QUARTET
LENDORMIN (Cristiano Luciani, Marco Maurizi, Renato Ciunfrini, Luca Miti)
SOLD OUT
Cristiano Luciani _ batteria _ elettronica _ voce
Marco Maurizi _ chitarra preparata _ elettronica
Renato Ciunfrini _ sax soprano _ clarinetto basso _ basso elettrico _ elettronica
Luca Miti _ organo _ pianoforte
Registrato in studio, questo lavoro di musica improvvisata è da considerarsi come parte di un doppio album i cui dischi sono però separati, cioè non accolti in una unica confezione. Lendormin è un duo composto da Cristiano Luciani (aka Cris X) e Marco Maurizi, aperto alle collaborazioni con altri musicisti, tra cui ricordiamo L. Miti, K. Okamura, B. Watson, S. Bonney, L. Massey, T.h.f. Drenching, K. Ueno, Sonic Pleasure, H. Velena, X. Irondo, T. Lo Conte, I. Mclahan, Madam P, S. Giust, M. Coletti, B. Presto and P. Sadun, C. Ronchi (Tasaday), D. Malavasi (Tasaday, Runi) M. Carcasi, N. Mangifesta, M. Visconti Prasca, Torturing Nurse, Kenji Siratori, E. Chadbourne, G. Coleman. Lendormin suona in Italia, Europa e Asia, partecipando a numerosi festival sperimantali come Newton di Latina, Universià di Roma La Sapienza, Bonnington Centre, The Royal College of Art di Londra, Modulor Festival a Recanati, Ubusettete a Roma, Radio Resonance (Londra).
"(...) La sottile arte dello scontro. La cellula romana Lendormin, continua la sua ostica corsa. Questo nuovo lavoro (da considerarsi parte di un doppio album lacerato, l’altro è, “Live”), sposta di un passo (più d’uno…) in avanti, il territorio infetto/incerto, calpestato dai Lendormin. Dalla corrosione del precedente “Night Dawn Day”, si passa all’emulsione/scontro rovinoso, di questo “Quartet”, che usa l’elemento improvvisativo, come grimaldello arrugginito, per forzare la sfera temporale, e generare, un collasso stilistico, che appare all’ascolto, come un continuo esercizio, di tensione e rilascio. Crash nel vero senso della parola, dove il free dei settanta si accartoccia sulla fiamma del noise (più concetto che pratica…), e dove l’estasi Faust/rileyana, s’azzoppa in uno sfregio elettroacustico (IV, stordente). Nell’incrocio di segnali emessi/immessi, s’intersecano ed intromettono, secche scudisciate No Wave/Funk e misteriosi afrori terreni (una carnalità che vien da definire etnica. Anche in questo caso, più suggestione che pratica). Palude infida, territori cedevoli, pauroso rimbombar di echi e strepiti, di fiati che parlan lingua di feroci carezze, ed inceppamenti ritmici; che si arrestano interdetti di fronte al caleidoscopio delle tastiere. In I, il passo si sincronizza su impeti This Heat, in II, il collasso si palesa, free jazz, ragtime in punta di dita, Zappa; Hendrix e DNA. In chiusura, per pochi secondi, Ayler e Robby Krieger si stringon la mano. Ed io mi arrendo, iniziando a scorrer la collezione di antiche copertine viniliche, con in sottofondo, il traffico dell’ora di punta, amplificato a contatto. Un pugno nello stomaco. Un senso d’incertezza costante. Avanti, indietro, avanti, indietro. Sino alla caduta." M. Carcasi, Sands-zine 2009.
"(...) Un doppio cd ["Quartet" + "Live"] che chiude virtuaimente una stagione artistica del Lendormin, collettivo aperto romano che fa perno sulla coppia Cristiano Luciani (batteria, elettroniche) e Marco Maurizi (chitarra elettrica, elettroniche). Le incisioni da studio in quartetto sono forse uno dei lasciti più oscuri ed allo stesso tempo calibrati del duo, che raccogliendo l'infinita esperienza di due noti improvvisatori come Renato Ciunfrini (basso elettrico e fiati) e Luca Miti (piano ed organo) mette a punto un sound dichiaratamente devoto all‘impro jazz di marca britannica, pur capace di spiccare il volo verso ardite forme di musica libera, che lasciano davvero pochi dubbi sullo stato di grazia del combo al momento di recarsi in sala d'incisione. Sono 4 gli episodi incisi presso lo studio VZ3 di Roma - l'editing a posteriori è curato dallo stesso Luciani - ed hanno quasi del miracoloso. E' probabilmente una delle ultime marce scandite verso il rock d'avanguardia ed il jazz di rottura, con squarci di furore sonico che potrebbero far pensare al miglior Ray Russell o — paradossalmente - agli omaggi ripetuti dei Flying Luttenbachers al genio Christian Vander e ad i suoi Magma. E' un disco spessissimo, in cui è l'elettricità a farla da padrone, con lo sferzante organo di Miti a disegnare scenari da psico-crimine in sottofondo. Perchè l’altra curiosità è proprio suscitata dal clima e dal montaggio degli stessi brani, quasi fitte colonne sonore per thriller cinematografici. Altrove la scabrosa attualità del library sound, in groove spasmodici che incrementano visibilmente lo stato di tensione costruito dal disco. Solo le avvolgenti aperture minimaliste del quarto episodio regalano un momento di insolita riflessione, preparando il terreno all‘interpretazione estatica dei fiati di Ciunfrini, pronto a planare verso un'Africa post-moderna. Ovviamente diversa la natura delle incisioni dal vivo, anche perché risalenti ad un periodo temporale compreso tra il 2004 ed il 2007. Al Living Fonema Festival di Lanuvio nel 2005, il trio con Luciani / Maurizi / Ciunfrini punta ad una forma di improvvisazione molto aggressiva, vicina virtualmente al rock rumorista. Guarda altrove il duo nell'improvvisazione catturata presso il Rialto Sant’Ambrogio nel 2007, con i segmenti post bop del baritono di Marco Visconti Prasca e sopratutto lo yodeling di Ken Ueno, vocalist di origine orientale che fornisce una performance malata, supplemento al ‘pittorico’ jazz industriale dei Lendormin. Decisamente devoti ad una scorbutica interpretazione dei dettami elettro—acustici nel trio con Luca Miti — questa volta al piano preparato - con la chitarra di Maurizi che guarda plausibilmente a Derek Bailey, in una teatrale (la radio utilizzata da Luciani) sarabanda in odore di rock ‘concreto’. Più concretamente para-industriale la presa dal vivo con dbpit del 2004, al Foolik di Roma, un altro esempio dell'inesauribile tendenza allo scambio avviata sin da principio dai Lendormin...(8)" Luca Collepiccolo, Blow Up 2009.
01 _ I 05:07
02 _ II 05:50
03 _ III 04:52
04 _ IV 10:40
(C) + (P) 2008
SOLD OUT
Cristiano Luciani _ batteria _ elettronica _ voce
Marco Maurizi _ chitarra preparata _ elettronica
Renato Ciunfrini _ sax soprano _ clarinetto basso _ basso elettrico _ elettronica
Luca Miti _ organo _ pianoforte
Studio recordings of free improvised music. This record is part of a double album. Cristiano Luciani (aka Cris X, drums, electronics, objects) and Marco Maurizi (guitar, electronics, objects) started to play as “Lendormin” in 2001 as an improvisation-duet, dedicated to spontaneous composition: decomposing rock, dada incursions, noise architectures and soundtracks for imaginary movies. Lendormin is always open to collaboration with various artists and to explore the possibilities of superseding genre because labels and definitions means nothing for the listening ear: they are means of music repression. This led Lendormin to work with artists coming from different experiences like: L. Miti, K. Okamura, B. Watson, S. Bonney, L. Massey, T.h.f. Drenching, K. Ueno, Sonic Pleasure, H. Velena, X. Irondo, T. Lo Conte, I. Mclahan, Madam P, S. Giust, M. Coletti, B. Presto and P. Sadun, C. Ronchi (Tasaday), D. Malavasi (Tasaday, Runi) M. Carcasi, N. Mangifesta, M. Visconti Prasca, Torturing Nurse, Kenji Siratori, E. Chadbourne, G. Coleman. Lendormin performed in Europe and Asia: at the avant-rock festival Newton in Latina, at the University of Rome “La Sapienza”, at the Bonnington Centre and at the Royal College of Art in London, at festival Modulor in Recanati, at “Ubusettete” and "Scatole Sonore" in Rome. Lendormin did some shows on "Resonance" radio in London hosted by Out To Lunch. Cristiano played also at the "Festival Noishhanghai" in Shanghai, at the "Minimidifestival" in Beijing and at the "Lunatic Scopes" in Tokyo.
"(...) La sottile arte dello scontro. La cellula romana Lendormin, continua la sua ostica corsa. Questo nuovo lavoro (da considerarsi parte di un doppio album lacerato, l’altro è, “Live”), sposta di un passo (più d’uno…) in avanti, il territorio infetto/incerto, calpestato dai Lendormin. Dalla corrosione del precedente “Night Dawn Day”, si passa all’emulsione/scontro rovinoso, di questo “Quartet”, che usa l’elemento improvvisativo, come grimaldello arrugginito, per forzare la sfera temporale, e generare, un collasso stilistico, che appare all’ascolto, come un continuo esercizio, di tensione e rilascio. Crash nel vero senso della parola, dove il free dei settanta si accartoccia sulla fiamma del noise (più concetto che pratica…), e dove l’estasi Faust/rileyana, s’azzoppa in uno sfregio elettroacustico (IV, stordente). Nell’incrocio di segnali emessi/immessi, s’intersecano ed intromettono, secche scudisciate No Wave/Funk e misteriosi afrori terreni (una carnalità che vien da definire etnica. Anche in questo caso, più suggestione che pratica). Palude infida, territori cedevoli, pauroso rimbombar di echi e strepiti, di fiati che parlan lingua di feroci carezze, ed inceppamenti ritmici; che si arrestano interdetti di fronte al caleidoscopio delle tastiere. In I, il passo si sincronizza su impeti This Heat, in II, il collasso si palesa, free jazz, ragtime in punta di dita, Zappa; Hendrix e DNA. In chiusura, per pochi secondi, Ayler e Robby Krieger si stringon la mano. Ed io mi arrendo, iniziando a scorrer la collezione di antiche copertine viniliche, con in sottofondo, il traffico dell’ora di punta, amplificato a contatto. Un pugno nello stomaco. Un senso d’incertezza costante. Avanti, indietro, avanti, indietro. Sino alla caduta." M. Carcasi, Sands-zine 2009.
"(...) Un doppio cd ["Quartet" + "Live"] che chiude virtuaimente una stagione artistica del Lendormin, collettivo aperto romano che fa perno sulla coppia Cristiano Luciani (batteria, elettroniche) e Marco Maurizi (chitarra elettrica, elettroniche). Le incisioni da studio in quartetto sono forse uno dei lasciti più oscuri ed allo stesso tempo calibrati del duo, che raccogliendo l'infinita esperienza di due noti improvvisatori come Renato Ciunfrini (basso elettrico e fiati) e Luca Miti (piano ed organo) mette a punto un sound dichiaratamente devoto all‘impro jazz di marca britannica, pur capace di spiccare il volo verso ardite forme di musica libera, che lasciano davvero pochi dubbi sullo stato di grazia del combo al momento di recarsi in sala d'incisione. Sono 4 gli episodi incisi presso lo studio VZ3 di Roma - l'editing a posteriori è curato dallo stesso Luciani - ed hanno quasi del miracoloso. E' probabilmente una delle ultime marce scandite verso il rock d'avanguardia ed il jazz di rottura, con squarci di furore sonico che potrebbero far pensare al miglior Ray Russell o — paradossalmente - agli omaggi ripetuti dei Flying Luttenbachers al genio Christian Vander e ad i suoi Magma. E' un disco spessissimo, in cui è l'elettricità a farla da padrone, con lo sferzante organo di Miti a disegnare scenari da psico-crimine in sottofondo. Perchè l’altra curiosità è proprio suscitata dal clima e dal montaggio degli stessi brani, quasi fitte colonne sonore per thriller cinematografici. Altrove la scabrosa attualità del library sound, in groove spasmodici che incrementano visibilmente lo stato di tensione costruito dal disco. Solo le avvolgenti aperture minimaliste del quarto episodio regalano un momento di insolita riflessione, preparando il terreno all‘interpretazione estatica dei fiati di Ciunfrini, pronto a planare verso un'Africa post-moderna. Ovviamente diversa la natura delle incisioni dal vivo, anche perché risalenti ad un periodo temporale compreso tra il 2004 ed il 2007. Al Living Fonema Festival di Lanuvio nel 2005, il trio con Luciani / Maurizi / Ciunfrini punta ad una forma di improvvisazione molto aggressiva, vicina virtualmente al rock rumorista. Guarda altrove il duo nell'improvvisazione catturata presso il Rialto Sant’Ambrogio nel 2007, con i segmenti post bop del baritono di Marco Visconti Prasca e sopratutto lo yodeling di Ken Ueno, vocalist di origine orientale che fornisce una performance malata, supplemento al ‘pittorico’ jazz industriale dei Lendormin. Decisamente devoti ad una scorbutica interpretazione dei dettami elettro—acustici nel trio con Luca Miti — questa volta al piano preparato - con la chitarra di Maurizi che guarda plausibilmente a Derek Bailey, in una teatrale (la radio utilizzata da Luciani) sarabanda in odore di rock ‘concreto’. Più concretamente para-industriale la presa dal vivo con dbpit del 2004, al Foolik di Roma, un altro esempio dell'inesauribile tendenza allo scambio avviata sin da principio dai Lendormin...(8)" Luca Collepiccolo, Blow Up 2009.
01 _ I 05:07
02 _ II 05:50
03 _ III 04:52
04 _ IV 10:40
(C) + (P) 2008