NEW SAD EPILOGUE OF MY NICE ELECTRONIC COMPOSER
VENTA PROTESIX
SOLD OUT
Italo Belladonna _ macbook pro _ max/msp _ his standalone applications on this software _ toys _ insects _ field recordings
Musica elettronica composta e registrata a Salerno e Bologna tra il novembre 2006 e il febbraio 2008. Musica intima, reiterata, minimale.
"(...) Composta tra Bologna e Salerno a cavallo tra il 2006 e il 2008, la musica di Venta Protesix - al secolo Italo Belladonna - sa sparigliare dall’influenza dei modelli più in voga di questi tempi, per farsi materia scevra dai convenzionalismi di molta elettronica contemporanea.Certo, come non cogliere rimandi al Fennesz di "Endless Summer" o al Basinski più rarefatto e decadente, qui però c’è rilettura, trasfigurazione e ricontestualizzazione delle referenze in un universo policromo. Più che puntare sul layering o sull’intersezione forzosa di differenti livelli sonori, piazzando pattern su pattern a casaccio qua e là (e quanta dell’elettronica odierna è fatta in questo modo…), Venta Protesix applica processi che, pur lasciando libero sfogo alla creatività, si fondano su metodologie compositive ben definite; anche legate all’utilizzo di “strumenti” aperti all’inserimento di variabili stocastiche o di procedimenti ad hoc creati in itinere, ma sempre all’interno di un ambiente di sviluppo controllabile. Un approccio rigoroso e dadaista al contempo, sicuramente non accademico. Allora ogni singola parte diventa un “aleph” attraverso cui dirimere la costruzione dell’intero mosaico, un frattale che si ripete riaffermando all’infinito la struttura della matrice. Una musica che privilegia comunque la sequenzialità al caos incontrollato, e per questo sa essere melodica, piacevole e, soprattutto, calda. Sì, perché più di tutto, questo è un disco di sentimenti, di stati emotivi che il suono fatica a trattenere, che debordano da ogni singolo elemento texturale. Così i pezzi vengono giù come un salice piangente mosso dal vento, pervasi da una tristezza crepuscolare quasi insopportabile. Un percorso che nell’arco di dodici pezzi non dà credito alla speranza, facendosi invece carico dei dolori dell’autore, resi con fedeltà calligrafica. Quasi che si tocchino con mano. E’ musica struggente, del cuore e fatta con il cuore, come tutta la musica, anche la più astrusa, dovrebbe essere. 7/10." Antonio Ciarletta, Ondarock, 2008.
(...) Venta Protesix caccia fuori 12 miniature digitali. In costante alternanza, fra dislessia spippolante glitch, e camera ambient calda e confortevole. Composto ondeggiando fra Bologna e Salerno, nell'arco fra 2006 e 2008, “New Sad...” si approccia onestamente alla materia trattata, abbracciandone virtù ed incertezze. Se la frammentazione digitale, per quanto infarcita di concetto, è cosa mille volte ascoltata, Venta Protesix la pratica umilmente, senza lanciar proclami di presunta ingegnosità. Fra un Fennesz appena alzato dal letto, ed un Karkowski incazzato quanto una pantegana, Venta Protesix opta per il primo. Allora via libera a granulosità ambientali, plananti e rilucenti, sempre tormentate da un forte prurito interiore. Momenti che scorron via placidi, altri ingenuamente inceppati da un utilizzo ingombrante e stratificato dei field recordings, eppur tuttavia, costantemente fisso, sul limitar della soglia di piacevolezza anche nei momenti meno riusciti. Ed è in questa ricerca del piacere nascosto che alberga il suo maggior pregio. Poiché, di materiali analoghi, è letteralmente ingolfato l'universo suono, ed una buona parte di questi materiali si pone idealmente ben al di sotto di quell'ipotetica soglia. Bozzetti al sillicio calorosi, una sottile linea melodica, all'interno di ognuno a raggrumar il suono intorno a se, e far si che non si scompagini caoticamente. Deliziosamente imperfetto nel suo operare. Pare che ultimamente stia lavorando su materiali più ispidi, schizo-collagenoise music ama definirla. In libera crescita (ci auguriamo...). Lo attenderemo." M. Carcasi, Kathodik, 2008.
"(...) Di ben superiore attenzione è il materiale rovesciato dentro il primo lavoro di Venta Protesix, laptoppiano salernitano, che sta al nome di Italo Belladonna. Di Italo, avevo seguito già dai suoi primi timidi tentativi, il percorso che l’ha portato a questo disco, finalmente nelle mie mani. Cosa dire? Più che dalle parti di Fennesz, stiamo dalle parti di una Tokyo bombardata dietro dosi massive di Anime, di isolazionismo interiore, di forti ascendenze e connotazioni iperspaziali. È un gesto algoritmico che pazienta di sorgenti ed iconografie da macchina solida, in un continuo gioco dada, a volte scoordinato ed autoreferenziale, altrimenti in sapienti (e poetiche) dosi di spazialismi 'epigolanti' ed 'epigoni' che si crashano e vengono ricollocati al contrario, ora solo come dei tessuti-indumenti, talaltra dal di fuori ottenendo microscaglie prolungabili attorno a patchwork imbottite di ferraglia tritabyte. Potrebbe e può, questo gioco, richiamare in causa quel particolare genere da laptop che va sotto il nome di 'post-digital' ad indicare il fatto che, a farne battente non sono solo forbici e matite, ma direzioni dimensionali pendenti, frutto di un neo-nomadismo sonoro che fa da archetipo a tutte le striature e le latitudini della classica musica da laptop. E per giunta questi materiali si pregiano di una decisiva dose di caos (caos procurato dall’assenza d’intervalli) e da una concezione piuttosto macromatica dei segnali che s’innestano tra loro già nel primo venir-fuori, senza alcun riguardo per la sosta, la scelta, e con forti dosi di inadattabilità. È certo difficile, ma questo già si sapeva, al giorno d’oggi, fare di questi suoni la propria 'matrice', ovvero presentarsi con una mega-individuazione tale da diventarne 'proprietario', più che di copyright della canzone andrebbero indagati il copryrigh del genere, del software, e fare il possibile affinché ci sia sempre meno software e più sangue libero, ma non credo che questo sia stato il problema originario di Italo, che se non altro, in questo primo lavoro, ha fatto esplodere, ed ha riversato già tutta la sua ricerca antecedente in gioco. Lo attendiamo alla prossima prova, sperando che non disdegni la natura materica dei suoi lavori, e che lavori più sul toglimento che sulle aggiunte." Salvatore Borrelli, Sands-zine 2008.
"(...) Sperimentazione e creatività sono alla base dell'innovativa proposta di Venta Protesix, in realtà una one man band salernitana traghettata da Italo Belladonna, folle sperimentatore di appena 23 anni. Si occupa della realizzazione di paesaggi sonori e musiche elettroniche sperimentali, lavora con dei software e delle applicazioni standalone, tutte costruite da lui con un linguaggio di programmazione ad oggetti che si chiama "max/msp". Il giovane artista non ha un approccio tradizionale verso la musica: si contraddistingue per la sua voglia matta di combinare elettronica, romanticismo, immagini e software musicali." Luca Visconti, La Città di Salerno, 2008.
01 _ Track 1 05:04
02 _ Track 2 13:41
03 _ Track 3 03:43
04 _ Track 4 03:57
05 _ Track 5 06:13
06 _ Track 6 05:02
07 _ Track 7 02:45
08 _ Track 8 07:21
09 _ Track 9 04:16
10 _ Track 10 05:25
11 _ Track 11 04:36
12 _ Track 12 03:35
(C) + (P) 2008
SOLD OUT
Italo Belladonna _ macbook pro _ max/msp _ his standalone applications on this software _ toys _ insects _ field recordings
Electronic music, composed and recorded between November 2006 and February 2008, in Salerno and Bologna. Minimal and intimate music.
"(...) Composta tra Bologna e Salerno a cavallo tra il 2006 e il 2008, la musica di Venta Protesix - al secolo Italo Belladonna - sa sparigliare dall’influenza dei modelli più in voga di questi tempi, per farsi materia scevra dai convenzionalismi di molta elettronica contemporanea.Certo, come non cogliere rimandi al Fennesz di "Endless Summer" o al Basinski più rarefatto e decadente, qui però c’è rilettura, trasfigurazione e ricontestualizzazione delle referenze in un universo policromo. Più che puntare sul layering o sull’intersezione forzosa di differenti livelli sonori, piazzando pattern su pattern a casaccio qua e là (e quanta dell’elettronica odierna è fatta in questo modo…), Venta Protesix applica processi che, pur lasciando libero sfogo alla creatività, si fondano su metodologie compositive ben definite; anche legate all’utilizzo di “strumenti” aperti all’inserimento di variabili stocastiche o di procedimenti ad hoc creati in itinere, ma sempre all’interno di un ambiente di sviluppo controllabile. Un approccio rigoroso e dadaista al contempo, sicuramente non accademico. Allora ogni singola parte diventa un “aleph” attraverso cui dirimere la costruzione dell’intero mosaico, un frattale che si ripete riaffermando all’infinito la struttura della matrice. Una musica che privilegia comunque la sequenzialità al caos incontrollato, e per questo sa essere melodica, piacevole e, soprattutto, calda. Sì, perché più di tutto, questo è un disco di sentimenti, di stati emotivi che il suono fatica a trattenere, che debordano da ogni singolo elemento texturale. Così i pezzi vengono giù come un salice piangente mosso dal vento, pervasi da una tristezza crepuscolare quasi insopportabile. Un percorso che nell’arco di dodici pezzi non dà credito alla speranza, facendosi invece carico dei dolori dell’autore, resi con fedeltà calligrafica. Quasi che si tocchino con mano. E’ musica struggente, del cuore e fatta con il cuore, come tutta la musica, anche la più astrusa, dovrebbe essere. 7/10." Antonio Ciarletta, Ondarock, 2008.
(...) Venta Protesix caccia fuori 12 miniature digitali. In costante alternanza, fra dislessia spippolante glitch, e camera ambient calda e confortevole. Composto ondeggiando fra Bologna e Salerno, nell'arco fra 2006 e 2008, “New Sad...” si approccia onestamente alla materia trattata, abbracciandone virtù ed incertezze. Se la frammentazione digitale, per quanto infarcita di concetto, è cosa mille volte ascoltata, Venta Protesix la pratica umilmente, senza lanciar proclami di presunta ingegnosità. Fra un Fennesz appena alzato dal letto, ed un Karkowski incazzato quanto una pantegana, Venta Protesix opta per il primo. Allora via libera a granulosità ambientali, plananti e rilucenti, sempre tormentate da un forte prurito interiore. Momenti che scorron via placidi, altri ingenuamente inceppati da un utilizzo ingombrante e stratificato dei field recordings, eppur tuttavia, costantemente fisso, sul limitar della soglia di piacevolezza anche nei momenti meno riusciti. Ed è in questa ricerca del piacere nascosto che alberga il suo maggior pregio. Poiché, di materiali analoghi, è letteralmente ingolfato l'universo suono, ed una buona parte di questi materiali si pone idealmente ben al di sotto di quell'ipotetica soglia. Bozzetti al sillicio calorosi, una sottile linea melodica, all'interno di ognuno a raggrumar il suono intorno a se, e far si che non si scompagini caoticamente. Deliziosamente imperfetto nel suo operare. Pare che ultimamente stia lavorando su materiali più ispidi, schizo-collagenoise music ama definirla. In libera crescita (ci auguriamo...). Lo attenderemo." M. Carcasi, Kathodik, 2008
"(...) Di ben superiore attenzione è il materiale rovesciato dentro il primo lavoro di Venta Protesix, laptoppiano salernitano, che sta al nome di Italo Belladonna. Di Italo, avevo seguito già dai suoi primi timidi tentativi, il percorso che l’ha portato a questo disco, finalmente nelle mie mani. Cosa dire? Più che dalle parti di Fennesz, stiamo dalle parti di una Tokyo bombardata dietro dosi massive di Anime, di isolazionismo interiore, di forti ascendenze e connotazioni iperspaziali. È un gesto algoritmico che pazienta di sorgenti ed iconografie da macchina solida, in un continuo gioco dada, a volte scoordinato ed autoreferenziale, altrimenti in sapienti (e poetiche) dosi di spazialismi 'epigolanti' ed 'epigoni' che si crashano e vengono ricollocati al contrario, ora solo come dei tessuti-indumenti, talaltra dal di fuori ottenendo microscaglie prolungabili attorno a patchwork imbottite di ferraglia tritabyte. Potrebbe e può, questo gioco, richiamare in causa quel particolare genere da laptop che va sotto il nome di 'post-digital' ad indicare il fatto che, a farne battente non sono solo forbici e matite, ma direzioni dimensionali pendenti, frutto di un neo-nomadismo sonoro che fa da archetipo a tutte le striature e le latitudini della classica musica da laptop. E per giunta questi materiali si pregiano di una decisiva dose di caos (caos procurato dall’assenza d’intervalli) e da una concezione piuttosto macromatica dei segnali che s’innestano tra loro già nel primo venir-fuori, senza alcun riguardo per la sosta, la scelta, e con forti dosi di inadattabilità. È certo difficile, ma questo già si sapeva, al giorno d’oggi, fare di questi suoni la propria 'matrice', ovvero presentarsi con una mega-individuazione tale da diventarne 'proprietario', più che di copyright della canzone andrebbero indagati il copryrigh del genere, del software, e fare il possibile affinché ci sia sempre meno software e più sangue libero, ma non credo che questo sia stato il problema originario di Italo, che se non altro, in questo primo lavoro, ha fatto esplodere, ed ha riversato già tutta la sua ricerca antecedente in gioco. Lo attendiamo alla prossima prova, sperando che non disdegni la natura materica dei suoi lavori, e che lavori più sul toglimento che sulle aggiunte." Salvatore Borrelli, Sands-zine 2008.
"(...) Sperimentazione e creatività sono alla base dell'innovativa proposta di Venta Protesix, in realtà una one man band salernitana traghettata da Italo Belladonna, folle sperimentatore di appena 23 anni. Si occupa della realizzazione di paesaggi sonori e musiche elettroniche sperimentali, lavora con dei software e delle applicazioni standalone, tutte costruite da lui con un linguaggio di programmazione ad oggetti che si chiama "max/msp". Il giovane artista non ha un approccio tradizionale verso la musica: si contraddistingue per la sua voglia matta di combinare elettronica, romanticismo, immagini e software musicali." Luca Visconti, La Città di Salerno, 2008.
01 _ Track 1 05:04
02 _ Track 2 13:41
03 _ Track 3 03:43
04 _ Track 4 03:57
05 _ Track 5 06:13
06 _ Track 6 05:02
07 _ Track 7 02:45
08 _ Track 8 07:21
09 _ Track 9 04:16
10 _ Track 10 05:25
11 _ Track 11 04:36
12 _ Track 12 03:35
(C) + (P) 2008