GLÜCK AUF
EDOARDO MARRAFFA / NICOLA GUAZZALOCA
SOLD OUT
Edoardo Marraffa _ sax alto _ sax soprano _ sax tenore
Nicola Guazzaloca _ pianoforte
Marraffa e Guazzaloca sono musicisti attivissimi e inarrestabili, già collaboratori nel contesto della Scuola Popolare di Musica "Ivan Illich", fondata nel 1992 a Bologna. Glück Auf è il titolo del disco, ed è il saluto dei minatori, che vuol dire qualcosa come benvenuto, o in bocca al lupo (è in una lingua che non esiste, il "gramelot" degli uomini che da tutto il mondo migravano a lavorare nelle miniere). I titoli dei pezzi sono città minerarie in cui si sono svolte (nell'anno indicato) delle rivolte da parte dei minatori. Il disco è stato registrato nel settembre del 2007 a Bologna.
"(...) Grande impro-music. È un periodo di grandi manovre per il sassofonista Edoardo Marraffa, già alle prese con diversi progetti, tutti validissimi (la maggior parte dei quali li trovate recensiti sulla vostra web-zine preferita). Le ultime due uscite per la Setola di Maiale di Giust, lo vedono all’interno di un quartetto insieme allo stesso Giust, a Vasi e a Tabellini, nonché in duo con Nicola Guazzaloca. “Gluck Auf” di Marraffa e Nicola Guazzaloca (piano) racchiude undici composizioni di grande ‘sense of humor’ legato ad un notevole ‘sense of jazz’; il risultano è un’alchimia irresistibile, grazie al quale i due musicisti si trovano magnificamente a duettare tra di loro (vedi i giochi di elandsrand), quasi fossero guidati da un’unica mente. Il connubio Marraffa/Guazzaloca, sax/piano, rinverdisce importanti fasti di alfieri del free jazz quali Albert Ayler e Cecil Taylor, mettendo sul piatto tanta tecnica quanto spiritualità. I due, lungo questi quasi tre quarti d’ora di musica ispiratissima, si divertono e fanno divertire (oviedo; huanuni), tengono sotto controllo i propri istinti più bestiali (oruro), ma non si esimono da lanciarsi in rincorse a perdifiato (ludlow). Uno tra i più bei dischi in duo ascoltato negli ultimi anni." Alfredo Rastelli, Sands-zine 2009.
"(...) Terzo o quarto disco che coinvolge Nicola Guazzaloca e che mi capita di ascoltare e anche di recensire, come già in precedenza si tratta di un duo e per di più di un duo che lo coinvolge nuovamente con un sassofonista. Come giustamente mi ricordava un amico, alla fine spesso il duo rappresenta una delle soluzioni migliori all’interno del jazz e dell’improvvisazione in genere, infatti oltre a fornire la più vivida reincarnazione del dialogo fa sì che nessuno si possa nascondere, non ci sono scappatoie: “live it or leave it!!”. Come a dimostrare che cambiando anche solo uno dei componenti cambia tutto il risultato, questo disco non assomiglia per nulla al lavoro in duo che Guazzaloca e Tim Trevor-Briscoe hanno licenziato niente poco di meno che per la Leo records, infatti se quell’ “One hot afternoon” aveva una sua fruibilità, nonché una sua sinuosità ed una sorta di morbidezza di fondo, questo “Glück auf” si colloca altrove. Se anche in questo caso ci si trova di fronte ad un sostrato jazz, ci vogliono pochissimi secondi per realizzare che si tratta di quel jazz che lavora di “jab, montante e gancio”, infatti la partenza a razzo fra schegge convulsive e rapide incursioni di note non è un episodio isolato. Marraffa usa i diversi sassofoni con la stessa incisività con cui una mietitrice taglia il grano, ogni nota è portata fino in fondo seguendo un’azione che non lascia nessuno nelle retrovie, tutto sparato in prima linea. Ora, quanto scritto potrebbe far pensare ad un esercizio muscolare (o polmonare visto lo strumento), ma fermarsi a questa conclusione sarebbe un grave errore. Guazzaloca e Marraffa infatti, pur dialogando e giocando di gambe come due pugili che si equivalgono, dimostrano che al di là delle crisi eruttive, al di là delle note affondate con energia, nonostante tutto ciò resta una padronanza tecnica ed una chiarezza espressiva invidiabile. Sturm und drang in cui i due si seguono e si osservano attentamente su di un ring, veloci scambi di favori fra gentiluomini e vari corpo a corpo che colpiscono per intensità. Nonostante la varietà di suoni e la perizia tecnica si tratta di un disco stilisticamente molto omogeneo, infatti non c’è nessuna forma di concessione al leggero. Ho visto che fra gli altri sono stati paragonati ad alcune cose di Albert Ayler, credo che ci possa anche stare, ma mai dimenticare che sono bianchi, bianchissimi e qui non sto facendo outing dopo aver aderito al Klu Klux Klan, ma voglio semplicemente dire che si tratta di una freddezza e di una spigolosità forse bianca, o forse farei meglio a dire europea." A. Ferraris, Sands-zine 2009.
"(...) Due musicisti, amanti del jazz e studiosi di conservatorio, uniti per un disco pubblicato dall’italianissima label Setola Di Maiale. La paura? Il preconcetto che tanti musicisti si fanno di fronte ad altri musicisti, che conoscono il proprio strumento in modo approfondito ed (ecco la parola che mette paura a tanti) accademico, perché secondo molti musicisti se conosci lo strumento così bene, ‘la scintilla dell’ispirazione può essersi spenta’, e si potrebbe dare il via solo ad un noioso sciorinare note su note, specialmente in un genere come il jazz, da sempre, come il blues, di estrazione principalmente nera per i suoi migliori e più brillanti esponenti… raramente insomma, lungo la strada ho trovato jazzisti bravi e, diciamolo, bianchi al tempo stesso, e forse per questo sono rimasto bloccato, in questo genere, principalmente ai grandi, vecchi miti di quella musica. Ma, come nell’hip hop e nel blues, esistono le eccezioni eccellenti. E la mia paura nel pensare di ascoltare un disco di piatto jazz è morta all’istante quando ho sentito questi due bestiali performers ‘darci dentro’ come ossessi in un duello a due in un jazz dalle trasversali influenze, dove sax (dal tenore, al baritono all’alto) e pianoforte (e nient’altro!) riempiono l’atmosfera con composizioni pregne di ispirazione, senza le pianificazioni che ci si aspetterebbe, non scegliendo affatto la strada già battuta da tanti, ma sperimentando quelle terre quasi vergini ed inesplorate, quei mood che raramente i jazzisti moderni sono riusciti a toccare nelle loro performances: un disco multisfaccettato, onesto, caldo ed anche aggressivo!, pieno di sorprese, in un disco che contiene probabilmente il miglior disco del genere degli “anni zero” per ora… parole grosse? Va bene così, e se non ci credete, dategli un ascolto, e tornate con la coda tra le gambe a rileggere queste righe pensando che, probabilmente, in queste sessioni, quei buon diavoli di Hawkins, Coltrane, Sun Ra, Parker ed altri se ne stavano lì ad ascoltare con un gran sorriso soddisfatto sulle labbra, annuendo ad ogni singolo secondo…" Dani Alvo, Sounds Behind The Corner, 2012.
"(...) Une séance d’improvisation libre très intense entre le saxophoniste Edoardo Marraffa et le pianiste Nicola Guazzaloca. Enregistrée en septembre 2007. Entièrement acoustique mais bruyant, fougueux, avec une tendance vers la confrontation plutôt que le dialogue. J’aime le jeu de Guazzaloca - il est agile et créatif - mais ce disque ne me convainc pas entièrement; je le trouve un peu monocorde. Tout de même de bons moments.
A very intense free improvisation session between saxman Edoardo Marraffa and pianist Nicola Guazzaloca. Recorded in September 2007. Entirely acoustic, but noisy and raucous, with a tendency to confront instead of dialogue. I like Guazzaloca’s playing - he is agile and creative - but this record is not entirely convincing. I find it a bit one-dimensional. Still, some good moments." François Couture, Monsieur Délire 2010.
"(...) Un titre en allemand! A l’écoute, on se croirait aux heures de gloire de la free-music teutonne, quand le label Free Music Production était logé Mierendorfstrasse et puis Behaimstrasse à Berlin Ouest. Vous vous souvenez de la formule : un sax et un piano qui se répondent à tout berzingue façon ping-pong avec l’aide intermittente d’un batteur ? Irène Schweizer et Rudiger Carl, Peter Brötzmann et Fred Van Hove, Wim Breuker et Leo Cuypers, Alfred Harth et Nicole Vandenplas et Alex von Schlippenbach avec qui vous voulez. Mais dressez l’oreille ! Un saxophoniste pareil, celui de Glück Auf, on n’en a pas entendu souvent ! Un son proche de celui d’Albert Ayler, un vrai sens mélodique dans le maniement des textures et de l’éclatement des overtones, une articulation personnelle. Quelqu’un qui sait crier dans un sax sans aucun cliché. On retrouve chez Edoardo Marraffa, certaines des qualités les plus remarquables d’un Lol Coxhill ou d’un Joe Mc Phee. Dans la pièce no 4, Lercara Friddi, il évoque sans peine l’esprit de Rahsaan Roland Kirk en soufflant simultanément dans les sax ténor, alto et soprano. Son acolyte, Nicola Guazzaloca, est un pianiste plein d’idées et d’invention, construisant un dialogue intelligent, anticipant et relançant Marraffa pour lui faire sortir ses meilleures trouvailles. Son jeu s’interrompt fréquemment comme pour mieux se rapprocher du souffle de son camarade et saisir l’esprit du moment. Logé dans un digipack simplissime en plastique léger et rouge, orné d’une curieuse photo de tunnel, comme la plupart des CDR’s et CD’s de l’etichetta Setola di Maiale, cet album est pour moi une des excellentes découvertes de ces dernières années. Marraffa et Guazzalocca sont très engagés dans la scène improvisée italienne et surtout dans la Scuola Popolare di Musica Ivan Illich à Bologne, une école de musique assez peu ordinaire qui est devenue peu à peu le centre de gravité du label Setola di Maiale. Ce label dirigé par le percussionniste Stefano Giust documente exclusivement la face la moins visible de la scène italienne avec une productivité et une diversité étonnantes. Depuis 1993, plus de 130 cédés avec un nombre incalculable d’artistes locaux et parmi eux très peu de personnalités en vue. Considérant les difficultés dans lesquelles se débat cette scène très active, mais sans moyens comparables à certains pays voisins (France, Suisse, Autriche), le travail de Stefano Giust est tout bonnement miraculeux. L’originalité et la vivacité de cette scène s’expriment à merveille dans le duo Marraffa – Guazzaloca et le Crash Trio qui réunit Marraffa, Giust et le guitariste Iemulo." Jean-Michel Van Shouwburg, Improjazz 2009.
01 _ Elandsrand (2007) 3:48
02 _ Raibl (1835) 3:14
03 _ Chambishi (2006) 5:12
04 _ Lercara Friddi (1893) 2:54
05 _ Huanuni (2006) 8:40
06 _ Ludlow (1914) 3:39
07 _ Escondida (2006) 3:20
08 _ Oviedo (1934) 2:44
09 _ Bamei (2007) 0:32
10 _ Buggerru (1904) 6:58
11 _ Oruro (2003) 0:47
(C) + (P) 2008
SOLD OUT
Edoardo Marraffa _ alto sax _ soprano sax _ tenor sax
Nicola Guazzaloca _ piano
Improvised duo music. Edoardo Marraffa and Nicola Guazzaloca start to collaborate in the contest of the Popular School of Music "Ivan Illich", founded on 1992 in Bologna, Italy, where they actually teach and coordinate activities. Recorded on September 8th 2007 in Bologna.
"(...) Un titre en allemand! A l’écoute, on se croirait aux heures de gloire de la free-music teutonne, quand le label Free Music Production était logé Mierendorfstrasse et puis Behaimstrasse à Berlin Ouest. Vous vous souvenez de la formule : un sax et un piano qui se répondent à tout berzingue façon ping-pong avec l’aide intermittente d’un batteur ? Irène Schweizer et Rudiger Carl, Peter Brötzmann et Fred Van Hove, Wim Breuker et Leo Cuypers, Alfred Harth et Nicole Vandenplas et Alex von Schlippenbach avec qui vous voulez. Mais dressez l’oreille ! Un saxophoniste pareil, celui de Glück Auf, on n’en a pas entendu souvent ! Un son proche de celui d’Albert Ayler, un vrai sens mélodique dans le maniement des textures et de l’éclatement des overtones, une articulation personnelle. Quelqu’un qui sait crier dans un sax sans aucun cliché. On retrouve chez Edoardo Marraffa, certaines des qualités les plus remarquables d’un Lol Coxhill ou d’un Joe Mc Phee. Dans la pièce no 4, Lercara Friddi, il évoque sans peine l’esprit de Rahsaan Roland Kirk en soufflant simultanément dans les sax ténor, alto et soprano. Son acolyte, Nicola Guazzaloca, est un pianiste plein d’idées et d’invention, construisant un dialogue intelligent, anticipant et relançant Marraffa pour lui faire sortir ses meilleures trouvailles. Son jeu s’interrompt fréquemment comme pour mieux se rapprocher du souffle de son camarade et saisir l’esprit du moment. Logé dans un digipack simplissime en plastique léger et rouge, orné d’une curieuse photo de tunnel, comme la plupart des CDR’s et CD’s de l’etichetta Setola di Maiale, cet album est pour moi une des excellentes découvertes de ces dernières années. Marraffa et Guazzalocca sont très engagés dans la scène improvisée italienne et surtout dans la Scuola Popolare di Musica Ivan Illich à Bologne, une école de musique assez peu ordinaire qui est devenue peu à peu le centre de gravité du label Setola di Maiale. Ce label dirigé par le percussionniste Stefano Giust documente exclusivement la face la moins visible de la scène italienne avec une productivité et une diversité étonnantes. Depuis 1993, plus de 130 cédés avec un nombre incalculable d’artistes locaux et parmi eux très peu de personnalités en vue. Considérant les difficultés dans lesquelles se débat cette scène très active, mais sans moyens comparables à certains pays voisins (France, Suisse, Autriche), le travail de Stefano Giust est tout bonnement miraculeux. L’originalité et la vivacité de cette scène s’expriment à merveille dans le duo Marraffa – Guazzaloca et le Crash Trio qui réunit Marraffa, Giust et le guitariste Iemulo." Jean-Michel Van Shouwburg, Improjazz 2009.
"(...) Une séance d’improvisation libre très intense entre le saxophoniste Edoardo Marraffa et le pianiste Nicola Guazzaloca. Enregistrée en septembre 2007. Entièrement acoustique mais bruyant, fougueux, avec une tendance vers la confrontation plutôt que le dialogue. J’aime le jeu de Guazzaloca - il est agile et créatif - mais ce disque ne me convainc pas entièrement; je le trouve un peu monocorde. Tout de même de bons moments.
A very intense free improvisation session between saxman Edoardo Marraffa and pianist Nicola Guazzaloca. Recorded in September 2007. Entirely acoustic, but noisy and raucous, with a tendency to confront instead of dialogue. I like Guazzaloca’s playing - he is agile and creative - but this record is not entirely convincing. I find it a bit one-dimensional. Still, some good moments." François Couture, Monsieur Délire 2010.
"(...) Grande impro-music. È un periodo di grandi manovre per il sassofonista Edoardo Marraffa, già alle prese con diversi progetti, tutti validissimi (la maggior parte dei quali li trovate recensiti sulla vostra web-zine preferita). Le ultime due uscite per la Setola di Maiale di Giust, lo vedono all’interno di un quartetto insieme allo stesso Giust, a Vasi e a Tabellini, nonché in duo con Nicola Guazzaloca. “Gluck Auf” di Marraffa e Nicola Guazzaloca (piano) racchiude undici composizioni di grande ‘sense of humor’ legato ad un notevole ‘sense of jazz’; il risultano è un’alchimia irresistibile, grazie al quale i due musicisti si trovano magnificamente a duettare tra di loro (vedi i giochi di elandsrand), quasi fossero guidati da un’unica mente. Il connubio Marraffa/Guazzaloca, sax/piano, rinverdisce importanti fasti di alfieri del free jazz quali Albert Ayler e Cecil Taylor, mettendo sul piatto tanta tecnica quanto spiritualità. I due, lungo questi quasi tre quarti d’ora di musica ispiratissima, si divertono e fanno divertire (oviedo; huanuni), tengono sotto controllo i propri istinti più bestiali (oruro), ma non si esimono da lanciarsi in rincorse a perdifiato (ludlow). Uno tra i più bei dischi in duo ascoltato negli ultimi anni." Alfredo Rastelli, Sands-zine 2009.
"(...) Terzo o quarto disco che coinvolge Nicola Guazzaloca e che mi capita di ascoltare e anche di recensire, come già in precedenza si tratta di un duo e per di più di un duo che lo coinvolge nuovamente con un sassofonista. Come giustamente mi ricordava un amico, alla fine spesso il duo rappresenta una delle soluzioni migliori all’interno del jazz e dell’improvvisazione in genere, infatti oltre a fornire la più vivida reincarnazione del dialogo fa sì che nessuno si possa nascondere, non ci sono scappatoie: “live it or leave it!!”. Come a dimostrare che cambiando anche solo uno dei componenti cambia tutto il risultato, questo disco non assomiglia per nulla al lavoro in duo che Guazzaloca e Tim Trevor-Briscoe hanno licenziato niente poco di meno che per la Leo records, infatti se quell’ “One hot afternoon” aveva una sua fruibilità, nonché una sua sinuosità ed una sorta di morbidezza di fondo, questo “Glück auf” si colloca altrove. Se anche in questo caso ci si trova di fronte ad un sostrato jazz, ci vogliono pochissimi secondi per realizzare che si tratta di quel jazz che lavora di “jab, montante e gancio”, infatti la partenza a razzo fra schegge convulsive e rapide incursioni di note non è un episodio isolato. Maraffa usa i diversi sassofoni con la stessa incisività con cui una mietitrice taglia il grano, ogni nota è portata fino in fondo seguendo un’azione che non lascia nessuno nelle retrovie, tutto sparato in prima linea. Ora, quanto scritto potrebbe far pensare ad un esercizio muscolare (o polmonare visto lo strumento), ma fermarsi a questa conclusione sarebbe un grave errore. Guazzaloca e Marraffa infatti, pur dialogando e giocando di gambe come due pugili che si equivalgono, dimostrano che al di là delle crisi eruttive, al di là delle note affondate con energia, nonostante tutto ciò resta una padronanza tecnica ed una chiarezza espressiva invidiabile. Sturm und drang in cui i due si seguono e si osservano attentamente su di un ring, veloci scambi di favori fra gentiluomini e vari corpo a corpo che colpiscono per intensità. Nonostante la varietà di suoni e la perizia tecnica si tratta di un disco stilisticamente molto omogeneo, infatti non c’è nessuna forma di concessione al leggero. Ho visto che fra gli altri sono stati paragonati ad alcune cose di Albert Ayler, credo che ci possa anche stare, ma mai dimenticare che sono bianchi, bianchissimi e qui non sto facendo outing dopo aver aderito al Klu Klux Klan, ma voglio semplicemente dire che si tratta di una freddezza e di una spigolosità forse bianca, o forse farei meglio a dire europea." A. Ferraris, Sands-zine 2009.
"(...) Due musicisti, amanti del jazz e studiosi di conservatorio, uniti per un disco pubblicato dall’italianissima label Setola Di Maiale. La paura? Il preconcetto che tanti musicisti si fanno di fronte ad altri musicisti, che conoscono il proprio strumento in modo approfondito ed (ecco la parola che mette paura a tanti) accademico, perché secondo molti musicisti se conosci lo strumento così bene, ‘la scintilla dell’ispirazione può essersi spenta’, e si potrebbe dare il via solo ad un noioso sciorinare note su note, specialmente in un genere come il jazz, da sempre, come il blues, di estrazione principalmente nera per i suoi migliori e più brillanti esponenti… raramente insomma, lungo la strada ho trovato jazzisti bravi e, diciamolo, bianchi al tempo stesso, e forse per questo sono rimasto bloccato, in questo genere, principalmente ai grandi, vecchi miti di quella musica. Ma, come nell’hip hop e nel blues, esistono le eccezioni eccellenti. E la mia paura nel pensare di ascoltare un disco di piatto jazz è morta all’istante quando ho sentito questi due bestiali performers ‘darci dentro’ come ossessi in un duello a due in un jazz dalle trasversali influenze, dove sax (dal tenore, al baritono all’alto) e pianoforte (e nient’altro!) riempiono l’atmosfera con composizioni pregne di ispirazione, senza le pianificazioni che ci si aspetterebbe, non scegliendo affatto la strada già battuta da tanti, ma sperimentando quelle terre quasi vergini ed inesplorate, quei mood che raramente i jazzisti moderni sono riusciti a toccare nelle loro performances: un disco multisfaccettato, onesto, caldo ed anche aggressivo!, pieno di sorprese, in un disco che contiene probabilmente il miglior disco del genere degli “anni zero” per ora… parole grosse? Va bene così, e se non ci credete, dategli un ascolto, e tornate con la coda tra le gambe a rileggere queste righe pensando che, probabilmente, in queste sessioni, quei buon diavoli di Hawkins, Coltrane, Sun Ra, Parker ed altri se ne stavano lì ad ascoltare con un gran sorriso soddisfatto sulle labbra, annuendo ad ogni singolo secondo…" Dani Alvo, Sounds Behind The Corner, 2012.
01 _ Elandsrand (2007) 3:48
02 _ Raibl (1835) 3:14
03 _ Chambishi (2006) 5:12
04 _ Lercara Friddi (1893) 2:54
05 _ Huanuni (2006) 8:40
06 _ Ludlow (1914) 3:39
07 _ Escondida (2006) 3:20
08 _ Oviedo (1934) 2:44
09 _ Bamei (2007) 0:32
10 _ Buggerru (1904) 6:58
11 _ Oruro (2003) 0:47
(C) + (P) 2008