FREE FALL
GIANNI LENOCI / KENT CARTER / MARCELLO MAGLIOCCHI
SOLD OUT
Gianni Lenoci _ pianoforte
Kent Carter _ contrabbasso
Marcello Magliocchi _ batteria
Certi musicisti sono un patrimonio dell'umanità, come i beni riconosciuti dall'unesco. E' il caso di Kent Carter, classe 1939. Ha suonato e registrato - solo per citarne alcuni - con Paul Bley, Carla Bley, Michael Mantler, Steve Lacy, Don Cherry, Gato Barbieri, Alan Silva, Mal Waldron, Michael Smith, Bobby Bradford, Max Roach, Enrico Rava, Roswell Rudd, Derek Bailey, John Stevens, Trevor Watts, Steve McCall, Jazz Composers Orchestra, Spontaneous Music Ensemble; ha registrato dischi per FMP, Ictus, ECM, Emanem, etc. I nostri Lenoci e Magliocchi artisticamente non son da meno, la loro attività è costellata di cose straordinarie e importanti come sono le loro discografie, i loro concerti, le loro collaborazioni. Purtroppo son nati e vivono in Italia dove l'attenzione, la sensibilità, la cura per le cose dell'arte è affidata ai pressapochisti, ai mafiosi, ai peggiori della classe: son loro che fanno accadere le cose che non accadono. Hanno le dita sopra i bottoni... E ci stanno altri che forse potrebbero fare qualcosa ma non fanno niente, proprio niente per la musica di questo dannato paese. Che bello sarebbe poter dire il contrario. Questo disco di musica improvvisata non ha bisogna di altra presentazione, se non che è stato registrato dal vivo nel novembre 2009 al Time Zone Festival.
"(...) Dimostrazione efficace, che il termine improvvisazione, può, accordarsi alla perfezione, con il termine emozione. Registrato, durante il Time Zones Festival di Bari, nel 2008, "FreeFall", da una parte, ribadisce il concetto, che, i nostri musicisti, a questo livello, avrebbero bisogno di maggior sostegno, pubblico e privato (oculato e coraggioso). Perché, ne più, ne meno, questi son patrimoni nazionali, che non possono esser dissipati. Ma tant'è, abbiamo a che fare, con pelati bolsi, che bollano opere, senza averne avuto assaggio, puramente, sul piano ideologico. Animano il conflitto, fra una cultura bassa (qualsiasi cosa, vi venga in mente, in un palinsesto televisivo/editoriale...), ed una cultura alta. Pericolosa, certamente; poiché militante. Che mira ad alimentare le differenze, a porle, come fattore di crescita necessario. Che ha sviluppato una scorza dura sopra la pelle, fatta di frustrazione e mancanza di sbocco pubblico. In questo senso, l'accostamento con Setola Di Maiale, per un'opera del genere, non potrebbe essere migliore. Perché la comunanza, vien dettata, da una feroce pratica quotidiana, senza insegne al neon, fari accesi ed intervistatori di turno (che non hanno nulla da chiedere). Lavoro, lavoro, ed ancora lavoro. Che produce, pane sudato e continuo movimento. Che genera una filiazione, quasi invisibile, impercettibile ma impetuosa. Osservate attentamente, i movimenti, che avvengono all'interno della scena italiana. Setola, è stata una delle prime, ad occuparsi di materiali senza terra e senza destinatario certo. Un laboratorio appunto. Poi nel tempo, altre, ne seguono l'ispirazione, l'indicazione, El Gallo Rojo, Improvvisatore Involontario, Amirani, tante altre realtà, più o meno piccole; più o meno decentrate. Strutture idealmente connesse, dalla forte volontà espressa. E prevediamo che, quando quei pochi fari accesi, per stanchezza, o altro da fare nella vita, si abbasseranno, queste realtà, saranno sempre presenti, con altri nomi, con altre persone, ma sempre presenti. E Setola, ed i vari Gianni Lenoci e Marcello Magliocchi, staran ancora battendo il ferro, senza sosta e senza tregua. Questa è politica attiva, altroché. Il live in questione, include il contrabbasso di Kent Carter, classe 1939, dal New Hampshire. Un tranquillo vecchietto, che ha avuto a che fare, con gente del calibro di: Paul e Carla Bley, Michael Mantler, Steve Lacy, Don Cherry, Gato Barbieri, Alan Silva, Bobby Bradford, Max Roach, Derek Bailey, Jazz Composers Orchestra, e Spontaneous Music Ensemble. I nostri, non son da meno, son soltanto nati, nel paese sbagliato. Le sei composizioni istantanee, son cartina di tornasole emozionale, che riconcilia, con l'improvvisazione ed il jazz in genere. Luminosi dialoghi a tre, che rifulgono di mille riverberi, l'Africa e L'Asia, che s'intercettano spesso, nei dialoghi piano/batteria, scansioni stilistiche europee, negli intermezzi più agitati. Su tutto, l'inebriante sensazione, di aver a che fare, con un classico. Ed è esatto, perché, questi, son i classici, con i quali si dovrebbe aver a che fare. La limited edition, a 60 copie, è frustrante in questo caso. Una la possiedo io, ne rimangono 59 a disposizione. Muovetevi. In tutti i sensi." M. Carcasi, Kathodik 2010.
"(...) Un giorno nella cassetta delle lettere trovo un pacchetto con dei cd che hanno come unico trait d'union il fatto che si tratti di materiali provenienti dal jazz e che dietro alla batteria e percussioni siede Marcello Magliocchi. Al di là del collaborare con gente come Gianni Lenoci e molti altri basta un rapido ascolto per vagliare la capacità di questo batterista, ed al di là dei riferimenti e del background jazzistico che ovviamente fa capolino nel modo di suonare si tratta di un batterismo pulito, a tratti leggere, mai troppo scomposto e per nulla invasivo, se questo vi pare poco. In questo trio alla presenza determinante ed allo stesso tempo soft di Magliocchi compaiono il solito pianismo da "buisness class" di Gianni Lenoci ed il contrabbasso di Kent Carter che fa da collante fra i due musicisti italiani. I tre si lasciano vicendevolmente spazio senza cedere ai dogmi dei vari "solo" alternati in modo dogmatico, quando c'è uno spazio libero ognuno se lo prende senza per questo diventare troppo ingombrante. Tutto il lavoro risulta molto light e si gioca quasi completamente sull'atmosfera, tant'è che si ascolta tutto d'un fiato come d'altro era immaginabile visto che si tratta della registrazione di un live al Time Zones Festival di Bari. Visto che giustamente qualcuno potrebbe lamentarsi del fatto che jazz voglia dire tutto e nulla, si tratta di musica a tratti molto fruibile ma non per questo esageratamente easy, allo stesso tempo nel lavoro dei tre mi sembra di ritrovare una vaga venatura da psichedelia anni Settanta che è quello che mi fa piacere ancora di più questo disco e lo stacca da quel contesto improvvisativo dove molti dischi purtroppo finiscono con l'essere uno uguale all'altro. Se aderire ad un linguaggio significa ottenere dei risultati del genere ben venga: "morte al jazz, lunga vita al jazz!!". A. Ferraris, Sands-zine 2010.
Questo disco è stato raccomandato da The New York City Jazz Record, 2011.
01 _ Touching 7:43
02 _ Freefall I 10:12
03 _ Albert's Love Theme 10:21
04 _ Freefall II 13:11
05 _ Mr. Joy 9:54
06 _ Freefall III 8:08
(C) + (P) 2010
SOLD OUT
Gianni Lenoci _ piano
Kent Carter _ bass
Marcello Magliocchi _ drums
Great improvised music recorded live in Bari (Italy) during Time Zones Festival on November 14th 2008.
"(...) Dimostrazione efficace, che il termine improvvisazione, può, accordarsi alla perfezione, con il termine emozione. Registrato, durante il Time Zones Festival di Bari, nel 2008, "FreeFall", da una parte, ribadisce il concetto, che, i nostri musicisti, a questo livello, avrebbero bisogno di maggior sostegno, pubblico e privato (oculato e coraggioso). Perché, ne più, ne meno, questi son patrimoni nazionali, che non possono esser dissipati. Ma tant'è, abbiamo a che fare, con pelati bolsi, che bollano opere, senza averne avuto assaggio, puramente, sul piano ideologico. Animano il conflitto, fra una cultura bassa (qualsiasi cosa, vi venga in mente, in un palinsesto televisivo/editoriale...), ed una cultura alta. Pericolosa, certamente; poiché militante. Che mira ad alimentare le differenze, a porle, come fattore di crescita necessario. Che ha sviluppato una scorza dura sopra la pelle, fatta di frustrazione e mancanza di sbocco pubblico. In questo senso, l'accostamento con Setola Di Maiale, per un'opera del genere, non potrebbe essere migliore. Perché la comunanza, vien dettata, da una feroce pratica quotidiana, senza insegne al neon, fari accesi ed intervistatori di turno (che non hanno nulla da chiedere). Lavoro, lavoro, ed ancora lavoro. Che produce, pane sudato e continuo movimento. Che genera una filiazione, quasi invisibile, impercettibile ma impetuosa. Osservate attentamente, i movimenti, che avvengono all'interno della scena italiana. Setola, è stata una delle prime, ad occuparsi di materiali senza terra e senza destinatario certo. Un laboratorio appunto. Poi nel tempo, altre, ne seguono l'ispirazione, l'indicazione, El Gallo Rojo, Improvvisatore Involontario, Amirani, tante altre realtà, più o meno piccole; più o meno decentrate. Strutture idealmente connesse, dalla forte volontà espressa. E prevediamo che, quando quei pochi fari accesi, per stanchezza, o altro da fare nella vita, si abbasseranno, queste realtà, saranno sempre presenti, con altri nomi, con altre persone, ma sempre presenti. E Setola, ed i vari Gianni Lenoci e Marcello Magliocchi, staran ancora battendo il ferro, senza sosta e senza tregua. Questa è politica attiva, altroché. Il live in questione, include il contrabbasso di Kent Carter, classe 1939, dal New Hampshire. Un tranquillo vecchietto, che ha avuto a che fare, con gente del calibro di: Paul e Carla Bley, Michael Mantler, Steve Lacy, Don Cherry, Gato Barbieri, Alan Silva, Bobby Bradford, Max Roach, Derek Bailey, Jazz Composers Orchestra, e Spontaneous Music Ensemble. I nostri, non son da meno, son soltanto nati, nel paese sbagliato. Le sei composizioni istantanee, son cartina di tornasole emozionale, che riconcilia, con l'improvvisazione ed il jazz in genere. Luminosi dialoghi a tre, che rifulgono di mille riverberi, l'Africa e L'Asia, che s'intercettano spesso, nei dialoghi piano/batteria, scansioni stilistiche europee, negli intermezzi più agitati. Su tutto, l'inebriante sensazione, di aver a che fare, con un classico. Ed è esatto, perché, questi, son i classici, con i quali si dovrebbe aver a che fare. La limited edition, a 60 copie, è frustrante in questo caso. Una la possiedo io, ne rimangono 59 a disposizione. Muovetevi. In tutti i sensi." M. Carcasi, Kathodik 2010.
"(...) Un giorno nella cassetta delle lettere trovo un pacchetto con dei cd che hanno come unico trait d'union il fatto che si tratti di materiali provenienti dal jazz e che dietro alla batteria e percussioni siede Marcello Magliocchi. Al di là del collaborare con gente come Gianni Lenoci e molti altri basta un rapido ascolto per vagliare la capacità di questo batterista, ed al di là dei riferimenti e del background jazzistico che ovviamente fa capolino nel modo di suonare si tratta di un batterismo pulito, a tratti leggere, mai troppo scomposto e per nulla invasivo, se questo vi pare poco. In questo trio alla presenza determinante ed allo stesso tempo soft di Magliocchi compaiono il solito pianismo da "buisness class" di Gianni Lenoci ed il contrabbasso di Kent Carter che fa da collante fra i due musicisti italiani. I tre si lasciano vicendevolmente spazio senza cedere ai dogmi dei vari "solo" alternati in modo dogmatico, quando c'è uno spazio libero ognuno se lo prende senza per questo diventare troppo ingombrante. Tutto il lavoro risulta molto light e si gioca quasi completamente sull'atmosfera, tant'è che si ascolta tutto d'un fiato come d'altro era immaginabile visto che si tratta della registrazione di un live al Time Zones Festival di Bari. Visto che giustamente qualcuno potrebbe lamentarsi del fatto che jazz voglia dire tutto e nulla, si tratta di musica a tratti molto fruibile ma non per questo esageratamente easy, allo stesso tempo nel lavoro dei tre mi sembra di ritrovare una vaga venatura da psichedelia anni Settanta che è quello che mi fa piacere ancora di più questo disco e lo stacca da quel contesto improvvisativo dove molti dischi purtroppo finiscono con l'essere uno uguale all'altro. Se aderire ad un linguaggio significa ottenere dei risultati del genere ben venga: "morte al jazz, lunga vita al jazz!!". A. Ferraris, Sands-zine 2010.
Questo disco è stato raccomandato da The New York City Jazz Record, 2011.
01 _ Touching 7:43
02 _ Freefall I 10:12
03 _ Albert's Love Theme 10:21
04 _ Freefall II 13:11
05 _ Mr. Joy 9:54
06 _ Freefall III 8:08
(C) + (P) 2010