MUSIC AS A SECOND LANGUAGE
TIZIANO MILANI
SOLD OUT
Tiziano Milani _ registrazioni concrete _ manipolazione digitale _ live electronics _ laptop
Questo è il secondo album di Tiziano Milani per Setola. La musica, generalmente identificata in poche, singolari caratteristiche: attenzione al suono in sé piuttosto che alle relazioni dei suoni tra loro, dunque apparente sconnessione formale dei singoli eventi e svolgimenti rallentati; moduli minimamente variati lungo decorsi temporali smisurati. Comporre i suoni in una successione consequenziale diviene così meno interessante che "disporli sulla tela del tempo". Una musica dichiaratamente nata dall'"esperienza astratta", è in realtà intessuta, disseminata di presenze eterogenee. I processi ripetitivi sono la regola, ma non occupano mai molto "tempo" e lasciano il posto a nuove figure immesse in nuovi processi ripetitivi, dando luogo ad una concatenazione di pannelli in sé relativamente statici. Ma è propriamente nel gioco illusionistico dello scambio tra ciò che è statico e ciò che è mobile che si sviluppa l'intero disco. Il metodo compositivo utilizzato è quello della stratigrafia. Il modello è un “qualcosa” che si avvicina al concetto di masse sonore digitali di Xenakis. Dalle parole dello stesso Milani: "Da cosa sono influenzato? ora direi: ciò che mi circonda. Ho imparato ad ascoltare, anche grazie al mio lavoro di architetto-tecnico in acustica, i suoni degli ambienti, delle città, dei luoghi insomma. Mi capita spesso di rimanere per ore ad ascoltare senza avere la necessità di mettere un cd nel lettore ed ascoltare musica. Ciò che importa per me, ora, è il suono. Se vogliamo un po’ il manifesto della musica concreta: “Noi abbiamo chiamato la nostra musica concreta, poiché essa è costituita da elementi preesistenti, presi in prestito da un qualsiasi materiale sonoro, sia rumore o musica tradizionale. Questi elementi sono poi composti in modo sperimentale mediante una costruzione diretta che tende a realizzare una volontà di composizione senza l’aiuto, divenuto impossibile, di una notazione musicale tradizionale”. Mi interessano i luoghi dove la presenza umana è viva, dove si può sentire il riverbero di quella presenza. In questo modo i suoni vengono inseriti con parsimonia, usati non per creare melodie definite, ma per strutturare un micromondo dove la sperimentazione la fa da padrona. I suoni hanno un ruolo determinante in un contesto sociale, e la loro variazione determina spesso un conseguente cambiamento nelle relazioni che in quel momento intercorrono nell'ambiente. L'interazione fra le diversi componenti sensoriali, oltre all'udito, che agiscono su un sistema favorisce l'incrociarsi astratto di flussi di dati diversi. Scaturisce anche da qui il concetto di improvvisazione e casualità. Tendo ad avere una visione spaziale temporale di tipo orientale. La musica occidentale non ha una visione universalistica del linguaggio sonoro. Esclude dal proprio alveo la musica di culture lontane, scarsamente studiata e destituita senz’appello di ogni pretesa artistica, ma soprattutto ignora completamente la vastità del concetto di suono, chiudendosi in un cieco isolazionismo, incapace di guardare alla vastità del linguaggio sonoro universale. In realtà sono sempre stato un autodidatta, più volte ho pensato di intraprendere gli studi musicali ma temo per la bellezza dei suoni, la troppa dottrina crea molteplici schemi e binari da seguire, quindi mi arrangio studiando in solo da più di 10 anni. In questi anni ho imparato a considerare non la musica ma il suono, di più ampio respiro, e in qualche modo primordiale. Ciò che mi importa è quindi questa interazione tra i suoni contenuti in un cd e l’ambiente di ascolto, la somma logaritmica della potenza sonora dei due ambienti, ogni volta diversa e spiazzante. La vita dei suoni contenuti in un cd o qualsiasi altro supporto deve rigenerarsi, e per far questo ha bisogno come l’essere umano di stimoli, situazioni nuove".
“(...) Tiziano Milani, protagonista di due interessanti cd pubblicati da Setola di Maiale, è autore di stratificazioni suggestive, che in questo secondo cd "Music as a second language" come nel primo "Chamber music for screeching and artificial insects" meritano la massima attenzione da parte di chi ama la musica elettronica (...)." A. Cartolari, www.live-electronics.com
"(...) Vera sorpresa quella di Milani, per una serie di casi della vita nel giro di pochi mesi passo dal non averlo mai sentito, al sentirlo nominare in toni totalmente positivi ed a constatarne la bravura. Dato che credo che per moltissimi risulti un illustre sconosciuto, va detto che il suo nome è stato conosciuto da qualcuno grazie al fatto che nel primo disco di C. Parodi su Extreme (quello ispirato ad una istallazione/composizione di Alvin Lucier), il campionamento base da cui parte il Ligure è preso proprio da Milani (i ben informati mi dicono che anche nel prossimo il nastro magnetico partirà nuovamente da un suo campione). I dischi di Milani sono una vera sorpresa e questo Music As A Second Language dello scorso anno è molto più maturo di molti musicisti dopo anni di carriera. Bene o male si tratta di elettronica mischiata a molta musica contemporanea o forse meglio dire che è contemporanea in veste elettronica? Al di là delle definizioni la particolarità di questo disco è che nonostante la profondità ed il rigore della musica non parliamo di un lavoro "glaciale". Tonalità notturne che proprio per le atmosfere forse hanno condizionato la scelta stessa di Parodi dato che se per Milani non si parla di drone a tratti poco ci manca. Paesaggi ricchi di suoni, glitch e suoni (campionati? Suonati?) di strumenti a fiato, vibafono che fluttuano nell'aria con un'idea di sospensione che volutamente o no è figlia di gente come Feldman o Scelsi (tanto per dire i primi due nomi che mi vengono in mente). A tratti notturna come certo jazz evoluto e smantellato della sua impalcatura e dei suoi bpm originari, a volte elettronico in modo mitteleuropeo, materiale che giusto per dare delle coordinate sarebbe potuto uscire su Mille Plateux o su Touch. La musica di Milani si sposta nel vuoto e se anche a tratti si giochi fra apparenti dissonanze/disarmonie scava come il rasoio ed i denti di Antony Hopkins fra le carni dei due poliziotti che lo sorvegliano. Tanto di cappello a Giust che dimostra per l’ennesima volta di essere un jazzista fuori dai ranghi o di non essere un jazzista e di essere più semplicemente "fuori dai ranghi" a tutto tondo, ma non servono portfolio particolari per dischi come questo, basta ascoltarlo, tutto quello che serve sapere e non sapere è congelato nelle cinque "interazioni" in cui è diviso questo disco. Spero che ne rimaniate sorpresi piacevolemte come me (...)." Andrea Ferraris, Sodapop.
"(...) La mente contemporanea troppo spesso tende a fossilizzarsi sulla superficialità delle cose, ovvero sulla loro realtà apparente, quella che per prima viene colta dai sensi e assunta per ciò che è. Su tale leggerezza appiattente è assai semplice costruire “norme”, cioè normalità, dunque conformità, che in breve diventano gli elementi indiscutibili che formano di quella realtà la verità, come prima presa per ciò che è e creduta quindi assoluta proprio perché conformata, facilmente credibile, bisognosa di un personale approfondimento intellettuale sovente ritenuta cosa impegnativa – ah, libero pensiero, sempre più in via di estinzione per la gioia di chi domina la nostra misera civiltà! Ma il nostro mondo è quanto meno tridimensionale, dunque dotato non di un solo punto di vista, ma sempre di altri, a volte anche opposti – ma se si vuole comprendere in maniera soddisfacente la “forma” di un oggetto, è bene osservarlo prima da una parte e poi dall’altra, e se si può da un’altra ancora… I punti di vista differenti, “alternativi” sulla realtà (“alternativi” non certo nel significato modaiolo odierno, ma nella sua accezione più pura) sono una delle basi della ricerca letteraria del sottoscritto, ma anche altre forme d’arte, forse ancora più emblematiche di quanto sopra scritto, sanno rifuggire dalle “conformità” della superficialità imperante (e imposta), e non solo per scelta o vocazione, ma anche e soprattutto perché molti non sanno come conformarle, non le comprendono, non ne intuiscono il senso e il valore proprio perché imprigionati nella superficialità di una verità accettata per ciò che è e per come viene imposta, e da qui non sanno andare oltre. In tal modo tutto quanto non può essere compreso nella “norma” viene rifiutato, rigettato, spesso perseguito come anormale, appunto – in tutti i sensi negativi che a questo aggettivo si possono applicare. La musica è da sempre una delle forme d’arte dotata della maggiore forza di spingersi oltre, andando ad esplorare territori sonori mai prima battuti; eppure, a volte questi territori non sono che gli stessi di sempre, solo esplorati da nord a sud piuttosto che da est a ovest come, mettiamo, la regola impone; e la mente comune, a cui è stato imposto di andare solo in un certa direzione, non sa intraprenderne altre, limitandosi così enormemente nella visione, e nella comprensione del “territorio” che qui ho preso come dato metaforico. E’ quanto succede nella musica elettroacustica, un genere a cui mi sto appassionando proprio perché assolutamente paradigmatico di quanto ho asserito finora, e per molti versi dunque affine alla mia stessa ricerca letteraria – una passione che nasce anche grazie alla conoscenza di Tiziano Milani, uno dei migliori compositori italiani nel genere. Vi voglio qui proporre un brano tratto dal suo ultimo cd Music as a second language uscito per SetoladiMaiale, etichetta indipendente specializzata in musica “non convenzionale” (guarda caso!), e citare un piccolo pensiero che Tiziano esprime nella presentazione del cd: “La musica occidentale non ha una visione universalistica del linguaggio sonoro. Esclude dal proprio alveo la musica di culture lontane, scarsamente studiata e destituita senz’appello di ogni pretesa artistica, ma soprattutto ignora completamente la vastità del concetto di suono, chiudendosi in un cieco isolazionismo, incapace di guardare alla vastità del linguaggio sonoro universale”. Bene, prendete il senso di questo pensiero e ponetelo sopra la riflessione che ho scritto nella prima parte del post… Il suono è come la realtà: vastissimo, ma certi convenzionalismi imposti e accettati senza critica spesso per pura noia intellettuale rinchiudono quella realtà in un piccolo recinto, che sia conforme e funzionale al vivere diffuso e indotto. Cos’è la musica? Soltanto una bella melodia orecchiabile? – come potrebbero rispondere in tanti… Altra domanda: voi ascoltate veramente la musica? O vi limitate a sentirla?… Dunque, se osservate un’opera d’arte pittorica, vi limitate a rimirarne solo un piccolo angolo, o solo una parte più palesemente cromatica di altre? Ascoltate il brano di Tiziano Milani che propongo, che si intitola Interazioni 3; cercate di ascoltarlo, non solamente sentirlo, e tentate di intuire il diverso approccio all’universo del suono che si propaga da esso; provate a mettere in dubbio la “norma” che la musica sia solo armonia orecchiabile, e che dalla parte opposta a ciò vi sia necessariamente una disarmonia, comunque interna all’universo del suono citato, e che non sia nulla di sgradevole – come il termine potrebbe far credere nell’accezione in cui è utilizzato - ma semmai un diverso punto di vista, di trasmissione per così dire e dunque di ascolto, del suono stesso: un cogliere altre regole armoniche, ritenute diverse dalle solite forse solo perché non conosciute, o non intuite… Non è semplice, lo capisco bene, ma la confutazione che molti opporranno all’ascolto (potrebbe essere: “Ma questa non è musica!”) non è che la riprova di come la percezione consueta del concetto di suono è legata ad una accezione limitatissima e per di più a sua volta imbrigliata in convenzionalismi accettati come fossero dogmi. Il suono non ha nulla a che vedere con uno spartito, o meglio: il ricondurlo a un tale mezzo di controllo è frutto di una mera regola, buona o cattiva che sia, perché è dal suono che può scaturire la musica, mentre siamo portati a credere che avvenga il contrario; ma il suono è talmente vasto nel suo pur semplice concetto che risulta difficilmente addomesticabile in “norme”: si preferisce negarne il valore di una grande parte per ridurre il tutto a qualcosa di più controllabile e conformabile, appunto… - senza sminuire il fatto che, dall’effetto di ciò – e come ripeto – siano scaturiti in certi casi grandissimi artisti (ma, in mooooolti altri, delle autentiche nullità, la maggioranza delle quali ingolfano le hit-parade spacciandosi, ed essendo spacciate, per “artisti musicali”…). Ora, se come spero starete ancora ascoltando il frammento sonoro, ritornate a leggere la prima parte del post sui differenti punti di vista dai quali si può osservare una data realtà, così da averne una visione più completa possibile… Ascoltando Tiziano Milani, come C. Parodi ed altri compositori di sonorità elettroacustiche, forse capirete meglio ciò che ho voluto esprimere – e forse anche voi resterete affascinati dal genere, avendo in più nuovi e preziosi elementi per formarvi un senso critico assai più approfondito in grado di valutare meglio la musica “normale” così come – demetaforizzando il discorso per tornare al punto originario e precipuo – la realtà che ci circonda". Luca Rota, Rota Wordpress, 2007.
"(...) Più ancora che nel primo disco per SdM, Chamber Music For Screeching And Artificial Insects(SM940), è in questo lavoro del musicista lombardo che il delicato equilibrio tra elettronica astratta e linguaggio classico contemporaneo sembra reggersi su se stesso. Accade così che i rimbrotti dei fiati o le note di piano di un ensemble da camera mai esistito e le geometrie digitali che perimetrano in continuazione una cornice instabile finiscono per coagularsi in lampi di bellezza improvvisa e fuggevole (Interazioni 1, Interazioni IV); che il linguaggio della macchina si presti docilmente ad essere impastato con cura come fosse colore - pur sempre grumoso - da spargere su di un’enorme, sonora, tela pollockiana (Interazioni II, Interazioni III); che il rumore concreto, citato evocato decontestualizzato assurga a nuova dignità artistica grazie all’affascinante balletto di seduzione che i suoni elaborati continuano ad esibirgli senza posa in un’estenuante, intermittente, crescendo tutto cerebrale fra ripulsa e fascinazione (Interazioni V)." Vincenzo Santarcangelo, SentireAscoltare, 2008.
01 _ Interazioni 1 18:29
02 _ Interazioni 2 05:11
03 _ Interazioni 3 04:34
04 _ Interazioni 4 30:14
05 _ Interazioni 5 12:15
(C) + (P) 2007
SOLD OUT
Tiziano Milani _ recording of rural nature sounds _ digital treatment _ concrete noise _ live electronics _ laptop
This is the second album of Tiziano Milani for Setola. The music, generically identified with few, singular characteristics: pay attention at the sound itself not at the relationship between the sounds, so apparent formal disconnection of the single events and slow executions; modules not very different along immense temporal periods. Compose sounds in sequence became less interesting than "order sounds on the time´s plot". A music born of " abstract experience", in reality is spread of heterogenous presences. The repeating processes are the rule, but they don´t spend too much time and they leave the place for new repeating processes, creating a connection of static panels. But the whole record develops exactly from this illusionistic game of exchange between static and dynamic panels. The rules of composition is stratigraphy. The model is near the Xenakis´ mass of sounds conception. From the Milani´ words: "what influence me? All that is around me. I have learn to listen to the sound of ambients, cities and places, thanks to my job of acoustic architect. I often stay a lot of time to hear without put a cd on the stereo and play music. Now the important for me is the sound. The concrete music´s manifesto says: "we have called our music "concrete music" because it´s composed by pre - existent elements, borrowed from any sounds both noise and traditional music. These elements are composed with experimental method by direct construction not traditional musical construction." I´m interested in places where I can hear the human presence reverberation. In this way the sound is the only protagonist. The sounds are very important also in the social context, so an alteration of sounds mean also changes in the human relationships. I have an oriental vision of time and space. The western music doesn´t have an universalistic vision of the sound; it´s closed into a blind isolationism and unable to feel the expance of the universal sound language. In reality I am an autodidact: I often though to make music´s study but I am afraid of the sound´s beauty so I studied by myself for ten years. In these years I have learn to consider the sound not the music. So the important for me is the iteration between the cd´s sound and the ambient where you listen to it. The life of the cd´s sounds need a regeneration through new situations and goads".
“(...) Tiziano Milani, protagonista di due interessanti cd pubblicati da Setola di Maiale, è autore di stratificazioni suggestive, che in questo secondo cd "Music as a second language" come nel primo "Chamber music for screeching and artificial insects" meritano la massima attenzione da parte di chi ama la musica elettronica (...)." A. Cartolari, www.live-electronics.com
"(...) Vera sorpresa quella di Milani, per una serie di casi della vita nel giro di pochi mesi passo dal non averlo mai sentito, al sentirlo nominare in toni totalmente positivi ed a constatarne la bravura. Dato che credo che per moltissimi risulti un illustre sconosciuto, va detto che il suo nome è stato conosciuto da qualcuno grazie al fatto che nel primo disco di C. Parodi su Extreme (quello ispirato ad una istallazione/composizione di Alvin Lucier), il campionamento base da cui parte il Ligure è preso proprio da Milani (i ben informati mi dicono che anche nel prossimo il nastro magnetico partirà nuovamente da un suo campione). I dischi di Milani sono una vera sorpresa e questo Music As A Second Language dello scorso anno è molto più maturo di molti musicisti dopo anni di carriera. Bene o male si tratta di elettronica mischiata a molta musica contemporanea o forse meglio dire che è contemporanea in veste elettronica? Al di là delle definizioni la particolarità di questo disco è che nonostante la profondità ed il rigore della musica non parliamo di un lavoro "glaciale". Tonalità notturne che proprio per le atmosfere forse hanno condizionato la scelta stessa di Parodi dato che se per Milani non si parla di drone a tratti poco ci manca. Paesaggi ricchi di suoni, glitch e suoni (campionati? Suonati?) di strumenti a fiato, vibafono che fluttuano nell'aria con un'idea di sospensione che volutamente o no è figlia di gente come Feldman o Scelsi (tanto per dire i primi due nomi che mi vengono in mente). A tratti notturna come certo jazz evoluto e smantellato della sua impalcatura e dei suoi bpm originari, a volte elettronico in modo mitteleuropeo, materiale che giusto per dare delle coordinate sarebbe potuto uscire su Mille Plateux o su Touch. La musica di Milani si sposta nel vuoto e se anche a tratti si giochi fra apparenti dissonanze/disarmonie scava come il rasoio ed i denti di Antony Hopkins fra le carni dei due poliziotti che lo sorvegliano. Tanto di cappello a Giust che dimostra per l’ennesima volta di essere un jazzista fuori dai ranghi o di non essere un jazzista e di essere più semplicemente "fuori dai ranghi" a tutto tondo, ma non servono portfolio particolari per dischi come questo, basta ascoltarlo, tutto quello che serve sapere e non sapere è congelato nelle cinque "interazioni" in cui è diviso questo disco. Spero che ne rimaniate sorpresi piacevolemte come me (...)." Andrea Ferraris, Sodapop.
"(...) La mente contemporanea troppo spesso tende a fossilizzarsi sulla superficialità delle cose, ovvero sulla loro realtà apparente, quella che per prima viene colta dai sensi e assunta per ciò che è. Su tale leggerezza appiattente è assai semplice costruire “norme”, cioè normalità, dunque conformità, che in breve diventano gli elementi indiscutibili che formano di quella realtà la verità, come prima presa per ciò che è e creduta quindi assoluta proprio perché conformata, facilmente credibile, bisognosa di un personale approfondimento intellettuale sovente ritenuta cosa impegnativa – ah, libero pensiero, sempre più in via di estinzione per la gioia di chi domina la nostra misera civiltà! Ma il nostro mondo è quanto meno tridimensionale, dunque dotato non di un solo punto di vista, ma sempre di altri, a volte anche opposti – ma se si vuole comprendere in maniera soddisfacente la “forma” di un oggetto, è bene osservarlo prima da una parte e poi dall’altra, e se si può da un’altra ancora… I punti di vista differenti, “alternativi” sulla realtà (“alternativi” non certo nel significato modaiolo odierno, ma nella sua accezione più pura) sono una delle basi della ricerca letteraria del sottoscritto, ma anche altre forme d’arte, forse ancora più emblematiche di quanto sopra scritto, sanno rifuggire dalle “conformità” della superficialità imperante (e imposta), e non solo per scelta o vocazione, ma anche e soprattutto perché molti non sanno come conformarle, non le comprendono, non ne intuiscono il senso e il valore proprio perché imprigionati nella superficialità di una verità accettata per ciò che è e per come viene imposta, e da qui non sanno andare oltre. In tal modo tutto quanto non può essere compreso nella “norma” viene rifiutato, rigettato, spesso perseguito come anormale, appunto – in tutti i sensi negativi che a questo aggettivo si possono applicare. La musica è da sempre una delle forme d’arte dotata della maggiore forza di spingersi oltre, andando ad esplorare territori sonori mai prima battuti; eppure, a volte questi territori non sono che gli stessi di sempre, solo esplorati da nord a sud piuttosto che da est a ovest come, mettiamo, la regola impone; e la mente comune, a cui è stato imposto di andare solo in un certa direzione, non sa intraprenderne altre, limitandosi così enormemente nella visione, e nella comprensione del “territorio” che qui ho preso come dato metaforico. E’ quanto succede nella musica elettroacustica, un genere a cui mi sto appassionando proprio perché assolutamente paradigmatico di quanto ho asserito finora, e per molti versi dunque affine alla mia stessa ricerca letteraria – una passione che nasce anche grazie alla conoscenza di Tiziano Milani, uno dei migliori compositori italiani nel genere. Vi voglio qui proporre un brano tratto dal suo ultimo cd Music as a second language uscito per SetoladiMaiale, etichetta indipendente specializzata in musica “non convenzionale” (guarda caso!), e citare un piccolo pensiero che Tiziano esprime nella presentazione del cd: “La musica occidentale non ha una visione universalistica del linguaggio sonoro. Esclude dal proprio alveo la musica di culture lontane, scarsamente studiata e destituita senz’appello di ogni pretesa artistica, ma soprattutto ignora completamente la vastità del concetto di suono, chiudendosi in un cieco isolazionismo, incapace di guardare alla vastità del linguaggio sonoro universale”. Bene, prendete il senso di questo pensiero e ponetelo sopra la riflessione che ho scritto nella prima parte del post… Il suono è come la realtà: vastissimo, ma certi convenzionalismi imposti e accettati senza critica spesso per pura noia intellettuale rinchiudono quella realtà in un piccolo recinto, che sia conforme e funzionale al vivere diffuso e indotto. Cos’è la musica? Soltanto una bella melodia orecchiabile? – come potrebbero rispondere in tanti… Altra domanda: voi ascoltate veramente la musica? O vi limitate a sentirla?… Dunque, se osservate un’opera d’arte pittorica, vi limitate a rimirarne solo un piccolo angolo, o solo una parte più palesemente cromatica di altre? Ascoltate il brano di Tiziano Milani che propongo, che si intitola Interazioni 3; cercate di ascoltarlo, non solamente sentirlo, e tentate di intuire il diverso approccio all’universo del suono che si propaga da esso; provate a mettere in dubbio la “norma” che la musica sia solo armonia orecchiabile, e che dalla parte opposta a ciò vi sia necessariamente una disarmonia, comunque interna all’universo del suono citato, e che non sia nulla di sgradevole – come il termine potrebbe far credere nell’accezione in cui è utilizzato - ma semmai un diverso punto di vista, di trasmissione per così dire e dunque di ascolto, del suono stesso: un cogliere altre regole armoniche, ritenute diverse dalle solite forse solo perché non conosciute, o non intuite… Non è semplice, lo capisco bene, ma la confutazione che molti opporranno all’ascolto (potrebbe essere: “Ma questa non è musica!”) non è che la riprova di come la percezione consueta del concetto di suono è legata ad una accezione limitatissima e per di più a sua volta imbrigliata in convenzionalismi accettati come fossero dogmi. Il suono non ha nulla a che vedere con uno spartito, o meglio: il ricondurlo a un tale mezzo di controllo è frutto di una mera regola, buona o cattiva che sia, perché è dal suono che può scaturire la musica, mentre siamo portati a credere che avvenga il contrario; ma il suono è talmente vasto nel suo pur semplice concetto che risulta difficilmente addomesticabile in “norme”: si preferisce negarne il valore di una grande parte per ridurre il tutto a qualcosa di più controllabile e conformabile, appunto… - senza sminuire il fatto che, dall’effetto di ciò – e come ripeto – siano scaturiti in certi casi grandissimi artisti (ma, in mooooolti altri, delle autentiche nullità, la maggioranza delle quali ingolfano le hit-parade spacciandosi, ed essendo spacciate, per “artisti musicali”…). Ora, se come spero starete ancora ascoltando il frammento sonoro, ritornate a leggere la prima parte del post sui differenti punti di vista dai quali si può osservare una data realtà, così da averne una visione più completa possibile… Ascoltando Tiziano Milani, come C. Parodi ed altri compositori di sonorità elettroacustiche, forse capirete meglio ciò che ho voluto esprimere – e forse anche voi resterete affascinati dal genere, avendo in più nuovi e preziosi elementi per formarvi un senso critico assai più approfondito in grado di valutare meglio la musica “normale” così come – demetaforizzando il discorso per tornare al punto originario e precipuo – la realtà che ci circonda". Luca Rota, Rota Wordpress, 2007.
"(...) Più ancora che nel primo disco per SdM, Chamber Music For Screeching And Artificial Insects(SM940), è in questo lavoro del musicista lombardo che il delicato equilibrio tra elettronica astratta e linguaggio classico contemporaneo sembra reggersi su se stesso. Accade così che i rimbrotti dei fiati o le note di piano di un ensemble da camera mai esistito e le geometrie digitali che perimetrano in continuazione una cornice instabile finiscono per coagularsi in lampi di bellezza improvvisa e fuggevole (Interazioni 1, Interazioni IV); che il linguaggio della macchina si presti docilmente ad essere impastato con cura come fosse colore - pur sempre grumoso - da spargere su di un’enorme, sonora, tela pollockiana (Interazioni II, Interazioni III); che il rumore concreto, citato evocato decontestualizzato assurga a nuova dignità artistica grazie all’affascinante balletto di seduzione che i suoni elaborati continuano ad esibirgli senza posa in un’estenuante, intermittente, crescendo tutto cerebrale fra ripulsa e fascinazione (Interazioni V)." Vincenzo Santarcangelo, SentireAscoltare, 2008.
01 _ Interazioni 1 18:29
02 _ Interazioni 2 05:11
03 _ Interazioni 3 04:34
04 _ Interazioni 4 30:14
05 _ Interazioni 5 12:15
(C) + (P) 2007