COSÌ COM’È
GIORGIO PACORIG / STEFANO GIUST
CD digipack 6 pagine
Giorgio Pacorig _ pianoforte
Stefano Giust _ batteria
Le tre registrazioni che compongono questo CD sono la musica integrale che i due musicisti hanno improvvisato in un pomeriggio piovoso del settembre 2023, dopo venti anni di frequentazione artistica e amicale. Negli anni hanno condiviso diversi gruppi e festival: Aghe Clope (Brno Contemporary Festival 2013, WIM Zürich, Tarcento Jazz Festival), Mahakaruna Quartet (Defonija Festival, Jazz Club Ferrara), il quartetto con Maier e De Mattia (AngelicA 2016), l’ensemble Setoladimaiale Unit con Evan Parker (AngelicA 2018, Jazz Is Dead Festival 2019), il quartetto con Lullo Mosso e Sfregola al Jazz Rebel Festival 2003, concerto che diventerà il loro primo disco insieme. “Così com’è” è stato registrato presso lo Star & Sun Studio di Staranzano (Gorizia); il mastering è di Tommaso Marletta presso Sonic Ray Studio (Roma).
“(…) La natura della forza. Tracima per più di un’ora come una necessità. Quella cosa che chiamiamo musica, o improvvisazione, in realtà molto di più. Una forma data all’inesprimibile, il canto assoluto liberato dalle forme ma non per questo meno umano, anzi. È potenza che non si domina nè si memorizza, esaltata da un istinto melodico che barbaglia tra le corde d’un pianoforte cangiante come un mare agitato da ansie di quiete. Giust cesella la profondità prospettica di partiture istantanee che in più di un tratto cantano. Si potrebbero isolare segmenti e farne pagine liriche. E già lo sono. Basterebbero i ventisette minuti di ‘Guardavi la boa, era il mare’ a fare il capolavoro, e invece ‘Memorie di amicizie e rugiada’ espande l’estensione senza diminuire l’intensità. Perchè, come dice Pacorig in un’intervista ad All About Jazz, “cerco sempre di suonare la musica scritta come se fosse improvvisata e, al contempo, di farmi sul momento almeno un’idea macrostutturale della musica che sto improvvisando”. Dialettica infinita tra liberazione e struttura. I due s’inventano mimesi timbriche da brivido mentre si sta là sul punto di sentire il blues. E lo si ascolta. Pura passione, anche in ‘Radici per le foglie, ferro’: ruscellamenti e riverberi. La bellezza si riflette scomposta tra Springer e Hawkins, con un’urgenza che chiude-apre emotivamente in levare. Strepitoso. (8.3)” Dionisio Capuano, BlowUp #314/315, 2024.
“(…) Due maestri dell’improvvisazione.” Pino Saulo, Battiti–Rai Radio Tre, 2024.
"(...) Così com’è (Setola di Maiale), è appannaggio di Giorgio Pacorig al piano e Stefano Giust alla batteria e batte strade avventurose, quelle dell’improvvisazione senza rete, peraltro con un ammirevole senso della forma e chiari puntelli strutturali messi a punto all’impronta." Alberto Bazzurro, L'Isola Della Musica, 2024.
“(…) Ci si può domandare, ponendosi sulla scia di Peter Kowald, se il duo sia una “formazione” o se invece configuri una forma conversativa, quasi a voler sottolineare il rischio immanente di fallimento a essa sotteso, come ad ogni forma di umana comunicazione dialogica. Tanto più rispetto a musica libera, di creazione (o composizione, per non ridurre i suoi meriti) del tutto instantanea e istintiva come avviene in questo caso. In tali contesti, infatti, la ricerca del suono comune può comportare lo sviluppo del discorso sulla forma in direzione di obbiettivi persino esistenziali, coinvolgendo considerazioni sull’essere dei musicisti piuttosto che sul fare. Pacorig e Giust proprio in tal senso sono sodali di lunga data, formati entro questa specifica cultura, già insieme operativi entro cornici tra le più disparate, ma mai, almeno su disco, in duo, da ciò l’ulteriore particolare fonte di interesse per la musica qui registrata. L’album presenta, a mo’ di tema ispiratore, un aforisma pasoliniano sul “male del nostro tempo” e una certa riflessione che riguarda “l’illimitato mondo contadino pre-industriale” (per usare le parole del poeta nella nota polemica con Italo Calvino, che si riverbera sulla musica, sostenuta da un quieto lirismo e riecheggia anche nei suggestivi titoli dei tre lunghi pezzi in scaletta. E’ nel luogo utopico di un mondo “diverso” ormai perduto per sempre o impossibile, che i due musicisti si incontrano, dipanando una musica che si libra al di sopra delle ristrettezze dei tempi, ispirata e pura, nella sua costante trasparenza, trascendente rispetto alla stessa materia del suono, che pure è libera. Nel compiersi di questo processo, che lascia costantemente spazio al respiro, si struttura infine la forma di una musica vitale e franca. Una menzione specifica per la bella veste grafica (non certo una novità per Setola di Maiale) che riproduce un quadro di Patrizia Oliva. Disco fortemente consigliato.” Sandro Cerini, Musica Jazz #888, 2024.
"(...) Lo studio di Staranzano ha fatto da accoglienza anche per un’altra pubblicazione del pianista friulano, un altro CD registrato stavolta con Stefano Giust dopo anni di perspicace collaborazione dei due, che però non si era mai finalizzata in un supporto discografico. Così com’è è perciò un duo piano-percussioni dal senso descrivibile e militante, prende origine da un inciso di Pier Paolo Pasolini a proposito del ‘potere del consumismo’ e della condizione economico-politica degli italiani dei settanta. La citazione di Pasolini ripresa all’interno del CD risalta la grande contraddizione dell’umanità e la divisione di classe, permeando Così com’è di una vena moderatamente inquieta (mi vien da dire riflessivamente concitata) che si realizza in 3 improvvisazioni di pregnante autenticità. E’ incredibile come questa musica si adatti a perfezione ad un pensiero culturalmente lucido. In Memorie di amicizie e rugiada Pacorig usa nella parte centrale pure tecniche non convenzionali nell’ambito di una lunga improvvisazione che sembra avere la consapevolezza del rimorso; una situazione di ‘nostalgia’ evolutiva si riscontra anche in Radici per le foglie, ferro, che ci fa ricordare come le prescrizioni pasoliniane siano state anticipate mezzo secolo prima e che c’è un mucchio di gente che vorrebbe ritornare a quell’universo contadino così tanto bistrattato e mal pensato.
Anche qui, se vogliamo fare un brevissimo cenno alla storia, notiamo che Pacorig ha suonato/registrato con Franco Dal Monago e David Vanzan, mentre la lista di registrazioni in duo piano-percussione di Stefano è pressoché vuota, il che conferma quanto si diceva nella recensione precedente. Ottimo anche il packaging con un bel dipinto astratto di Patrizia Oliva. Tutto congiura per la tesaurizzazione di un incontro artistico notevole." Ettore Garzia, Percorsi Musicali, 2024.
"(...) Duo piano (Giorgio Pacorig) et batterie (Stefano Giust). Stefano est l’infatigable activiste qui se démène aux fourneaux du label Setola di Maiale depuis 1993, le catalogue s’approchant de la limite des 500 références et offrant un panorama exhaustif des musiques improvisées et expérimentales au Sud des Alpes avec de solides collaborations d’artistes étrangers. Incroyable !! En outre, Stefano se coltine tout le travail graphique des pochettes contre vents et marées. J’ai personnellement, rarement rencontré une personne dévouée comme peut l’être Stefano Giust. Giorgio Pacorig est un habitué de Setola et a souvent joué avec Giust au fil des ans, lequel batteur a déjà une belle histoire commune avec deux autres pianistes remarquables comme Thollem McDonas - cfr le « power trio » Magimc avec McDonas et le saxophoniste ténor Edoardo Marraffa – et comme Nicolà Guazzaloca en compagnie du flûtiste Nils Gerold. Ces deux trios ont été documentés par Setola di Maiale et aussi par Amirani. Trois improvisations vagabondes focalisées sur l’écoute mutuelle et une évidente dynamique sonore et rythmique sont développées ici durant 27’11’’, 24’14’’ et 14’22’’. Dans Guardavi la Boan era il mare, je songe à l’ambiance décontractée et planante de ce vieil album de Paul Bley « In Haarlem » ou encore « Ballads ». On retrouve ailleurs la nervosité d’un Keith Tippett… Le degré de communion et la fine cohésion de ce duo sont propices à l’élaboration de narratifs évoluant du calme plat à la mer démontée. Aussi, l’utilisation d’effets sonores par d’astucieux frottements et vibrations, frictions et murmures dans le chef de Stefano Giust opère à ouvrir l’inspiration à la fois rêveuse et désenchantée des voicings étranges et lumineux de Giorgio Pacorig au piano, lequel brode indéfiniment par tuilage en écho étirant les harmonies ou articulant des doigtés anguleux dans une giration qui semble infinie un instant jusqu’à ce qu’un motif rythmico-mélodique tournoie par-dessus les vagues de frappes à la batterie, ressac mystérieux. Ressac qui se resserre jusqu’à un tournoyant numéro « télégraphique » d’une grande précision rythmique dans le chef du pianiste. On se situe là au niveau du jazz cosmique. En 2/, Memorie di amicizie e rugiada s’affirme comme un beau témoignage de piano free servi par un batteur au service discret d’un dialogue plus qu’efficace. Vers la 11ème minute, Pacorig joue dans les cordes de la table d’harmonie avec un esprit voisin de Keith Tippett : c’est le moment choisi par le batteur pour démontrer toute sa sensibilité au niveau de la micro -percussion alors son acolyte se remet au clavier pour rêver aux étoiles avec ce lyrisme spontané, sa marque de fabrique… Rugiada signifie Rosée et c’est à cela qu’on songe en écoutant le doigté perlé de Giorgio Pacorig. Voici un duo remarquable, fin et assumé avec un excellent niveau de musicalité." Jean-Michel Van Schouwburg, Orynx-Improv and Sound, 2024.
"(...) Giorgio Pacorig on the pianoforte and label boss Stefano Giust on the drums. Two instruments I always enjoy and the two take the listener on a wild ride, 66 minutes. This duo approaches their instruments in such a way that these can be recognised as piano and drums; they hardly ever apply other techniques or objects to play them, only at the start of Radici per le Foglie, Ferro does it seem that Giust uses a bow across the cymbals. In that sense, I think this is a relatively traditional work of free jazz/free improvisation; I think in the way Pacorig approaches his piano it sounds quite jazz-like, but not all the time. When the two took a more abstract approach, I was quite excited." FdW, Vital Weekly, 2024.
"(...) On "Così com’è" (roughly, “that’s how it is”), the duets are for piano and percussion. Drummer Stefano Giust and pianist Giorgio Pacorig are both based in Friuli-Venezia Giulia in the northeastern edge of Italy; they’ve played together in various combinations since the early 2000s and appear with each other on several albums. Both also share a background in jazz-derived improvisation with leanings toward open form playing. Their new album features three long improvisations that undergo constant mutations of mood and dynamics. Pacorig is the more introspective player of the two, although on the second performance he plays with an outgoing, high energy; otherwise he tends to favor a discontinous line of short bursts and splashes of chords. Giust maintains a taut tension throughout, as he lays down a flexible pulse that pushes the music along with expanding and contracting tempos and dramatically varied phrasing. Giust is a master colorist, and the two sometimes become difficult to distinguish when Pacorig plays directly on the piano strings with hands and objects." Daniel Barbiero, Avant Music News, 2024.
"(...) Pianist Giorgio Pacorig en drummer Stefano Giust in dialoog volgens de regels van de vrije improvisatie.
Na de haast serene kennismaking en een eerste flegmatieke oprisping gaan beide heren steeds verder en dieper in op hun wederzijdse ideeën. Ze verhogen daarbij de snelheid maar laten het geheel nooit ontsporen in complete chaos. Hun codetaal bevat zowel intense accentueringen als meer gemodereerde passages. Knap hoe ze telkens op onverwachte momenten net alles een andere wending geven. De dynamiek van beheersing tegenover extrapolatie. Dat ze elkaar reeds jaren kennen, helpt natuurlijk in dergelijke context. Dat is nu eenmaal zo, om de cd-titel vrij te vertalen.
Drie hoofdstukken van elk zevenentwintig, vierentwintig en veertien minuten met als respectievelijke titels ‘Guardavi la boa, era il mare’, ‘Memorie di amicizie e rugiada’ en ‘Radici per le foglie, ferro’. Compromisloos zonder te vervallen in “free for free’s sake”.
Op de binnenhoes prijkt een veelzeggend citaat van filmregisseur Pier Paolo Pasolini over de wreedheid van de mensen onderling." Georges Tonla Briquet, Jazz'halo, 2024.
"(...) The sporting equivalent of Giorgio Pacorig and Stefano Giust's Così Com'è ("that's how it is") might be tennis. Their game is a friendly back-and-forth rendezvous instead of a competition that can only be accomplished by two musicians who have worked (a better word would be played) together for more than two decades. Pacorig's piano and Giust's drums can be heard in the Mahakaruna Quartet, the Setoladimaiale Unit, the Aghe Clope quartet and ensemble, plus various other jazz and improvising units.
This is the first time documenting the pair in a duo performance. Listening to Così Com'è, one may ask what took so long. Their musical conversation, captured with these three improvisations, is banter between friends, chock full of sallies and good-natured repartee. At nearly 30 minutes, the opening "Guardavi la boa, era il mare" ("You looked at the buoy, it was the sea') saunters with Pacorig's piano in dialogue with Giust's brushwork. The pair stroll then scamper, increasing the pace to investigate new sounds. With their discovery in hand, they slow to document their find, each with their own impressions. Pacorig might ping the insides of his piano or focus on a rapid keyboard attack, along with Giust's affirmations via cymbals and skins. The drummer eschews an overt pulse, but like Paul Motian, he maintains, by sleight of hand, a forward propulsion throughout.
"Memorie di amicizie e rugiada" ("Memories of friendships and dew") opens with less structure but manifests more intensity. Here, and with "Radici per le foglie, ferro" ("Roots for leaves, iron"), Pacorig and Giust demonstrate what a familiar duo can accomplish. They stitch together a fully formed-finished document from minimal threads." Mark Corroto, All About Jazz USA, 2024.
01 _ Guardavi la boa, era il mare 27:11
02 _ Memorie di amicizie e rugiada 24:14
03 _ Radici per le foglie, ferro 14:22
(C) + (P) 2024
CD digipack 6 pages
Giorgio Pacorig _ piano
Stefano Giust _ drums
The three recordings on this CD are the complete music that the two musicians improvised on a rainy afternoon in September 2023, after twenty years of artistic and friendly partnership. Over the years they have shared various groups and festivals: Aghe Clope (Brno Contemporary Festival 2013, WIM Zürich, Tarcento Jazz Festival), Mahakaruna Quartet (Defonija Festival, Jazz Club Ferrara), the quartet with Maier and De Mattia (AngelicA 2016), the ensemble Setoladimaiale Unit with Evan Parker (AngelicA 2018, Jazz Is Dead Festival 2019), the quartet with Lullo Mosso and Sfregola at the Jazz Rebel Festival 2003, a concert that will become their first album together. “Così com’è” was recorded at the Star & Sun Studio in Staranzano (Gorizia); mastering by Tommaso Marletta at Sonic Ray Studio (Rome).
"(...) The sporting equivalent of Giorgio Pacorig and Stefano Giust's Così Com'è ("that's how it is") might be tennis. Their game is a friendly back-and-forth rendezvous instead of a competition that can only be accomplished by two musicians who have worked (a better word would be played) together for more than two decades. Pacorig's piano and Giust's drums can be heard in the Mahakaruna Quartet, the Setoladimaiale Unit, the Aghe Clope quartet and ensemble, plus various other jazz and improvising units.
This is the first time documenting the pair in a duo performance. Listening to Così Com'è, one may ask what took so long. Their musical conversation, captured with these three improvisations, is banter between friends, chock full of sallies and good-natured repartee. At nearly 30 minutes, the opening "Guardavi la boa, era il mare" ("You looked at the buoy, it was the sea') saunters with Pacorig's piano in dialogue with Giust's brushwork. The pair stroll then scamper, increasing the pace to investigate new sounds. With their discovery in hand, they slow to document their find, each with their own impressions. Pacorig might ping the insides of his piano or focus on a rapid keyboard attack, along with Giust's affirmations via cymbals and skins. The drummer eschews an overt pulse, but like Paul Motian, he maintains, by sleight of hand, a forward propulsion throughout.
"Memorie di amicizie e rugiada" ("Memories of friendships and dew") opens with less structure but manifests more intensity. Here, and with "Radici per le foglie, ferro" ("Roots for leaves, iron"), Pacorig and Giust demonstrate what a familiar duo can accomplish. They stitch together a fully formed-finished document from minimal threads." Mark Corroto, All About Jazz USA, 2024.
"(...) On "Così com’è" (roughly, “that’s how it is”), the duets are for piano and percussion. Drummer Stefano Giust and pianist Giorgio Pacorig are both based in Friuli-Venezia Giulia in the northeastern edge of Italy; they’ve played together in various combinations since the early 2000s and appear with each other on several albums. Both also share a background in jazz-derived improvisation with leanings toward open form playing. Their new album features three long improvisations that undergo constant mutations of mood and dynamics. Pacorig is the more introspective player of the two, although on the second performance he plays with an outgoing, high energy; otherwise he tends to favor a discontinous line of short bursts and splashes of chords. Giust maintains a taut tension throughout, as he lays down a flexible pulse that pushes the music along with expanding and contracting tempos and dramatically varied phrasing. Giust is a master colorist, and the two sometimes become difficult to distinguish when Pacorig plays directly on the piano strings with hands and objects." Daniel Barbiero, Avant Music News, 2024.
"(...) Giorgio Pacorig on the pianoforte and label boss Stefano Giust on the drums. Two instruments I always enjoy and the two take the listener on a wild ride, 66 minutes. This duo approaches their instruments in such a way that these can be recognised as piano and drums; they hardly ever apply other techniques or objects to play them, only at the start of Radici per le Foglie, Ferro does it seem that Giust uses a bow across the cymbals. In that sense, I think this is a relatively traditional work of free jazz/free improvisation; I think in the way Pacorig approaches his piano it sounds quite jazz-like, but not all the time. When the two took a more abstract approach, I was quite excited." FdW, Vital Weekly, 2024.
"(...) Duo piano (Giorgio Pacorig) et batterie (Stefano Giust). Stefano est l’infatigable activiste qui se démène aux fourneaux du label Setola di Maiale depuis 1993, le catalogue s’approchant de la limite des 500 références et offrant un panorama exhaustif des musiques improvisées et expérimentales au Sud des Alpes avec de solides collaborations d’artistes étrangers. Incroyable !! En outre, Stefano se coltine tout le travail graphique des pochettes contre vents et marées. J’ai personnellement, rarement rencontré une personne dévouée comme peut l’être Stefano Giust. Giorgio Pacorig est un habitué de Setola et a souvent joué avec Giust au fil des ans, lequel batteur a déjà une belle histoire commune avec deux autres pianistes remarquables comme Thollem McDonas - cfr le « power trio » Magimc avec McDonas et le saxophoniste ténor Edoardo Marraffa – et comme Nicolà Guazzaloca en compagnie du flûtiste Nils Gerold. Ces deux trios ont été documentés par Setola di Maiale et aussi par Amirani. Trois improvisations vagabondes focalisées sur l’écoute mutuelle et une évidente dynamique sonore et rythmique sont développées ici durant 27’11’’, 24’14’’ et 14’22’’. Dans Guardavi la Boan era il mare, je songe à l’ambiance décontractée et planante de ce vieil album de Paul Bley « In Haarlem » ou encore « Ballads ». On retrouve ailleurs la nervosité d’un Keith Tippett… Le degré de communion et la fine cohésion de ce duo sont propices à l’élaboration de narratifs évoluant du calme plat à la mer démontée. Aussi, l’utilisation d’effets sonores par d’astucieux frottements et vibrations, frictions et murmures dans le chef de Stefano Giust opère à ouvrir l’inspiration à la fois rêveuse et désenchantée des voicings étranges et lumineux de Giorgio Pacorig au piano, lequel brode indéfiniment par tuilage en écho étirant les harmonies ou articulant des doigtés anguleux dans une giration qui semble infinie un instant jusqu’à ce qu’un motif rythmico-mélodique tournoie par-dessus les vagues de frappes à la batterie, ressac mystérieux. Ressac qui se resserre jusqu’à un tournoyant numéro « télégraphique » d’une grande précision rythmique dans le chef du pianiste. On se situe là au niveau du jazz cosmique. En 2/, Memorie di amicizie e rugiada s’affirme comme un beau témoignage de piano free servi par un batteur au service discret d’un dialogue plus qu’efficace. Vers la 11ème minute, Pacorig joue dans les cordes de la table d’harmonie avec un esprit voisin de Keith Tippett : c’est le moment choisi par le batteur pour démontrer toute sa sensibilité au niveau de la micro -percussion alors son acolyte se remet au clavier pour rêver aux étoiles avec ce lyrisme spontané, sa marque de fabrique… Rugiada signifie Rosée et c’est à cela qu’on songe en écoutant le doigté perlé de Giorgio Pacorig. Voici un duo remarquable, fin et assumé avec un excellent niveau de musicalité." Jean-Michel Van Schouwburg, Orynx-Improv and Sound, 2024.
"(...) Pianist Giorgio Pacorig en drummer Stefano Giust in dialoog volgens de regels van de vrije improvisatie.
Na de haast serene kennismaking en een eerste flegmatieke oprisping gaan beide heren steeds verder en dieper in op hun wederzijdse ideeën. Ze verhogen daarbij de snelheid maar laten het geheel nooit ontsporen in complete chaos. Hun codetaal bevat zowel intense accentueringen als meer gemodereerde passages. Knap hoe ze telkens op onverwachte momenten net alles een andere wending geven. De dynamiek van beheersing tegenover extrapolatie. Dat ze elkaar reeds jaren kennen, helpt natuurlijk in dergelijke context. Dat is nu eenmaal zo, om de cd-titel vrij te vertalen.
Drie hoofdstukken van elk zevenentwintig, vierentwintig en veertien minuten met als respectievelijke titels ‘Guardavi la boa, era il mare’, ‘Memorie di amicizie e rugiada’ en ‘Radici per le foglie, ferro’. Compromisloos zonder te vervallen in “free for free’s sake”.
Op de binnenhoes prijkt een veelzeggend citaat van filmregisseur Pier Paolo Pasolini over de wreedheid van de mensen onderling." Georges Tonla Briquet, Jazz'halo, 2024.
“(…) Due maestri dell’improvvisazione.” Pino Saulo, Battiti–Rai Radio Tre, 2024.
"(...) Lo studio di Staranzano ha fatto da accoglienza anche per un’altra pubblicazione del pianista friulano, un altro CD registrato stavolta con Stefano Giust dopo anni di perspicace collaborazione dei due, che però non si era mai finalizzata in un supporto discografico. Così com’è è perciò un duo piano-percussioni dal senso descrivibile e militante, prende origine da un inciso di Pier Paolo Pasolini a proposito del ‘potere del consumismo’ e della condizione economico-politica degli italiani dei settanta. La citazione di Pasolini ripresa all’interno del CD risalta la grande contraddizione dell’umanità e la divisione di classe, permeando Così com’è di una vena moderatamente inquieta (mi vien da dire riflessivamente concitata) che si realizza in 3 improvvisazioni di pregnante autenticità. E’ incredibile come questa musica si adatti a perfezione ad un pensiero culturalmente lucido. In Memorie di amicizie e rugiada Pacorig usa nella parte centrale pure tecniche non convenzionali nell’ambito di una lunga improvvisazione che sembra avere la consapevolezza del rimorso; una situazione di ‘nostalgia’ evolutiva si riscontra anche in Radici per le foglie, ferro, che ci fa ricordare come le prescrizioni pasoliniane siano state anticipate mezzo secolo prima e che c’è un mucchio di gente che vorrebbe ritornare a quell’universo contadino così tanto bistrattato e mal pensato.
Anche qui, se vogliamo fare un brevissimo cenno alla storia, notiamo che Pacorig ha suonato/registrato con Franco Dal Monago e David Vanzan, mentre la lista di registrazioni in duo piano-percussione di Stefano è pressoché vuota, il che conferma quanto si diceva nella recensione precedente. Ottimo anche il packaging con un bel dipinto astratto di Patrizia Oliva. Tutto congiura per la tesaurizzazione di un incontro artistico notevole." Ettore Garzia, Percorsi Musicali, 2024.
"(...) Così com’è (Setola di Maiale), è appannaggio di Giorgio Pacorig al piano e Stefano Giust alla batteria e batte strade avventurose, quelle dell’improvvisazione senza rete, peraltro con un ammirevole senso della forma e chiari puntelli strutturali messi a punto all’impronta." Alberto Bazzurro, L'Isola Della Musica, 2024.
“(…) La natura della forza. Tracima per più di un’ora come una necessità. Quella cosa che chiamiamo musica, o improvvisazione, in realtà molto di più. Una forma data all’inesprimibile, il canto assoluto liberato dalle forme ma non per questo meno umano, anzi. È potenza che non si domina nè si memorizza, esaltata da un istinto melodico che barbaglia tra le corde d’un pianoforte cangiante come un mare agitato da ansie di quiete. Giust cesella la profondità prospettica di partiture istantanee che in più di un tratto cantano. Si potrebbero isolare segmenti e farne pagine liriche. E già lo sono. Basterebbero i ventisette minuti di ‘Guardavi la boa, era il mare’ a fare il capolavoro, e invece ‘Memorie di amicizie e rugiada’ espande l’estensione senza diminuire l’intensità. Perchè, come dice Pacorig in un’intervista ad All About Jazz, “cerco sempre di suonare la musica scritta come se fosse improvvisata e, al contempo, di farmi sul momento almeno un’idea macrostutturale della musica che sto improvvisando”. Dialettica infinita tra liberazione e struttura. I due s’inventano mimesi timbriche da brivido mentre si sta là sul punto di sentire il blues. E lo si ascolta. Pura passione, anche in ‘Radici per le foglie, ferro’: ruscellamenti e riverberi. La bellezza si riflette scomposta tra Springer e Hawkins, con un’urgenza che chiude-apre emotivamente in levare. Strepitoso. (8.3)” Dionisio Capuano, BlowUp #314/315, 2024.
“(…) Ci si può domandare, ponendosi sulla scia di Peter Kowald, se il duo sia una “formazione” o se invece configuri una forma conversativa, quasi a voler sottolineare il rischio immanente di fallimento a essa sotteso, come ad ogni forma di umana comunicazione dialogica. Tanto più rispetto a musica libera, di creazione (o composizione, per non ridurre i suoi meriti) del tutto instantanea e istintiva come avviene in questo caso. In tali contesti, infatti, la ricerca del suono comune può comportare lo sviluppo del discorso sulla forma in direzione di obbiettivi persino esistenziali, coinvolgendo considerazioni sull’essere dei musicisti piuttosto che sul fare. Pacorig e Giust proprio in tal senso sono sodali di lunga data, formati entro questa specifica cultura, già insieme operativi entro cornici tra le più disparate, ma mai, almeno su disco, in duo, da ciò l’ulteriore particolare fonte di interesse per la musica qui registrata. L’album presenta, a mo’ di tema ispiratore, un aforisma pasoliniano sul “male del nostro tempo” e una certa riflessione che riguarda “l’illimitato mondo contadino pre-industriale” (per usare le parole del poeta nella nota polemica con Italo Calvino, che si riverbera sulla musica, sostenuta da un quieto lirismo e riecheggia anche nei suggestivi titoli dei tre lunghi pezzi in scaletta. E’ nel luogo utopico di un mondo “diverso” ormai perduto per sempre o impossibile, che i due musicisti si incontrano, dipanando una musica che si libra al di sopra delle ristrettezze dei tempi, ispirata e pura, nella sua costante trasparenza, trascendente rispetto alla stessa materia del suono, che pure è libera. Nel compiersi di questo processo, che lascia costantemente spazio al respiro, si struttura infine la forma di una musica vitale e franca. Una menzione specifica per la bella veste grafica (non certo una novità per Setola di Maiale) che riproduce un quadro di Patrizia Oliva. Disco fortemente consigliato.” Sandro Cerini, Musica Jazz #888, 2024.
01 _ Guardavi la boa, era il mare 27:11
02 _ Memorie di amicizie e rugiada 24:14
03 _ Radici per le foglie, ferro 14:22
(C) + (P) 2024