PAPA LEGBA IS OUR SENSEI
PAPA LEGBA IS OUR SENSEI (Alberto N. A. Turra, Alberto Pederneschi)
SOLD OUT
Alberto N. A. Turra _ chitarra elettrica _ mandolino percosso nei pezzi 1, 5, 9
Alberto Pederneschi _ batteria _ percussioni _ gongs
Musica di impatto, composta e improvvisata da questo duo frizzante e scomposto. Una loro presentazione del lavoro: "Papa Legba Is Our Sensei è un duo riunito in questa occasione per raccontare la storia di un lungo (e ancora in corso) addestramento. Così Alberto N. A. Turra e Alberto Pederneschi, già insieme in numerose produzioni di Turra (Azimuth, Filmworks, International Troubadors – Turra lo troviamo ancora in questo catalogo con Spiritsongs, quartetto con Shanir Ezra Blumenkranz, Brian Marsella e Sergio Quagliarella, vedi SM3120), dichiarano la necessità che li ha portati a registrare circa mezz’ora di musica. 'Jazz core devozionale' lo chiamano. Nove miniature ispirate a/da una figura tanto lontana dal folklore italiano/europeo quanto fondamentale per tutta la musica che si è sviluppata dalle radici della musica nera americana rurale in poi. Papa Legba, Loa, mito tra i più potenti e importanti della cultura voodoo haitiana e del sud degli Stati Uniti, guardiano della soglia tra il mondo dei viventi e quello dei morti. Responsabile primo, secondo la leggenda, della nascita della musica di sua eminenza Robert Johnson. Erroneamente identificato con il diavolo stesso è, più propriamente, e sincreticamente, la figura sulla quale le popolazioni sopra citate modellarono le figure di Sant'Antonio e di San Pietro. Probabilmente è molto di più."
Per maggiori informazioni:
alturbogolfer.blogspot.com
www.albertopederneschi.com
"(...) 'Devotional jazz core', secondo la definizione offerta dai suoi stessi autori, la musica contenuta in questo disco è un omaggio esplicito a Papa Legba, Loa del Voodoo haitiano, spirito mediatore tra l’uomo e un Supremo artefice capriccioso e volubile (e che da questi mutua atteggiamenti impertinenti), guardiano e «portiere» di cancelli e incroci, passaggi di vita e di stato. Legba viene presentato da Turra come Maestro («sensei», secondo il termine giapponese utilizzato dal chitarrista, che è altresì appassionato di discipline orientali), in quanto scaturigine del blues, dono offerto al mondo. Del resto, non sono mancati altri riferimenti a questa misteriosa figura demoniaca, nella musica (Robert Johnson, Elton John, Talking Heads, The Smalls), o nell’ambito più squisitamente proprio della pop culture. E, per dire di quanto i fatti della vita possano essere stranamente e fittamente stratificati, non è di molto tempo fa l’episodio, verificatosi in una congregazione sororale di forte radicamento africano, quando, all’esito di un rito di preghiera quasi coreutico, che già abbastanza vistosamente rimandava a radici altre e tribali, la rottura accidentale di un crocifisso devozionale di terracotta ha rivelato la presenza al suo interno di un feticcio ancestrale. Turra ci ha abituati a una sua modalità espressiva piuttosto decisa, di impatto molto intenso e viscerale; tuttavia anche coloro che già lo conoscono potranno trovarsi scavalcati dall’immediatezza della musica dedicata al demone Legba, priva di qualsiasi orpello e talmente diretta da risultare quasi violenta, perfettamente corrispondente alla definizione di partenza, di certo non convenzionale, né «blues». Nove brevi bozzetti in cui il chitarrista e Pederneschi (secondo una formula in duo che il primo ama, foriera di grandi libertà) forgiano una musica quasi rituale, a volte oscura e tonante, a volte scintillante di bagliori metallici, rumore ronzante, schegge e faville incendiarie, coraggiosa sino ai limiti della spavalderia. Da ascoltare." Sandro Cerini, Musica Jazz, 2020.
"(...) Mi approccio per la prima volta alla musica di Alberto N. A. Turra (chitarra elettrica e beaten mandolin) ed Alberto Pederneschi (batteria e percussioni), i quali per Setola di Maiale presentano un cd dal titolo Papa Legba is our sensei, un set di mezz'ora di musica che gli stessi artisti hanno definito come "Devotional jazz core". La parte devozionale è strettamente collegata al Legba, quel loa che nei riti dei villaggi vudù fa da tramite tra i viventi e Dio, un retaggio antropologico (anche irriverente per certi versi) che nella musica si dice condusse le azioni della leggenda del blues Robert Johnson; nel rock un riferimento esplicito lo attuarono in chiave melodica i Talking Heads in True Stories.
Quelle di Papa Legba is our sensei sono miniature musicali (brani in media da 2 minuti e mezzo) particolarmente compatte, che richiamano il rituale, lo Zorn dei tempi andati e forse promettono anche una certa concupiscenza con il romanzo d'azione, quello dei racconti di William Gibson. Sono atti virili di musica che si misurano molto con le caratteristiche del rock, dando luogo ad un prodotto molto valido sul piano musicale, che riafferma un criterio appartenente all'hardcore in generale (quello vitale dell'urgenza espressiva) e limita invece al minimo la mancanza di scintilla creativa che spesso affligge produzioni similari del genere. Questi due "Alberto" sono due eccellenti musicisti, che tengono in piedi una tensione, caricando solismo ed apprensione acustica (sentire l'ampio spazio sonoro che si apre nei due minuti della pausa tra The question e The answer o nella parte introduttiva di The pain). " Ettore Garzia, Percorsi Musicali, 2019.
"(...) Una giungla, aprirsi e inventarsi una via a fatica nel regno del verde magnifico e terribile, dove dominano spiriti, animali, ombre, tenebre. Poi un colpo di machete, a tradimento. Cadiamo a terra ma non abbiamo visto chi ha sferrato il colpo. Siamo feriti, il sangue cola copioso e la vista si annebbia, ma dobbiamo andare avanti, prima che faccia buio. Sa di agguati e di evocazione “The Call”, l’incipit di questo ennesimo disco coraggioso e libero pubblicato da Setola di Maiale, Papa Legba Is Our Sensei, un duo formato da Alberto N.A. Turra (chitarra elettrica e mandolino percosso) e Alberto Pederneschi (batteria, percussioni, gong). La chitarra è una lama appuntita e sottile, chi la muove sa esattamente dove colpire e come fare male; ci muoviamo in una stranita terra di mezzo tra assalti all’arma bianca (quasi degli Arab On Radar che hanno messo da parte le anfetamine e si sono dati allo studio della musica, o gli Iceburn virati blues, in certi frangenti) e paludi (e)statiche da cui ci si aspetta che da un momento all’altro spuntino le fauci di un coccodrillo.
Cuba, 1997, Isla de la Juventud, un’isola nell’isola, dove si arriva in nave da Batabanò, sotto La Havana. Con un compagno di viaggio andiamo a visitare un allevamento proprio di coccodrilli e, siccome ci girava così, decidiamo di farci un quartino di acido prima di cominciare il giro. Nuvole minacciose incombono (che spettacolo le tempeste tropicali estive) ma il trip, dopo un po’ di tempo, non accenna affatto a salire. Visitiamo l’allevamento dei rettili, ricordo perfettamente le vasche con i piccoli che mozzicano il dito senza farti un graffio: intanto gli dei dell’emisfero boreale continuano a convocare i demoni della pioggia che però non rispondono alla chiamata, e lo stesso accade per il trip. Abbiamo vent’anni, siamo in un posto davvero lontano da tutto, eppure non accade nulla. Sembra un fumetto di Andrea Pazienza, finché un tuono non squarcia il silenzio e, proprio come in un fumetto di Andrea Pazienza, non incrocio lo sguardo grigio, cattivo e lento di un coccodrillo di 80 anni, orbo, ed esattamente in quel momento mi sale tutto l’acido. Boom! Perché racconto questo episodio privato? Non so esattamente quali sinapsi mi si siano attivate ma si è acceso il filo elettrico di questo ricordo. La stessa sensazione di sorpresa profonda, di decollo, di deriva, di ombra desiderata, familiare, ossuta e cocciuta. Nel voodoo haitiano (non siamo poi così lontani da Cuba, no?) Papa Legba è uno spirito mediatore tra l’uomo e il Dio supremo, un Loa, e il suo dovere è quello di aprire la strada ad altri regni. Figura archetipica per la musica afroamericana delle origini, evocato da Robert Johnson in “Crossroads Blues”, Papa Legba è il Sensei, il maestro di questi due ottimi musicisti che si ritrovano in studio due giorni e ne escono, dopo aver invocato i demoni dell’Ispirazione, con nove haiku sfuggenti ed appuntiti, in perfetto equilibrio tra blues luciferino, prog liofilizzato e mutante, ansie math, flussi di (in)coscienza, psichedelia rotolante e senza effetti collaterali, rock progredito e primitivo, devoluto e intuitivo: loro lo chiamano jazzcore devozionale, io la chiamo semplicemente grande musica, forgiata a un crocicchio. Yeeoo, standin’ at the crossroad tried to flag a ride: alzandomi in piedi ho cercato di tracciare un cerchio magico, canta Johnson nella citata “Crossroads Blues”. Lo stesso cerchio magico campeggia nella copertina di questo disco. Lunga vita a Setola di Maiale e molta, molta curiosità di testare questo progetto dal vivo: ci aspettiamo acidi (metaforici, lo dico a favore di polizia postale), viaggi, scintille. It’s only legba’n’roll, but we like it." Nazim Comunale, The New Noise, 2019.
“(…) Il chitarrista Alberto N. A. Turra si propone in duo con Alberto Pederneschi alla batteria e ai gong, già compagno in precedenti avventure e con il quale dimostra di avere raggiunto piena sitonia. Papa Legba è il maestro e dato che il riferimento è alla mitica figura venerata tanto nella tradizione voodoo haitiana quanto nel Sud statunitense ne derivano suoni (a tratti un muro di suono), dirompenti e acuminati, stilizzazioni informali che però conservano nell’intimo il sentimento del blues più primordiale e ruspante. Fatte le debite proporzioni, è come potrebbe suonare oggi la reincarnazione di Robert Johnson. (7/8) Piepaolo Poggio, Blow Up, 2019.
01 _ 00:00 The Call
02 _ 03:13 The Fright
03 _ 04:49 The Fear
04 _ 07:59 The Question
05 _ 09:11 The Answer
06 _ 10:31 The Commitment
07 _ 12:23 The Pain
08 _ 17:34 The Joy
09 _ 20:19 The Flame
(C) + (P) 2019
SOLD OUT
Alberto N. A. Turra _ electric guitar _ beaten mandolin on tracks 1, 5, 9
Alberto Pederneschi _ drums _ percussions _ gongs
Impact music, composed and improvised by this sparkling and decomposed duo. A presentation of their work: "Papa Legba Is Our Sensei is a duo gathered on this occasion to tell the story of a long (and still ongoing) training. This is how Alberto N. A. Turra and Alberto Pederneschi, already together in many Turra's productions (Azimuth, Filmworks, International Troubadours – Turra can still be found in this catalog with Spiritsongs, a quartet with Shanir Ezra Blumenkranz, Brian Marsella and Sergio Quagliarella, see SM3120), claim the need that led them to record about half an hour of music. They call it "Devotional Jazz Core". Nine miniatures inspired by/from a figure as much far from italian/european folklore as fundamental for all the music that has developed from the roots of rural american black music onwards. Papa Legba, Loa, one of the most powerful and important myths of the Haitian voodoo culture and of the southern United States, guardian of the threshold between the world of the living and that of the dead. Main responsable, according to the legend, of the birth of the music of his eminence Robert Johnson. Mistakenly identified with the devil himself, Papa Legba is, more properly and syncretically, the figure on which the aforementioned populations modeled the figures of Saint Anthony of Padua and Saint Peter. Probably, he's much more than that."
For more info:
alturbogolfer.blogspot.com
www.albertopederneschi.com
"(...) 'Devotional jazz core', secondo la definizione offerta dai suoi stessi autori, la musica contenuta in questo disco è un omaggio esplicito a Papa Legba, Loa del Voodoo haitiano, spirito mediatore tra l’uomo e un Supremo artefice capriccioso e volubile (e che da questi mutua atteggiamenti impertinenti), guardiano e «portiere» di cancelli e incroci, passaggi di vita e di stato. Legba viene presentato da Turra come Maestro («sensei», secondo il termine giapponese utilizzato dal chitarrista, che è altresì appassionato di discipline orientali), in quanto scaturigine del blues, dono offerto al mondo. Del resto, non sono mancati altri riferimenti a questa misteriosa figura demoniaca, nella musica (Robert Johnson, Elton John, Talking Heads, The Smalls), o nell’ambito più squisitamente proprio della pop culture. E, per dire di quanto i fatti della vita possano essere stranamente e fittamente stratificati, non è di molto tempo fa l’episodio, verificatosi in una congregazione sororale di forte radicamento africano, quando, all’esito di un rito di preghiera quasi coreutico, che già abbastanza vistosamente rimandava a radici altre e tribali, la rottura accidentale di un crocifisso devozionale di terracotta ha rivelato la presenza al suo interno di un feticcio ancestrale. Turra ci ha abituati a una sua modalità espressiva piuttosto decisa, di impatto molto intenso e viscerale; tuttavia anche coloro che già lo conoscono potranno trovarsi scavalcati dall’immediatezza della musica dedicata al demone Legba, priva di qualsiasi orpello e talmente diretta da risultare quasi violenta, perfettamente corrispondente alla definizione di partenza, di certo non convenzionale, né «blues». Nove brevi bozzetti in cui il chitarrista e Pederneschi (secondo una formula in duo che il primo ama, foriera di grandi libertà) forgiano una musica quasi rituale, a volte oscura e tonante, a volte scintillante di bagliori metallici, rumore ronzante, schegge e faville incendiarie, coraggiosa sino ai limiti della spavalderia. Da ascoltare." Sandro Cerini, Musica Jazz, 2020.
"(...) Mi approccio per la prima volta alla musica di Alberto N. A. Turra (chitarra elettrica e beaten mandolin) ed Alberto Pederneschi (batteria e percussioni), i quali per Setola di Maiale presentano un cd dal titolo Papa Legba is our sensei, un set di mezz'ora di musica che gli stessi artisti hanno definito come "Devotional jazz core". La parte devozionale è strettamente collegata al Legba, quel loa che nei riti dei villaggi vudù fa da tramite tra i viventi e Dio, un retaggio antropologico (anche irriverente per certi versi) che nella musica si dice condusse le azioni della leggenda del blues Robert Johnson; nel rock un riferimento esplicito lo attuarono in chiave melodica i Talking Heads in True Stories.
Quelle di Papa Legba is our sensei sono miniature musicali (brani in media da 2 minuti e mezzo) particolarmente compatte, che richiamano il rituale, lo Zorn dei tempi andati e forse promettono anche una certa concupiscenza con il romanzo d'azione, quello dei racconti di William Gibson. Sono atti virili di musica che si misurano molto con le caratteristiche del rock, dando luogo ad un prodotto molto valido sul piano musicale, che riafferma un criterio appartenente all'hardcore in generale (quello vitale dell'urgenza espressiva) e limita invece al minimo la mancanza di scintilla creativa che spesso affligge produzioni similari del genere. Questi due "Alberto" sono due eccellenti musicisti, che tengono in piedi una tensione, caricando solismo ed apprensione acustica (sentire l'ampio spazio sonoro che si apre nei due minuti della pausa tra The question e The answer o nella parte introduttiva di The pain). " Ettore Garzia, Percorsi Musicali, 2019.
"(...) Una giungla, aprirsi e inventarsi una via a fatica nel regno del verde magnifico e terribile, dove dominano spiriti, animali, ombre, tenebre. Poi un colpo di machete, a tradimento. Cadiamo a terra ma non abbiamo visto chi ha sferrato il colpo. Siamo feriti, il sangue cola copioso e la vista si annebbia, ma dobbiamo andare avanti, prima che faccia buio. Sa di agguati e di evocazione “The Call”, l’incipit di questo ennesimo disco coraggioso e libero pubblicato da Setola di Maiale, Papa Legba Is Our Sensei, un duo formato da Alberto N.A. Turra (chitarra elettrica e mandolino percosso) e Alberto Pederneschi (batteria, percussioni, gong). La chitarra è una lama appuntita e sottile, chi la muove sa esattamente dove colpire e come fare male; ci muoviamo in una stranita terra di mezzo tra assalti all’arma bianca (quasi degli Arab On Radar che hanno messo da parte le anfetamine e si sono dati allo studio della musica, o gli Iceburn virati blues, in certi frangenti) e paludi (e)statiche da cui ci si aspetta che da un momento all’altro spuntino le fauci di un coccodrillo.
Cuba, 1997, Isla de la Juventud, un’isola nell’isola, dove si arriva in nave da Batabanò, sotto La Havana. Con un compagno di viaggio andiamo a visitare un allevamento proprio di coccodrilli e, siccome ci girava così, decidiamo di farci un quartino di acido prima di cominciare il giro. Nuvole minacciose incombono (che spettacolo le tempeste tropicali estive) ma il trip, dopo un po’ di tempo, non accenna affatto a salire. Visitiamo l’allevamento dei rettili, ricordo perfettamente le vasche con i piccoli che mozzicano il dito senza farti un graffio: intanto gli dei dell’emisfero boreale continuano a convocare i demoni della pioggia che però non rispondono alla chiamata, e lo stesso accade per il trip. Abbiamo vent’anni, siamo in un posto davvero lontano da tutto, eppure non accade nulla. Sembra un fumetto di Andrea Pazienza, finché un tuono non squarcia il silenzio e, proprio come in un fumetto di Andrea Pazienza, non incrocio lo sguardo grigio, cattivo e lento di un coccodrillo di 80 anni, orbo, ed esattamente in quel momento mi sale tutto l’acido. Boom! Perché racconto questo episodio privato? Non so esattamente quali sinapsi mi si siano attivate ma si è acceso il filo elettrico di questo ricordo. La stessa sensazione di sorpresa profonda, di decollo, di deriva, di ombra desiderata, familiare, ossuta e cocciuta. Nel voodoo haitiano (non siamo poi così lontani da Cuba, no?) Papa Legba è uno spirito mediatore tra l’uomo e il Dio supremo, un Loa, e il suo dovere è quello di aprire la strada ad altri regni. Figura archetipica per la musica afroamericana delle origini, evocato da Robert Johnson in “Crossroads Blues”, Papa Legba è il Sensei, il maestro di questi due ottimi musicisti che si ritrovano in studio due giorni e ne escono, dopo aver invocato i demoni dell’Ispirazione, con nove haiku sfuggenti ed appuntiti, in perfetto equilibrio tra blues luciferino, prog liofilizzato e mutante, ansie math, flussi di (in)coscienza, psichedelia rotolante e senza effetti collaterali, rock progredito e primitivo, devoluto e intuitivo: loro lo chiamano jazzcore devozionale, io la chiamo semplicemente grande musica, forgiata a un crocicchio. Yeeoo, standin’ at the crossroad tried to flag a ride: alzandomi in piedi ho cercato di tracciare un cerchio magico, canta Johnson nella citata “Crossroads Blues”. Lo stesso cerchio magico campeggia nella copertina di questo disco. Lunga vita a Setola di Maiale e molta, molta curiosità di testare questo progetto dal vivo: ci aspettiamo acidi (metaforici, lo dico a favore di polizia postale), viaggi, scintille. It’s only legba’n’roll, but we like it." Nazim Comunale, The New Noise, 2019.
“(…) Il chitarrista Alberto N. A. Turra si propone in duo con Alberto Pederneschi alla batteria e ai gong, già compagno in precedenti avventure e con il quale dimostra di avere raggiunto piena sitonia. Papa Legba è il maestro e dato che il riferimento è alla mitica figura venerata tanto nella tradizione voodoo haitiana quanto nel Sud statunitense ne derivano suoni (a tratti un muro di suono), dirompenti e acuminati, stilizzazioni informali che però conservano nell’intimo il sentimento del blues più primordiale e ruspante. Fatte le debite proporzioni, è come potrebbe suonare oggi la reincarnazione di Robert Johnson. (7/8) Piepaolo Poggio, Blow Up, 2019.
01 _ 00:00 The Call
02 _ 03:13 The Fright
03 _ 04:49 The Fear
04 _ 07:59 The Question
05 _ 09:11 The Answer
06 _ 10:31 The Commitment
07 _ 12:23 The Pain
08 _ 17:34 The Joy
09 _ 20:19 The Flame
(C) + (P) 2019