CRUDITÉS
PABLO MONTAGNE / GIACOMO MONGELLI
SOLD OUT
Pablo Montagne _ chitarra elettrica _ chitarra acustica
Giacomo Mongelli _ batteria _ percussioni
É questo un ottimo duo che si esprime attraverso stimolanti idee compositive e improvvisative, sempre a quattro mani, ossia nel disco non ci sono dei 'solo' ma solamente duetti - come tengono loro stessi a sottolineare nelle note di copertina. A emergere è il rapporto timbrico/ritmico fra i due strumenti (chitarra elettrica/acustica e batteria/percussioni) dove, in diverso modo, si fondono in Tessiture Mobili/Immobili Metalliche e Blocchi IperRitmici, dando vita ad una musica molto fisica e tridimensionale. Importante è sottolineare il dialogo fra gli elementi compositivi e organizzativi (numerici, ciclici) e la natura timbrica, la fisicità e non ultima la storia dei due strumenti. La musica è rigorosa e attualissima, priva di compromessi; ne risulta un duo ben nervoso e urbano nelle suggestioni.
"(...) E' quella che viene definita la "giusta distanza". Sono il controllo e la padronanza. Le cose che contano. La pietanza servita da Montagne e Mongelli ne è una quintessenza. Perché, va bene, la musica deve (può) essere potenza, passione, spinta, ma senza polso tutta l'energia è solo un putiferio inutile, dispersione, un favore al nemico. Lo spazio d'esercizio del duo è quello del rock " liberato da se stesso" e del para-jazz, tra fu-spartito e improvvisazione, dove la struttura dialogica chitarra-percussioni viene animata da una notevole prestanza fisica però tenuta a guinzaglio stretto. Così è tutta un'esaltazione di nervature e spasmi nelle veemenze hard-funk ( Error Rate, Flying achine, Heavy Boxes), fin nei raids, meno di un minuto ciascuno, di Melt#1, #2, #3, dove chitarra-batteria sono un essere solo che s'incendia senza consumare energia, (non fusion bensì, melt jazz rock). Il vitalismo inesausto assume forme ginniche serrate e rapidissime (Expérience Pour la Portance d'une Aile), poi si esprime anche e meglio nelle esplorazioni circospette. Pizzicati e percussioni e armonici ( Vues Latérale et Frontale, Pot), interplays quasi pugilistici con curiosi effetti di crash (Pool of Sand). Ma è anche da come viene trattata la melodia che si coglie la statura dei musicisti. Si prende un tema blues al limite del banale, lo si inturgidisce appena e poi lo si porta in punta di penna e bacchette sull'abisso della dissonanza un paio di volte. Questo resiste nel suo codice emozionale e vi si ficca in testa (Figure Suivante). Altro che diete vegetariane, qua c'è tanto carburante sonico per fare andare il motore del vostro cervello. (8)" Dionisio Capuano, Blow Up 2011.
"(...) E fu così che Pablo Montagne pagò il suo tributo al rock. A modo suo, ovviamente, anzi a modo loro. In questo cd, il suo secondo lavoro per l'etichetta super – indipendente Setola di Maiale, Montagne è validamente affiancato dalle bacchette precise e flessibili di Giacomo Mongelli. E assieme lasciano davvero il segno, il rock, quello che si potrebbe trovare nella formula classica del power trio, viene smontato, metabolizzato e rielaborato in una serie di blocchi sonori all'insegna di un uso poliritmico della chitarra e della batteria, con una serie di call & response serrati, nervosi e distorti. Entrambi sono ottimi musicisti, entrambi si muovono a loro agio nei confini che separano, o forse è meglio dire uniscono, due concetti apparentemente separati come improvvisazione e composizione, un percorso concettuale che sembra essere diventato il tratto distintivo di Pablo Montagne, un percorso che si era già chiaramente delineato in un disco maturo come Solo Immobile, uscito nel 2010 [vedi SM1810]. Ascoltando questo disco forse è più facile cogliere qualche riferimento a una certa scena newyorkese, vicina ai Naked City, a una idea innovativa di grindcore, ai Black Sabbath che decidono di suonare con Chad Wakerman alla batteria…. Mongelli si rivela il compagno ideale per la chitarra di Montagne, un groove potente, preciso, pulito, ritmi complicati gestiti con (apparente) semplicità e scioltezza, una tecnica affidabile e un senso del tempo capace di spaccare il capello in quattro. Ascoltandoli suonare assieme si nota subito la loro affinità e la loro capacità di intesa con uscite in ambiti anche free jazz e contemporanei. Lunga vita al rock e a chi è capace di reinterpretarlo e di ravvivarlo iniettando sempre nuova linfa vitale… out of the blue and into the black...". Andrea Aguzzi, Chitarra e Dintorni-nuove musiche, 2011.
"(...) Chitarra elettrica e acustica, percussioni e batteria, in fitto, libero dialogo. Lavoro che non contiene fasi solistiche. “Crudités”, coniuga la ricerca viva e grezza effettuata sul corpo chitarra (urgenza che non teme le intuizioni fuor dal consueto panorama impro...), ed il battito incessante (da nevrosi ritmica), dei metalli e tronchi cavi, che sottolineano, deviano, avvalorano tesi. Il tutto, di natura spontanea (composizione/esecuzione). Le idee messe a fuoco, son (in alcuni frangenti) squassanti. Una visione che si nutre di metalli, di scorie, di inceppi e scapicolli. Riuscendo a sollecitar in un sol colpo, gli orfani della sperimentazione di casa SST (Joe Baiza con i Saccharine Trust e Greg Ginn con i Gone) e chi, proprio non riesce a trattener un sospiro, nel sentir il nome Derek Bailey. Nel mezzo, ad intorbidir ulteriormente le acque, echi di carillon metallico/sfasati ed atonali eruzioni spontanee. Error Rate, è apertura/lezione da tener a mente, per ogni hendrixiano non bolso ed ogni rocker matematico. Melt #1, Flying Machine, Heavy Boxes (andazzo da southern boogie, folgorante...), Melt #2, We Don't Need, Melt #3, son botte combinate, fra impatto fisico e combustione concettuale. Pool Of Sand, Pot e Pool Of Steel, è dove il suono erompe e zampilla spontaneo. An Antidote, un frammento da tradizione rock, con dentro umori, amori e maledizioni. La formula complessiva, è essenziale e sgambettante. Dunque, contattateli, organizzate live, ed acquistate prima il cd (ovvio). Insomma, muovetevi per il vostro, e loro piacere. Non ve ne pentirete. Coraggio e solida concretezza a bizzeffe." Marco Carcasi, Kathodik 2011.
"(...) Nuovo disco per Pablo Montagne e Giacomo Mongelli, nuovamente su Setola Di Maiale e nuovamente gran bel lavoro anche se considerevolmente distante dal disco precedente. Se ve lo ricordavate sommesso per sola chitarra e quasi strozzato, rieccolo accompagnato da una batteria e per nulla tranquillo. Nulla di particolarmente noise, ma si tratta di una serie di duo per chitarra e batteria che ricordano vagamente alcune cose dei Dennison Kimball Trio (che Dio li abbia in gloria!) un poco di Bailey armato di elettrica e alcune cose della Skin Graft di quelle fra storture e pseudo impro. Questo cd raccoglie una serie di tracce che variano fra gli uno e i tre minuti, schegge jazzy-noise-rock in cui la chitarra viene spesso usata in modo ritmico, rumoroso, percussivo e molto ben affiatata con la batteria, anzi in questo senso la forza di Pablo Montagne è quella di essere perfettamente in sintonia con Mongelli. Anche con l'elettrica il risultato non cambia, dato che spesso pur lavorando sullo stesso accordo l'idea di inceppamento ritmico ritorna e rimane comunque efficace. Questo lavoro in duo dimostra come avere le idee chiare sul suono o una spiccata fisionomia permetta di avere una riconoscibilità a dispetto dei miliardi di dischi del genere che saranno già usciti. Immagino che la definizione jazz rock possa aver sviato molti di voi, non aspettatevi di certo dei King Crimson in dissonanza o del Canterbury leggermente più radicale, le influenze si sentono tutte ma il grado di spigolosità della maggioranza di queste tracce è ben maggiore. Montagne dimostra nuovamente di essere uno da tener d'occhio... e d'orecchio." Andrea Ferraris, Sodapop 2011.
"(...) Investita da una retorica ingiustificata la chitarra classica e quella acustica hanno accompagnato il musicista in più di un passaggio storico: quello che oggi si lamenta non è basato sulla proposta che, ancora oggi, gode di un buona "cassa" di risonanza (un pubblico educato), piuttosto le mancanze riguardano il tipo di proposta, le idee che attorno agli strumenti possono scaturire: tra i molti chitarristi sperimentali, Pablo Montagne sembra invece avere idee molto chiare sul da farsi: parafrasando il titolo del suo più recente cd per la Setola di Maiale "Cordale" si potrebbe pensare a "Fondale", intendendo come egli cerchi di trovare nuovi suoni negli interstizi sonori delle corde, un pò come trovare conchiglie preziose o specie vegetali nei fondali del mare: è un chitarrista eclettico, preparatissimo, di quelli solo parzialmente vicino alle avanguardie di New York che aprirono nei settanta nuovi orizzonti specie nel settore chitarristico; infatti in una struttura che è a frammenti vengono coinvolti il feedback di Hendrix, gli accenti culturali nazionalistici in slide memory di Ry Cooder, le chitarre saturate del punk-rock post anni ottanta del movimento erosivo di Minneapolis (Husker Du, Meat Puppets e tanti altri appartenenti alla SST R.), i respiri di un chitarrista condiviso tra la passione classica e contemporanea. Ma quello che più emerge nella scrittura di Montagne è quella capacità di associazione delle immagini attraverso la musica che da sempre ne costituisce un pregio: nel suo "Crudités" vi è la voglia di costruire simulazioni che non temono di essere anacronistiche: si pensi a "Error Rate", "Homme en parachute", "Pool of sand", etc, che ricostruiscono l'azione attraverso suoni alterati che sposano una personale visione di rozzezza e cacofonicità; direi che in questo senso Montagne è un'evoluzione in positivo rispetto a quelle dei blasonati chitarristi americani a cui mi riferivo prima, che forse qualche crepa la contenevano in tal senso. Il suo ultimo "Cordale", però, ci riporta alla prefazione (in cui parlavo genericamente delle due chitarre -classica ed acustica-) che qui vengono usate da Pablo: 17 brani divisi in 10 con la classica e 7 con l'acustica portano l'ascoltatore in territori ancora più inusuali; in parecchie recensioni lette sul web sembra che l'indirizzo stilistico venga rivolto verso il minimalismo (almeno formale), ma personalmente penso che questa sia una forzatura nel caso di Montagne, poichè il suo scopo è evidenziare microstrutture o micro-variazioni ritmiche che non vogliono cogliere risultati partendo dalla tecnica e dall'utilizzo della ripetizione, nè tanto meno utilizzando phasing o costruzioni di muri di suono (come Branca e Chatam hanno insegnato); l'obiettivo è di cercare di scovare suoni "interni" restando fedeli e appiccicati allo strumento: "Cordale" pur lasciando spazio ad un cambiamento di intonazione delle due chitarre, proietta nella sua globalità un suono ipnotico che durante il percorso ci fa riconoscere modelli sonori lontani da quelli dei minimalisti recenti: in "Cordale #4" sentirete echi del ruscello spirituale di Fahey, in #5 quelli barocchi di un clavicembalo, in #13 sembra di assistere ad una versione di In C tutta artigianale, in #15 una simulazione di un gruppo funk. L'unico appunto che si può fare (se di appunto si può parlare) è che in questo momento in tutta la sua produzione manca quel filtro per separare con efficacia le sperimentazioni più riuscite, il rischio costante di tutti gli sperimentatori, che gli permetterebbe di avere in mano la creazione perfetta." Ettore Garzia, Percorsi Musicali, 2013. Come si evince dalla recensione, Ettore si riferisce a due album setolari, Crudités e Cordale (SM2250).
01 _ Error rate 3:49
02 _ Expérience pour la portance d'une aile 2:04
03 _ Homme en parachute 2:17
04 _ Deux tetes grotesques 1:11
05 _ Melt #1 0:49
06 _ The two dancers 1:31
07 _ Pool of sand 1:53
08 _ Portrait de jeune femme 2:22
09 _ Flying machine 4:30
10 _ Heavy boxes 3:01
11 _ Pot 3:48
12 _ An antidote 3:15
13 _ Figure suivante 4:12
14 _ n 2:09
15 _ Vues latérale et frontale 2:24
16 _ Melt #2 0:56
17 _ We don't need 3:07
18 _ Melt #3 0:54
19 _ Pool of steel 1:03
(C) + (P) 2011
SOLD OUT
Pablo Montagne _ electric guitar _ acoustic guitar
Giacomo Mongelli _ drums _ percussions
This is a great duo that is expressed here through stimulating ideas of composition and improvisation. In this disc there are no solos, only duos. A report is the emergence of timbre/rhythm by the two instruments, resulting in a very physical and three-dimensional music. It is important to emphasize the dialogue between the compositional elements and organizational (numeric, cyclic) and the nature of timbre, the physical and not least the history of the two instruments. The music is really rigorous, without compromise, with nervous and urban feelings.
"(...) E' quella che viene definita la "giusta distanza". Sono il controllo e la padronanza. Le cose che contano. La pietanza servita da Montagne e Mongelli ne è una quintessenza. Perché, va bene, la musica deve (può) essere potenza, passione, spinta, ma senza polso tutta l'energia è solo un putiferio inutile, dispersione, un favore al nemico. Lo spazio d'esercizio del duo è quello del rock " liberato da se stesso" e del para-jazz, tra fu-spartito e improvvisazione, dove la struttura dialogica chitarra-percussioni viene animata da una notevole prestanza fisica però tenuta a guinzaglio stretto. Così è tutta un'esaltazione di nervature e spasmi nelle veemenze hard-funk ( Error Rate, Flying achine, Heavy Boxes), fin nei raids, meno di un minuto ciascuno, di Melt#1, #2, #3, dove chitarra-batteria sono un essere solo che s'incendia senza consumare energia, (non fusion bensì, melt jazz rock). Il vitalismo inesausto assume forme ginniche serrate e rapidissime (Expérience Pour la Portance d'une Aile), poi si esprime anche e meglio nelle esplorazioni circospette. Pizzicati e percussioni e armonici ( Vues Latérale et Frontale, Pot), interplays quasi pugilistici con curiosi effetti di crash (Pool of Sand). Ma è anche da come viene trattata la melodia che si coglie la statura dei musicisti. Si prende un tema blues al limite del banale, lo si inturgidisce appena e poi lo si porta in punta di penna e bacchette sull'abisso della dissonanza un paio di volte. Questo resiste nel suo codice emozionale e vi si ficca in testa (Figure Suivante). Altro che diete vegetariane, qua c'è tanto carburante sonico per fare andare il motore del vostro cervello. (8)" Dionisio Capuano, Blow Up 2011.
"(...) E fu così che Pablo Montagne pagò il suo tributo al rock. A modo suo, ovviamente, anzi a modo loro. In questo cd, il suo secondo lavoro per l'etichetta super – indipendente Setola di Maiale, Montagne è validamente affiancato dalle bacchette precise e flessibili di Giacomo Mongelli. E assieme lasciano davvero il segno, il rock, quello che si potrebbe trovare nella formula classica del power trio, viene smontato, metabolizzato e rielaborato in una serie di blocchi sonori all'insegna di un uso poliritmico della chitarra e della batteria, con una serie di call & response serrati, nervosi e distorti. Entrambi sono ottimi musicisti, entrambi si muovono a loro agio nei confini che separano, o forse è meglio dire uniscono, due concetti apparentemente separati come improvvisazione e composizione, un percorso concettuale che sembra essere diventato il tratto distintivo di Pablo Montagne, un percorso che si era già chiaramente delineato in un disco maturo come Solo Immobile, uscito nel 2010 [vedi SM1810]. Ascoltando questo disco forse è più facile cogliere qualche riferimento a una certa scena newyorkese, vicina ai Naked City, a una idea innovativa di grindcore, ai Black Sabbath che decidono di suonare con Chad Wakerman alla batteria…. Mongelli si rivela il compagno ideale per la chitarra di Montagne, un groove potente, preciso, pulito, ritmi complicati gestiti con (apparente) semplicità e scioltezza, una tecnica affidabile e un senso del tempo capace di spaccare il capello in quattro. Ascoltandoli suonare assieme si nota subito la loro affinità e la loro capacità di intesa con uscite in ambiti anche free jazz e contemporanei. Lunga vita al rock e a chi è capace di reinterpretarlo e di ravvivarlo iniettando sempre nuova linfa vitale… out of the blue and into the black...". Andrea Aguzzi, Chitarra e Dintorni-nuove musiche, 2011.
"(...) Chitarra elettrica e acustica, percussioni e batteria, in fitto, libero dialogo. Lavoro che non contiene fasi solistiche. “Crudités”, coniuga la ricerca viva e grezza effettuata sul corpo chitarra (urgenza che non teme le intuizioni fuor dal consueto panorama impro...), ed il battito incessante (da nevrosi ritmica), dei metalli e tronchi cavi, che sottolineano, deviano, avvalorano tesi. Il tutto, di natura spontanea (composizione/esecuzione). Le idee messe a fuoco, son (in alcuni frangenti) squassanti. Una visione che si nutre di metalli, di scorie, di inceppi e scapicolli. Riuscendo a sollecitar in un sol colpo, gli orfani della sperimentazione di casa SST (Joe Baiza con i Saccharine Trust e Greg Ginn con i Gone) e chi, proprio non riesce a trattener un sospiro, nel sentir il nome Derek Bailey. Nel mezzo, ad intorbidir ulteriormente le acque, echi di carillon metallico/sfasati ed atonali eruzioni spontanee. Error Rate, è apertura/lezione da tener a mente, per ogni hendrixiano non bolso ed ogni rocker matematico. Melt #1, Flying Machine, Heavy Boxes (andazzo da southern boogie, folgorante...), Melt #2, We Don't Need, Melt #3, son botte combinate, fra impatto fisico e combustione concettuale. Pool Of Sand, Pot e Pool Of Steel, è dove il suono erompe e zampilla spontaneo. An Antidote, un frammento da tradizione rock, con dentro umori, amori e maledizioni. La formula complessiva, è essenziale e sgambettante. Dunque, contattateli, organizzate live, ed acquistate prima il cd (ovvio). Insomma, muovetevi per il vostro, e loro piacere. Non ve ne pentirete. Coraggio e solida concretezza a bizzeffe." Marco Carcasi, Kathodik 2011.
"(...) Nuovo disco per Pablo Montagne e Giacomo Mongelli, nuovamente su Setola Di Maiale e nuovamente gran bel lavoro anche se considerevolmente distante dal disco precedente. Se ve lo ricordavate sommesso per sola chitarra e quasi strozzato, rieccolo accompagnato da una batteria e per nulla tranquillo. Nulla di particolarmente noise, ma si tratta di una serie di duo per chitarra e batteria che ricordano vagamente alcune cose dei Dennison Kimball Trio (che Dio li abbia in gloria!) un poco di Bailey armato di elettrica e alcune cose della Skin Graft di quelle fra storture e pseudo impro. Questo cd raccoglie una serie di tracce che variano fra gli uno e i tre minuti, schegge jazzy-noise-rock in cui la chitarra viene spesso usata in modo ritmico, rumoroso, percussivo e molto ben affiatata con la batteria, anzi in questo senso la forza di Pablo Montagne è quella di essere perfettamente in sintonia con Mongelli. Anche con l'elettrica il risultato non cambia, dato che spesso pur lavorando sullo stesso accordo l'idea di inceppamento ritmico ritorna e rimane comunque efficace. Questo lavoro in duo dimostra come avere le idee chiare sul suono o una spiccata fisionomia permetta di avere una riconoscibilità a dispetto dei miliardi di dischi del genere che saranno già usciti. Immagino che la definizione jazz rock possa aver sviato molti di voi, non aspettatevi di certo dei King Crimson in dissonanza o del Canterbury leggermente più radicale, le influenze si sentono tutte ma il grado di spigolosità della maggioranza di queste tracce è ben maggiore. Montagne dimostra nuovamente di essere uno da tener d'occhio... e d'orecchio." Andrea Ferraris, Sodapop 2011.
"(...) Investita da una retorica ingiustificata la chitarra classica e quella acustica hanno accompagnato il musicista in più di un passaggio storico: quello che oggi si lamenta non è basato sulla proposta che, ancora oggi, gode di un buona "cassa" di risonanza (un pubblico educato), piuttosto le mancanze riguardano il tipo di proposta, le idee che attorno agli strumenti possono scaturire: tra i molti chitarristi sperimentali, Pablo Montagne sembra invece avere idee molto chiare sul da farsi: parafrasando il titolo del suo più recente cd per la Setola di Maiale "Cordale" si potrebbe pensare a "Fondale", intendendo come egli cerchi di trovare nuovi suoni negli interstizi sonori delle corde, un pò come trovare conchiglie preziose o specie vegetali nei fondali del mare: è un chitarrista eclettico, preparatissimo, di quelli solo parzialmente vicino alle avanguardie di New York che aprirono nei settanta nuovi orizzonti specie nel settore chitarristico; infatti in una struttura che è a frammenti vengono coinvolti il feedback di Hendrix, gli accenti culturali nazionalistici in slide memory di Ry Cooder, le chitarre saturate del punk-rock post anni ottanta del movimento erosivo di Minneapolis (Husker Du, Meat Puppets e tanti altri appartenenti alla SST R.), i respiri di un chitarrista condiviso tra la passione classica e contemporanea. Ma quello che più emerge nella scrittura di Montagne è quella capacità di associazione delle immagini attraverso la musica che da sempre ne costituisce un pregio: nel suo "Crudités" vi è la voglia di costruire simulazioni che non temono di essere anacronistiche: si pensi a "Error Rate", "Homme en parachute", "Pool of sand", etc, che ricostruiscono l'azione attraverso suoni alterati che sposano una personale visione di rozzezza e cacofonicità; direi che in questo senso Montagne è un'evoluzione in positivo rispetto a quelle dei blasonati chitarristi americani a cui mi riferivo prima, che forse qualche crepa la contenevano in tal senso. Il suo ultimo "Cordale", però, ci riporta alla prefazione (in cui parlavo genericamente delle due chitarre -classica ed acustica-) che qui vengono usate da Pablo: 17 brani divisi in 10 con la classica e 7 con l'acustica portano l'ascoltatore in territori ancora più inusuali; in parecchie recensioni lette sul web sembra che l'indirizzo stilistico venga rivolto verso il minimalismo (almeno formale), ma personalmente penso che questa sia una forzatura nel caso di Montagne, poichè il suo scopo è evidenziare microstrutture o micro-variazioni ritmiche che non vogliono cogliere risultati partendo dalla tecnica e dall'utilizzo della ripetizione, nè tanto meno utilizzando phasing o costruzioni di muri di suono (come Branca e Chatam hanno insegnato); l'obiettivo è di cercare di scovare suoni "interni" restando fedeli e appiccicati allo strumento: "Cordale" pur lasciando spazio ad un cambiamento di intonazione delle due chitarre, proietta nella sua globalità un suono ipnotico che durante il percorso ci fa riconoscere modelli sonori lontani da quelli dei minimalisti recenti: in "Cordale #4" sentirete echi del ruscello spirituale di Fahey, in #5 quelli barocchi di un clavicembalo, in #13 sembra di assistere ad una versione di In C tutta artigianale, in #15 una simulazione di un gruppo funk. L'unico appunto che si può fare (se di appunto si può parlare) è che in questo momento in tutta la sua produzione manca quel filtro per separare con efficacia le sperimentazioni più riuscite, il rischio costante di tutti gli sperimentatori, che gli permetterebbe di avere in mano la creazione perfetta." Ettore Garzia, Percorsi Musicali, 2013. Come si evince dalla recensione, Ettore si riferisce a due album setolari, Ettore si riferisce a due album setolari, Crudités e Cordale (SM2250).
01 _ Error rate 3:49
02 _ Expérience pour la portance d'une aile 2:04
03 _ Homme en parachute 2:17
04 _ Deux tetes grotesques 1:11
05 _ Melt #1 0:49
06 _ The two dancers 1:31
07 _ Pool of sand 1:53
08 _ Portrait de jeune femme 2:22
09 _ Flying machine 4:30
10 _ Heavy boxes 3:01
11 _ Pot 3:48
12 _ An antidote 3:15
13 _ Figure suivante 4:12
14 _ n 2:09
15 _ Vues latérale et frontale 2:24
16 _ Melt #2 0:56
17 _ We don't need 3:07
18 _ Melt #3 0:54
19 _ Pool of steel 1:03
(C) + (P) 2011