CITIZEN
MARCO FERRAZZA
Marco Ferrazza _ elettronica _ registrazioni _ processi
Marco Ferrazza è un musicista e compositore di musica elettroacustica i cui brani sono stati eseguiti nei principali festival internazionali di musica di ricerca. Quest’album raccoglie alcuni dei suoi lavori acusmatici più recenti. Dalle sue stesse parole: "Il mio lavoro si basa su un processo di ricodificazione dei suoni concreti attraverso la manipolazione elettronica. Questo procedimento mi consente di intervenire nel mondo immettendo in esso ciò che dal mondo stesso ho recepito ed elaborato, vale a dire il mio portato culturale, e di avviare una modalità di comunicazione con i miei simili che vada oltre i limiti, naturali e comunque necessari, del linguaggio verbale. Realizzo quindi delle composizioni e delle installazioni in cui il richiamo con il reale non è mai completamente celato, ma può presentarsi attraverso analogie e contrasti, o grazie a svolgimenti sonori in cui l’elemento vitale e “narrativo” è decisamente presente." La musica di questo disco è stata composta tra il 2014 e il 2016; mastering di The Norman Conquest.
Per maggiori informazioni:
www.marcoferrazza.com
"(...) Interessante lavoro di Marco Ferrazza nell’ambito dell’elettronica acusmatica e concreta, musica con una spiccata vena sinfonica che le dà un particolare respiro: sei brani per cinquanta minuti che sono una vera e propria odissea sonora, tra brusii e scricchiolii di alte frequenze o field recordings, per un veloce e continuo turbine di idee dove tutto è suono manipolato e lavorato con attenzione certosina. Questo Citizen esce su Setola Di Maiale che, rispondendo alla propria definizione di etichetta senza preconcetti musicali, si dedica ad un qualcosa di maggiormente elettronico rispetto all’improvvisazione tra il free jazz e la contemporanea di altre sue uscite: distanza solo apparente, in quanto l’approccio utilizzato da Ferrazza mi pare molto vicino all’improvvisazione e il suo suono vivo e acceso ricorda in più passaggi l’impeto di certi fiati utilizzati in modo molto “libero”, anche se qui si tratta di processare segnali audio. Avrei piacere di ascoltare questi brani in un contesto dal vivo con un impianto acusmatico degno di tale nome, dove poter godere al meglio di queste composizioni molto movimentate e avvolgenti: i mille riverberi di questi suoni meritano infatti massima attenzione e volumi alti, per cogliere l’universo magico che contengono." Emiliano Grigis, Sodapop, 2018.
"(...) Terza uscita di approccio concreto/acusmatico per il compositore elettroacustico Marco Ferrazza. Che in Citizen, rispetto al precedente “Inextricable” del 2015, organizza le masse di field recordings e l'apparato elettronico astral/cortocircuitante, in modalità (organico/minimale): battito d'ali sinfonico. Osservazioni e spunti ambientali in progressivo disfacimento, tra rintocchi metallici, voci in lontananza, echi ed estrazioni. Ampie e persuasive distese di batterico, sfrigolante, cinema per l'orecchio (espanso in filigrana di sinewaves, grilli, rimbombi, reverse, inceppamenti da interno angusto e sciabordio di acque in giusto dosaggio). Il circostante (in sensibile fase post, alterato/sostituito), in arcaica ricodifica preverbale. Coinvolgente, straniante narrazione Citizen." Marco Carcasi, Kathodik, 2018.
"(...) L'arte della manipolazione e del rivolgimento sonoro. Non è pleonastico sottolineare che l'elettronica abbia fornito mezzi diversificati per la creazione artistica. In un infinito arsenale di mezzi a disposizione, ogni musicista ha scelto quelli più opportuni per esaudire un pensiero che si collega strettamente a quei dispositivi. La maggior parte dei musicisti si trova a svolgere una particolare attività del comporre, a cui si dedica sfruttando tecniche e soluzioni che hanno come scopo principale quello di proporre un suono, timbricamente interessante, lasciando che si formi nell'ascoltatore un'estetica singolare della musica composta.
Per chi non abbraccia (o abbraccia parzialmente) l'avventura elettronica tramite la parvenza della videoarte o di altri mezzi visivi, ha un compito nettamente più difficile nel trovare nuovi canali di sbocco dei suoni, vista la maturità del settore. Costoro devono fare un grosso sforzo per evitare una facile retorica e indurre una decente estetica che si auspicherebbe quanto più condivisa nell'audiance: l'ingegno passa attraverso le sculture sonore, gli avvitamenti timbrici e l'intelligente creazione di trame e tessiture. Per molti di loro si rende quasi necessario un incontro con la disciplina accademica, più che altro alla ricerca di convergenze del pensiero.
Un lavoro interessante si svolge sul processing e sulla manipolazione, come succede nella testimonianza discografica di Marco Ferrazza in Citizen: da tempo i musicisti elettronici di mezzo mondo si sono sodomizzati sulle qualità e proprietà sonore delle elaborazioni estraibili da una consolle di spinotti e manopole, cercando di produrre una convicente teoria della decostruzione sonora che possa riallacciare anche tematiche filosofiche e disamine del pensiero sulla società in cui viviamo. Citizen ne produce una propria, che se volessimo descrivere con un paragone sensoriale, somiglierebbe in prima istanza alla sensazione sonora prodotta da un finestrino aperto di un'auto in corsa, con vento in prominenza. E' la turbolenza che si impone attraverso i suoni/rumori, un'attività del mescolare e confondere, che almeno in due episodi restituisce molto di più di una sbrigativa accelerazione dei suoni: Latina lancia i soliti segnali di pericolo tra bimbi ignari che giocano, un polifemico afflato sinfonico e tanti rumori sradicati alla normalità (onde sintetiche che si amplificano, eliche di elicottero che sorvolano, sontuose ferraglie sonore in movimento), mentre la finale Scenario si inerpica in un ronzio costante che copre/affianca un drone amplificato (un rumore che sembra simulare il passaggio di un aereo), tensione-distensione che dà posto a spazializzazioni di suoni da scantinato che deducono un passaggio difficoltoso, quando poi alla fine una calma decisamente attraente, delinea un punto di arrivo, un fine corsa che esaurisce la "narrazione" e l'impronta semiotica della musica.
Il resto del cd è più istintivo e non dà nessuna chance alla riflessione: il rimasticamento atonale è sempre molto pronunciato, nonostante gli srotolamenti elettronici diventino più caustici. Tuttavia il caos è opprimente, senza speranza, canalizzato in vortici di farraginosità che mettono una camicia di forza ai suoni (vedi Fluttuazioni)." Ettore Garzia, Percorsi Musicali, 2018.
"(...) Al suo terzo lavoro solista il giovane sperimentatore sposta l'attenzione dall'ecosistema relazionale uomo - natura - tecnologia ("Inextricable", 2015) alla dimensione del sound-scape urbano. Le masse sonore sono più pesanti, anche se trattate in modo da far emergere suoni d'ambiente, che talora mantengono tratti naturalistici (Citizen), e restando sempre plastiche e polimorfe (Omen). Lo spettro timbrico ha nuances industrial (Latina), assenti le contaminazioni classiche che attraversano "Curvature", il lavoro dello scorso anno. Atmosfere sature, per descrivere con sguardo scientifico lo spaesamento e la perdita di identità (Scenario). Formalmente inattaccabile, sconta un poco il suo rigore tenendosi distante e algido. (6/7)" Dionisio Capuano, Blow Up, 2018.
"(...) La terza tappa del suo itinerario creativo tra suoni concreti, conduce Marco Ferrazza in un contesto nel quale la presenza umana si colloca quale ulteriore fonte acusmatica, accanto alle tante altre oggetto di trattamento e giustapposizione da parte dell’artista sardo.
Il “Citizen” di Ferrazza è dunque tanto il percettore del microcosmo di frequenze, spesso ridotte a sibili e minute vibrazioni, che lo circonda, quanto il soggetto che le emette, calato nella dimensione metropolitana della title track iniziale, o esso stesso protagonista di vocalizzi pienamente saldati con disturbi ed effetti distopici (“Latina”).
Laddove la prima parte del lavoro insiste su ampiezze sonore sorprendentemente acute, il suo sviluppo torna nell’alveo di iterazioni più basse (“Omen”), il cui andamento sinusoidale (“Fluttuazioni”) inverte i piani dell’operazione di soundscaping di Ferrazza, lasciando infine affiorare un fondale brulicante di vibrazioni e microsuoni (“Scenario”).
Mentre tutto in “Citizen” è accuratamente calibrato per restituire una sequenza di immagini della quale pare di sentire scorrere la pellicola sulla quale sono state impresse, lungo i suoi quasi cinquanta minuti di durata si percepisce l’approccio naturalistico e in qualche misura “free” di Ferrazza, che si conferma scultore di suoni acuto e sensibile." Raffaello Russo, Music Won't Save You, 2018.
"(...) Like with his previous release there is not a lot we learn about Marco Ferrazza, who calls himself a composer and performer of electro-acoustic music. Previously we heard his release on Luscinia Discos, ‘Inextricable’ (Vital Weekly 999). On his website you can find a long ‘statement’ from him in which he says that his “work is based on a process of re-codification of concrete sounds by means of electronic manipulation” and that “everything in the world is sound”, which I guess sums up what he does, although I surely recommend reading it all as it pretty interesting. He goes about with a recorder and records whatever he can; children playing on the street, church bells, traffic and in his studio he uses whatever technology to effectively alter those recordings and put all of these processed forms together, sometimes combined with whatever residual sound of the original scattered throughout the original. As before I can easily see a relationship between the work of Ferrazza and composers who release their work on Empreintes Digitales, but with some differences. I think that the pieces composed by Ferrazza are a bit shorter and while I am not fully versed in the rules of acousmatic composing, I would think that Ferrazza is the odd man out in that world. I seem to detect a sort of punk-rock approach to his work, where a touch of industrial music (to avoid the word ‘noise’) is never far away. Ferrazza doesn’t seem to particular care about nuances and rather throws his sound thick and far. Then there is surely something dark and sinister in his work, not very often seen in the world of academics; or at least not to this extent. Throughout this is an excellent release. I wonder how his work is received in the academic world." FdW, Vital Weekly n.1125, 2018.
01 _ Citizen 8:18
02 _ Latina 10:12
03 _ Omen 7:51
04 _ Arousal 8:13
05 _ Fluttuazioni 6:28
06 _ Scenario 8:06
(C) + (P) 2018
Marco Ferrazza _ electronic _ recordings _ processing
Marco Ferrazza is a musician and composer of electroacoustic music whose pieces have been performed in the main international music research festivals. This album collects some of his most recent acousmatic works. From his own words: "My work is based on a process of re-codification of concrete sounds by means of electronic manipulation. This process allows me to intervene in the world by entering into it what I have received and elaborated from the world itself, that is to say my cultural sphere, and to start a way of communication with my fellow men who go beyond the limits, natural and necessary, of the verbal language. So I make compositions and installations where recall with the real is never completely concealed but can be presented through analogies and contrasts, or by sound performances in which the vital and “narrative” element is definitely present". The album was composed between 2014 and 2016 and mastered by The Norman Conquest.
For more info:
www.marcoferrazza.com
"(...) Like with his previous release there is not a lot we learn about Marco Ferrazza, who calls himself a composer and performer of electro-acoustic music. Previously we heard his release on Luscinia Discos, ‘Inextricable’ (Vital Weekly 999). On his website you can find a long ‘statement’ from him in which he says that his “work is based on a process of re-codification of concrete sounds by means of electronic manipulation” and that “everything in the world is sound”, which I guess sums up what he does, although I surely recommend reading it all as it pretty interesting. He goes about with a recorder and records whatever he can; children playing on the street, church bells, traffic and in his studio he uses whatever technology to effectively alter those recordings and put all of these processed forms together, sometimes combined with whatever residual sound of the original scattered throughout the original. As before I can easily see a relationship between the work of Ferrazza and composers who release their work on Empreintes Digitales, but with some differences. I think that the pieces composed by Ferrazza are a bit shorter and while I am not fully versed in the rules of acousmatic composing, I would think that Ferrazza is the odd man out in that world. I seem to detect a sort of punk-rock approach to his work, where a touch of industrial music (to avoid the word ‘noise’) is never far away. Ferrazza doesn’t seem to particular care about nuances and rather throws his sound thick and far. Then there is surely something dark and sinister in his work, not very often seen in the world of academics; or at least not to this extent. Throughout this is an excellent release. I wonder how his work is received in the academic world." FdW, Vital Weekly n.1125, 2018.
"(...) Interessante lavoro di Marco Ferrazza nell’ambito dell’elettronica acusmatica e concreta, musica con una spiccata vena sinfonica che le dà un particolare respiro: sei brani per cinquanta minuti che sono una vera e propria odissea sonora, tra brusii e scricchiolii di alte frequenze o field recordings, per un veloce e continuo turbine di idee dove tutto è suono manipolato e lavorato con attenzione certosina. Questo Citizen esce su Setola Di Maiale che, rispondendo alla propria definizione di etichetta senza preconcetti musicali, si dedica ad un qualcosa di maggiormente elettronico rispetto all’improvvisazione tra il free jazz e la contemporanea di altre sue uscite: distanza solo apparente, in quanto l’approccio utilizzato da Ferrazza mi pare molto vicino all’improvvisazione e il suo suono vivo e acceso ricorda in più passaggi l’impeto di certi fiati utilizzati in modo molto “libero”, anche se qui si tratta di processare segnali audio. Avrei piacere di ascoltare questi brani in un contesto dal vivo con un impianto acusmatico degno di tale nome, dove poter godere al meglio di queste composizioni molto movimentate e avvolgenti: i mille riverberi di questi suoni meritano infatti massima attenzione e volumi alti, per cogliere l’universo magico che contengono." Emiliano Grigis, Sodapop, 2018.
"(...) Terza uscita di approccio concreto/acusmatico per il compositore elettroacustico Marco Ferrazza. Che in Citizen, rispetto al precedente “Inextricable” del 2015, organizza le masse di field recordings e l'apparato elettronico astral/cortocircuitante, in modalità (organico/minimale): battito d'ali sinfonico. Osservazioni e spunti ambientali in progressivo disfacimento, tra rintocchi metallici, voci in lontananza, echi ed estrazioni. Ampie e persuasive distese di batterico, sfrigolante, cinema per l'orecchio (espanso in filigrana di sinewaves, grilli, rimbombi, reverse, inceppamenti da interno angusto e sciabordio di acque in giusto dosaggio). Il circostante (in sensibile fase post, alterato/sostituito), in arcaica ricodifica preverbale. Coinvolgente, straniante narrazione Citizen." Marco Carcasi, Kathodik, 2018.
"(...) L'arte della manipolazione e del rivolgimento sonoro. Non è pleonastico sottolineare che l'elettronica abbia fornito mezzi diversificati per la creazione artistica. In un infinito arsenale di mezzi a disposizione, ogni musicista ha scelto quelli più opportuni per esaudire un pensiero che si collega strettamente a quei dispositivi. La maggior parte dei musicisti si trova a svolgere una particolare attività del comporre, a cui si dedica sfruttando tecniche e soluzioni che hanno come scopo principale quello di proporre un suono, timbricamente interessante, lasciando che si formi nell'ascoltatore un'estetica singolare della musica composta.
Per chi non abbraccia (o abbraccia parzialmente) l'avventura elettronica tramite la parvenza della videoarte o di altri mezzi visivi, ha un compito nettamente più difficile nel trovare nuovi canali di sbocco dei suoni, vista la maturità del settore. Costoro devono fare un grosso sforzo per evitare una facile retorica e indurre una decente estetica che si auspicherebbe quanto più condivisa nell'audiance: l'ingegno passa attraverso le sculture sonore, gli avvitamenti timbrici e l'intelligente creazione di trame e tessiture. Per molti di loro si rende quasi necessario un incontro con la disciplina accademica, più che altro alla ricerca di convergenze del pensiero.
Un lavoro interessante si svolge sul processing e sulla manipolazione, come succede nella testimonianza discografica di Marco Ferrazza in Citizen: da tempo i musicisti elettronici di mezzo mondo si sono sodomizzati sulle qualità e proprietà sonore delle elaborazioni estraibili da una consolle di spinotti e manopole, cercando di produrre una convicente teoria della decostruzione sonora che possa riallacciare anche tematiche filosofiche e disamine del pensiero sulla società in cui viviamo. Citizen ne produce una propria, che se volessimo descrivere con un paragone sensoriale, somiglierebbe in prima istanza alla sensazione sonora prodotta da un finestrino aperto di un'auto in corsa, con vento in prominenza. E' la turbolenza che si impone attraverso i suoni/rumori, un'attività del mescolare e confondere, che almeno in due episodi restituisce molto di più di una sbrigativa accelerazione dei suoni: Latina lancia i soliti segnali di pericolo tra bimbi ignari che giocano, un polifemico afflato sinfonico e tanti rumori sradicati alla normalità (onde sintetiche che si amplificano, eliche di elicottero che sorvolano, sontuose ferraglie sonore in movimento), mentre la finale Scenario si inerpica in un ronzio costante che copre/affianca un drone amplificato (un rumore che sembra simulare il passaggio di un aereo), tensione-distensione che dà posto a spazializzazioni di suoni da scantinato che deducono un passaggio difficoltoso, quando poi alla fine una calma decisamente attraente, delinea un punto di arrivo, un fine corsa che esaurisce la "narrazione" e l'impronta semiotica della musica.
Il resto del cd è più istintivo e non dà nessuna chance alla riflessione: il rimasticamento atonale è sempre molto pronunciato, nonostante gli srotolamenti elettronici diventino più caustici. Tuttavia il caos è opprimente, senza speranza, canalizzato in vortici di farraginosità che mettono una camicia di forza ai suoni (vedi Fluttuazioni)." Ettore Garzia, Percorsi Musicali, 2018.
"(...) Al suo terzo lavoro solista il giovane sperimentatore sposta l'attenzione dall'ecosistema relazionale uomo - natura - tecnologia ("Inextricable", 2015) alla dimensione del sound-scape urbano. Le masse sonore sono più pesanti, anche se trattate in modo da far emergere suoni d'ambiente, che talora mantengono tratti naturalistici (Citizen), e restando sempre plastiche e polimorfe (Omen). Lo spettro timbrico ha nuances industrial (Latina), assenti le contaminazioni classiche che attraversano "Curvature", il lavoro dello scorso anno. Atmosfere sature, per descrivere con sguardo scientifico lo spaesamento e la perdita di identità (Scenario). Formalmente inattaccabile, sconta un poco il suo rigore tenendosi distante e algido. (6/7)" Dionisio Capuano, Blow Up, 2018.
"(...) La terza tappa del suo itinerario creativo tra suoni concreti, conduce Marco Ferrazza in un contesto nel quale la presenza umana si colloca quale ulteriore fonte acusmatica, accanto alle tante altre oggetto di trattamento e giustapposizione da parte dell’artista sardo.
Il “Citizen” di Ferrazza è dunque tanto il percettore del microcosmo di frequenze, spesso ridotte a sibili e minute vibrazioni, che lo circonda, quanto il soggetto che le emette, calato nella dimensione metropolitana della title track iniziale, o esso stesso protagonista di vocalizzi pienamente saldati con disturbi ed effetti distopici (“Latina”).
Laddove la prima parte del lavoro insiste su ampiezze sonore sorprendentemente acute, il suo sviluppo torna nell’alveo di iterazioni più basse (“Omen”), il cui andamento sinusoidale (“Fluttuazioni”) inverte i piani dell’operazione di soundscaping di Ferrazza, lasciando infine affiorare un fondale brulicante di vibrazioni e microsuoni (“Scenario”).
Mentre tutto in “Citizen” è accuratamente calibrato per restituire una sequenza di immagini della quale pare di sentire scorrere la pellicola sulla quale sono state impresse, lungo i suoi quasi cinquanta minuti di durata si percepisce l’approccio naturalistico e in qualche misura “free” di Ferrazza, che si conferma scultore di suoni acuto e sensibile." Raffaello Russo, Music Won't Save You, 2018.
01 _ Citizen 8:18
02 _ Latina 10:12
03 _ Omen 7:51
04 _ Arousal 8:13
05 _ Fluttuazioni 6:28
06 _ Scenario 8:06
(C) + (P) 2018