THE CITY OF SIMULATION (14 AUDIO-VISUAL POEMS)
TIZIANO MILANI / LUCA ROTA
SOLD OUT
Tiziano Milani _ suoni
Luca Rota _ testi
Questo disco contiene 14 files Mp3 (pari ad oltre 3 ore e mezza di musica!) con i suoni di Tiziano Milani e 14 files Jpeg, con testi ed immagini impaginati ed elaborati da Luca Rota.
Il testo che segue è la presentazione al lavoro del duo, contenuta anch'essa nel disco come file PDF. “Città, ventunesimo secolo, anno 2009: disteso corpo tentacolare di altissimi edifici, altri ancora più alti in costruzione – in ostruzione inveterata della vista verso l’orizzonte del tempo, scenografica sky-line dominante e di sotto un labirintico reticolo di incroci confluenze analogie di innumerevoli parole come altrettanti edifici d’una città sovrapposta e sopra ancora quelle dei discorsi di chi ha “vinto” il privilegio di vivere al di sopra della nebbia che tutto avvolge – anche e soprattutto quando nebbia non ce n’è... Cos’è la città, oggi? Cos’è la vita in città? - realtà, finzione, sceneggiatura, elegia, dramma? Le strade del centro città sembrano lastricate di denaro, ma due svolte oltre i rilucenti viali alberati grigi muri di periferia infondono (in)urbana soggezione nello spirito, e accanto ad essi, ai piedi dei divieti di scarico immondizie, l’antinomia diventa completa. La mappa urbana traccia gli sfondi di una anomala scenografia post-moderna, mentre il cielo al di sopra si fa’ cupo di tutte le parole spese da un copione senza più filo logico: occorre ritrovarlo, ricuperarlo, ritornare a che i passi compiuti nel traversare il corpo della città siano nuovamente linfa per esso, non più liquido di suppurazione... Vivere nella città, la città come propria realtà, la propria vita come vita della città - o languire come inutili figuranti nella sfigurata Città della Simulazione...”
La Città della Simulazione – I Testi (punto critico). Come scrivere della città post-moderna, il non luogo per antonomasia della contemporaneità ovvero quell’ambito pseudo-urbanistico conformato(si) in modo da finire per simulare sé stesso, smarrendo ogni proprio senso urbano/sociologico e imponendo un identico smarrimento a qualsiasi cosa vi si trovi all’interno – dunque, potenzialmente, alle stesse parole con le quali di essa si vorrebbe scrivere? La città della simulazione dissimula anche il senso di termini e concetti dai quali si fa’ scrivere, raccontare, rappresentare, e sui quali poggia molto del proprio preteso prestigio urbano? Probabilmente sì, ne travalica e confonde i significati così come, nello stesso modo, supera il confine tra vita e rappresentazione proprio in quel citato atto di simulazione di sé stessa e, per imposizione, di ogni altra cosa sia parte di essa, volente o nolente... La parola, dunque, deve in qualche modo sfuggire dal tentativo di simulazione e dalla “normalizzazione” espressiva che ne deriva, ovvero deve conservare in sé la capacità di saper ancora rappresentare la vita, prezioso atto di percezione e di comunicazione le più ampie possibili della realtà e delle sue evidenze, privo di finzione, di mistificazione a fini di mera estetizzazione ludica... Ciò che, io credo, abbia saputo fare nel corso del Novecento la poesia d’avanguardia (dalle prime sperimentazioni pre-futuriste fino alla cosiddetta Terza Ondata), in un percorso evolutivo in qualche modo parallelo come direzione al mutamento della città – da moderna/contemporanea a post-moderna – ma divergente come rotta, appunto nel tentativo di conservare il giusto punto di vista sulla realtà e il più proficuo contatto con la quotidianità del vivere sociale odierno e i suoi protagonisti (noi stessi società di individui – o teoricamente tale...), attraverso un linguaggio contemporaneo ancora ricco di senso, di sostanza, e parimenti innegabilmente poetico, posto un gradino sopra l’affabulazione massificata confusa e caciarona, non linguaggio così funzionale al non luogo che è la città della simulazione. Questo è stato il principio da cui mi sono mosso, e il veicolo utilizzato per addentrarmi tra i meandri della urbanità post-moderna, veicolo che ho cercato di riadattare alle vie e alle strade contemporanee con un linguaggio coevo, multiforme ed eclettico ovvero plastico, duttile come lo è – nel bene e nel male - la contemporaneità urbana; ma, per ancor meglio contestualizzare ed far risaltare le parole utilizzate, il loro senso e valore, elevandole e allontanandole da quelle altre tante parole futili e inutili che impregnano l’aria della città post-moderna, ho scelto di visualizzare i testi, tipograficamente e iconograficamente in modo più meno intenso, creando composizioni visive nelle quali i linguaggi utilizzati dialogano tra di loro, oltre e prima che con chi se li trova di fronte e li fruisce, in uno stretto connubio di parole e immagini (tratte in buona parte dal web, non luogo oggi divenuto ben più luogo di tanti altri) non confondibile, e quanto più possibile funzionale al comune messaggio di fondo. Da Nella Città della Simulazione, in cui lo stile a metà tra prosa e poesia è ponte ideale tra passato/moderno e presente/post-moderno, si passa per Skyline, testo di poesia visiva nell’accezione più tradizionale ma al contempo assai iconico, e ci si “orienta” con la Mappa della Città, endecasillabi visuali solo all’apparenza disposti casualmente... Divieto di scarico immondizie mostra visivamente la corruzione dell’originaria estetica urbana, mentre Denaro rende palese il cortocircuito sociale in essa e tra le sue parti costitutive odierne, le quali, in Vita in Città, non sanno far altro che assoggettarsi sciattamente al suo stato di fatto. Anche per questo le parole che animano verbalmente la città post-moderna, in Incroci confluenze analogie, sono inutili al punto da palesare la verità che viceversa vorrebbero celare, ma in fondo riflettono l’analoga vuotezza e ipocrisia dei “leader” cittadini di Salutiamo con applausi e allegria; parole inutili nonché, come detto, tante, troppe, al punto da impregnare l’aria e oscurare Il cielo sopra la città, finché la Nebbia cala su ogni cosa, ottenebra la fremente ma grigia vita cittadina (tono su tono, in fondo...) lasciando coglierne solo pochi frammenti, eppure in qualche modo assai esplicativi; è tempo di riflessioni, quasi di colpo e inopinatamente amare pur nella continua spinta a primeggiare e andare oltre di un’esistenza irrefrenabilmente In c-ostruzione... Nella composizione prettamente visuale di Centrocittà risalta nuovamente tutta la spinta urbanocentrica e antisociale della città post-moderna, ma forse, pur nel conseguente degrado che le periferie cittadine rendono così palese e drammatico, un Muro di periferia lascia scaturire la speranza (in un sonetto classico) che non tutto sia simulabile, che un domani di maggior grazia sia possibile, un futuro verso il quale muoversi sui propri Passi, perché la città è tale grazie ai suoi cittadini e non viceversa, dei quali cittadini/cittadinanza sarà pur simulabile l’esistenza, ma non lo è la vita del cittadino, del singolo individuo, l’essere umano.
La Città della Simulazione – I Suoni (punto critico). John Cage: “Ora non ho più bisogno di un pianoforte: ho la 6th Avenue, con tutti i suoi suoni. Traduco i suoni in immagini, e così i miei sogni non vengono disturbati. Semplicemente si fondono. Una notte scattò l’allarme di un antifurto e mi meravigliai perché il suono proseguì sempre molto intenso per almeno due ore, crescendo e calando, in modo quasi impercettibile, in altezza. E nei miei sogni assunse una forma delle curve delicate, come quelle di Brancusi. La cosa non mi infastidì affatto”.
L'idea originaria de La Città della Simulazione è stata tratta dall'omonimo capitolo del volume di Giandomenico Amendola “La città postmoderna – Magie e paure della metropoli contemporanea”, Laterza - Bari, 1997, IV ed. ampliata 2003.
Sul web: www.lacittadellasimulazione.com; Luca Rota: www.lucarota.it; Tiziano Milani: www.myspace.com/milanitiziano.
Successivamente alla pubblicazione di questo lavoro, sono stati estrapolati alcuni momenti sonori per essere riadattati e divenire l'ideale colonna sonora di un corto dedicato alle terre al margine (periferie urbane). Il corto, escluso dal Locarno Festival (!) e Asolo Film Festival (!) perchè ritenuto "troppo sperimentale" per i loro canoni, verrà proiettato per la prima al Salento Film Festival, a cui va tutto il nostro plauso.
"(...) Oggi l'architettura intesa come disciplina partecipa a vario modo nell'organizzazione della musica: nonostante forme sempre più sofisticate di pensiero, l'avvicinamento di quest'ultima alla materia tecnica viene principalmente affrontata in due modi; da una parte si è instaurato un legame tra la musica e il luogo ove essa viene svolta (piazza, auditorium, rivisitazioni di costruzioni adibite per altri scopi, etc.) che dà origine ai cosiddetti sound designer e a coloro che si occupano della gestione degli "ambienti" di suono; dall'altra il legame è subdolo e strettamente correlato alla composizione: si tratta di rappresentare attraverso la musica un tema che ha motivazioni e fondamenti nell'impianto di regole tecniche dell'architettura: in questo melange di artisti senza categoria musicale troviamo molti musicisti ed autodidatti che grazie all'uso del computer ricostruiscono "ambienti" di suono che sono lo specchio di una voglia di rappresentare "costruzioni" sonore figlie di un immaginario paesaggio da ricostruire o semplicemente per segnalare le incongruenze della società civile. Tiziano Milani ha recentemente pubblicato un paio di cds esplicativi degli scempi architettonici e della desolazione urbanistica che sovraintende ai rapporti umani, cercando di creare dei collegamenti con la musica: in "The city of simulation" raccoglie 14 lunghi brani (teoricamente abbinabili ad immagini da lui progettate per fornire il transfer in musica) che esprimono il degrado dei centri storici di tante grandi città del mondo nonchè quello di alcune periferie importanti: il tema, invero trattato già in scala più vasta da molti musicisti affiliati all'elettronica e alla computerizzazione sonora, si sviluppa in un percorso musicale che non è compiacente, è a tratti oscuro e senza soluzioni di breve, ma ha la pretesa e la speranza di avere un "...domani di maggior grazia possibile..."; la frammentazione e poi la ricomposizione di Milani si basa su un approccio isolazionista limitato, che tende a mischiare l'aspetto oscuro con il valore del suono, dove quest'ultimo deve rappresentare comunque una realtà..." Ettore Garzia, Percorsi Musicali, 2013.
"(...) Cos’è cambiato da quando i massimi avanguardisti del secolo scorso - Walter Ruttman con “Berlin, Symphonie einer Grosstadt”, Bruno Maderna e Luciano Berio con “Ritratto di Città”, per fare dei nomi - dedicavano a un organismo pressoché ancora sconosciuto come l'agglomerato urbano - organismo che andava via via caoticamente conformandosi sotto i loro occhi increduli - suoni, immagini e visioni? Da un punto di vista teorico, tantissimo: il Situazionismo prima, il postmodernismo, poi, si sono adeguati al ritmo frenetico delle trasformazioni che hanno interessato la città del dopoguerra intesa più come luogo dell’animo che come avamposto geografico. È proprio a queste due correnti di pensiero che sembra ispirarsi, direttamente o indirettamente, il nuovo lavoro del sound-artist Tiziano Milani, qui affiancato dallo scrittore e conduttore radiofonico Luca Rota. 14 files mp3 - pari ad oltre 3 ore e mezza di musica - con i suoni del primo e 14 files jpeg, con testi ed immagini impaginati ed elaborati dal secondo, incentrati sul concetto fanta-sociologico di “Città della Simulazione”, "non-luogo per antonomasia della contemporaneità [...] che dissimula anche il senso di termini e concetti dai quali si fa scrivere, raccontare, rappresentare”. Proprio per questo, una sfida quasi impossibile, ma affrontata con coraggio e gran classe. 7/10" Vincenzo Santarcangelo, Rockerilla n.357, 2010.
"(...) Un progetto molto interessante quello che mi trovo fra le mani, infatti a dispetto delle molte baggianate che cercano di darsi uno spessore elencando nomi di intellettuali a caso o presunte ispirazioni colte, questo progetto è realmente multimediale e seriamente ispirato ad un'idea molto forte. Si tratta di un lavoro multimediale in cui i testi di Rota e le musiche di Milani tratteggiano il profilo del "Vivere nella città, la città come propria realtà, la propria vita come vita della città - o languire come inutili figuranti nella sfigurata Città della Simulazione..." come Rota lo definisce. Un lavoro splendido in cui forse l'unica cosa che non convince fino in fondo sono alcune delle immagini, non perché si tratti di immagini mediocri, ma per il puro e semplice confronto con i testi di Rota che sono molto interessanti e con la musica di qualità di Tiziano Milani, che si è mantenuto sui suoi soliti ottimi livelli. Per il musicista lombardo la partecipazione ad un progetto del genere era quasi scontata, non parlo tanto del fatto che credo sia architetto, ma più dell'idea di colonna sonora documentaristica che mi hanno lasciato molti dei suoi lavori. Immagini notturne o spazi geometrici vuoti, quand'anche ci fossero degli esseri umani sarebbero comparse in uno scenario dove l'ambiente urbano ed il suo contesto diventano i protagonisti principali: un tributo alla città in cui ogni traccia si accompagna ad un'immagine in cui viene disposto uno dei testi di Rota. L'effetto globale non è molto diverso da quello di alcune istallazioni che mi è capitato di vedere, l'unica differenza è che forse la musica di Milani potrebbe vivere di una propria vita autonoma. Quattordici tracce per altrettanti testi, ed ognuna di esse di lunghezze diverse con più tracce che superano i venti minuti, non per nulla Milani ha scelto il formato mp3 per accompagnare i jpeg che troverete all'interno di questo dischetto. Musica in bilico fra l'elettronica e la sperimentazione, spesso si tratta di campioni o di improvvisazioni rielaborate, fra le varie tracce sono persino riuscito a riconoscere Ghotam Lullaby di Meredith Monk (e per questo credo di meritarmi il peluche in fondo al tirassegno). Suoni astratti ma ancora molto espressivi, un po' come quelli degli appartamenti che nonostante il loro grigiume spesso nascondono storie molto diverse "Vivere nella città, la città come propria realtà, la propria vita come vita della città - o languire come inutili figuranti nella sfigurata Città della Simulazione...". A. Ferraris, Sodapop 2010.
"(...) The City of Simulation / La Città della Simulazione trae lo spunto da un illuminante volume di Giandomenico Amendola, “La città postmoderna – Magie e paure della metropoli contemporanea” (Laterza, Bari, 1997, IV ed. ampliata 2003) ed in particolare dal capitolo omonimo del progetto, nel quale Amendola evidenzia come la città contemporanea o post-moderna, appunto, si sia sviluppata (ovvero sia stata sviluppata, cioè progettata e plasmata dagli architetti/urbanisti d'oggi) in modo da indurre il suo abitante a vivere una vita cittadina non più propria e 'naturale' ma sostanzialmente dissimulata, come l'attore su di una scena teatrale: un abitante suggestionato al punto da divenire paradossalmente consapevole della maschera indossata, e dunque bisognoso di una scena sulla quale recitare la sua nuova e artificiosa vita quotidiana.» Premetto che non conosco il testo di Amendola, visto l’argomento trattato ho l’impressione che lo troverei parecchio indigesto, e quindi non mi addentrerò nei rapporti fra quel saggio e le quattordici poesie audio-visuali delle quali mi occupo in questa recensione. Premetto anche che questa è la prima volta che mi imbatto nel nome dello scrittore Luca Rota, e quindi almeno una parte di questo complesso lavoro (oltre alle premesse che l’hanno generato) mi trova impreparato. Per approfondire la conoscenza dello scrittore vi invito comunque a visitare il suo sito cliccando nel link riportato sopra. Rispetto alle 14 immagini con le quali Rota contribuisce a quest’opera, si tratta di assemblaggi costituiti da parole, foto e/o disegni. Le parole a volte sono disposte in periodi piuttosto estesi, altre in brevi frasi e altre ancora in forma scempia. La disposizione e la struttura dei testi varia a seconda del tema trattato, andando così a impostare una strutturazione descrittiva più nell’aspetto grafico che nel significato letterale delle frasi. Faccio due esempi: in Divieto di scarico immondizie le parole iniziano ad un certo punto a perdere delle lettere, e queste lettere carambolano verso il fondo pagina dove è riprodotta una ruspa pronta ad accatastarle («…Terrazza dal panorama bellissimo / Altissimo campanile gotico / Caotico passeggio tra gremiti bar / Bazar che ric rda antichi traffici / Edifici di rinomati ar hitetti / Tetti di tego e rosse che s’alz no…», mentre in Muro di periferia il testo è scritto nell’immagine del muro con un carattere che ricorda le scritte dei graffitisti, e all’interno del testo vengono inseriti anche alcuni dei simboli da questi maggiormente utilizzati. I testi si solvono nelle immagini fino a convertirsi in immagine essi stessi. Le icone utilizzate sono state in prevalenza scaricate dalla rete, a ricordarci quanto multimedialità, interattività, cut up e riciclaggio siano ormai gioco comune. Non sono in grado di dare un giudizio, che vada al di là del mi piace / non mi piace, a questa parte dell’opera, ma riporto alcuni dei lavori in margine alla recensione (naturalmente in pixellaggio molto inferiore) affinché possiate rendervi conto, seppure vagamente, di cosa si tratta. La parte musicale è chiaramente quella di mia maggiore pertinenza, anche perché conoscevo già qualche lavoro precedente di Milani (su Setola e Afe), e mi sento di affermare che il musicista lecchese ha realizzato un piccolo capolavoro sia per equilibrio sia per intensità. Paesaggistica sonora è la definizione che trovo più appropriata per queste musiche, ma si tratta di una paesaggistica più evocativa, perfino con un certo sarcasmo, che descrittiva. In Salutiamo con applausi e allegria, ad esempio, non si ascoltano né bande paesane, né fuochi d’artificio e né festeggiamenti d’alcun tipo, ma una specie di coro che inizia celestiale e si trasforma poi distorcendosi e inacidendosi. In c-ostruzione, altresì, non presenta suoni di gru e carpenteria (o almeno non li presenta al loro stato puro), ma è fatta di ritmi, linee e punti, ripetitivi e minimali. Divieto di scarico immondizie si presenta in un abito da sera quasi jazzy. Talvolta, come in Passi, il mood sembra farsi maggiormente descrittivo, senza però mai allinearsi a quel concretismo da ‘cinema per le orecchie’ tipicamente francese. Sembra di sentire echi dell'ambient (quello più urbano) di Brian Eno, delle avventure più giocattolose di John Cage, del dub sciancato di Mark Stewart, dei concretismi oscuri di Christoph Heemann, della minimal techno dei Pan Sonic e di Thomas Brinkmann. La formula scelta, un CD che contiene suoni in formato MP3 e immagini in formato JPEG, permette una dilatazione che mi ha fatto pensare ai passati esperimenti per creare una musica 'infinita' (la sola Skyline dura intorno ai 50 minuti). Nonostante la messa in opera di più mood espressivi e di più metodi riproduttivi non userei comunque per “The City of Simulation” l’abusata definizione di opera multimediale, preferendogli di gran lunga quella di split plurimediale. Nella multimedialità, come finora s’è espressa, un singolo od un gruppo sviluppava un’opera unica nella cui realizzazione e nella cui fruizione entravano in ballo più forme espressive e mediatiche. Milani e Rota hanno lavorato disgiunti ed in autonomia alla creazione di due realizzazioni in grado di dare una risposta personale allo stesso tema, ma comunque dissimili per quanto riguarda la sensibilità dei loro autori e i percorsi creativi utilizzati. Qualcosa di nuovo? Mi sembra di sì. La strada verso la compilation plurimediale sembra ormai aperta." Mario Biserni, Sands-zine 2010.
"(...) 14 poemi audio-visual, intorno e dentro il concetto di città. 14 Mp3 e 14 Jpeg, che vanno a formare un tutt'uno, suono/testo. Oltre tre ore di musica, ed infinite letture/riletture che s'interrogano sulla valenza della forma città odierna. “Città, ventunesimo secolo, anno 2009: disteso corpo tentacolare di altissimi edifici, altri ancora più alti in costruzione – in ostruzione inveterata della vista verso l’orizzonte del tempo, scenografica sky-line dominante e di sotto un labirintico reticolo di incroci confluenze analogie di innumerevoli parole come altrettanti edifici d’una città sovrapposta e sopra ancora quelle dei discorsi di chi ha “vinto” il privilegio di vivere al di sopra della nebbia che tutto avvolge – anche e soprattutto quando nebbia non ce n’è... Cos’è la città, oggi? Cos’è la vita in città? - realtà, finzione, sceneggiatura, elegia, dramma? Le strade del centro città sembrano lastricate di denaro, ma due svolte oltre i rilucenti viali alberati grigi muri di periferia infondono (in)urbana soggezione nello spirito, e accanto ad essi, ai piedi dei divieti di scarico immondizie, l’antinomia diventa completa. La mappa urbana traccia gli sfondi di una anomala scenografia post-moderna, mentre il cielo al di sopra si fa’ cupo di tutte le parole spese da un copione senza più filo logico: occorre ritrovarlo, ricuperarlo, ritornare a che i passi compiuti nel traversare il corpo della città siano nuovamente linfa per esso, non più liquido di suppurazione... Vivere nella città, la città come propria realtà, la propria vita come vita della città - o languire come inutili figuranti nella sfigurata Città della Simulazione...” Questa, la presentazione dell'opera contenuta nel cd. Della parte che maggiormente c'interessa in questa sede (il suono...), bisogna dire sin da subito, che elude, ogni semplice visione rumoreggiante. Ad un'esposizione semplicistica, Tiziano Milani, oppone una scrittura complessiva, senz'altro descrittiva, ma capace, di sgambettar liberamente con le proprie gambe. La mole di materiale presentato in quest'occasione, spazia agilmente, fra ambient nebbiosa (Biosphere o BJ Nilsen circa...), aperture luminose e cangianti (un intenso sprigionarsi di umori Popol Vuh), circumnavigazioni intorno ad ipotesi minimal dub (Thomas Brinkmann o qualcosa del miglior Pole). Elettroacustica fatta di carne e pane quotidiano, che irradia un umano senso di senso di spaesamento isolato, tutt'altro che minaccioso. E poi ancora, sottili refoli, prossimi al jazz, ad infarcire il tutto. Ottimamente congegnato, l'insieme, si offre a frequenti immersioni sensoriali, che poco offrono alla stanchezza. E di fronte alla complessità del tema affrontato, questa, è una questione non indifferente. Le parole, aprono dubbi ed ipotesi, che vi consiglio, di approfondire, su: lacittadellasimulazione.com, e lucarota.it. L'amaro in bocca, lo lasciano invece, le immagini scelte come compendio di suoni e parole. Banali e di scarsa qualità, quasi pescate sbadatamente sul web. Non s'involano mai verso l'alto e non offrono nessun valore aggiunto. Ma il giudizio complessivo, non vien intaccato più di tanto, da questo neo pur consistente. Opera coraggiosissima, di elevata qualità, e inusuale concezione. Potrebbe esser additata da esempio nel futuro. Santa Setola Di Maiale vien da dire per l'ennesima volta. (Fatela divenir anomala strenna natalizia, l'effetto potrebbe esser niente male)." M. Carcasi, Kathodik 2010.
"(...) This album is composed of 14 track by Tiziano Milani and 14 images/text by Luca Ruta. One concept is the foundation of this record: the description of the contemporary city. Simulation is a term to be intended in the Baudrillad sense: the invisible, and real, part of the city is what lies behind the flashy skyline that is the standard for all the (post)modern cities. As Rota says in the linear notes "the word must cheat the attempt of simulation and of expressive "normalization" that comes from it somehow, or it should still retain inside itself the ability of representing life". Their aim is to describe a path beneath all the elements of the way of life in this simulation, so, this is an ambitious work and not a mere collection of text and tunes.The journey starts with "La città della simulazione" where drones, field recordings and vinyl crackles are paired with the lyrical description of a city where everything has become false and a picture of buildings at night. "Skyline" continues this journey with the same elements showing an enormous cure for sonic details while the words typesetted as a skyline deals with the concept of a (false) elevation. "Divieto di scarico immondizie" take his point with letter falling like bread crumbs and sparse sound of various nature. "Denaro" is based on carillon sounds, eroded by noise, paired with a powerful text about the relationship with money in the boroughs of the city. "In c-ostruzione" is a beat driven track ending with the sound of a spin-drier where the text deals with the work driven economical climbing. "incroci confluenze analogie" features words and sounds everyone knows. "Muro di periferia" is urban poetry nourished by field recordings and abandoned buildings. "Salutiamo con applausi e simpatia" is a bitter, tongue-in-cheek, reflection on politics. With "Nebbia" comes the same idea behind writing: cover the ugliness of urban landscape. "Passi" is, in the author's intentions, the closing track and there's some form of hope: city exists from, and built by, citizen ... this means it can be changed; the music underline this idea with the sense of movement generated by beats and voices. There's a constant dialogue between music and words, in this way this work has a sense of unity that set the text not as "linear notes" or the images as "packaging", but, as a guide to comprehension. However, the track has no numbers (the mp3s are titled only and the track number tag is empty) so, implicitly, everyone can take his own path to this work. This is not an easy listening record, this is just like a city you have to explore using the time it needs. This is a work of great design and depth, and one of my album of the year. Highly Recommended." Adern X, Chain D.L.K.
01 _ Centro-città 4:31
02 _ Denaro: quartieri di città 12:08
03 _ Divieto di scarico immondizie 23:53
04 _ Il cielo sopra la città 15:52
05 _ In c-ostruzione 12:55
06 _ Incroci confluenze analogie 20:49
07 _ La città della simulazione 21:29
08 _ Mappa della città 8:29
09 _ Muro di periferia 7:07
10 _ Nebbia 23:12
11 _ Passi 5:53
12 _ Salutiamo con applausi e simpatia 11:57
13 _ Skyline 50:36
14 _ Vita in città 14:29
(C) + (P) 2010
SOLD OUT
Tiziano Milani _ sounds
Luca Rota _ texts
This album contains 14 files Mp3 (circa 3 hours and half of electronic music) by Tiziano Milani and 14 files Jpeg, with texts and images by Luca Rota.
The City of Simulation – Texts (critical point). How is it possible to write about the post-modern city, the non-place of contemporaneity par excellence, or that pseudo-urban area which has been conformed to end up simulating itself, losing all its own urban/sociological meaning and imposing an identical loss to whatever is within it - and therefore, potentially, to the same words with which you would like to write about it? Does the city of simulation also dissimulate the sense of terms and concepts through which it has been written, told and represented, and on which much of its claimed urban prestige is based? Yes, it probably does. It oversteps and overwhelms the meanings of those terms as, in the same way, it surpasses the border between life and representation just through this above mentioned act of simulating itself and, for imposition, simulating whatever is part of it, willy-nilly... Therefore, the word must cheat the attempt of simulation and of expressive "normalization" that comes from it somehow, or it should still retain inside itself the ability of representing life, precious act of the largest range of perception and communication in the reality and its evidences, deprived of fiction, of mystification as mere recreative aestheticization... What, I think, the Italian and European - avant-garde poetry has been able to do during the 20th century, from the first pre-futurist experimentations to the so-called “Terza Ondata” (Third Wave, about 1960), in an evolutionary path in some way parallel to the direction of the change in the city - from modern/ contemporary to post-modern - but divergent in route, just trying to keep the right perspective on reality and the most fruitful contact with the daily social life of today and with its actors (our own society of human beings - or what it theoretically shoud be...), through a contemporary language still rich in meaning and substance, which is also undeniably poetic and placed a step above standardized and confused story-telling, non-language functional to the non-place that represents the city of simulation. This was the principle from which I moved, and the vehicle used to penetrate into the maze of post-modern urbanity, a vehicle which I have tried to readjust to the contemporary streets and roads with a coeval, multiforme and eclectic languaqe, or plastic and malleable language like, for better or for worse, that of urban contemporaneity; but in order to even better contextualize and bring out the words used, their meaning and value, elevating them and bringing them away from many other futile and unnecessary words that impregnate the air of the post-modern city, I have decided to visualize texts in a more or less intense way, typographically or iconographically, creating visual compositions in which languages used can further and before reciprocally dialogue and, only after that dialogue, facing and enjoying people, in a close union of words and pictures (largely taken from the web, the non-place which today has become a more real place than many others) unmistakable and as much as possible functional to the common basic message. From Nella Città della Simulazione (In the City of Simulation), in which the style midway between prose and poetry represents an ideal bridge between modern/past and post-modern/present, we pass through Skyline, a visual poetry text in the most traditional meaning but which is meanwhile very iconic, and then it is possible to find the right way with Mappa della Città (City Map), visual hendecasyllables only apparently arranged randomly... Divieto di Scarico Immondizie (Not Dump Rubbish) shows in a visual way the corruption of the original urban aesthetic, while Denaro (Money) makes clear the social short-circuit existing in that one and between its constituent parts of today, which in Vita in Città (Life in the City), cannot help but submit themselves carelessly to its state of fact. Also for this reason the words that verbally animate the post-modern city, in Incroci confluenze analogie (Intersections confluences analogies) are so much useless that they disclose the truth that on the contrary they would hide, but basically they reflect the similar emptiness and hypocrisy of the city "leaders" in Salutiamo con applausi e allegria (Say goodbye with applauses and cheerfulness); useless words, many words, too many words, enough to saturate the air and darken Il Cielo sopra la Città (The sky above the city), until Nebbia (The fog) drops on everything, obscures the quivering but gray town life (tone on tone, after all...) grasping only a few fragments, yet somehow very explanatory; it’s time for reflections, quite suddenly and unexpectedly bitter while in the continuous spur to excel and to go beyond an existence which is uncontrollably in c-ostruzione (In c-on-bstruction)... In the purely visual composition of Centrocittà (Downtown) stands again the whole urbanocentric and antisocial thrust of the post-modern city, but perhaps, despite the consequent deterioration that suburbs make so obvious and dramatic, Muro di periferia (A Wall in the suburbs) lets spring the hope (in a classic sonnet) that not everything is simulated, that a tomorrow of most grace is possible, towards a future which moves its own Passi (Steps), because the city is the city only thanks to its citizens but not the contrary, because we can simulate the existance of those citizens/citizenship but not their life, the live of the individual, the live of the human being.
The City of Simulation – Sounds (critical point). John Cage: " When I hear what we call music, it seems to me that someone is talking. And talking about his feelings or about his ideas, of relationships. But when I hear traffic, the sound of traffic here on sixth avenue for instance, I don’t have the feeling that anyone is talking, I have the feeling that a sound is acting, and I love the activity of sound. What it does, is it gets louder and quieter, and it gets higher and lower. And it gets longer and shorter. I’m completely satisfied with that, I don’t need sound to talk to me. We don’t see much difference between time and space, we don’t know where one begins and the other stops. People expect listening to be more than listening. And sometimes they speak of inner listening, or the meaning of sound. When I talk about music, it finally comes to peoples minds that I’m talking about sound that doesn’t mean anything. That is not inner, but is just outer. And they say, these people who finally understand that say, you mean it’s just sounds? To mean that for something to just be a sound is to be useless. Whereas I love sounds, just as they are, and I have no need for them to be anything more. I don’t want sound to be psychological. I don’t want a sound to pretend that it’s a bucket, or that it’s a president, or that it’s in love with another sound. I just want it to be a sound. And I’m not so stupid either. There was a German philosopher who is very well known, his name was Immanuel Kant, and he said there are two things that don’t have to mean anything, one is music and the other is laughter. Don’t have to mean anything that is, in order to give us deep pleasure. The sound experience which I prefer to all others, is the experience of silence. And this silence, almost anywhere in the world today, is traffic. If you listen to Beethoven, it’s always the same, but if you listen to traffic, it’s always different".
The original idea of The City of Simulation is taken from the homonymous chapter of the book by Giandomenico Amendola “La città postmoderna – Magie e paure della metropoli contemporanea”, ("The post-modern city - Spells and fears of contemporary metropolis”), Laterza - Bari, 1997, IV ed.enlarged 2003.
Website: www.lacittadellasimulazione.com; Luca Rota: www.lucarota.it; Tiziano Milani: www.myspace.com/milanitiziano.
"(...) Oggi l'architettura intesa come disciplina partecipa a vario modo nell'organizzazione della musica: nonostante forme sempre più sofisticate di pensiero, l'avvicinamento di quest'ultima alla materia tecnica viene principalmente affrontata in due modi; da una parte si è instaurato un legame tra la musica e il luogo ove essa viene svolta (piazza, auditorium, rivisitazioni di costruzioni adibite per altri scopi, etc.) che dà origine ai cosiddetti sound designer e a coloro che si occupano della gestione degli "ambienti" di suono; dall'altra il legame è subdolo e strettamente correlato alla composizione: si tratta di rappresentare attraverso la musica un tema che ha motivazioni e fondamenti nell'impianto di regole tecniche dell'architettura: in questo melange di artisti senza categoria musicale troviamo molti musicisti ed autodidatti che grazie all'uso del computer ricostruiscono "ambienti" di suono che sono lo specchio di una voglia di rappresentare "costruzioni" sonore figlie di un immaginario paesaggio da ricostruire o semplicemente per segnalare le incongruenze della società civile. Tiziano Milani ha recentemente pubblicato un paio di cds esplicativi degli scempi architettonici e della desolazione urbanistica che sovraintende ai rapporti umani, cercando di creare dei collegamenti con la musica: in "The city of simulation" raccoglie 14 lunghi brani (teoricamente abbinabili ad immagini da lui progettate per fornire il transfer in musica) che esprimono il degrado dei centri storici di tante grandi città del mondo nonchè quello di alcune periferie importanti: il tema, invero trattato già in scala più vasta da molti musicisti affiliati all'elettronica e alla computerizzazione sonora, si sviluppa in un percorso musicale che non è compiacente, è a tratti oscuro e senza soluzioni di breve, ma ha la pretesa e la speranza di avere un "...domani di maggior grazia possibile..."; la frammentazione e poi la ricomposizione di Milani si basa su un approccio isolazionista limitato, che tende a mischiare l'aspetto oscuro con il valore del suono, dove quest'ultimo deve rappresentare comunque una realtà..." Ettore Garzia, Percorsi Musicali, 2013.
"(...) This album is composed of 14 track by Tiziano Milani and 14 images/text by Luca Ruta. One concept is the foundation of this record: the description of the contemporary city. Simulation is a term to be intended in the Baudrillad sense: the invisible, and real, part of the city is what lies behind the flashy skyline that is the standard for all the (post)modern cities. As Rota says in the linear notes "the word must cheat the attempt of simulation and of expressive "normalization" that comes from it somehow, or it should still retain inside itself the ability of representing life". Their aim is to describe a path beneath all the elements of the way of life in this simulation, so, this is an ambitious work and not a mere collection of text and tunes.The journey starts with "La città della simulazione" where drones, field recordings and vinyl crackles are paired with the lyrical description of a city where everything has become false and a picture of buildings at night. "Skyline" continues this journey with the same elements showing an enormous cure for sonic details while the words typesetted as a skyline deals with the concept of a (false) elevation. "Divieto di scarico immondizie" take his point with letter falling like bread crumbs and sparse sound of various nature. "Denaro" is based on carillon sounds, eroded by noise, paired with a powerful text about the relationship with money in the boroughs of the city. "In c-ostruzione" is a beat driven track ending with the sound of a spin-drier where the text deals with the work driven economical climbing. "incroci confluenze analogie" features words and sounds everyone knows. "Muro di periferia" is urban poetry nourished by field recordings and abandoned buildings. "Salutiamo con applausi e simpatia" is a bitter, tongue-in-cheek, reflection on politics. With "Nebbia" comes the same idea behind writing: cover the ugliness of urban landscape. "Passi" is, in the author's intentions, the closing track and there's some form of hope: city exists from, and built by, citizen ... this means it can be changed; the music underline this idea with the sense of movement generated by beats and voices. There's a constant dialogue between music and words, in this way this work has a sense of unity that set the text not as "linear notes" or the images as "packaging", but, as a guide to comprehension. However, the track has no numbers (the mp3s are titled only and the track number tag is empty) so, implicitly, everyone can take his own path to this work. This is not an easy listening record, this is just like a city you have to explore using the time it needs. This is a work of great design and depth, and one of my album of the year. Highly Recommended." Adern X, Chain D.L.K.
"(...) Cos’è cambiato da quando i massimi avanguardisti del secolo scorso - Walter Ruttman con “Berlin, Symphonie einer Grosstadt”, Bruno Maderna e Luciano Berio con “Ritratto di Città”, per fare dei nomi - dedicavano a un organismo pressoché ancora sconosciuto come l'agglomerato urbano - organismo che andava via via caoticamente conformandosi sotto i loro occhi increduli - suoni, immagini e visioni? Da un punto di vista teorico, tantissimo: il Situazionismo prima, il postmodernismo, poi, si sono adeguati al ritmo frenetico delle trasformazioni che hanno interessato la città del dopoguerra intesa più come luogo dell’animo che come avamposto geografico. È proprio a queste due correnti di pensiero che sembra ispirarsi, direttamente o indirettamente, il nuovo lavoro del sound-artist Tiziano Milani, qui affiancato dallo scrittore e conduttore radiofonico Luca Rota. 14 files mp3 - pari ad oltre 3 ore e mezza di musica - con i suoni del primo e 14 files jpeg, con testi ed immagini impaginati ed elaborati dal secondo, incentrati sul concetto fanta-sociologico di “Città della Simulazione”, "non-luogo per antonomasia della contemporaneità [...] che dissimula anche il senso di termini e concetti dai quali si fa scrivere, raccontare, rappresentare”. Proprio per questo, una sfida quasi impossibile, ma affrontata con coraggio e gran classe. 7/10" Vincenzo Santarcangelo, Rockerilla n.357, 2010.
"(...) 14 poemi audio-visual, intorno e dentro il concetto di città. 14 Mp3 e 14 Jpeg, che vanno a formare un tutt'uno, suono/testo. Oltre tre ore di musica, ed infinite letture/riletture che s'interrogano sulla valenza della forma città odierna. “Città, ventunesimo secolo, anno 2009: disteso corpo tentacolare di altissimi edifici, altri ancora più alti in costruzione – in ostruzione inveterata della vista verso l’orizzonte del tempo, scenografica sky-line dominante e di sotto un labirintico reticolo di incroci confluenze analogie di innumerevoli parole come altrettanti edifici d’una città sovrapposta e sopra ancora quelle dei discorsi di chi ha “vinto” il privilegio di vivere al di sopra della nebbia che tutto avvolge – anche e soprattutto quando nebbia non ce n’è... Cos’è la città, oggi? Cos’è la vita in città? - realtà, finzione, sceneggiatura, elegia, dramma? Le strade del centro città sembrano lastricate di denaro, ma due svolte oltre i rilucenti viali alberati grigi muri di periferia infondono (in)urbana soggezione nello spirito, e accanto ad essi, ai piedi dei divieti di scarico immondizie, l’antinomia diventa completa. La mappa urbana traccia gli sfondi di una anomala scenografia post-moderna, mentre il cielo al di sopra si fa’ cupo di tutte le parole spese da un copione senza più filo logico: occorre ritrovarlo, ricuperarlo, ritornare a che i passi compiuti nel traversare il corpo della città siano nuovamente linfa per esso, non più liquido di suppurazione... Vivere nella città, la città come propria realtà, la propria vita come vita della città - o languire come inutili figuranti nella sfigurata Città della Simulazione...” Questa, la presentazione dell'opera contenuta nel cd. Della parte che maggiormente c'interessa in questa sede (il suono...), bisogna dire sin da subito, che elude, ogni semplice visione rumoreggiante. Ad un'esposizione semplicistica, Tiziano Milani, oppone una scrittura complessiva, senz'altro descrittiva, ma capace, di sgambettar liberamente con le proprie gambe. La mole di materiale presentato in quest'occasione, spazia agilmente, fra ambient nebbiosa (Biosphere o BJ Nilsen circa...), aperture luminose e cangianti (un intenso sprigionarsi di umori Popol Vuh), circumnavigazioni intorno ad ipotesi minimal dub (Thomas Brinkmann o qualcosa del miglior Pole). Elettroacustica fatta di carne e pane quotidiano, che irradia un umano senso di senso di spaesamento isolato, tutt'altro che minaccioso. E poi ancora, sottili refoli, prossimi al jazz, ad infarcire il tutto. Ottimamente congegnato, l'insieme, si offre a frequenti immersioni sensoriali, che poco offrono alla stanchezza. E di fronte alla complessità del tema affrontato, questa, è una questione non indifferente. Le parole, aprono dubbi ed ipotesi, che vi consiglio, di approfondire, su: lacittadellasimulazione.com, e lucarota.it. L'amaro in bocca, lo lasciano invece, le immagini scelte come compendio di suoni e parole. Banali e di scarsa qualità, quasi pescate sbadatamente sul web. Non s'involano mai verso l'alto e non offrono nessun valore aggiunto. Ma il giudizio complessivo, non vien intaccato più di tanto, da questo neo pur consistente. Opera coraggiosissima, di elevata qualità, e inusuale concezione. Potrebbe esser additata da esempio nel futuro. Santa Setola Di Maiale vien da dire per l'ennesima volta. (Fatela divenir anomala strenna natalizia, l'effetto potrebbe esser niente male)." M. Carcasi, Kathodik 2010.
"(...) Un progetto molto interessante quello che mi trovo fra le mani, infatti a dispetto delle molte baggianate che cercano di darsi uno spessore elencando nomi di intellettuali a caso o presunte ispirazioni colte, questo progetto è realmente multimediale e seriamente ispirato ad un'idea molto forte. Si tratta di un lavoro multimediale in cui i testi di Rota e le musiche di Milani tratteggiano il profilo del "Vivere nella città, la città come propria realtà, la propria vita come vita della città - o languire come inutili figuranti nella sfigurata Città della Simulazione..." come Rota lo definisce. Un lavoro splendido in cui forse l'unica cosa che non convince fino in fondo sono alcune delle immagini, non perché si tratti di immagini mediocri, ma per il puro e semplice confronto con i testi di Rota che sono molto interessanti e con la musica di qualità di Tiziano Milani, che si è mantenuto sui suoi soliti ottimi livelli. Per il musicista lombardo la partecipazione ad un progetto del genere era quasi scontata, non parlo tanto del fatto che credo sia architetto, ma più dell'idea di colonna sonora documentaristica che mi hanno lasciato molti dei suoi lavori. Immagini notturne o spazi geometrici vuoti, quand'anche ci fossero degli esseri umani sarebbero comparse in uno scenario dove l'ambiente urbano ed il suo contesto diventano i protagonisti principali: un tributo alla città in cui ogni traccia si accompagna ad un'immagine in cui viene disposto uno dei testi di Rota. L'effetto globale non è molto diverso da quello di alcune istallazioni che mi è capitato di vedere, l'unica differenza è che forse la musica di Milani potrebbe vivere di una propria vita autonoma. Quattordici tracce per altrettanti testi, ed ognuna di esse di lunghezze diverse con più tracce che superano i venti minuti, non per nulla Milani ha scelto il formato mp3 per accompagnare i jpeg che troverete all'interno di questo dischetto. Musica in bilico fra l'elettronica e la sperimentazione, spesso si tratta di campioni o di improvvisazioni rielaborate, fra le varie tracce sono persino riuscito a riconoscere Ghotam Lullaby di Meredith Monk (e per questo credo di meritarmi il peluche in fondo al tirassegno). Suoni astratti ma ancora molto espressivi, un po' come quelli degli appartamenti che nonostante il loro grigiume spesso nascondono storie molto diverse "Vivere nella città, la città come propria realtà, la propria vita come vita della città - o languire come inutili figuranti nella sfigurata Città della Simulazione...". A. Ferraris, Sodapop 2010.
"(...) The City of Simulation / La Città della Simulazione trae lo spunto da un illuminante volume di Giandomenico Amendola, “La città postmoderna – Magie e paure della metropoli contemporanea” (Laterza, Bari, 1997, IV ed. ampliata 2003) ed in particolare dal capitolo omonimo del progetto, nel quale Amendola evidenzia come la città contemporanea o post-moderna, appunto, si sia sviluppata (ovvero sia stata sviluppata, cioè progettata e plasmata dagli architetti/urbanisti d'oggi) in modo da indurre il suo abitante a vivere una vita cittadina non più propria e 'naturale' ma sostanzialmente dissimulata, come l'attore su di una scena teatrale: un abitante suggestionato al punto da divenire paradossalmente consapevole della maschera indossata, e dunque bisognoso di una scena sulla quale recitare la sua nuova e artificiosa vita quotidiana.» Premetto che non conosco il testo di Amendola, visto l’argomento trattato ho l’impressione che lo troverei parecchio indigesto, e quindi non mi addentrerò nei rapporti fra quel saggio e le quattordici poesie audio-visuali delle quali mi occupo in questa recensione. Premetto anche che questa è la prima volta che mi imbatto nel nome dello scrittore Luca Rota, e quindi almeno una parte di questo complesso lavoro (oltre alle premesse che l’hanno generato) mi trova impreparato. Per approfondire la conoscenza dello scrittore vi invito comunque a visitare il suo sito cliccando nel link riportato sopra. Rispetto alle 14 immagini con le quali Rota contribuisce a quest’opera, si tratta di assemblaggi costituiti da parole, foto e/o disegni. Le parole a volte sono disposte in periodi piuttosto estesi, altre in brevi frasi e altre ancora in forma scempia. La disposizione e la struttura dei testi varia a seconda del tema trattato, andando così a impostare una strutturazione descrittiva più nell’aspetto grafico che nel significato letterale delle frasi. Faccio due esempi: in Divieto di scarico immondizie le parole iniziano ad un certo punto a perdere delle lettere, e queste lettere carambolano verso il fondo pagina dove è riprodotta una ruspa pronta ad accatastarle («…Terrazza dal panorama bellissimo / Altissimo campanile gotico / Caotico passeggio tra gremiti bar / Bazar che ric rda antichi traffici / Edifici di rinomati ar hitetti / Tetti di tego e rosse che s’alz no…», mentre in Muro di periferia il testo è scritto nell’immagine del muro con un carattere che ricorda le scritte dei graffitisti, e all’interno del testo vengono inseriti anche alcuni dei simboli da questi maggiormente utilizzati. I testi si solvono nelle immagini fino a convertirsi in immagine essi stessi. Le icone utilizzate sono state in prevalenza scaricate dalla rete, a ricordarci quanto multimedialità, interattività, cut up e riciclaggio siano ormai gioco comune. Non sono in grado di dare un giudizio, che vada al di là del mi piace / non mi piace, a questa parte dell’opera, ma riporto alcuni dei lavori in margine alla recensione (naturalmente in pixellaggio molto inferiore) affinché possiate rendervi conto, seppure vagamente, di cosa si tratta. La parte musicale è chiaramente quella di mia maggiore pertinenza, anche perché conoscevo già qualche lavoro precedente di Milani (su Setola e Afe), e mi sento di affermare che il musicista lecchese ha realizzato un piccolo capolavoro sia per equilibrio sia per intensità. Paesaggistica sonora è la definizione che trovo più appropriata per queste musiche, ma si tratta di una paesaggistica più evocativa, perfino con un certo sarcasmo, che descrittiva. In Salutiamo con applausi e allegria, ad esempio, non si ascoltano né bande paesane, né fuochi d’artificio e né festeggiamenti d’alcun tipo, ma una specie di coro che inizia celestiale e si trasforma poi distorcendosi e inacidendosi. In c-ostruzione, altresì, non presenta suoni di gru e carpenteria (o almeno non li presenta al loro stato puro), ma è fatta di ritmi, linee e punti, ripetitivi e minimali. Divieto di scarico immondizie si presenta in un abito da sera quasi jazzy. Talvolta, come in Passi, il mood sembra farsi maggiormente descrittivo, senza però mai allinearsi a quel concretismo da ‘cinema per le orecchie’ tipicamente francese. Sembra di sentire echi dell'ambient (quello più urbano) di Brian Eno, delle avventure più giocattolose di John Cage, del dub sciancato di Mark Stewart, dei concretismi oscuri di Christoph Heemann, della minimal techno dei Pan Sonic e di Thomas Brinkmann. La formula scelta, un CD che contiene suoni in formato MP3 e immagini in formato JPEG, permette una dilatazione che mi ha fatto pensare ai passati esperimenti per creare una musica 'infinita' (la sola Skyline dura intorno ai 50 minuti). Nonostante la messa in opera di più mood espressivi e di più metodi riproduttivi non userei comunque per “The City of Simulation” l’abusata definizione di opera multimediale, preferendogli di gran lunga quella di split plurimediale. Nella multimedialità, come finora s’è espressa, un singolo od un gruppo sviluppava un’opera unica nella cui realizzazione e nella cui fruizione entravano in ballo più forme espressive e mediatiche. Milani e Rota hanno lavorato disgiunti ed in autonomia alla creazione di due realizzazioni in grado di dare una risposta personale allo stesso tema, ma comunque dissimili per quanto riguarda la sensibilità dei loro autori e i percorsi creativi utilizzati. Qualcosa di nuovo? Mi sembra di sì. La strada verso la compilation plurimediale sembra ormai aperta." Mario Biserni, Sands-zine 2010.
01 _ Centro-città 4:31
02 _ Denaro: quartieri di città 12:08
03 _ Divieto di scarico immondizie 23:53
04 _ Il cielo sopra la città 15:52
05 _ In c-ostruzione 12:55
06 _ Incroci confluenze analogie 20:49
07 _ La città della simulazione 21:29
08 _ Mappa della città 8:29
09 _ Muro di periferia 7:07
10 _ Nebbia 23:12
11 _ Passi 5:53
12 _ Salutiamo con applausi e simpatia 11:57
13 _ Skyline 50:36
14 _ Vita in città 14:29
(C) + (P) 2010