re gonna be her prey/ each and every day// (repeat to fade) – mouth rushing, mouth roaring, mouth… everything –
MUD
Fffffff…yeah/ fffffff….yeah
STEAM
Hey broken bones (Steam!)/ hey filthy hands (Steam!)/ hey gatekeepers (Steam!)/ hey cleansing (Steeeam!)// cater light to the eyeballs/ go find a clue to solve/ day old mysteries/ punting on a river/ tic toc boom clock/ toys of big production/ how can you subscribe to/ (prrr) destruction/ (repeat verse & chorus)// grey matter/ spattered over feelings/ she’s no longer healing// (chorus to fade)
SUBWAY
Hours later/ windshield pounding in/ your voice/ it takes a dime/ it tickles the mind/ until the mind explodes/ subway home/ so we spoke in broken Japanese/ for days and days (oh!)/ it turned out to be/ our greatest adventure ever (oh!)/ got my picture of you/ subway home/ subway gone/ subway home…
TIP
(…)
NYASA
Now you’re home/ get some sleep (movin’, movin’)/ will you be thinking/ of me tonight (movin’, movin’)/ Shauna's leaving Farmtown (movin’, movin’)/ which way to cold Nebraska (movin’, movin’)// your friends all look like trouble/ which way to Black Soweto (to Black Soweto)/ your friends they look like trouble/ which way to Black Soweto// No more hesitation/ kinda tryouts for your love/ Shauna’s leaving Farmtown/ a broader sense of landscape// (repeat chorus)/ I’m not that kind of loser/ bruisin’/ oh Lord, please give her time/ oh Jesus, still the storm/ (repeat chorus to fade)//
BUILT
(Larks everywhere)
CHEVY
Hey rise up/ shake the dust/ aboriginal malls/ and parks too deep for thought/ I was banned in plateau 5/ tin corn/ copper ivy/ brazen stubble/ everybody sing// where do you park your Chevy? Where do you park your…// Hey new town/ same career/ cheerful speakers/ dogs are getting nervous/ I was banned in your house/ silver shelves/ stolen gravy/ it’s a life/ everybody sing…// (repeat chorus to fade)
CREST
A time-worn beggars’ show/ the ribs it shows/ the ribs it shows// auction off my passing stories/ patch up the broken days/ I can’t stop pretending/ I’m over you/ your past survived/ the swollen tide/ land, they say// a time-worn beggars’ show/ the ribs it shows…// I went back/ to the shack on the hill/ to find my past alive/ my past survived (is this a token?)/ speak canary/ put me in touch with fear/ I’ll choose the narrow path Lord (I’ll choose that path)/ Land, they say// (repeat chorus to fade)// End Up
FARM
Is this a snatch or what?/ the face is pale, almost absorbed/ in a fragile shack/ fishing for Christmas/ a few things never grow old// oh, things leave you this way// is this a snatch or what/ the face is pale/ I’ll be good at forgiving/ in a fragile estate/ leaving scars in farms and farms// oh, things leave you this way (forgive us, Jesus)/ leaving scars in farms and farms//
5 A.M.
She got sick o’ my singin’/ a broader sense of times passing/ call me up for a real job (she’s got 47 bucks)/ call me ‘round 5/ it’s late/ I’m on my way (bills everywhere)/ eyes look brighter, every time (concept, retina)/ ok/ I’m begging you please/ Jesus still the storm/ eyes look brighter//…ya, call me ‘round 5
(All lyrics by Shawn Clocchiatti-Oakey)