SCATOLE SONORE 2007 / IMPRO ENSEMBLE 01-03-07
LAFORGIA / MARIANI / GIUST / BELLATALLA / LARSEN LOMBRIKI
(Setola di Maiale non opera come distributore. Il titolo che segue include alcuni musicisti presenti nel catalogo setolare: per questa ragione lo trovate distribuito qui)
Vito Maria Laforgia _ contrabbasso elettrico _ oggetti
Giuseppe Mariani _ tromba _ laptop
Stefano Giust _ batteria
Roberto Bellatalla _ contrabbasso
Larsen Lombriki (Abel Aabab, Rudi Van Mad, E.Spenazo, Più Uno, Pix) _ sax alto _ sax tenore _ chitarra elettrica _ oggetti _ tastiere
Scatole Sonore è un magnifico festival d'avanguardia organizzato da M. Carcasi, G. Giorgi e M. Gana. Si svolge presso il Rialtosantambrogio, in pieno centro di Roma. Link: www.scatolesonore.org. Ogni appuntamento vede la presenza di due o tre proposte che poi interagiscono insieme a fine serata. L'etichetta nata a supporto del festival, L'Antascorrevole Produzioni, pubblica regolarmente la registrazione del collettivo di improvvisazione. In questa occasione il trio di Vito Maria Laforgia, Giuseppe Mariani, Stefano Giust; Roberto Bellatalla, che ha accompagnato la performance del gruppo teatrale Giano; i Larsen Lombriki. In questo album tutti insieme in una lunga improvvisazione libera. (Il concerto del trio Mariani/Laforgia/Giust è ora scaricabile gratuitamente dal sito della etichetta siciliana Rudimentale, alla pagina www.rudimentale.com/index.php?page=live-at-scatole-sonore-2.)
"(...) Comincio subito col dire che l’esibizione dei Larsen Lombriki non mi è piaciuta per niente. Una scoperta su disco che dal vivo dimostra ogni suo limite, un agglomerato di suoni che vanno dalla wave e finiscono tutti nel gorgo isterico e sconnesso dei Residents; che di per se non è un problema, ma lo diventa quando la band non è all’altezza dello stesso suono Residents, o almeno non riesce a gestire pienamente i suoi contenuti. Scivolano via comunque, e c’è da dire che le belle idee non mancano e alcune manovre ai synth riconducono tutto ad un sano divertimento che non me la fa sentire di bocciarli in toto (soprattutto a fronte di tutte le collaborazioni cui stanno partecipando – Coincidenza, Landormin, Nuova Musica Rurale - immagino sempre di più di essermi trovato davanti ad una serata storta). Diversamente per l’AFK con Stefano Giust che ancora una volta si rivela batterista impressionante e dagli orizzonti pressoché infiniti. Il set del collettivo si muove tra rimasugli Miles (e ormai la tromba di Mariani è praticamente riconoscibile tra mille) e forti intellettualizzazioni jazz dalle tinte chiaroscure che scelgono la via dello stile e non quello dell’elettroacustica tout court (nel caso l’orecchio torna a ‘La città è piccola di notte e mi sento un cane’). L’impro finalmente è esattamente il mix delle due situazioni e l’inizio non è dei migliori: l’impressione è che un po’ tutti vadano per assoluti cazzi loro, e questo non è tanto lontano da una realtà dei fatti dove Mariani e Laforgia tengono le redini di questa stramba big band che puzza di paese e presa per il culo lontano un miglio, mentre tutti tentano continuamente di sbandare ai lati del tema principale. La cosa però, al passare dei minuti, magicamente gli riesce, e risulta anche simpatica, affascinante in qualche modo: la mente torna a tutti quei freakketoni weird che giocavano con quello che a loro sembrava essere free jazz e la cosa ci piace, lo spirito Residents aleggia ancora nell’aria, sa tutto di sberleffo, la serietà è probabilmente (intenzionalmente o no) bandita del tutto. Ad un certo punto la cosa funziona, ed è la fiera della banda tenuta su con le pezze, il tutto si allontana dalla formula ritmica/impro che Scatole Sonore stava prendendo (e attenzione: non è un male neanche per un secondo, a trovarla gente che improvvisa come Ossatura/Coletti & Taxonomy/Polvere) e si riversa in un’irruzione di fiati e ritmica scoordinata che ad un certo punto sembra una grossa massa di samples di stilemi New Thing in tripudio. Ok, ci vuole un po’ per carburare (e l’inizio non è certamente dei migliori), ma poi la cosa funziona perfettamente, sferraglia, scarbura, lancia strali di trombe, chitarre e armoniche in cui il basso di La Forgia e la batteria di Giust si fanno partner perfetti. Un jazz stordito che lì per lì Moe Staiano avrebbe apprezzato tantissimo." Recensione della serata, a cura di Giorgio Pace, Sands-zine.
(Setola di Maiale does not operate as an official distributor of recorded materials; some of the following artists are also contained in our music catalogue and that's the reason why you find this title in this section)
Vito Maria Laforgia _ upright bass _ objects
Giuseppe Mariani _ trumpet _ laptop
Stefano Giust _ drums
Roberto Bellatalla _ upright bass
Larsen Lombriki (Abel Aabab, Rudi Van Mad, E.Spenazo, Più Uno, Pix) _ alto sax _ tenor sax _ electric guitar _ objects _ keyboards
Free improvised music. Scatole Sonore is a beautiful Italian avant-garde festival, organized by M. Carcasi, G. Giorgi e M. Gana at Rialtosantambrogio in Rome. Link: www.scatolesonore.org.
"(...) Comincio subito col dire che l’esibizione dei Larsen Lombriki non mi è piaciuta per niente. Una scoperta su disco che dal vivo dimostra ogni suo limite, un agglomerato di suoni che vanno dalla wave e finiscono tutti nel gorgo isterico e sconnesso dei Residents; che di per se non è un problema, ma lo diventa quando la band non è all’altezza dello stesso suono Residents, o almeno non riesce a gestire pienamente i suoi contenuti. Scivolano via comunque, e c’è da dire che le belle idee non mancano e alcune manovre ai synth riconducono tutto ad un sano divertimento che non me la fa sentire di bocciarli in toto (soprattutto a fronte di tutte le collaborazioni cui stanno partecipando – Coincidenza, Landormin, Nuova Musica Rurale - immagino sempre di più di essermi trovato davanti ad una serata storta). Diversamente per l’AFK con Stefano Giust che ancora una volta si rivela batterista impressionante e dagli orizzonti pressoché infiniti. Il set del collettivo si muove tra rimasugli Miles (e ormai la tromba di Mariani è praticamente riconoscibile tra mille) e forti intellettualizzazioni jazz dalle tinte chiaroscure che scelgono la via dello stile e non quello dell’elettroacustica tout court (nel caso l’orecchio torna a ‘La città è piccola di notte e mi sento un cane’). L’impro finalmente è esattamente il mix delle due situazioni e l’inizio non è dei migliori: l’impressione è che un po’ tutti vadano per assoluti cazzi loro, e questo non è tanto lontano da una realtà dei fatti dove Mariani e Laforgia tengono le redini di questa stramba big band che puzza di paese e presa per il culo lontano un miglio, mentre tutti tentano continuamente di sbandare ai lati del tema principale. La cosa però, al passare dei minuti, magicamente gli riesce, e risulta anche simpatica, affascinante in qualche modo: la mente torna a tutti quei freakketoni weird che giocavano con quello che a loro sembrava essere free jazz e la cosa ci piace, lo spirito Residents aleggia ancora nell’aria, sa tutto di sberleffo, la serietà è probabilmente (intenzionalmente o no) bandita del tutto. Ad un certo punto la cosa funziona, ed è la fiera della banda tenuta su con le pezze, il tutto si allontana dalla formula ritmica/impro che Scatole Sonore stava prendendo (e attenzione: non è un male neanche per un secondo, a trovarla gente che improvvisa come Ossatura/Coletti & Taxonomy/Polvere) e si riversa in un’irruzione di fiati e ritmica scoordinata che ad un certo punto sembra una grossa massa di samples di stilemi New Thing in tripudio. Ok, ci vuole un po’ per carburare (e l’inizio non è certamente dei migliori), ma poi la cosa funziona perfettamente, sferraglia, scarbura, lancia strali di trombe, chitarre e armoniche in cui il basso di La Forgia e la batteria di Giust si fanno partner perfetti. Un jazz stordito che lì per lì Moe Staiano avrebbe apprezzato tantissimo." Recensione della serata, a cura di Giorgio Pace, Sands-zine.