INVENTUM
MAHAKARUNA QUARTET (Giorgio Pacorig, Gabriele Cancelli, Cene Resnik, Stefano Giust)
(Setola di Maiale non opera come distributore. Il titolo che segue include alcuni musicisti presenti nel catalogo setolare: è questa l'unica ragione per cui lo trovate qui)
CD digisleeve 6 pagine
Giorgio Pacorig _ pianoforte
Gabriele Cancelli _ cornetta
Cene Resnik _ sax
Stefano Giust _ batteria
Arrangiamenti di Giorgio Pacorig. Registrato dal vivo il 30 aprile 2016 presso Il Carso in Corso di Monfalcone, per la serie di concerti "Verso il 1° Maggio". Registrato, mixato e mastering di Iztok Zupan. Dalle note di copertina: "Il progetto "Verso il Primo Maggio", iniziato nel 2014, arriva alla sua terza edizione con questo lavoro di Giorgio Pacorig. Il percorso di questi anni è sempre quello del rapporto tra la musica ed il mondo del lavoro, vissuto da ogni artista in modo diverso ma sempre sentito e partecipato. I giorni odierni riservano scarso rispetto a quel tempo passato in fabbrica, nei campi o in tutte le attività che dovrebbero permetterci di acquisire una dignità per formare la nostra vita. Noi invece vogliamo portare questo omaggio, nella speranza che le note aiutino a riflettere su dove ci sta portando questo sempre maggiore distacco dalla nostra Storia." Maha Karuna significa grande compassione, in sanscrito. L'uomo che emerge dalla copertina non è un uomo, è una macchina.
"(...) Territorio fertile e da monitorare quello friulano, almeno per quanto riguarda il jazz: Gabriele Cancelli, qui alla cornetta, e Giorgio Pacorig, qui al piano, già assieme negli ottimi Maistah Aphrica (recuperate il loro disco d’esordio, ne vale davvero la pena, ne abbiamo parlato qui) formano un agguerrito quartetto con Cene Resnik ai sassofoni e Stefano Giust alla batteria.
Siamo nel bellissimo ma scivoloso territorio dell’improvvisazione, pur partendo da nuclei tematici molto forti (le canzoni sul lavoro). Questo gruppo però è una vera forza della natura e la navigazione procede senza alcun problema, tra isole che ricordano il continente Mu di Don Cherry (il finale della terza traccia) e il piglio malinconico e rivoluzionario della Liberation Music Orchestra di Charlie Haden (“Le 8 Ore”). Il primo pezzo, “Inventum”, apre il sipario su mondi che fanno pensare al recente disco dei Chicago London Underground con Mazurek e Hawkins, ma non svela ancora nulla, lasciandoci persi a vagare tra paludi contemporanee, ombre novecentesche e sentori di dramma e di caos incipiente (come una versione più educata e riduzionista di Alan Silva And His Celestrial Communion Orchestra) grazie ad un afflato felicemente impressionista. In “Auf Und Geht”, invece, un tema trascinante e sbilenco che sa di sarabanda alla Art Ensemble altezza Bap-Tizum viene messo in scena per poi essere sballottato in ogni dove da ficcanti e serrati dialoghi improvvisativi che trasformano la giungla in caos urbano, in città nuda. Trascinante e da riascoltare più e più volte, perché sa sempre svelare nuove prospettive e nuovi tesori. Ottimi i dialoghi e le scaramucce tra il sax robusto di Resnik e la cornetta ficcante di Cancelli, ricco e mai prevedibile il pianismo di Pacorig, libero e antiretorico Giust alla batteria. A un certo punto, durante l’ascolto dei nove minuti di questa traccia, si va completamente alla deriva, ma i nostri non perdono mai la bussola e affrontano la bufera con piglio sicuro: mentre piano e batteria montano e smontano armadi pieni di caos, i fiati cercano di mettere tra parentesi la tempesta oppure aggiungono furore al furore. Poi tutto si placa e sfocia nel tema de “Le 8 Ore”, commovente e riuscitissimo in questa veste free. Perché la musica libera e la bellezza di ciò che non è prevedibile e incasellabile sono una scelta politica, sempre più in questi tempi democratici e post-novecenteschi.
Il disco è una registrazione live effettuata a Monfalcone presso Il Carso in Corso il 30 aprile 2016, nell’ambito della serie di concerti “Verso il 1° Maggio”, quindi non c’è soluzione di continuità tra un brano e l’altro. Un lungo , fertile flusso di invenzioni, come un Rio delle Amazzoni che svela a ogni ansa nuove terre ed animali nascosti, per cui anche un canto dei gondolieri (“Il Canto Dei Battipali”) trova posto in questo viaggio, dove il filo (rosso) del lavoro serve a cucire tradizioni e folklori lontani (dal Brasile alle mondine) con estro e piglio combattivo e mai didascalico. Il modo migliore per omaggiare una tradizione , quella dei canti del lavoro, e una dignità che oggi da molti, troppi lati pare è messa sotto attacco. Invece che rispondere con inni e slogan forse sterili e vuoti, Mahakaruna Quartet (nelle antiche lingue indiane pali e sanscrito “Mahakaruna” significa “grande compassione”) stilano una dichiarazione d’amore per l’invenzione, usando quei materiali come punto di partenza per liberissime e coraggiose escursioni nei meandri di un free limpido e poetico (i dieci minuti de “Il Canto Dei Battipali”, dove il tema viene esposto dopo cinque minuti di preludio avant che non sa affatto di scontato, ma anzi fa risaltare in tutto il suo nitore il bel tema esposto poco dopo). Archie Shepp, Sunny Murray, Ronnie Boykins, tutto il catalogo Byg e quello Esp, insomma l’epoca aurea del free, questi paiono i riferimenti immediati, assieme alla scuola olandese (Misha Mengelberg?) e alla selvatica follia degli spietati e liricissimi Koch-Schütz e Studer (il libero gioco delle associazioni mi ha portato lì ascoltando “Labor”, anche se qui il clima è più classicamente free rispetto alle ansie elettroacustiche del trio svizzero ), per una musica che in realtà per un’ora abbondante ci parla una lingua con salde radici nella storia ma aperto al possibile, al futuro ed anche all’impossibile (la malinconia dolente di “Cantigas Do Maio”, del brasiliano José Alfonso).
Un disco molto bello e al quale ritornare nel tempo, suonato e composto da musicisti da seguire, senza riserve." Nazim Comunale, The New Noise, 2017.
"(...) L'associazione Nuovo Corso di Monfalcone affida dal 2014 a musicisti per lo più friulani (o dei paraggi) la realizzazione di un concerto, da tenersi rigorosamente il 1° maggio, centrato sui canti di lavoro (ovviamente anche di nuova composizione), il tutto con la relativa documentazione discografica. Nel 2016 è stata la volta di un quartetto con Gabriele Cancelli alla cornetta, lo sloveno Cene Resnik al sax tenore, Giorgio Pacorig al piano e Stefano Giust alla batteria. Imperversa qui maggiormente l'elemento improvvisato, a tratti anche turbolento, vociferante, ma a intermittenza maggiormente disposto verso quella cantabilità di stampo popolare che è tipica dei brani arrangiati per l'occasione da Pacorig. Un altro gran modo di "cantere" il lavoro." Bazzurro, Musica Jazz, Ottobre 2018.
"(...) Un percorso nel quale brani della tradizione popolare emergono come fantasmi tematici nelle improvvisazioni collettive. L'atmosfera è onirica: la ritmica polverizzata di Giust e la generale indeterminatezza armonica fanno sì che la musica fluttui sospesa come in un sogno dove vanno e vengono ricordi, frammenti di realtà e immagini fantastiche. Mentre ascoltiamo ci sembra di riconoscere Le Otto Ore, Addio Lugano Bella, Il Canto Dei Battipali ma sono trasfigurate e scheletriche in un pulviscolo di suoni e schegge melodiche. Il clima generale è di attonito spaesamento: l'uomo e il suo rapporto con il lavoro ai tempi dell'egemonia liberista, della precarizzazione e della solitudine dei salariatil. Il disco si intitola Inventum ed è come di consueto concluso da L'Internazionale." Flavio Massarutto, Il Manifesto, 2018.
"(...) In un continuum musicale dove la poetica più aperta dei nostri già ci appassiona e conquista, possiamo riconoscere splendidi temi trattati attraverso dialoghi serrati freschissimi, lenti ed appassionanti, feroci e velocissimi, che confermano ancora una volta la grande libertà espressiva dei componenti, i quali ammiccano ad un certo free jazz con puntatine alla musica contemporanea, ma sempre con una originalità colma di emozioni e cuore.” Estense, 2019.
"(...) I singoli brani, originariamente melodici, hanno una densità ‘industriale’, o ‘meccanica’ e così deviano l’estetica di questi pezzi popolari, fondendoli insieme in un unico processo. Eccellenti esempi sono Addio Lugano, 8 Ore e Canto Dei Battipali. La fusione dei due mondi è meglio riflessa nelle Cantigas Do Maio, dove la musica epica e allo stesso tempo melodica e sperimentale è alla ricerca di uno spazio sonoro più ampio. In questo modo, l’ascoltatore recepisce un messaggio significativo per i tempi in cui viviamo: le attrezzature del lavoro non sono più strumenti esclusivi, abbiamo persone che diventano disumanizzate; le macchine non sono più solo robot.” Nina Novak, Sigic, 2017.
"(...) La formazione di Inventum, un tradizionale quartetto con il sassofono dello sloveno Cene Resnik e la cornetta di Gabriele Cancelli, Pacorig al pianoforte e Stefano Giust alla batteria. La formazione—con un'ilare allusione a doppio senso—prende il nome di Mahakaruna Quartet, dal sanscrito Maha (grande) e Karuna (compassione), e mette in scena il terzo atto di un progetto, "Verso il Primo Maggio," ideato dall'associazione Nuovo Corso (che pubblica il disco) e che era stato preceduto da un lavoro per piano solo di Claudio Cojaniz e uno del quintetto Kaca, Sraka in Lev. La registrazione è un live del 30 aprile 2016, di nuovo a Monfalcone presso Il Carso in Corso, e Pacorig è impegnato al pianoforte, stavolta però in un contesto più complesso sia per l'ampiezza di formazione, sia perché l'improvvisazione – che resta la cifra della musica – nasce da canti di lavoro e ruota intenzionalmente attorno a essi. Gli esiti sono a dir poco entusiasmanti: musica vivida e pulsante, che attraversa trasversalmente gran parte della tradizione jazzistica – il free, la New Thing, la protesta anni Sessanta-Settanta – ma lo fa all'insegna della libera improvvisazione, ritrovando i temi qua e là, così da non dimenticare le ragioni del contendere, che sono a loro volta le ragioni del far musica da un punto di vista politico e sociale. Spettacolari tutti i protagonisti, con Resnik e soprattutto Cancelli in prima fila, e Giust a sostenere propulsivamente il magma sonoro. In questo contesto Pacorig (autore peraltro di tutti gli arrangiamenti) gode di ampia libertà e la sfrutta in particolar modo dal punto di vista timbrico, lavorando sulle corde e sui riverberi ("Auf Und Geht," la traccia più aggressivamente free) anche liberando la sua vena lirica (prima parte di "Le 8 ore," che poi si sviluppa in mille direzioni diverse), oppure operando alla tastiera con foga percussiva ("Addio Lugano," nella quale brilla per scelta di suoni Giust). Non mancano comunque i momenti lirici, in particolare nella bellissima "Cantigas de Maio". Disco notevolissimo, sul crinale tra la tradizione e l'improvvisazione radicale." Neri Pollastri, All About Jazz, 2018.
"(...) Critiquing the world of necessary, but often spirit-deadening work with an almost 70-minute improvisation, pianist Giorgio Pacorig’s arrangements for the Mahakaruna Quartet’s emphasize musical freedom at the expense of agit-prop. The happy result is that the music can be appreciated for the manner in which this Italian-Slovenian quartet sophistically handles the genre-bending material, no matter your politics.
Having worked with figures as disparate as Zeno de Rossi and Zlatko Kaučič, instigator Pacorig, whose concepts includes this session, one of a creative trilogy dealing with work, gathered fellow Baltic adventures to reify his concept. Other members of the group, whose name translates from Sanskrit as “compassion”, are: Italians, cornetist Gabriele Cancelli and drummer Stefano Giust, plus Ljubljana-based tenor saxophonist Cene Resnik. Divided into nine tracks on the label, each actually flows into the next with no obvious breaks.
No one is the leader here and it literally takes six minutes before the reed cries, brass mewls, drum shimmies and piano arpeggios segues into “Auf Und Geht”, which is more like a Freebop Film Noir soundtrack then a work song. Subsequently this theme quickly shatters into adjacent parts with the cornet tone roaming brassily upwards, the reed reaching klaxon-like power, kinetic runs from the pianist and clip-clop drumming together upping the excitement level. Linear movement relaxes and centres the exposition by “Le 8 Ore”, as this tension between riot and repose is maintained throughout. Early on, Cancelli-Resnik suggest the contrapuntal punch from a 1960s’ Sonny Rollins-Don Cherry duo, while Pacorig’s surging piano creates a complementary line ably backed by irregular darts and dances from Giust’s percussion set. Later a sequence such as “Canto Dei Battipali” is swiftly deconstructed with brass whinnies, slap-tongue saxophone blat and bell-ringing from the drummer, only to re-animate “Chores”, the next sequence, with mellow grace notes from Cancelli, harp-like interface from Pacorig, subtle hand drumming from Giust and a hint that the tune is going to segue into “Stranger in Paradise” any second, but don’t. Buoyant circus-music-like textures, gentle keyboard glissandi and horn peeps add up to a multphonic program that emphasizes honed technique over reordering of the work environment. With additional timbres ranging tambourine-like shakes and a reed whistle that could come from a demented soprano singer entered into the mix, satisfaction with the sonic program unequivocally masks any political message.
A polyphonic roller coaster trip, with all the thrills intact, Inventum should be celebrated for what it achieves musically, not the political and economic ideas it doesn’t simplistically define." Ken Waxman, Jazzword, 2018.
"(...) Spoj glasbe in dela. Mahakaruna Quartet je italijansko-slovenski sodobno jazzovski kvartet, v katerem ob pianistu Giorgiu Pacorigu, kornetistu Gabrielu Cancelliju in bobnarju Stefanu Giustu saksofon igra Cene Resnik.
Svet je doslej v največji meri preobrazila industrijska revolucija sredi 19. stoletja, medtem ko sta hrup in ropot, proizvedena s pomočjo strojev, zarisala povsem drugačno zvočno podobo. Toda če upoštevamo, da je ena glavnih komponent glasbe ritem, potem je mehanizacija prav tako prinesla tudi povsem novo glasbeno premišljevanje. Italijanski pianist in skladatelj Giorgio Pacorig, dejaven tako znotraj klasične kot jazzovske ter improvizirane glasbe, se je posvetil raziskovanju relacij med glasbo in delom, pri čemer skuša odkriti vezi z našo zgodovino. Ob sebi je zbral bobnarja Stefana Giusta, kornetista Gabriela Cancellija in slovenskega saksofonista Ceneta Resnika. Slednji je kot vodja projekta zavezan improvizaciji in svobodnejšim glasbenim oblikam, ki so hkrati kreativne in pogosto marginalne. inventum, kot se imenuje album, in ta prinaša živ posnetek koncerta s konca lanskega aprila (posnel ga je Iztok Zupan), predstavlja tretje poglavje projekta Towards the 1st of May, katerega se je Giorgio Pacorig lotil leta 2014.
Zasedba se je poimenovala Mahakaruna Quartet in se tako kot Cene Resnik vsaj v manjši meri posveča meditaciji. Gre namreč za glasbo, ki je plod trenutnega navdiha in je zavezana drzni spontanosti, pri čemer raziskuje območja znotraj določenih meja posameznega koncepta. V tem primeru torej nadvse programsko zastavljenega, saj je ta povezan z delovnimi procesi. V središče je gotovo postavljeno raziskovanje zvoka posamičnih časovnih in prostorskih dimenzij, pri tem pa morajo glasbeniki slediti izključno svojim občutjem in drug drugemu. Izraz mahakaruna sicer izhaja iz sanskrta, starega indijskega jezika: maha pomeni »veliki«, karuna pa ubeseduje sočustvovanje do vsega živega. Kar je sicer v nasprotju z robotizacijo, ki grobo posega v naravno okolje, vendar glasba nadvse dobro prehaja med obema svetovoma in dopolnjuje naravne zvoke z mehanskimi.
Melodika posameznih skladb pogosto posega v gostoto industrijskih zvokov, oziroma še drugače, kaotičnost posnemanja mehanizacije prekinja estetiko same glasbe, a se oba ta svetova mestoma spajata. Odlična primera sta skladbi Addio Lugano z močno motiviko saksofona in Chores, kjer ista vloga pripade kornetu, medtem ko v Le 8 Ore in Canto Dei Battipali prevladujejo klavirske pasaže, bobni pa vseskozi ohranjajo močno ritmično vlogo. Zlitje obeh svetov se najbolje odraža v kompoziciji Cantigas Do Maio, sočasno melodično in eksperimentalno naravnani glasbeni epopeji, ki s pomočjo solističnih inštrumentov ohranja melodiko, a hkrati išče podporo v širšem zvočnem prostoru. Na ta način skuša poslušalcu predati bistveno sporočilo časa, v katerem živimo: mehanizacija ni več izključno prvina orodij, saj smo ljudje postali povsem razčlovečeni in stroji niso več le roboti. Stroji smo ljudje. Vprašanje, ki se ob tem poraja, se glasi: kaj ločuje prve od drugih? Zmožnost čustvovanja in občutenja? In če iz tega povzamemo edini možni zaključek: ker se čustva najmočneje izražajo prav skozi glasbo in ostale kreativne procese, nam torej ne preostane drugega, kot da, vsaj če želimo ohraniti tiso troho humanosti, ki nam je še ostala, vlagamo edino in izključno v umetnost." Nina Novak, Sigic, 2017.
01 _ 00:00 _ Inventum 6:16
02 _ 06:16 _ Auf Und Geht 9:09
03 _ 15:25 _ Le 8 Ore 11:53
04 _ 27:18 _ Addio Lugano 4:48
05 _ 32:06 _ Canto Dei Battipali 10:01
06 _ 42:07 _ Chores 5:07
07 _ 47:14 _ Labor 8:52
08 _ 56:06 _ Cantigas Do Maio 7:17
09 _ 64:23 _ L'Internazionale 4:16
(C) + (P) 2017
(Setola di Maiale does not operate as an official distributor of recorded materials; some of the following artists are also contained in our music catalogue and that's the reason why you find this title in this section)
CD digisleeve 6 pages
Giorgio Pacorig _ piano
Gabriele Cancelli _ cornet
Cene Resnik _ sax
Stefano Giust _ drums
Arrangement by Giorgio Pacorig. Recorded live on April 30th, 2016 at Il Carso in Corso, Monfalcone, for "Verso il I° Maggio" concert series. Sound engineer: Iztok Zupan. From the sleeve notes: "This work by Giorgio Pacorig is the third chapter of the project "Towards the 1st of May", which was started in 2014. The direction followed over these years has always taken into account the relationship between music and the world of work; an experience lived by each artist in his own way, heart-felt and actively involved. Today there is little consideration for the time one spends in the factory, in the fields, or in any activities from which we are supposed to acquire the dignity necessary to shape our lives. By offering this tribute in music, we hope that these music notes may help us ponder on the ever-growing detachment between us and our history, and where it could lead us to." Maha Karuna means great compassion from Pali and Sanskrit, the old indian language. Maha is great or big and Karuna is compassion for every living being. Since we all suffer from many different causes in this world. Note, the man that emerging on the cover is not a man, it’s a machine.
"(...) Critiquing the world of necessary, but often spirit-deadening work with an almost 70-minute improvisation, pianist Giorgio Pacorig’s arrangements for the Mahakaruna Quartet’s emphasize musical freedom at the expense of agit-prop. The happy result is that the music can be appreciated for the manner in which this Italian-Slovenian quartet sophistically handles the genre-bending material, no matter your politics.
Having worked with figures as disparate as Zeno de Rossi and Zlatko Kaučič, instigator Pacorig, whose concepts includes this session, one of a creative trilogy dealing with work, gathered fellow Baltic adventures to reify his concept. Other members of the group, whose name translates from Sanskrit as “compassion”, are: Italians, cornetist Gabriele Cancelli and drummer Stefano Giust, plus Ljubljana-based tenor saxophonist Cene Resnik. Divided into nine tracks on the label, each actually flows into the next with no obvious breaks.
No one is the leader here and it literally takes six minutes before the reed cries, brass mewls, drum shimmies and piano arpeggios segues into “Auf Und Geht”, which is more like a Freebop Film Noir soundtrack then a work song. Subsequently this theme quickly shatters into adjacent parts with the cornet tone roaming brassily upwards, the reed reaching klaxon-like power, kinetic runs from the pianist and clip-clop drumming together upping the excitement level. Linear movement relaxes and centres the exposition by “Le 8 Ore”, as this tension between riot and repose is maintained throughout. Early on, Cancelli-Resnik suggest the contrapuntal punch from a 1960s’ Sonny Rollins-Don Cherry duo, while Pacorig’s surging piano creates a complementary line ably backed by irregular darts and dances from Giust’s percussion set. Later a sequence such as “Canto Dei Battipali” is swiftly deconstructed with brass whinnies, slap-tongue saxophone blat and bell-ringing from the drummer, only to re-animate “Chores”, the next sequence, with mellow grace notes from Cancelli, harp-like interface from Pacorig, subtle hand drumming from Giust and a hint that the tune is going to segue into “Stranger in Paradise” any second, but don’t. Buoyant circus-music-like textures, gentle keyboard glissandi and horn peeps add up to a multphonic program that emphasizes honed technique over reordering of the work environment. With additional timbres ranging tambourine-like shakes and a reed whistle that could come from a demented soprano singer entered into the mix, satisfaction with the sonic program unequivocally masks any political message.
A polyphonic roller coaster trip, with all the thrills intact, Inventum should be celebrated for what it achieves musically, not the political and economic ideas it doesn’t simplistically define." Ken Waxman, Jazzword, 2018.
"(...) The original folk songs, originally melodic, have here an ‘industrial’ or ‘mechanical’ densities and thus divert the aesthetics of these popular pieces, merging them together in one process. Exceptional examples are Addio Lugano, Le 8 Ore and Canto Dei Battipali. The merging of the two worlds is best reflected in the Cantigas Do Maio, where the epic and, at the same time, melodic and experimental music, is looking for a wider sound space. In this way, the listener receives a significant message for the times we live: work equipment is no longer exclusive tools, we have people who become dehumanized; machines are no longer just robots.” Nina Novak, Sigic, 2017.
"(...) Spoj glasbe in dela. Mahakaruna Quartet je italijansko-slovenski sodobno jazzovski kvartet, v katerem ob pianistu Giorgiu Pacorigu, kornetistu Gabrielu Cancelliju in bobnarju Stefanu Giustu saksofon igra Cene Resnik.
Svet je doslej v največji meri preobrazila industrijska revolucija sredi 19. stoletja, medtem ko sta hrup in ropot, proizvedena s pomočjo strojev, zarisala povsem drugačno zvočno podobo. Toda če upoštevamo, da je ena glavnih komponent glasbe ritem, potem je mehanizacija prav tako prinesla tudi povsem novo glasbeno premišljevanje. Italijanski pianist in skladatelj Giorgio Pacorig, dejaven tako znotraj klasične kot jazzovske ter improvizirane glasbe, se je posvetil raziskovanju relacij med glasbo in delom, pri čemer skuša odkriti vezi z našo zgodovino. Ob sebi je zbral bobnarja Stefana Giusta, kornetista Gabriela Cancellija in slovenskega saksofonista Ceneta Resnika. Slednji je kot vodja projekta zavezan improvizaciji in svobodnejšim glasbenim oblikam, ki so hkrati kreativne in pogosto marginalne. inventum, kot se imenuje album, in ta prinaša živ posnetek koncerta s konca lanskega aprila (posnel ga je Iztok Zupan), predstavlja tretje poglavje projekta Towards the 1st of May, katerega se je Giorgio Pacorig lotil leta 2014.
Zasedba se je poimenovala Mahakaruna Quartet in se tako kot Cene Resnik vsaj v manjši meri posveča meditaciji. Gre namreč za glasbo, ki je plod trenutnega navdiha in je zavezana drzni spontanosti, pri čemer raziskuje območja znotraj določenih meja posameznega koncepta. V tem primeru torej nadvse programsko zastavljenega, saj je ta povezan z delovnimi procesi. V središče je gotovo postavljeno raziskovanje zvoka posamičnih časovnih in prostorskih dimenzij, pri tem pa morajo glasbeniki slediti izključno svojim občutjem in drug drugemu. Izraz mahakaruna sicer izhaja iz sanskrta, starega indijskega jezika: maha pomeni »veliki«, karuna pa ubeseduje sočustvovanje do vsega živega. Kar je sicer v nasprotju z robotizacijo, ki grobo posega v naravno okolje, vendar glasba nadvse dobro prehaja med obema svetovoma in dopolnjuje naravne zvoke z mehanskimi.
Melodika posameznih skladb pogosto posega v gostoto industrijskih zvokov, oziroma še drugače, kaotičnost posnemanja mehanizacije prekinja estetiko same glasbe, a se oba ta svetova mestoma spajata. Odlična primera sta skladbi Addio Lugano z močno motiviko saksofona in Chores, kjer ista vloga pripade kornetu, medtem ko v Le 8 Ore in Canto Dei Battipali prevladujejo klavirske pasaže, bobni pa vseskozi ohranjajo močno ritmično vlogo. Zlitje obeh svetov se najbolje odraža v kompoziciji Cantigas Do Maio, sočasno melodično in eksperimentalno naravnani glasbeni epopeji, ki s pomočjo solističnih inštrumentov ohranja melodiko, a hkrati išče podporo v širšem zvočnem prostoru. Na ta način skuša poslušalcu predati bistveno sporočilo časa, v katerem živimo: mehanizacija ni več izključno prvina orodij, saj smo ljudje postali povsem razčlovečeni in stroji niso več le roboti. Stroji smo ljudje. Vprašanje, ki se ob tem poraja, se glasi: kaj ločuje prve od drugih? Zmožnost čustvovanja in občutenja? In če iz tega povzamemo edini možni zaključek: ker se čustva najmočneje izražajo prav skozi glasbo in ostale kreativne procese, nam torej ne preostane drugega, kot da, vsaj če želimo ohraniti tiso troho humanosti, ki nam je še ostala, vlagamo edino in izključno v umetnost." Nina Novak, Sigic, 2017.
"(...) This group is a true force of nature. Great dialogues between the sax of Resnik and the cornet of Cancelli, rich and never predictable Pacorig’s piano, free and anti-rhetoric Giust on drums. Free music and the beauty of what is not predictable and indefinable are a political choice, a long, fertile flow of inventions. A very nice album to which to return in time, played and composed by musicians to follow, without reservations.” Nazim Comunale, The New Noise, 2017.
"(...) Un percorso nel quale brani della tradizione popolare emergono come fantasmi tematici nelle improvvisazioni collettive. L'atmosfera è onirica: la ritmica polverizzata di Giust e la generale indeterminatezza armonica fanno sì che la musica fluttui sospesa come in un sogno dove vanno e vengono ricordi, frammenti di realtà e immagini fantastiche. Mentre ascoltiamo ci sembra di riconoscere Le Otto Ore, Addio Lugano Bella, Il Canto Dei Battipali ma sono trasfigurate e scheletriche in un pulviscolo di suoni e schegge melodiche. Il clima generale è di attonito spaesamento: l'uomo e il suo rapporto con il lavoro ai tempi dell'egemonia liberista, della precarizzazione e della solitudine dei salariatil. Il disco si intitola Inventum ed è come di consueto concluso da L'Internazionale." Flavio Massarutto, Il Manifesto, 2018.
"(...) In a musical continuum where the most open poetics of the quartet already fascinates and conquers us, we can recognize splendid themes treated through dialogues that are very fresh, slow and exciting, ferocious and very fast, which once again confirm the great expressive freedom of the members, who look at a certain free jazz with twists to contemporary music, but always with an originality full of emotions and heart.” Estense
"(...) L'associazione Nuovo Corso di Monfalcone affida dal 2014 a musicisti per lo più friulani (o dei paraggi) la realizzazione di un concerto, da tenersi rigorosamente il 1° maggio, centrato sui canti di lavoro (ovviamente anche di nuova composizione), il tutto con la relativa documentazione discografica. Nel 2016 è stata la volta di un quartetto con Gabriele Cancelli alla cornetta, lo sloveno Cene Resnik al sax tenore, Giorgio Pacorig al piano e Stefano Giust alla batteria. Imperversa qui maggiormente l'elemento improvvisato, a tratti anche turbolento, vociferante, ma a intermittenza maggiormente disposto verso quella cantabilità di stampo popolare che è tipica dei brani arrangiati per l'occasione da Pacorig. Un altro gran modo di "cantere" il lavoro." Bazzurro, Musica Jazz, Ottobre 2018.
"(...) Territorio fertile e da monitorare quello friulano, almeno per quanto riguarda il jazz: Gabriele Cancelli, qui alla cornetta, e Giorgio Pacorig, qui al piano, già assieme negli ottimi Maistah Aphrica (recuperate il loro disco d’esordio, ne vale davvero la pena, ne abbiamo parlato qui) formano un agguerrito quartetto con Cene Resnik ai sassofoni e Stefano Giust alla batteria.
Siamo nel bellissimo ma scivoloso territorio dell’improvvisazione, pur partendo da nuclei tematici molto forti (le canzoni sul lavoro). Questo gruppo però è una vera forza della natura e la navigazione procede senza alcun problema, tra isole che ricordano il continente Mu di Don Cherry (il finale della terza traccia) e il piglio malinconico e rivoluzionario della Liberation Music Orchestra di Charlie Haden (“Le 8 Ore”). Il primo pezzo, “Inventum”, apre il sipario su mondi che fanno pensare al recente disco dei Chicago London Underground con Mazurek e Hawkins, ma non svela ancora nulla, lasciandoci persi a vagare tra paludi contemporanee, ombre novecentesche e sentori di dramma e di caos incipiente (come una versione più educata e riduzionista di Alan Silva And His Celestrial Communion Orchestra) grazie ad un afflato felicemente impressionista. In “Auf Und Geht”, invece, un tema trascinante e sbilenco che sa di sarabanda alla Art Ensemble altezza Bap-Tizum viene messo in scena per poi essere sballottato in ogni dove da ficcanti e serrati dialoghi improvvisativi che trasformano la giungla in caos urbano, in città nuda. Trascinante e da riascoltare più e più volte, perché sa sempre svelare nuove prospettive e nuovi tesori. Ottimi i dialoghi e le scaramucce tra il sax robusto di Resnik e la cornetta ficcante di Cancelli, ricco e mai prevedibile il pianismo di Pacorig, libero e antiretorico Giust alla batteria. A un certo punto, durante l’ascolto dei nove minuti di questa traccia, si va completamente alla deriva, ma i nostri non perdono mai la bussola e affrontano la bufera con piglio sicuro: mentre piano e batteria montano e smontano armadi pieni di caos, i fiati cercano di mettere tra parentesi la tempesta oppure aggiungono furore al furore. Poi tutto si placa e sfocia nel tema de “Le 8 Ore”, commovente e riuscitissimo in questa veste free. Perché la musica libera e la bellezza di ciò che non è prevedibile e incasellabile sono una scelta politica, sempre più in questi tempi democratici e post-novecenteschi.
Il disco è una registrazione live effettuata a Monfalcone presso Il Carso in Corso il 30 aprile 2016, nell’ambito della serie di concerti “Verso il 1° Maggio”, quindi non c’è soluzione di continuità tra un brano e l’altro. Un lungo , fertile flusso di invenzioni, come un Rio delle Amazzoni che svela a ogni ansa nuove terre ed animali nascosti, per cui anche un canto dei gondolieri (“Il Canto Dei Battipali”) trova posto in questo viaggio, dove il filo (rosso) del lavoro serve a cucire tradizioni e folklori lontani (dal Brasile alle mondine) con estro e piglio combattivo e mai didascalico. Il modo migliore per omaggiare una tradizione , quella dei canti del lavoro, e una dignità che oggi da molti, troppi lati pare è messa sotto attacco. Invece che rispondere con inni e slogan forse sterili e vuoti, Mahakaruna Quartet (nelle antiche lingue indiane pali e sanscrito “Mahakaruna” significa “grande compassione”) stilano una dichiarazione d’amore per l’invenzione, usando quei materiali come punto di partenza per liberissime e coraggiose escursioni nei meandri di un free limpido e poetico (i dieci minuti de “Il Canto Dei Battipali”, dove il tema viene esposto dopo cinque minuti di preludio avant che non sa affatto di scontato, ma anzi fa risaltare in tutto il suo nitore il bel tema esposto poco dopo). Archie Shepp, Sunny Murray, Ronnie Boykins, tutto il catalogo Byg e quello Esp, insomma l’epoca aurea del free, questi paiono i riferimenti immediati, assieme alla scuola olandese (Misha Mengelberg?) e alla selvatica follia degli spietati e liricissimi Koch-Schütz e Studer (il libero gioco delle associazioni mi ha portato lì ascoltando “Labor”, anche se qui il clima è più classicamente free rispetto alle ansie elettroacustiche del trio svizzero ), per una musica che in realtà per un’ora abbondante ci parla una lingua con salde radici nella storia ma aperto al possibile, al futuro ed anche all’impossibile (la malinconia dolente di “Cantigas Do Maio”, del brasiliano José Alfonso).
Un disco molto bello e al quale ritornare nel tempo, suonato e composto da musicisti da seguire, senza riserve." Nazim Comunale, The New Noise, 2017.
"(...) La formazione di Inventum, un tradizionale quartetto con il sassofono dello sloveno Cene Resnik e la cornetta di Gabriele Cancelli, Pacorig al pianoforte e Stefano Giust alla batteria. La formazione—con un'ilare allusione a doppio senso—prende il nome di Mahakaruna Quartet, dal sanscrito Maha (grande) e Karuna (compassione), e mette in scena il terzo atto di un progetto, "Verso il Primo Maggio," ideato dall'associazione Nuovo Corso (che pubblica il disco) e che era stato preceduto da un lavoro per piano solo di Claudio Cojaniz e uno del quintetto Kaca, Sraka in Lev. La registrazione è un live del 30 aprile 2016, di nuovo a Monfalcone presso Il Carso in Corso, e Pacorig è impegnato al pianoforte, stavolta però in un contesto più complesso sia per l'ampiezza di formazione, sia perché l'improvvisazione – che resta la cifra della musica – nasce da canti di lavoro e ruota intenzionalmente attorno a essi. Gli esiti sono a dir poco entusiasmanti: musica vivida e pulsante, che attraversa trasversalmente gran parte della tradizione jazzistica – il free, la New Thing, la protesta anni Sessanta-Settanta – ma lo fa all'insegna della libera improvvisazione, ritrovando i temi qua e là, così da non dimenticare le ragioni del contendere, che sono a loro volta le ragioni del far musica da un punto di vista politico e sociale. Spettacolari tutti i protagonisti, con Resnik e soprattutto Cancelli in prima fila, e Giust a sostenere propulsivamente il magma sonoro. In questo contesto Pacorig (autore peraltro di tutti gli arrangiamenti) gode di ampia libertà e la sfrutta in particolar modo dal punto di vista timbrico, lavorando sulle corde e sui riverberi ("Auf Und Geht," la traccia più aggressivamente free) anche liberando la sua vena lirica (prima parte di "Le 8 ore," che poi si sviluppa in mille direzioni diverse), oppure operando alla tastiera con foga percussiva ("Addio Lugano," nella quale brilla per scelta di suoni Giust). Non mancano comunque i momenti lirici, in particolare nella bellissima "Cantigas de Maio". Disco notevolissimo, sul crinale tra la tradizione e l'improvvisazione radicale." Neri Pollastri, All About Jazz, 2018.
01 _ 00:00 _ Inventum 6:16
02 _ 06:16 _ Auf Und Geht 9:09
03 _ 15:25 _ Le 8 Ore 11:53
04 _ 27:18 _ Addio Lugano 4:48
05 _ 32:06 _ Canto Dei Battipali 10:01
06 _ 42:07 _ Chores 5:07
07 _ 47:14 _ Labor 8:52
08 _ 56:06 _ Cantigas Do Maio 7:17
09 _ 64:23 _ L'Internazionale 4:16
(C) + (P) 2017