CINQUE GALLI IN FUGA (PER TACER DEL SESTO)
THE FIVE ROOSTERS (Mario Arcari, Martin Mayes, Massimo Falascone, Roberto Del Piano, Stefano Giust)
SOLD OUT
Mario Arcari _ sax soprano curvo
Massimo Falascone _ sax alto _ sax baritono _ ipad
Martin Mayes _ corno
Roberto Del Piano _ basso elettrico
Stefano Giust _ batteria _ piatti _ oggetti
ospite speciale nei brani 10 e 11
Paolo Falascone _ percussioni _ rumori _ effetti speciali
The Five Roosters è un super gruppo come si diceva una volta, dove i musicisti hanno una lunga storia di musica e collaborazioni. Andiamo per ordine. Mario Arcari è un musicista dagli ampi orizzonti con tantissime esperienze: ha suonato con Barre Phillips e Steve Lacy, per citare solo un paio di nomi, ma anche con Ivano Fossati e in "Anime Salve" di Fabrizio De Andrè, con cui collaborerà anche alla rappresentazione live, ed è stato membro fondatore del Gruppo Folk Internazionale assieme a Moni Ovadia. Martin Mayes è tra i massimi musicisti di corno, membro fondatore del London Musicians' Collective e collaboratore di un numero impressionante di artisti tra cui ricordiamo solo la Music Improvisation Company di Derek Bailey e Evan Parker, la Spontaneous Music Orchestra, la Cecil Taylor European Orchestra. Oggi è membro stabile - fin dalla prima edizione - della ormai più che stabile Italian Instabile Orchestra. Massimo Falascone si fa conoscere nello storico Gruppo Contemporaneo di Guido Mazzon, alla sua seconda riconciliazione (metà anni '80), che è nei primissimi anni '70 il primo gruppo free jazz di Milano e secondo in Italia solo al gruppo free del leggendario Mario Schiano (1966). Da allora collabora con i massimi musicisti delle avanguardie, lavorando anche per il teatro. Roberto Del Piano arriva anche lui dal Gruppo Contemporaneo, fin dagli esordi (poi sarà nel Trio Idea di Gaetano Liguori, con Three Uncles insieme a Marcello Magliocchi e Matthias Boss) e si può affermare per cronaca che è stato il primo in Italia a usare il basso elettrico in modo non convenzionale, anzichè il contrabbasso, ed è tra i primi fuori dai nostri confini (Pastorius ancora non si conosceva e Miles Davis aveva da poco inaugurato la sua stagione elettrica). Stefano Giust sono io, quello che scrive qui e già molto ha scritto in queste pagine, declino perciò ogni responsabilità a raccontarmi. La musica del disco - cha ha una sorpresa all'interno - è un mare di suoni, un fiume in piena che sfocia qualche volta in sconosciuti laghetti notturni. È una musica brillante che si lascia ascoltare e riascoltare. Questi pezzi sono libere improvvisazioni e sono stati registrati allo Studio Mu.Rec. (ex Studio Barigozzi, storico studio milanese fondato nel 1975, dove hanno registrato attraverso gli anni Braxton, Bill Dixon, Tony Oxley, Cecil Taylor, Dizzy, Chet Baker, Waldron, Lacy, Paul Motian, Paul Bley, Gary Peacock, Altschul...). La registrazione è stata effettuata in una giornata di metà dicembre 2012, dal grande tecnico del suono Paolo Falascone, che anche suona come ospite in due tracce. Il gruppo e questa produzione nascono da una felice idea di Roberto Del Piano.
"(...) Nonostante sorga il sospetto del riferimento al pollame ideologico dei musicisti del El Gallo Rojo [non è così, ndt], qui il tutto si svolge nella più logica e benefica pratica improvvisativa; pieno di vitalità ed inventiva, si avvale anche di alcuni effetti (Massimo ad esempio, enucleando logiche musicali alla Braxton, inserisce suoni presi dagli IPAD)." Ettore Garzia, Percorsi Musicali, 2014.
"(…) Partiamo dalla line-up per riscoprire ancora una volta una scena, quella del free milanese anni '70. Iniziamo dal brillante bassista elettrico Roberto Del Piano, un passato nel Gruppo Contemporaneo di Mazzon, così come nel Trio Idea di Liguori e attualmente impegnato in un collateral molto vispo come Three Uncles con Marcello Magliocchi e l'incredibile violinista Matthias Boss. Il suo basso ha una pastosità tutta anni '70, ma se si pensa al Fender Jazz di Pastorius si perde di vista l'ambito più libero e informale dei cinque galletti rispetto a quegli altri mondi. Attorno a Del Piano, anima di questo avventuroso progetto neo-radicale, il sassofonista Mario Arcari, uno che ha fatto convivere nella propria storia sia De André che Steve Lacy; Martin Mayes cornista già nella Company di Derek Bailey che nell'Italian Instabile; Massimo Falascone, anche lui con il Gruppo Contemporaneo e decine di altri progetti successivi, e infine Stefano Giust, il più giovane, ma ormai certamente propulsore della rivitalizzazione della scena improvvisata e dell'out-jazz italiano. Un power quintet che sembra suonare insieme da sempre: orientamenti non pianificati, ma perfetta l'intesa che riesce a scaturire con estrema lucidità (e creatività) nell'attimo stesso in cui le cose accadono. Un disco che si offre nel revival di una stagione gloriosa come quella del free di quarant'anni fa. Quel tipo di approccio per linee, pur richiamando il senso armolodico ornettiano più che certe altre esplorazioni sonore corpuscolari, viene esaltato da una grandissima fisicità che è certamente la qualità migliore riscoperta da questi musicisti. Basti ascoltare la brillantissima sezione ritmica che esalta un'intesa basso/batteria davvero invidiabile, per convincersi del fatto che set di improvvisazioni come queste lasciano un segno tra i tanti progetti che oggi vengono prodotti in materia." Michele Coralli, Blow Up 2013.
"(...) A 12-part suite that concentrates more on the journey’s details than its destination, Cinque Galli in Fuga, is unabashed free-form improvisation that somehow suggests the superiority of taste over the other senses. Without a proper knowledge of Italian idioms, the in-joke behind the title, loosely translated as “Five Roosters Escape”, plus the symbolism of musicians describing themselves as “roosters” may be best left to linguists or perhaps psychiatrists. Instead concentrate on the soloing and interaction among five top Italian-based improvisers. In the front line the textural contrast is between Scottish-born Turin resident Martin Mayes, French hornist with the Italian Instabile Orchestra, and the alto and baritone saxophones of Massimo Falascone, known for his membership in trumpeter Guido Mazzon’s Gruppo Contemporaneo. Most of the tracks also feature additional contributions from soprano saxophonist Mario Arcari, who besides playing with the likes of bassist Barre Phillips was a founding member of Gruppo Folk Internazionale. An associate from Gruppo Contemporaneo, electric bassist Roberto Del Piano gives a distinctive sliding bottom to many of the tunes, while Pordenone, Italy-based, Swiss-born Stefano Giust, who has worked with saxophonists such as Carlo Actis Dato and Gianni Gebbia, is the drummer. Paolo Falascone adds percussion and effects to the final two tracks, although the question of whether he too is poultry is left unanswered. In essence, the instant compositions don’t really make an impact until mid-way through the session, after individual parameters have been established. Still mostly linear, the elaboration of the performance architecture is dependent on the exquisitely shaded harmonies arising from matching Mayes’ graceful and restrained lines with what appear to be curvaceous, yet ill-tempered reed bites from the sax players. As the sequences split apart or adhere on “Gallo Max” and “Gallo Bob” at varied times and tempos, the effect is not unlike highway driving with an Italian – although a bit safer. This strategy is mostly confirmed with the rest of the disc, with both reedists outputting disjointed notes and discursive patterns, climaxing in upwards-swelling pedal point stops from Falascone’s bari on “Il ritorno di Gallo Mario”. Standing out from the collusion are Del Piano’s guitar-like facility on electric bass and tremolo grace notes from the hornist which serve as stabilizing and melody-directing motions for the saxophonists’ snorts, cries and bites. Del Piano’s bass string erudition is also prominent on “Gallo Paolo si unisce alla fuga, Gallo Mario è andato a preparare la cena per tutti (parte 1a)” [whew!], as his diminishing thumps and pulses tersely delineate the theme in contrast to the wordy title. This is the CD’s genuine climax, despite the selections which follow. “Gallo’... etc” synthesizes oscillations and parade-ground-like drum beats to move the suite to distinctive and wholly satisfying end. While it might be difficult to convey exactly what goes on during Cinque Galli in Fuga, different sequences adhere enough so that the final product is as rousing as the sounds made by the band members feathered namesakes." Ken Waxman, Jazz Word, 2014.
"(...) Trois souffleurs, soit deux sax, Mario Arcari et Massimo Falascone et un cor, Martin Mayes, une basse électrique jouée par Roberto Del Piano et à la batterie, Stefano Giust, le responsable du label Setola di Maiale. Ce quintet et cette histoire de poulailler auraient pu être somme toute assez banale. La sacro-sainte formule orchestrale du free-jazz: un tandem basse batterie et des souffleurs. Fort heureusement, ces improvisateurs ont eu la bonne idée de remettre une série de poncifs en question en coordonnant leurs actions et réactions réciproques à l’aune de l’expérience collective de l’improvisation libre européenne. Donc pas de thème, pas de solo, pas d’accompagnateur, pas de section rythmique. On joue tous ensemble mais pas tous en même temps. D’abord le batteur percute une batterie sur laquelle sont réparties des objets percussifs, sollicite les cymbales amorties, le rebord de la caisse claire, ses frappes sont multiples et nous font entendre des timbres variés, voire contradictoires. Un crépitement organique qui accélère et ralentit autour d’une pulsation implicite et rarement soulignée. Il semble complètement concentré sur une logique délirante comme s’il se fichait du reste. Et pourtant, on entend clairement que ses tourneries ferraillantes et cliquetées font tenir l’édifice. Donc points de solos des souffleurs, mais de très courtes interventions conjointes, disjointes, télescopées ou sursautantes, coups de bec et bribes de mélodies distordues, ponctuées de silences répétés. Et une belle écoute. Au lieu de jouer tous ensemble et de surjouer au détriment de la lisibilité, on se relaie sur des demi-mesures, des points et des courbes. Eminemment collectif, un puzzle kaléidoscopique. Massimo intervient avec son IPad ajoutant une dimension électronique bruitiste bienvenue. Egos évacués, pas de formule mais une idée originale par morceau. Une douzaine, courts pour la plupart et deux au-delà des 10 minutes. La basse électrique de Roberto Del Piano se tortille dans les tréfonds avec un son légèrement trafiqué dans une démarche vraiment improvisée. Voilà un musicien original sur un instrument réputé « limité » aux bons offices rythmiques. J’apprécie!! Evidemment, le cor de Martin Mayes (ancien compagnon de Steve Beresford il y a quarante ans au Little Theatre Club) semble faire office de trombone raccourci et se meut avec bonheur entre les coups de bec d’Arcari, sax soprano courbé, et de Falascone, alto et baryton. Dans les plages 10 et 11, l’ingé son Paolo Falascone s’invite à la contrebasse. Paolo est le maître de céans chez Mu-Rec studio, ex studio Barigozzi. Ce studio historique milanais, fondé en 1975, a vu défiler Bill Dixon et Tony Oxley, Cecil Taylor, Dizzy, Chet Baker, Pieranunzi, Waldron, Lacy, Art Farmer, Paul Motian, Paul Bley et Gary Peacock, Konitz, Altschul et D’Andrea etc… Bref un lieu à tomber par terre où on enregistre encore avec des bandes magnétiques analogiques. J’ai vraiment un grand plaisir à écouter ces Cinq Poulets déjantés. Un disque original où l’imbrication ludique et créative prend le pas sur l’exploit individuel." Jean-Michel Van Schouwburg, Orynx-improvandsounds, 2014.
"(...) Tres sopladores: dos saxofones, Mario Arcari y Massimo Falascone y una trompa, Martin Mayes; un bajo eléctrico ejecutado por Roberto Del Piano, y en la batería, Stefano Giust, el responsable del sello Setola di Maiale. Este quinteto y esta historia del gallinero hubieran podido ser, al fin y al cabo, bastante común. La sacrosanta fórmula orquestal del free jazz: un tándem de bajo, batería e instrumentos de viento.
Afortunadamente, estos improvisadores tuvieron la buena idea de desafiar una serie de tópicos coordinando sus acciones y reacciones entre sí en términos de la experiencia colectiva de la improvisación libre europea. Así que no hay tema, ni el solo, ni acompañante, ni sección rítmica. Todos tocan juntos pero no todos al mismo tiempo. Primero, el batería percute un tambor en el que se distribuyen objetos de percusión, bate los platillos amortiguados, el reborde de la caja, sus golpes son múltiples y escuchamos timbres variados, incluso contradictorios. Un crujido orgánico que acelera y disminuye la velocidad alrededor de una pulsación implícita y raramente recalcada. Él parece completamente enfocado en una lógica delirante como si no le importara el resto. Y sin embargo, escuchamos claramente que sus giros irregulares y desiguales mantienen unido el edificio. Por lo tanto, nada de solos de los sopladores, sino intervenciones conjuntas muy cortas, desarticuladas, que chocan de frente o se sobresaltan, lengüetazos y fragmentos de melodías distorsionadas, marcadas de repetidos silencios. Y una buena escucha. En lugar de tocar juntos y tocar en exceso a costa de la legibilidad, se turnan en término medio, puntos y curvas. Eminentemente colectivo, un puzle caleidoscópico. Massimo interviene con su iPad agregando una dimensión electrónica de bienvenido ruido. Egos despejados, sin fórmula pero con una idea original por pieza. Una docena, en su mayoría cortas y dos más de 10 minutos. El bajo eléctrico de Roberto Del Piano se retuerce en las profundidades con un sonido ligeramente alterado en un enfoque verdaderamente improvisado. Aquí hay un músico original en un instrumento tan reputado como "limitado" a buenos oficios rítmicos. ¡¡Lo aprecio!! Obviamente, la trompa de Martin Mayes (ex compañero de Steve Beresford hace cuarenta años en el Little Theatre Club) parece actuar como un trombón acortado y se mueve con acierto entre los lengüetazos de Arcari, saxo soprano curvado, y de Falascone, alto y barítono. En las pistas 10 y 11, el ingeniero de sonido Paolo Falascone interviene con el contrabajo.
Paolo es el dueño de esta casa del estudio Mu-Rec, ex estudio Barigozzi. Este histórico estudio milanés, fundado en 1975, ha visto a Bill Dixon y Tony Oxley, Cecil Taylor, Dizzy, Chet Baker, Pieranunzi, Waldron, Lacy, Art Farmer, Paul Motian, Paul Bley y Gary Peacock, Konitz, Altschul y D'Andrea, etc... En resumen, un lugar para morir donde todavía se graba con cintas magnéticas analógicas.
Realmente disfruto escuchando estas cinco gallinas chifladas. Un disco original donde la imbricación lúdica y creativa tiene prioridad sobre el logro individual." Jean-Michel Van Schouwburg, traducción de Chema Chacón para Oro Molido #54, 2020.
01 _ Prologo 0:27
02 _ Galletti in cerca di libertà 1:40
03 _ Gallo Martino 3:46
04 _ Gallo Max 6:07
05 _ Gallo Bob 5:04
06 _ Gallo Mario non c'è più, preparando sta il ragù 6:19
07 _ Il ritorno di Gallo Mario 8:13
08 _ Santa Chiara al Monastero 11:21
09 _ Gallo Giusto 1:37
10 _ Gallo Paolo si unisce alla fuga, Gallo Mario è andato a preparare la cena per tutti (parte 1a) 10:08
11 _ Gallo Paolo si unisce alla fuga (parte 2a) 3:53
12 _ Epilogo 0:29
(C) + (P) 2013
SOLD OUT
Mario Arcari _ curved soprano sax
Massimo Falascone _ alto sax _ baritone sax _ ipad
Martin Mayes _ horn
Roberto Del Piano _ electric bass guitar
Stefano Giust _ drums _ cymbals _ objects
special guest on tracks 10 and 11
Paolo Falascone _ percussions _ noises _ special effects
The Five Roosters is what somebody call a "super group", where musicians have a long story of music and collaborations. Come to order. Mario Arcari is a musician with wide horizons and different experiences: he has played with Barre Phillips and Steve Lacy, to mention just few names, but also with song writers such as Ivano Fossati and Fabrizio De Andrè, where he plays in the well-known album "Anime Salve" and which will also collaborate with the live performance; he was a founding member of the Folk Group International, together with Moni Ovadia. Martin Mayes is one of the greatest musicians of horn, a founding member of the London Musicians' Collective and involved in a number of projects, as the Music Improvisation Company of Derek Bailey and Evan Parker, the Spontaneous Music Orchestra, Cecil Taylor European Orchestra. Today is a permanent member - since the first edition - of the Italian Instabile Orchestra. Massimo Falascone makes itself known in the historic Gruppo Contemporaneo lead by Guido Mazzon, in its second reconciliation (mid-80s). Gruppo Contemporaneo was, in the early 70s, the first free jazz combo of Milan - on an overview in Italy, the second group after legendary Mario Schiano (1966) -. Since then he cooperates with the greatest musicians of the avant garde and then works for theater's companies. Roberto Del Piano also comes from the early days of Gruppo Contemporaneo, then he will be in the Trio Idea of Gaetano Liguori, The Three Uncles with Marcello Magliocchi and Matthias Boss and more collaborations. It can be stated for the record that Roberto was the first in Italy to use the electric bass in an unconventional way, instead of the doublebass, and is among the first outside our borders (Pastorius was not yet known and Miles Davis had just opened its electric way). Stefano Giust here i am, but i wrote so much on this website, therefore I decline all responsibility to tell something about me. The music of the album is a sea of sounds, a river that flows, sometimes, into unknown nocturnal lakes. It's a brilliant music, that you can listen and listen again. These pieces are free improvisations and were recorded at Studio Mu.Rec. (ex Studio Barigozzi, the historical studio founded in 1975, where lots of giants have recorded, such as Braxton, Bill Dixon, Tony Oxley, Cecil Taylor, Dizzy, Chet Baker, Waldron, Lacy, Paul Motian, Paul Bley, Gary Peacock, Altschul...) in a snowy Milan, a day in mid-December, 2012, by the great sound engineer Paolo Falascone, which also plays as a guest, on two tracks. The ensemble and this production come from a happy idea of Roberto Del Piano.
"(...) A 12-part suite that concentrates more on the journey’s details than its destination, Cinque Galli in Fuga, is unabashed free-form improvisation that somehow suggests the superiority of taste over the other senses. Without a proper knowledge of Italian idioms, the in-joke behind the title, loosely translated as “Five Roosters Escape”, plus the symbolism of musicians describing themselves as “roosters” may be best left to linguists or perhaps psychiatrists. Instead concentrate on the soloing and interaction among five top Italian-based improvisers. In the front line the textural contrast is between Scottish-born Turin resident Martin Mayes, French hornist with the Italian Instabile Orchestra, and the alto and baritone saxophones of Massimo Falascone, known for his membership in trumpeter Guido Mazzon’s Gruppo Contemporaneo. Most of the tracks also feature additional contributions from soprano saxophonist Mario Arcari, who besides playing with the likes of bassist Barre Phillips was a founding member of Gruppo Folk Internazionale. An associate from Gruppo Contemporaneo, electric bassist Roberto Del Piano gives a distinctive sliding bottom to many of the tunes, while Pordenone, Italy-based, Swiss-born Stefano Giust, who has worked with saxophonists such as Carlo Actis Dato and Gianni Gebbia, is the drummer. Paolo Falascone adds percussion and effects to the final two tracks, although the question of whether he too is poultry is left unanswered. In essence, the instant compositions don’t really make an impact until mid-way through the session, after individual parameters have been established. Still mostly linear, the elaboration of the performance architecture is dependent on the exquisitely shaded harmonies arising from matching Mayes’ graceful and restrained lines with what appear to be curvaceous, yet ill-tempered reed bites from the sax players. As the sequences split apart or adhere on “Gallo Max” and “Gallo Bob” at varied times and tempos, the effect is not unlike highway driving with an Italian – although a bit safer. This strategy is mostly confirmed with the rest of the disc, with both reedists outputting disjointed notes and discursive patterns, climaxing in upwards-swelling pedal point stops from Falascone’s bari on “Il ritorno di Gallo Mario”. Standing out from the collusion are Del Piano’s guitar-like facility on electric bass and tremolo grace notes from the hornist which serve as stabilizing and melody-directing motions for the saxophonists’ snorts, cries and bites. Del Piano’s bass string erudition is also prominent on “Gallo Paolo si unisce alla fuga, Gallo Mario è andato a preparare la cena per tutti (parte 1a)” [whew!], as his diminishing thumps and pulses tersely delineate the theme in contrast to the wordy title. This is the CD’s genuine climax, despite the selections which follow. “Gallo’... etc” synthesizes oscillations and parade-ground-like drum beats to move the suite to distinctive and wholly satisfying end. While it might be difficult to convey exactly what goes on during Cinque Galli in Fuga, different sequences adhere enough so that the final product is as rousing as the sounds made by the band members feathered namesakes." Ken Waxman, Jazz Word, 2014.
"(...) Trois souffleurs, soit deux sax, Mario Arcari et Massimo Falascone et un cor, Martin Mayes, une basse électrique jouée par Roberto Del Piano et à la batterie, Stefano Giust, le responsable du label Setola di Maiale. Ce quintet et cette histoire de poulailler auraient pu être somme toute assez banale. La sacro-sainte formule orchestrale du free-jazz: un tandem basse batterie et des souffleurs. Fort heureusement, ces improvisateurs ont eu la bonne idée de remettre une série de poncifs en question en coordonnant leurs actions et réactions réciproques à l’aune de l’expérience collective de l’improvisation libre européenne. Donc pas de thème, pas de solo, pas d’accompagnateur, pas de section rythmique. On joue tous ensemble mais pas tous en même temps. D’abord le batteur percute une batterie sur laquelle sont réparties des objets percussifs, sollicite les cymbales amorties, le rebord de la caisse claire, ses frappes sont multiples et nous font entendre des timbres variés, voire contradictoires. Un crépitement organique qui accélère et ralentit autour d’une pulsation implicite et rarement soulignée. Il semble complètement concentré sur une logique délirante comme s’il se fichait du reste. Et pourtant, on entend clairement que ses tourneries ferraillantes et cliquetées font tenir l’édifice. Donc points de solos des souffleurs, mais de très courtes interventions conjointes, disjointes, télescopées ou sursautantes, coups de bec et bribes de mélodies distordues, ponctuées de silences répétés. Et une belle écoute. Au lieu de jouer tous ensemble et de surjouer au détriment de la lisibilité, on se relaie sur des demi-mesures, des points et des courbes. Eminemment collectif, un puzzle kaléidoscopique. Massimo intervient avec son IPad ajoutant une dimension électronique bruitiste bienvenue. Egos évacués, pas de formule mais une idée originale par morceau. Une douzaine, courts pour la plupart et deux au-delà des 10 minutes. La basse électrique de Roberto Del Piano se tortille dans les tréfonds avec un son légèrement trafiqué dans une démarche vraiment improvisée. Voilà un musicien original sur un instrument réputé « limité » aux bons offices rythmiques. J’apprécie!! Evidemment, le cor de Martin Mayes (ancien compagnon de Steve Beresford il y a quarante ans au Little Theatre Club) semble faire office de trombone raccourci et se meut avec bonheur entre les coups de bec d’Arcari, sax soprano courbé, et de Falascone, alto et baryton. Dans les plages 10 et 11, l’ingé son Paolo Falascone s’invite à la contrebasse. Paolo est le maître de céans chez Mu-Rec studio, ex studio Barigozzi. Ce studio historique milanais, fondé en 1975, a vu défiler Bill Dixon et Tony Oxley, Cecil Taylor, Dizzy, Chet Baker, Pieranunzi, Waldron, Lacy, Art Farmer, Paul Motian, Paul Bley et Gary Peacock, Konitz, Altschul et D’Andrea etc… Bref un lieu à tomber par terre où on enregistre encore avec des bandes magnétiques analogiques. J’ai vraiment un grand plaisir à écouter ces Cinq Poulets déjantés. Un disque original où l’imbrication ludique et créative prend le pas sur l’exploit individuel." Jean-Michel Van Schouwburg, Orynx-improvandsounds, 2014.
"(...) Tres sopladores: dos saxofones, Mario Arcari y Massimo Falascone y una trompa, Martin Mayes; un bajo eléctrico ejecutado por Roberto Del Piano, y en la batería, Stefano Giust, el responsable del sello Setola di Maiale. Este quinteto y esta historia del gallinero hubieran podido ser, al fin y al cabo, bastante común. La sacrosanta fórmula orquestal del free jazz: un tándem de bajo, batería e instrumentos de viento.
Afortunadamente, estos improvisadores tuvieron la buena idea de desafiar una serie de tópicos coordinando sus acciones y reacciones entre sí en términos de la experiencia colectiva de la improvisación libre europea. Así que no hay tema, ni el solo, ni acompañante, ni sección rítmica. Todos tocan juntos pero no todos al mismo tiempo. Primero, el batería percute un tambor en el que se distribuyen objetos de percusión, bate los platillos amortiguados, el reborde de la caja, sus golpes son múltiples y escuchamos timbres variados, incluso contradictorios. Un crujido orgánico que acelera y disminuye la velocidad alrededor de una pulsación implícita y raramente recalcada. Él parece completamente enfocado en una lógica delirante como si no le importara el resto. Y sin embargo, escuchamos claramente que sus giros irregulares y desiguales mantienen unido el edificio. Por lo tanto, nada de solos de los sopladores, sino intervenciones conjuntas muy cortas, desarticuladas, que chocan de frente o se sobresaltan, lengüetazos y fragmentos de melodías distorsionadas, marcadas de repetidos silencios. Y una buena escucha. En lugar de tocar juntos y tocar en exceso a costa de la legibilidad, se turnan en término medio, puntos y curvas. Eminentemente colectivo, un puzle caleidoscópico. Massimo interviene con su iPad agregando una dimensión electrónica de bienvenido ruido. Egos despejados, sin fórmula pero con una idea original por pieza. Una docena, en su mayoría cortas y dos más de 10 minutos. El bajo eléctrico de Roberto Del Piano se retuerce en las profundidades con un sonido ligeramente alterado en un enfoque verdaderamente improvisado. Aquí hay un músico original en un instrumento tan reputado como "limitado" a buenos oficios rítmicos. ¡¡Lo aprecio!! Obviamente, la trompa de Martin Mayes (ex compañero de Steve Beresford hace cuarenta años en el Little Theatre Club) parece actuar como un trombón acortado y se mueve con acierto entre los lengüetazos de Arcari, saxo soprano curvado, y de Falascone, alto y barítono. En las pistas 10 y 11, el ingeniero de sonido Paolo Falascone interviene con el contrabajo.
Paolo es el dueño de esta casa del estudio Mu-Rec, ex estudio Barigozzi. Este histórico estudio milanés, fundado en 1975, ha visto a Bill Dixon y Tony Oxley, Cecil Taylor, Dizzy, Chet Baker, Pieranunzi, Waldron, Lacy, Art Farmer, Paul Motian, Paul Bley y Gary Peacock, Konitz, Altschul y D'Andrea, etc... En resumen, un lugar para morir donde todavía se graba con cintas magnéticas analógicas.
Realmente disfruto escuchando estas cinco gallinas chifladas. Un disco original donde la imbricación lúdica y creativa tiene prioridad sobre el logro individual." Jean-Michel Van Schouwburg, traducción de Chema Chacón para Oro Molido #54, 2020.
"(...) Nonostante sorga il sospetto del riferimento al pollame ideologico dei musicisti del El Gallo Rojo [no, ndt], qui il tutto si svolge nella più logica e benefica pratica improvvisativa; pieno di vitalità ed inventiva, si avvale anche di alcuni effetti (Massimo ad esempio, enucleando logiche musicali alla Braxton, inserisce suoni presi dagli IPAD)." Ettore Garzia, Percorsi Musicali, 2014.
"(…) Partiamo dalla line-up per riscoprire ancora una volta una scena, quella del free milanese anni '70. Iniziamo dal brillante bassista elettrico Roberto Del Piano, un passato nel Gruppo Contemporaneo di Mazzon, così come nel Trio Idea di Liguori e attualmente impegnato in un collateral molto vispo come Three Uncles con Marcello Magliocchi e l'incredibile violinista Matthias Boss. Il suo basso ha una pastosità tutta anni '70, ma se si pensa al Fender Jazz di Pastorius si perde di vista l'ambito più libero e informale dei cinque galletti rispetto a quegli altri mondi. Attorno a Del Piano, anima di questo avventuroso progetto neo-radicale, il sassofonista Mario Arcari, uno che ha fatto convivere nella propria storia sia De André che Steve Lacy; Martin Mayes cornista già nella Company di Derek Bailey che nell'Italian Instabile; Massimo Falascone, anche lui con il Gruppo Contemporaneo e decine di altri progetti successivi, e infine Stefano Giust, il più giovane, ma ormai certamente propulsore della rivitalizzazione della scena improvvisata e dell'out-jazz italiano. Un power quintet che sembra suonare insieme da sempre: orientamenti non pianificati, ma perfetta l'intesa che riesce a scaturire con estrema lucidità (e creatività) nell'attimo stesso in cui le cose accadono. Un disco che si offre nel revival di una stagione gloriosa come quella del free di quarant'anni fa. Quel tipo di approccio per linee, pur richiamando il senso armolodico ornettiano più che certe altre esplorazioni sonore corpuscolari, viene esaltato da una grandissima fisicità che è certamente la qualità migliore riscoperta da questi musicisti. Basti ascoltare la brillantissima sezione ritmica che esalta un'intesa basso/batteria davvero invidiabile, per convincersi del fatto che set di improvvisazioni come queste lasciano un segno tra i tanti progetti che oggi vengono prodotti in materia." Michele Coralli, Blow Up 2013
01 _ Prologo 0:27
02 _ Galletti in cerca di libertà 1:40
03 _ Gallo Martino 3:46
04 _ Gallo Max 6:07
05 _ Gallo Bob 5:04
06 _ Gallo Mario non c'è più, preparando sta il ragù 6:19
07 _ Il ritorno di Gallo Mario 8:13
08 _ Santa Chiara al Monastero 11:21
09 _ Gallo Giusto 1:37
10 _ Gallo Paolo si unisce alla fuga, Gallo Mario è andato a preparare la cena per tutti (parte 1a) 10:08
11 _ Gallo Paolo si unisce alla fuga (parte 2a) 3:53
12 _ Epilogo 0:29
(C) + (P) 2013